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Questa tesina analizza il tema della libertà. Argomenti tesina terza media: in Storia le idee liberali di Gandhi e Martin Luther King (I have a dream), in Geografia Sudafrica, apartheid e Nelson Mandela, in Inglese Richard Bach; Il gabbiano Jonathan, in Italiano la libertà, Giovanni Verga, il verismo, in Musica Và pensiero di Giuseppe Verdi, in Spagnolo Simon Bolivar e in Arte La libertà guida il popolo di E.Delacroix.
Storia- Le idee liberali di Gandhi e Martin Luther King (I have a dream).
Geografia- Sudafrica, apartheid e Nelson Mandela.
Inglese-Richard Bach, Il gabbiano Jonathan.
Italiano-La libertà; Giovanni Verga e verismo.
Musica-Và pensiero di Giuseppe Verdi.
Spagnolo-Simon Bolivar.
Arte-La libertà guida il popolo di E.Delacroix.
LA
LIBERT
«L’essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di
scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza
A’
costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci
inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di
schierarti per le nostre convinzioni per il solo fatto che sono nostre.
La vera libertà è questa, e senza di essa non c’è mai libertà, di
nessun genere, e nemmeno l’illusione di averla».
Già nell’Iliade di Omero possiamo capire il concetto di libertà allora
vigente. Infatti già in quell’epoca è possibile capire quanto già da
allora un uomo tenesse alla libertà, e non solo alla sua, ma anche a
quella della sua patria, tanto da porre al primo posto la salvezza
della propria patria anziché gli affetti familiari. Per un eroe la libertà
della patria era la cosa più importante. Libertà è una novella che
nasce da un fatto realmente accaduto e al tempo stesso è un
racconto che dimostra come la breve narrazione di Verga si presti
molto bene all’analisi dei problemi sociali ed economici in Sicilia.
Punto d’aspirazione e d’avvio sono i tragici fatti di Bronte avvenuti
tra il 2 e il 5 Agosto del 1860, durante la spedizione dei Mille
,quando l’arrivo di Garibaldi e la promessa di un’equa spartizione
delle terre per risolvere il grave problema del latifondo in mano ai
“galantuomini” del paese avevano suscitato da subito illusioni di
libertà e progresso. Lo scoppio nel paesino siciliano alle pendici
dell’Etna di una sommossa popolare, ben presto abbandonata ad
una feroce violenza indistinta contro tutto e tutti, è fotografata da
Verga con notevole abilità descrittiva sin dalle primissime righe
della novella. Giovanni Verga dice: “Sciorinarono dal campanile un
fazzoletto a tre colori, suonarono le campane a stormo, e
cominciarono a gridare in piazza:- Viva la libertà” – Questa è una
breve “scena” tratta appunto dalla novella, intitolata così proprio
perché parla della libertà. Già in queste poche righe possiamo
intendere il grande desiderio di libertà che c’è in ognuno di noi e
che è sempre esistito in ogni uomo. Verga dice: “Libertà voleva dire
che doveva essercene per tutti!”. Significa che tutti, allora come
oggi, hanno diritto alla libertà, sia i potenti sia la gente umile,
povera, tutti insomma. La libertà è qualcosa che dovrebbe
accomunare tutti gli uomini.
Ed è proprio per questa ragione che per secoli e secoli grandi
uomini hanno combattuto per ottenere questo diritto come ad
esempio Martin Luther King e Gandhi.
Martin Luther King è stato un politico, attivista e pastore
protestante statunitense, leader dei diritti civili. È stato il più
giovane Premio Nobel della storia per la pace, riconoscimento
conferitogli nel 1964 all’età di soli trentacinque anni. Il suo nome
viene accostato per la sua attività di pacifista a quello di Gandhi, il
leader del pacifismo. “I have a dream” (Io ho un sogno) è la frase
con cui viene identificato il discorso tenuto da Martin Luther King il
28 agosto del 1963 a Washington al termine di una marcia di
protesta per i diritti civili. Egli era un uomo nero che ha lottato per
la libertà e l’uguaglianza dei neri d’America. Nel suo discorso Luther
King dice che bisogna “cercare di non soddisfare la nostra sete di
libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Ma condurre
per sempre la nostra lotta al piano alto della dignità e della
disciplina… Rispondere alla forza fisica con la forza dell’anima”. Allo
stesso modo la pensava l’indiano Gandhi, che ha detto “Il vero
democratico è colui che difende con mezzi puramente nonviolenti la
sua libertà e perciò quella del suo paese e in definitiva quella
dell’intera umanità.” Sia Martin Luther King sia Gandhi hanno
“lottato” pacificamente per la libertà, senza le armi, ma con la
parola e soprattutto con la forza dell’animo. Gandhi ha anche detto
“È mia ferma convinzione che si perde la libertà soltanto per colpa
della propria debolezza.” Quindi per essere liberi bisogna essere
forti, ma non forti fisicamente, bisogna essere forti moralmente.
Tutti abbiamo il diritto alla libertà, libertà di pensiero, di opinione, di
espressione, di culto, libertà di pensare, di scegliere…
Ma non ci furono sempre queste idee nel mondo, anzi tutto il
contrario; i poveri, gli umili, i deboli erano destinati a soccombere;
battersi non avrebbe avuto senso perché i migliori sono solo i forti, i
migliori sono solo i bianchi. Ecco, il problema della discriminazione
razziale è sempre esistito i neri sono stati sempre allontanati o
addirittura giudicati per il colore della pelle, per usi, costumi e
tradizioni diverse dalle nostre, come testimonia Nelson Mandela.
Nelson Mandela infatti è il simbolo del Sud Africa, appellativo che si
è conquistato in un'intera vita spesa alla lotta contro l'apartheid ed
alla conquista della libertà per il suo popolo. Figlio di un capo della
tribù Thembu, Nelson Mandela nasce il 18 luglio 1918. Dopo aver
seguito gli studi nelle scuole sudafricane per studenti neri
conseguendo la laurea in giurisprudenza, nel 1944 entra nella
politica attiva diventando membro dell'ANC guidando per anni
campagne pacifiche contro il cosiddetto "Apartheid", ossia quel
regime politico che favorisce, anche sul piano legale e giuridico, la
segregazione dei negri rispetto ai bianchi.
Nel 1960 è l'episodio che segnerà per sempre la vita del leader
nero. Il regime di Pretoria, durante quello che è conosciuto come "il
massacro di Shaperville", elimina volontariamente e con una
proditoria operazione 69 militanti dell'ANC. In seguito, mette al
bando e fuorilegge l'intera associazione. Mandela, fortunatamente,
sopravvive alla strage e riesce a fuggire. Raccolti gli altri esponenti
rimasti in vita, dà vita ad una frangia militarista, decisa a rovesciare
il regime e a difendere i propri diritti con le armi. Viene arrestato nel
1963 e dopo un procedimento durato nove mesi è condannato
all'ergastolo. La più alta testimonianza dell'impegno politico e
sociale di Mandela la si ritrova proprio nel discorso pronunciato di
fronte ai giudici del tribunale, prima che questi pronunciassero il
"Sono pronto a pagare la pena anche se so quanto
loro verdetto:
triste e disperata sia la situazione per un africano in un carcere di
questo paese. Sono stato in queste prigioni e so quanto forte sia la
discriminazione, anche dietro le mura di una prigione, contro gli
africani. Passano più di vent'anni e, malgrado il grande uomo sia
costretto alla segregazione carceraria, lontano dagli occhi di tutti e
dalle luci dell'opinione pubblica, la sua immagine e la sua statura
crescono sempre di più nell'opinione pubblica e per gli osservatori
internazionali. Il regime tiene Mandela in gattabuia ma è sempre lui
il simbolo della lotta e la testa pensante della ribellione. Nel
febbraio del 1985, cosciente di questo stato di cose e ben
consapevole che ormai non si poteva più toccare un tale simbolo,
pena la ribellione di vasti strati dell'opinione internazionale, l'allora
presidente sudafricano Botha offre a Mandela la libertà purché
rinneghi la guerriglia. In realtà, è solo un modo per gettare
discredito sulla figura di Mandela, prospettando il fatto che fosse di
base un personaggio predisposto alla violenza. Ad ogni modo
Mandela rifiuta l'offerta, decidendo di restare in carcere. Nel 1990
su pressioni internazionali e in seguito al mancato appoggio degli
Stati Uniti al regime segregazionista, Nelson Mandela viene liberato.
Nel 1991 è eletto presidente dell'ANC, movimento africano per la
lotta all'A partheid.
Nella lingua africana la parola “apartheid” ha il significato letterale
di “separazione”, per indicare appunto la divisione creata tra la
razza bianca e quella nera.
Tale politica di discriminazione razziale, che si diffuse in
Sudafrica a partire dal 1948, venne racchiusa in apposite leggi,
denominate “leggi dell’apartheid.” Le leggi
dell’apartheid discriminavano l’accesso al lavoro in base
all’appartenenza razziale, vietavano i matrimoni tra persone di
razze diverse, istituivano veri e propri “ghetti” in cui veniva relegata
la popolazione nera, che in questo modo era sottoposta ad un forte
controllo da parte del Governo. Chiunque si opponeva al sistema
dell’apartheid così strutturato incappava in conseguenze penali. I
neri venivano deportati con la forza nelle cosiddette “homeland
del sud”, costretti a lasciare le loro case e gli affetti, senza godere
di alcun tipo di diritto.
Nel 1912 fu fondato l’African National Congress (ANC) da
un’organizzazione di neri, per contrastare l’apartheid. Le cose
cominciarono a cambiare dagli anni Settanta, quando il governo
permise alle rappresentanze sindacali dei neri di entrare in politica.
Le Nazioni Unite intervennero a condannare apertamente la politica
razziale dell’apartheid nel 1961.
Nelson Mandela
Nel 1993, proprio grazie all’intervento di Mandela, il Sudafrica gettò
le prime basi per la democrazia. Nel 1994 Nelson Mandela fu
eletto presidente del governo, che comprendeva al suo interno
anche il Partito Nazionale. Mandela è il primo presidente nero in
tutta la storia del continente sudafricano.
La vita di Nelson Mandela è un modello di forza ed eroico coraggio:
per questo viene considerato un emblema per le generazioni di tutti
i tempi. Monumenti e riconoscimenti gli sono stati attribuiti in tutte
le parti del mondo.
Anche in Italia molti anni prima ci furono delle lotte per la conquista
dell’indipendenza successivi a un numero molto vasto di moti
rivoluzionari come ad esempio quelli del 1848.
In Italia il periodo precedente il ’48 era segnato dall’insoddisfazione
per l’ordine esistente negli anni precedenti, dalle difficoltà
economiche, che si erano abbattute in gran parte dell’Italia. Nel
biennio 1846-1848 i sovrani italiani furono costretti a concedere
diverse riforme, spinti dalle continue pressioni dei liberali:
1) in Piemonte il re Carlo Alberto ammodernò i codici e i sistemi
amministrativi, concesse la libertà di stampa;
2) in Toscana venne abolita la censura, si istituì la Guardia Civica e
si cercò di coinvolgere maggiormente i cittadini nella vita dello
Stato;
3) tra i governi di Milano, Torino e Firenze si iniziarono a creare le
basi per creare una lega doganale.
In questo periodo i liberali consolidarono le loro posizioni, grazie alla
guida di Gioberti, Cesare Balbo, d’Azeglio, riuscendo ad ottenere
riforme amministrative, unificazione di diverse dogane e ferrovie,
maggiori relazioni tra i vari Stati italiani. Un elemento che
accomunava i diversi gruppi liberali era senza dubbio la
rivendicazione di una Carta Costituzionale.
Mentre in Sudafrica c’era Nelson Mandela a Parigi si trovava Simon
Bolivar un altro uomo che combattè per l’indipendenza delle colonie
spagnole americane.
Caudillo de la independencia hispanoamericana. Nacio’ en una
familia de origen vasco, Simón Bolívar se formó leyendo a los
pensadores de la Ilustración y viajando por Europa. En París tomó
contacto con las ideas de la Revolución y conoció personalmente a
Napoleón. Afiliado a la masonería e imbuido de las ideas liberales,
ya en 1805 se juró en Roma que no descansaría hasta liberar a su
país de la dominación española. Y, aunque carecía de formación
militar, Simón Bolívar llegó a convertirse en el principal dirigente de
la guerra por la independencia de las colonias hispanoamericanas;
además, suministró al movimiento una base ideológica mediante
sus propios escritos y discursos.
En 1810 se unió a la revolución independentista que estalló en
Venezuela dirigida por Miranda. tomó entonces las riendas del
movimiento, lanzando desde Cartagena de Indias un manifiesto que
incitaba de nuevo a la rebelión, corrigiendo los errores cometidos
en el pasado.
En 1813 lanzó una segunda revolución bajo la dirección de Morillo y
Bobes, que reconquistaron el país para la Corona española,
expulsando a Bolívar a Jamaica; pero éste realizó una tercera
revolución entre 1816 y 1819, que le daría el control del país.