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Greco Eschilo
Cenni biografici
Eschilo nacque intorno al 525 a.C. a Eleusi, una cittadina a circa 20 km da Atene.
E’ comunemente riconosciuto come uno dei più grandi tragediografi della storia greca.
Dei circa 90 drammi attribuiti al poeta, solo 7 ci sono pervenuti : Prometeo incatenato, I sette
contro Tebe, I Persiani, Agamennone, Coefore, Eumenidi, Le supplici (la cosiddetta trilogia
dell’Orestea).
Eschilo era un personaggio noto nella società ateniese del tempo, sia per la sua estrazione nobile sia
per il suo impegno civile.
Infatti, partecipò attivamente alla lotta contro i Persiani combattendo le battaglie di Maratona,
Salamina e Platea.
Nel 458 a.C., Eschilo si trasferì a Gela, in Sicilia, dove morì due anni dopo. 6
Pare, però, che la morte di Eschilo sia avvenuta in un modo quanto mai bizzarro: vuole la leggenda
che un’aquila, catturata una tartaruga, non riuscendo ad avere ragione della preda, la lasciò cadere
perché la corazza si spezzasse sulle rocce; precipitando sulla testa di Eschilo, la tartaruga ne causò
la morte.
Tuttavia, Eschilo non fu il solo tragediografo ad avere una morte singolare: infatti, Sofocle morì
soffocato da un chicco d’uva e Euripide sbranato da cagne inferocite. 7
I Persiani
ª
Scritta nel 472 a.C., questa tragedia narra le vicende della Seconda Guerra Persiana.
I Persiani si apre con la parodo del coro, rappresentato dai vecchi persiani. Gli anziani, infatti, sono
rimasti a guardia del palazzo reale di Susa, dato che tutti i giovani sono partiti con Serse.
Di coloro che sono partiti, però, non si ha più notizia e questa attesa si carica di una luce sinistra.
Il coro prende la parola facendo un elenco circostanziato dei popoli e dei comandanti che
partecipano alla guerra. Il tono del coro, dunque, sembra sottolineare l’epicità dell’impresa persiana.
Tuttavia, questo elenco suscita l’impressione di una terra che si è svuotata completamente.
Proseguendo col discorso, il tono del coro cambia come se quest’ultimo nutrisse dei dubbi circa
l’impresa di Serse. Viene nominata Ate, la dea che punisce l’uãbrij, cioè la tracotanza.
Nell’impresa di Serse c’è qualcosa di sbagliato. Forse, Serse si è lanciato in un’impresa troppo
grande per lui.
Entra in scena Atossa, madre di Serse e regina dei persiani. 8
Il sogno di Atossa
Atossa va incontro al coro per confidare ai vecchi persiani un sogno inquietante.
Ogni notte Atossa è tormentata da strani sogni, da quando il figlio Serse ha deciso di marciare
contro la Grecia.
Tuttavia, una simile visione non le si era mai presentata:
« La visione era coppia di donne: abiti belli, una sfoggiava un peplo alla moda persiana,
alla dorica, l'altra. Mi venivano incontro, pareva.
Spiccavano: corpi alti, stupendi, immacolato splendore, più, più che le donne di oggi.
Coppia sorella, un unico ceppo: ma l'una – scelta fatale, fortuita – aveva per suolo nativo la
Grecia, l'altra una terra straniera.
Le donne – era questa l'immagine mia – intrecciavano irta rissa tra loro. Ebbe un lampo, mio
figlio, e provava a domarle, a farle più dolci.
Ecco, le china alle stanghe del carro, annoda alle spalle i collari. E la prima, tutta bardata,
torreggiava superba, cedeva mansueta le labbra alla briglia;
l'altra s'impenna tempesta, le unghie a squarciare le cinghie del carro, uno strappo furioso, di volo,
via con l'inutile morso, la stanga troncata di netto.
Crolla mio figlio: ora il padre gli è a fianco, Dario, e singhiozza. Serse lo scorge – un attimo – e
straccia la veste che indossa [...] » (I Persiani vv. 180 – 198)
9
Atossa ha visto in sogno due donne splendide, imponenti e straordinariamente vestite. Una di esse è
vestita alla maniera persiana, l’altra indossa i pepli dorici.
A parte questa differenza di abbigliamento, le due donne sono imparentate.
Tra le due, però, sorge un litigio e Serse interviene a cercare di sedare la lite. Quest’ultimo, dunque,
cerca di aggiogarle entrambe al suo carro.
Delle due, quella vestita alla maniera persiana non oppone resistenza e si sottomette docile al giogo
di Serse. L’altra, però, si ribella e recalcitra con tanta forza che l’asse del carro di Serse si spezza,
facendolo cadere a terra. A quel punto, gli si avvicina il padre Dario e Serse, alla sua vista, si
strappa le vesti.
Qui si interrompe il sogno di Atossa, la quale si sveglia in preda all’angoscia.
Questo sogno è sinistro perché sembra presagire la morte di Serse. La presenza di Dario, infatti,
porta Atossa a vagliare questa ipotesi.
Segue un fatto ancora più importante: il trapasso dalla sfera del sogno alla sfera del segno.
Infatti, se il sogno è una materializzazione di stati d’animo soggettivi, il segno è un dato di fatto che
si inserisce nella realtà oggettiva.
Di per se, il sogno di Atossa non dimostra nulla, se non che lei teme per la morte di Serse. Il segno,
però, è importante perché va a confermare quelle paure. 10
Dopo aver avuto quella visione, infatti, Atossa si reca a fare un sacrificio per propiziarsi gli dei.
In cielo, però, appare un’aquila inseguita e predata da un falco. Il falco colpisce l’aquila senza che
essa opponga alcuna resistenza.
Questa scena manifesta un evidente capovolgimento dei rapporti di forza. Infatti, l’animale
apparentemente più debole, sconfigge quello apparentemente più forte.
Questa visione sta a significare che, se nella natura i rapporti di forza possono essere capovolti, la
stessa cosa può succedere tra gli uomini.
Si assisterà, in seguito, all’arrivo di un nunzio che recherà la notizia della sconfitta di Serse a
Salamina.
Dunque, il sogno altro non era se non l’anticipazione dell’epilogo della tragedia. Serse, infatti, è
uãbrij
stato punito per la sua come predetto dal sogno.
La tragedia si conclude con l’entrata in scena del vinto Serse, che intona con il coro il grande
lamento per i caduti della guerra. 11
Latino Lucrezio
Cenni biografici
La vita di Lucrezio è avvolta da un alone di mistero. Di lui si sa qualcosa grazie a Gerolamo di
Stridone, un erudito cui si deve la traduzione della Bibbia in latino.
L’opera più interessante di Gerolamo è il Chronicon. Quest’opera è una cronologia universale che
parte dalla storia di Adamo ed Eva per arrivare fino ai tempi dell’autore.
Arrivato a trattare gli anni dal 98 al 94 a.C., Gerolamo scrive quanto segue:
«Titus Lucretius Carus poeta nascitur. Dein, poculo amatorio in furorem versus, cum aliquot libros
per intervalla insaniae conscripsisset, quos postea Cicero emendavit, propria se manu interfecit
anno aetatis quadragesimo quarto»
Secondo Gerolamo, dunque, Lucrezio nacque all’incirca in questi anni e morì suicida a 43 anni.
Viene anche detto che Lucrezio impazzì a causa di un filtro amoroso e che scrisse le sue opere nei
momenti di lucidità. 12
Tuttavia, questi dati biografici sono alquanto discutibili. Alcuni critici, come Luca Canali,
affermano che queste informazioni sono state inventate da Gerolamo per screditare Lucrezio in
quanto pagano.
Questa ipotesi è sicuramente falsa in primo luogo perché le sue affermazioni erano facilmente
smentibili all’epoca, dato che esistevano libri in cui poter controllare la loro validità.
In secondo luogo, Gerolamo era un uomo colto. Come poteva, dunque, credere alla fantasiosa storia
della pazzia indotta da un filtro d’amore?
L’ipotesi più plausibile, dunque, è che Gerolamo abbia ricercato informazioni su Lucrezio
direttamente nelle sue opere. Infatti, nel IV libro del De rerum natura, Lucrezio parla in termini
marcatamente spregiativi dell’amore.
Probabilmente, questa concezione negativa dell’amore ispirò la storia del filtro amoroso citata da
Gerolamo nel suo Chronicon. 13
De rerum natura
ª
Il De rerum natura è un poema filosofico il cui obiettivo è la presentazione della filosofia epicurea.
Il titolo traduce il greco Περὶ φύσεως (Sulla natura).
Nel mondo greco esisteva una letteratura filosofica accomunata da questo titolo e che affondava le
sue radici in Parmenide.
Il fatto che Lucrezio abbia intitolato in questo modo la sua opera, testimonia l’imporsi del gusto
alessandrino nella letteratura romana del tempo.
Infatti, l’opera di Lucrezio si inserisce anche nel filone della letteratura didascalica, un genere
particolarmente caro ai poeti alessandrini.
Tuttavia, alla finalità didascalica si associa anche una finalità protrettica. Lucrezio, infatti, cerca di
indurre il lettore ad aderire alla filosofia epicurea.
Riassumendo, il De rerum natura sintetizza tre distinti generi letterari: il genere Περὶ φύσεως, il
genere didascalico e il genere protrettico.
Il poema è composto da sei libri strutturati in diadi, ognuna delle quali è dedicata ad un preciso
argomento:
libri I – II: fisica epicurea
libri III – IV: antropologia ed etica epicurea
libri V – VI: cosmologia epicurea 14
Il superamento della visione profetica del sogno
Nel libro IV del De rerum natura viene esposta la teoria della sensazione.
L’uomo, secondo la dottrina epicurea, viene a contatto con la realtà tramite i sensi.
La sensazione, dunque, è provocata da aggregati sottilissimi di atomi che, staccandosi dai corpi,
colpiscono i sensi umani.
Parlando di questi aggregati, Lucrezio usa il termine simulacra. La dottrina dei simulacra, però,
consente un excursus nel campo della psicologia e dell’etica, tramite cui vengono spiegati i sogni.
Secondo Lucrezio, anche i sogni sono simulacra:
« quippe etenim multo magis haec sunt tenvia textu quam quae percipiunt oculos visumque
lacessunt, corporis haec quoniam penetrant per rara cientque tenvem animi naturam intus
sensumque lacessunt.
Centauros itaque et Scyllarum membra videmus Cerbereasque canum facies simulacraque eorum
quorum morte obita tellus amplectitur ossa; omnigenus quoniam passim simulacra feruntur, partim
sponte sua quae fiunt aëre in ipso, partim quae variis ab rebus cumque recedunt et quae confiunt ex
horum facta figuris.
Nam certe ex vivo Centauri non fit imago, nulla fuit quoniam talis natura animata; verum ubi equi
atque hominis casu convenit imago, haerescit facile extemplo, quod diximus ante, propter subtilem
naturam et tenvia texta ». 15
I sogni, secondo Lucrezio, nascono dall’impressione di proseguire le attività quotidiane della veglia
e hanno origine naturale.
Date queste caratteristiche, ne deriva che i sogni non hanno alcun valore profetico e, secondo
Lucrezio, attribuire ad essi un valore mantico è una mera superstizione.
La descrizione degli incubi notturni conclude il libro IV. Qui il tono della narrazione si fa sempre
più allucinato.
Lucrezio, infatti, descrive gli incubi avuti da persone rispettabili facendo uso di immagini oscene e
disgustose.
L’introduzione di questi particolari sgradevoli risponde al preciso intento dell’autore si saggiare
l’atarassia del lettore.
Chi prova disgusto nel leggere questi sogni ripugnanti, dà prova di non aver ancora raggiunto
l’atarassia.
Al contrario, colui il quale rimane impassibile dimostra di aver raggiunto l’atarassia, cioè
l’”imperturbabilità”. 16
Filosofia Sigmund Freud
Cenni biografici
Sigmund Freud nasce nel 1856 a Freiberg, cittadina della Moravia austriaca, da genitori ebrei.
La sua famiglia si trasferisce a Vienna nel 1860, poiché il padre Jakob, commerciante di tessuti, era
stato gettato sul lastrico da una delle crisi economiche dell’epoca. Il trasferimento a Vienna del
piccolo Sigmund ebbe caratteri traumatici, poiché si trovò a cambiare stile di vita in modo radicale,
passando dalla campagna alla grande città.
Freud è infelice a Vienna, una città che egli non ama. Per di più, le condizioni economiche della
famiglia sono critiche.
Intanto il giovane Freud si distingue negli studi liceali, ove primeggia tra i coetanei e
successivamente si laurea in medicina.
Nel 1882 incontra Matha Bernays, la donna che poi sposerà. Freud continua la sua attività presso il
reparto di malattie nervose dell’ospedale viennese, diventandone anche direttore.
Intanto progetta di andare a Parigi, presso il dottor Charcot, il massimo esperto del settore, di cui