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Il campo magnetico solare è il campo magnetico generato all'interno del Sole dal movimento del
plasma della sua zona convettiva. È caratterizzato da poli appaiati (nord e sud) disposti lungo tutta
la superficie solare.
La rotazione differenziale della stella causa una forte deformazione delle linee del campo
magnetico, che appaiono aggrovigliate su se stesse; su di esse si dispone il plasma delle eruzioni
solari, che vanno a formare vasti anelli di materia incandescente, noti come anelli coronali. Le
deformazioni delle linee di campo danno luogo alla dinamo e al ciclo undecennale dell'attività
solare, durante il quale l'intensità del campo magnetico subisce delle variazioni, passando dal
massimo al minimo. Il campo magnetico solare è all'origine di
Il Sole visto dalla sonda Yohkoh nei raggi X nel periodo 1991- diversi fenomeni che prendono complessivamente il nome di
1995 (da sinistra a destra), durante la fase discendente del ciclo. "attività solare"; tra essi si annoverano le macchie
fotosferiche, i flare (o brillamenti) e le variazioni nell'intensità del vento solare, che diffonde
materia attraverso il sistema solare.
L'attività superficiale sembra esser correlata all'età e alla velocità di rotazione della stella di
sequenza principale. Le giovani stelle, dotate di rapide velocità di rotazione, mostrano forti attività;
al contrario, le stelle di mezz'età, simili al Sole, con una bassa velocità di rotazione mostrano bassi
livelli di attività che variano da ciclo a ciclo. Alcune tra le stelle più vecchie mostrano un'attività
quasi assente, il che significa che si trovano in un momento di calma.
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La densità del flusso magnetico solare è di 10 tesla in prossimità della stella e, se lo spazio
interplanetario fosse vuoto, il suo valore si ridurrebbe in prossimità del nostro pianeta, secondo un
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criterio di proporzionalità quadratica, a circa 10 tesla. Invece lo spazio interplanetario contiene un
fluido conduttore (il mezzo interplanetario), nel quale il campo magnetico solare genera delle
correnti elettriche, che a loro volta producono dei campi magnetici. L'interazione tra il campo
magnetico solare ed il plasma del mezzo interplanetario, quindi, crea una corrente eliosferica
diffusa, ossia un piano che separa regioni in cui il campo magnetico converge in direzioni diverse.
A causa di questo fenomeno, il campo percepito nelle vicinanze della Terra è circa cento volte più
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intenso di quanto ipotizzato, con un valore di 10 tesla. Gli effetti del campo magnetico solare sulla
Terra includono, principalmente durante i periodi di massima attività, le aurore polari, le
interferenze e le interruzioni delle comunicazioni radio e della potenza elettrica.
La visione degli antichi: l’Astronomica di Manilio
Tra gli autori latini, colui che si occupò in modo particolare di astronomia è Manilio. Quasi nulla di
certo si conosce della sua esistenza: si sa che visse sotto gli imperatori Ottaviano Augusto e Tiberio,
e che scrisse un poema didascalico in esametro, diviso in cinque libri ed intitolato Astronomica.
L'opera, che tratta di astronomia e astrologia, ha come modello strutturale il De rerum natura di
Lucrezio, ma è impregnata di filosofia stoica. Per Manilio lo studio dell’astronomia non è fine a se
stesso, ma permette di riconoscere la corrispondenza fra l’armonia impressa al cielo da Dio e la
mente dell’uomo, capace di cogliere questa armonia attraverso l’indagine del cosmo.
dell'Astronomica
I cinque libri
Il primo è dedicato all'astronomia, con una descrizione del cosmo che comprende le ipotesi
sulla sua origine, le stelle, i pianeti, i circoli celesti, le comete;
Il secondo analizza le caratteristiche dei segni dello zodiaco e le possibilità offerte dalle loro
congiunzioni;
Il terzo descrive il modo di determinare l'oroscopo;
Il quarto analizza i segni zodiacali ed il loro influsso sui corpi umani;
Il quinto esamina i segni extra-zodiacali.
L'ultimo capitolo di quest'opera si conclude bruscamente, probabilmente l'autore incontrò difficoltà
nel completare l’opera a causa del bando di Tiberio contro gli astrologi.
La struttura dell’opera in versi di Manilio è interamente percorsa dalla necessità di rinvenire un
ordine universale, una mirabilis ratio che muove la grande macchina dell’universo e determina la
storia umana. La professione filosofica di stoicismo che Manilio non si stanca mai di fare rientra
perfettamente in questo quadro. In un passo della sua opera (V, 734 e seguenti), egli paragona
l’ordine delicato della natura alla struttura gerarchica della società umana:
"E come è suddiviso il popolo nelle grandi città, ove i senatori occupano il posto più elevato e il
più vicino a questo i cavalieri, e tu potresti vedere i cittadini seguire i cavalieri e il volgo senza
qualità i cittadini e poi la folla senza nome, così anche nell’universo c’è una forma di stato fatta
dalla natura, che ha creato nel cielo una città".
Già con Lucrezio la filosofia aveva trovato la propria espressione poetica più adeguata nei versi
della poesia: anche Manilio segue tale strada, ma il messaggio di cui egli è alfiere non è più quello
epicureo (veicolato da Lucrezio), bensì quello stoico, che, per sua stessa natura, era assai propenso
ad accettare tanto l’astronomia quanto l’astrologia e la divinazione, ossia la predizione del futuro in
base all'interpretazione dei segni che in vari modi la divinità invia agli uomini. "Nulla vi è di più
mirabile, nell’immensità dell’universo, del fatto stesso che tutto debba obbedire a leggi
immutabili".
Proprio la conoscenza delle leggi naturali deve, secondo Manilio, condurre all’accettazione del
destino assegnatoci: sicché egli, nel proemio del libro IV, esorta gli uomini con un’apostrofe
solenne:
"Liberate i vostri animi, o mortali, alleviate gli affanni,
svuotate la vita di tanti, inutili lamenti. I fati reggono il mondo, tutto è determinato da leggi precise,
e le lunghe età sono segnate da vicende prestabilite.
Nascendo moriamo [nascentes morimur] e la fine dipende dall’inizio".
(IV, 12-16) Struttura del Paradiso dantesco
La teoria degli influssi astrali si ripropone nella Divina commedia di Dante, e funge da
fondamento della classificazione delle anime secondo i loro meriti. In particolare, egli ne parla nel
canto IV del Paradiso, affrontando le seguenti questioni teologiche: le influenze dei cieli e le
intelligenze motrici; il diverso grado di beatitudine delle anime del Paradiso; la sede dei beati e la
loro apparizione nei diversi cieli; la dottrina platonica sul ritorno delle anime alle stelle.
Il Paradiso è diviso in cieli, che sono nove e ricalcano il sistema cosmologico aristotelico-
tomistico: i primi sette infatti corrispondono ciascuno a un corpo del Sistema solare. La sede
propria dei beati è in realtà l'Empireo, ma a essi la Grazia divina ha concesso di spartirsi nei cieli
inferiori per manifestarsi a Dante a seconda del loro operare terreno e delle loro inclinazioni. La
disposizione delle anime nel Paradiso è spiegata nel canto IV, mentre la corrispondenza con le
gerarchie angeliche è spiegata nel canto XXVIII.
Dal Paradiso terrestre, Dante e Beatrice ascendono al Paradiso attraverso la Sfera del fuoco, che
separa il mondo contingente da quello incorruttibile ed eterno.
Il primo cielo è il Cielo della Luna, considerata un pianeta nel Medioevo, e la cui caratteristica peculiare è l'incostanza:
risiedono qui, infatti, le anime di coloro che mancarono ai propri voti, ma non per scelta bensì perché costretti. Queste
anime appaiono a Dante come immagini riflesse da vetri trasparenti e tersi, o da acque nitide e tranquille.
Il secondo cielo è denominato Cielo di Mercurio, che si connota per l'amore per la gloria e la fama terrena: le anime
che risiedono qui sono infatti quelle che si attivarono a tale scopo. Esse appaiono a Dante come splendori
fiammeggianti che danzano e cantano.
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Il terzo cielo è il Cielo di Venere, caratterizzato ovviamente dall'amore, e dove infatti risiedono le anime di coloro che
amarono. Queste appaiono a Dante come splendori che si muovono rapidamente in circolo.
Il quarto è il Cielo del Sole, caratterizzato dalla sapienza: sono beati di questo cielo, infatti, le anime dei sapienti e dei
Dottori della Chiesa; esse appaiono disposte in corone concentriche di vivi splendori, che danzano in giro cantando.
Il quinto cielo è il Cielo di Marte, dio della guerra, e qui risiedono le anime di coloro che combatterono e morirono per
la fede. Esse appaiono come splendori vivissimi e rosseggianti che cantano, e si muovono formando una croce greca al
centro della quale brilla Cristo, colui che per primo morì per dare fede all'umanità.
Il sesto è il Cielo di Giove, la cui virtù caratteristica è la giustizia: il cielo è sede delle anime di principi saggi e giusti;
essi appaiono a Dante come luci che volano e cantano, formando la frase luminosa «Diligite iustitiam qui iudicatis
terram» (cioè "Amate la giustizia voi che giudicate il mondo"); dopo le lettere i beati, a partire dall'ultima m (prima
lettera della parola "Monarchia"), danno anche forma all'immagine di un'aquila, allegoria dell’Impero.
Il settimo cielo è il Cielo di Saturno, caratterizzato dalla meditazione: qui infatti si trovano le anime di coloro che si
diedero alla vita contemplativa. Esse appaiono come splendori che salgono e scendono sui gradini di una «scala
celeste» luminosa, dal colore di oro splendente, così alta che non se ne vede la sommità: è l'allegoria della sapienza.
L'ottavo è il Cielo delle Stelle fisse: non si tratta più di un cielo dove si ripartiscono i vari beati, ma qui si trovano le
anime trionfanti, che appaiono come innumerevoli lucerne illuminate dai raggi che fa piovere la grande luce di Cristo;
un altro degli splendori che qui trionfano è Maria, attorno alla quale volteggia cantando l'arcangelo Gabriele.
Il nono e ultimo cielo è il Cielo cristallino, chiamato anche Primo mobile in quanto è appunto il primo a muoversi,
ricevendo tale movimento da Dio e trasmettendolo ai cieli concentrici sottostanti.
Sopra ai nove cieli vi è l'Empireo, che è immobile in quanto perfetto: la potenza divina che ha sede nell'Empireo,
centro dell'universo, imprime ai cieli sottostanti un movimento rotatorio, rapidissimo nel Primo mobile e poi via via
sempre più lento fino alla Terra. Qui risiedono le gerarchie angeliche e la Rosa dei beati, che appaiono distribuite in
nove cerchi di fuoco giranti attorno a un punto piccolissimo ma luminosissimo, cioè Dio.
Paradiso – Canto IV, vv. 22-63
Ancor di dubitar ti dà cagione pontano igualmente; e però pria
parer tornarsi l’anime a le stelle, tratterò quella che più ha di felle. 27
secondo la sentenza di Platone. 24 D’i Serafin colui che più s’india,
Queste son le question che nel tuo velle Moisè, Samuel, e quel Giovanni
che prender vuoli, io dico, non Maria, 30 Fanno pressione con uguale forza; e però prima
non hanno in altro cielo i loro scanni tratterò quella che ha in sé più veleno.
che questi spirti che mo t’appariro,
né hanno a esser lor più o meno anni; 33 Quello tra i serafini che sta più vicino a Dio,
Mosé, Samuele, i santi Giovanni, non esclusa
ma tutti fanno bello il primo giro, Maria,
e differentemente han dolce vita non hanno la loro sede in cieli diversi
per sentir più e men l’eterno spiro. 36 da questi spiriti che ti sono apparsi ora,
né godono di una beatitudine maggiore;
Qui si mostrano, non perché sortita
sia questa spera lor, ma per far segno ma tutte le anime beate adornano il primo cielo,
de la celestial c’ha men salita. 39 l’Empireo, e godono della beatitudine,
secondo quanto sentono lo Spirito Santo.
Così parlar conviensi al vostro ingegno,
però che solo da sensato apprende Si sono mostrati qui, non perché gli è stato
ciò che fa poscia d’intelletto degno. 42 assegnato questo cielo, ma per darti un segno
sensibile della sua influenza, che ha minor stimoli.
Per questo la Scrittura condiscende