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caso o per sagacia, scoprono continuamente cose che non stavano
cercando; 1974] s. f. inv.
• Il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne cerca
un'altra: la scoperta dell'America fu un caso di serendipità │
Nella ricerca scientifica, attitudine, capacità di individuare e
valutare correttamente dati o risultati imprevisti rispetto ai
presupposti teorici di partenza.
Anche questa tesina è figlia di un caso di serendipità. Quando nel luglio del 2009 sostenevo un
esame d’inglese presso il British Council di Roma non stavo ancora cercando un argomento per la
mia tesina: il mio unico interesse era, ovviamente, quello di superare il test . Ma, durante la prova di
comprensione di un testo scritto, la serendipity mi fulminò: uno dei brani proposti trattava proprio
questo argomento, in maniera sintetica ma abbastanza approfondita da colpire la mia curiosità.
Purtroppo il tempo a disposizione era poco, così feci in tempo ad appuntare solo qualche nome ma
la decisione era presa: la serendipity sarebbe stata l’argomento della mia tesina. 5
CAPITOLO 1: radice, etimologia e diffusione del termine
1.1 Sortes Walpolinae 6
Il romanziere gotico Horace Walpole era celebre nei salotti inglesi per la sua straordinaria abilità di
conversatore e la fama del suo romanzo principale, “Il castello di Otranto” ( The Castle of Otranto,
1764) era destinata ad essere parzialmente eclissata della pubblicazione postuma del suo vasto
epistolario. Walpole amava i giochi di parole, gli arzigogoli linguistici e non disdegnava
l’invenzione di nuove parole: è proprio una sua creatura la parola “serendipity”.
Nella lettera all’amico Sir Horace Mann del 28 gennaio 1754, riferendosi ad una sua fortuita
scoperta riguardo allo stemma dei Capello in un libro di antichi emblemi veneziani, Walpole
afferma:
“This discovery I made by a talisman, which Mr. Chute calls the Sortes Walpolianae, by which I
find every thing I want, `a pointe nomm`ee, whenever I dip for it. This discovery, indeed, is almost
of that kind which I call Serendipity, a very expressive word, which, as I have nothing better to tell
you, I shall endeavour to explain to you: you will understand it better by the derivation than by the
definition. I once read a silly fairy tale, called "The Three Princes of Serendip;" as their Highnesses
travelled, they were always making discoveries, by accidents and sagacity, of things which they
were not in quest of: for instance, one of them discovered that a mule blind of the right eye had
travelled the same road lately, because the grass was eaten only on the left side, where it was worse
than on the right--now do you understand Serendipity? One of the most remarkable instances of
this accidental Sagacity, (for you must observe that no discovery of a thing you are looking for
comes under this description,) was of my Lord Shaftsbury, who, happening to dine at Lord
Chancellor Clarendon's, found out the marriage of the Duke of York and Mrs. Hyde, by the respect
with which her mother treated her at table.”
“Questa scoperta l’ho fatta grazie a un talismano, che Mr. Chute definisce Sortes Walpolianae, che
mi permette di trovare tutto quello che voglio, ‘a pointe nomm’ee, dovunque affondi la mia mano.
Questa scoperta, infatti, è del tipo di quelle che io chiamo Serendipity, una parola molto espressiva,
che, visto che non ho meglio da raccontarti, cercherò di spiegarti: la comprenderai meglio tramite la
derivazione che tramite la definizione. Una volta lessi una stupida tavoletta, intitolata “I tre principi
di Serendippo”; viaggiando i principi facevano continuamente nuove scoperte, per caso e per
acume, di cose che non stavano cercando. Ad esempio, uno di loro scoprì che un mulo cieco
dall’occhio destro era appena passato per la loro stessa strada poiché l’erba che vi cresceva ai lati
era stata mangiata solo a sinistra, dove era più brutta…adesso capisci che cosa è Serendipity? Uno
degli esempi più notevoli di questa sagacia casuale, (perché devi notare che nessuna scoperta di una
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cosa che stai cercando riguarda questa descrizione) è quello di Lord Shaftsbury, che, cenando presso
Lord Chancellor Clarendon’s, scoprì il matrimonio tra il duca di York e Mrs. Hyde, dal rispetto con
cui quest’ultima veniva trattata dalla propria madre. ”
Walpole, da subito, mette in luce i tre punti cardine della serendipità: il caso, lo spirito
d’osservazione e la sagacia. Ma qual era l’argomento della favola citata?
1.2 I tre principi di Serendippo
La storia dei tre principi di Serendippo è una storia antica, che, dopo essersi diffusa dalla Persia
all’Europa con molte variazioni e contaminazioni approda in Italia pubblicata da Michele
Tramezzino nel 1557 a Venezia. Tramezzino sostiene di aver riportato fedelmente la traduzione dal
persiano di Christoforo Armeno anche se oggi si tende a pensare a un lavoro a più mani. La storia,
che verrà di seguito riassunta, non ispirò esclusivamente Horace Walpole ma diversi intellettuali:
primo fra tutti Voltaire (si veda, ad esempio, il capitolo “Il cane e il cavallo” dello “Zadig”) e, più
recentemente, Umberto Eco nel libro “Il nome della rosa” ( il “buon Adso” viene stupito dal grande
acume del frate Guglielmo sin dalla prima ora del primo giorno).
"Fu anticamente nelle parti orientali, nel paese di Serendippo, un grande e potente re, nominato
Giaffer, il quale ritrovandosi tre figliuoli maschi...".
Così inizia a narrare Cristoforo Armeno, chiarendo sin dal principio che Serendippo, o meglio
Serendib, è un luogo, identificabile con l’isola di Ceylon, l’odierno Sri Lanka. La novella continua
con la descrizione del re Giaffer, il quale, avendo tre figli maschi educati dai più grandi saggi del
tempo ma privi di esperienze dirette, decide di metterli alla prova cacciandoli dal regno.
"Deliberò, per farli compiutamente perfetti, che andassero a vedere del mondo, per apparare da
diversi costumi e maniere di molte nationi con l'esperienza quello che colla lettione de' libri, e
disciplina de' precettori s'erano di già fatti padroni".
Nel paese di Bahrām, “potente imperadore”, i principi incontrano un cammelliere disperato per la
perdita di uno dei suoi animali. I tre, che non hanno mai incontrato il cammello, sostengono di
averlo visto fornendo anche tre elementi affinché vengano creduti: il cammello è cieco, gli manca
un dente ed è zoppo. Il buon uomo ripercorre all’indietro la strada senza però trovarlo: accusa 8
quindi i tre principi di averlo imbrogliato. Ma questi aggiungono altri particolari: il cammello aveva
una soma carica da un lato di burro e dall’altro di miele, portava anche una donna, e questa era
incinta. A questo punto il cammelliere li accusa di avergli rubato l’animale e li fa imprigionare. I
principi affermano di aver inventato tutto per burlarsi del cammelliere ma le evidenze li inchiodano
e così vengono condannati a morte. Nello stesso momento, un altro cammelliere trova l’animale
fuggito e lo riporta al legittimo proprietario. A questo punto i tre sono scagionati ma tenuti a
spiegare come abbiano fatto a descrivere il cammello senza averlo mai visto. I tre rivelano che
ciascun particolare del cammello è stato immaginato, grazie alla capacità di osservazione e alla
sagacia. Che fosse cieco da un occhio era dimostrato dal fatto che, pur essendo l'erba migliore da un
lato della strada, era stata brucata quella del lato opposto, quello che poteva essere visto dall’unico
occhio buono dell’animale. Che fosse privo di un dente lo dimostrava l'erba mal tagliata che si
poteva osservare lungo la via. Che fosse zoppo, poi, lo svelavano senza ombra di dubbio le
impronte lasciate dall'animale sulla sabbia. Sulla spiegazione del carico i tre dissero di aver dedotto
che il cammello portasse da un lato miele e dall'altro burro perché lungo la strada da una parte si
accalcavano le formiche (amanti del grasso) e dall'altro le mosche (amanti del miele); aveva sul
dorso una donna perché in una sosta il passeggero si era fermato ai lati della strada a urinare, e
questa urina era stata odorata da uno dei principi per curiosità, venendo egli “assalito da una
concupiscenza carnale” che può venire solo da urine di donna, aveva dedotto che il passeggero
doveva essere di sesso femminile. Infine la donna doveva essere gravida, perché poco innanzi alle
orme dei piedi c'erano quelle delle mani, usate dalla donna per rialzarsi a fatica visto “il carico del
corpo”. L’imperatore Bahrām rimane colpito dalla sagacia dei tre fratelli e li nomina suoi
consiglieri. Nel centinaio di pagine della novella, i tre principi in incognito offrono così i loro
servigi all'imperatore, salvandogli anche la vita e applicando in ogni occasione il metodo
dell'abduzione per risolvere situazioni intricate o addirittura prevedere cosa accadrà nel futuro.
Probabilmente Walpole, che lesse la favola dopo il 1722 grazie alla traduzione di Will. Chetwoda,
rimase colpito dalla capacità dei principi di fare deduzioni accidentali tramite abduzione,
anticipando quasi profeticamente i romanzi polizieschi e Sherlock Holmes, e decise così di coniare
un nuovo termine, da sostituire a “Sortes Walpolianae” che evidenziava l’elemento di fortuna ma
non quello di arguzia, che descrivesse le sue scoperte archeologiche.
Nonostante l’utilità e versatilità del termine, la serendipity non si diffonderà nel linguaggio inglese
se non quarantadue anni dopo la prima pubblicazione del 1833 dell’epistolario di Walpole: dalla sua
creazione in poi non ci sono infatti tracce di un uso scritto della parola fino al 1875. 9
1.3 Verso la notorietà
Nel corso del XIX secolo le doti epistolari di Walpole furono rivalutate e i suoi lavoro vennero letti
in un’ottica più ricettiva di quella tardovittoriana e, nel numero del 27 febbraio 1875 del periodico
“Notes and Queries”, finalmente la serendipità ricompare. L’anonimo M.S.N. in una lettera al
giornale chiede:
“Where, in his admirable letters, does Horace Walpole refer to the story of the Princess of Serendip,
and where is the story itself to be found?”
“In quale passo delle sue ammirabili lettere Horace Walpole si riferisce alla storia della principessa
di Serendippo? E dove si può trovare la storia originale?”
A parte la confusione tra principi e principesse, bisogna notare, grazie a questa e a lettere
successive di altri lettori, come serendipity sia entrata di soppiatto nel vocabolario inglese attraverso
l’uso fattone dai bibliofili e collezionisti per descrivere le loro scoperte. La serendipità trova spazio
su un periodico, “Notes and Queries” , di riferimento per intellettuali letterati e non su riviste
scientifiche. Tuttavia, non bisogna pensare che in quegli anni non si siano avute scoperte
“serendipose”. Al contrario, proprio nel 1839, ad esempio, Charles Goodyear scoprì “casualmente”
il processo di vulcanizzazione della gomma ma solo nel XX secolo la serendipity inizierà a
descrivere anche processi di ricerca scientifici.
1.4 Serendipity e scienza
Ancora oggi non è chiaro chi sia stato il primo ad utilizzare il termine serendipity in ambito
scientifico. Secondo il sociologo Robert K. Merton, la diffusione avvenne grazie a Dean Keller, un
artista statunitense che aveva descritto William Beaumont come dotato di serendipità durante un
discorso alle matricole di Harvard nel 1941. Da quell’anno in poi la parola prende piede e viene
sempre più utilizzata per descrivere processi scientifici. Oggi, il termine serendipity non viene più
usato da eclettici bibliofili ma è entrato ufficialmente nei dizionari delle maggiori lingue del mondo
e viene quasi esclusivamente utilizzato in ambito scientifico. 10
CAPITOLO 2: Filosofia del caso
Ciò che si vede dipende da come si guarda. Poiché l’osservare non è solo un ricevere, uno svelare,
è al tempo stesso un atto creativo. Søren Aabye Kierkegaard
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2.1 Introduzione
Introdurre il concetto di serendipità nelle scienze significa riaprire una discussione ben più antica