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Estratto del documento

INDICE .................................................................................................................................pag. 1

INDICE ...........................................................................................................................pag. 2

PREMESSA

CAPITOLO PRIMO

LA RESISTENZA..............................................................................................................pag. 3

CAPITOLO SECONDO

FORMAZIONE DEI REPARTI PARTIGIANI.................................................................pag. 5

CAPITOLO TERZO

LE PRIME ATTIVITA' DELLA RESISTENZA

3.1 Le Repubbliche partigiane.......................................................................................pag. 7

3.2 A Lugano nasce un “governo ombra” per sostenere i partigiani dell' Ossola.........pag. 8

3.3 Motivazioni geografiche del successo della resistenza ossolana.............................pag. 9

3.4 Le prime azioni........................................................................................................pag. 11

CAPITOLO QUARTO

IL GOVERNO DELL'OSSOLA......................................................................................pag. 14

4.1 Epurazione del Fascismo.........................................................................................pag. 16

4.2 La giustizia..............................................................................................................pag. 17

FOCUS ON → EZIO VIGORELLI..........................................................................pag.18

4.3 Il problema del pane................................................................................................pag. 19

4.4 Donne e democrazia................................................................................................pag. 21

FOCUS ON → GISELLA FLOREANINI.................................................................pag. 22

4.5 Il sistema economico................................................................................................pag. 23

FOCUS ON → PIERO MALVESTITI........................................................................pag. 24

4.6 La scuola..................................................................................................................pag. 25

4.7 La stampa.................................................................................................................pag. 26

4.8 Voglia di ricominciare.............................................................................................pag. 26

CAPITOLO QUINTO

IL DECLINO DELL'OSSOLA.........................................................................................pag. 27

5.1 Gli alleati fanno un passo indietro...........................................................................pag. 27

5.2 Fascisti e nazisti attaccano.......................................................................................pag. 28

....................................................................................................................pag. 30

BIBLIOGRAFIA 3

PREMESSA

Sfogliando il libro di Giorgio Bocca “Una repubblica partigiana”, vivida testimonianza della

Resistenza in Val d'Ossola, lessi nell'ultima pagina che “quanto a rinnovamento democratico, fece

più quella piccola repubblica in quarantaquattro giorni che la grande repubblica nei due decenni

1.

seguenti” Decisi così di approfondire le dinamiche che portarono così tante persone a rischiare

tutto ciò che avevano, compresa la vita, per un'idea di Libertà. Quell'idea, durante la Repubblica

dell' Ossola, divenne realtà e in quarantaquattro giorni comuni partigiani ed illustri intellettuali

collaborarono per dare alla popolazione della Val d'Ossola la prova che la libertà di un popolo e di

una Nazione, la possibilità di riscatto e la riaffermazione di ogni essere umano erano possibili. Fu

così che in poco più di un mese si arrivò ad avere un Governo democratico, l'abolizione della pena

di morte, la nomina del primo ministro donna. Queste e molte altre conquiste furono la premessa di

quello che poi sarebbe successo in Europa nei decenni seguenti.

Il desiderio di raccontare la Resistenza non solo come un fatto storico, ma come memoria di ciò che

l'antifascismo era, ovvero volontà spassionata di affermare i diritti dell'uomo e le sue libertà di

pensiero, parola, stampa e vita che con il fascismo erano cadute nell'oblio, mi hanno portata a

scegliere la Repubblica dell' Ossola come esempio più significativo di una Resistenza attiva ma

pensata nei suoi particolari, che ha visto sacerdoti e comunisti combattere fianco a fianco per

l'affermazione dei diritti di ciascuno. La Giunta della Repubblica dell' Ossola pensò, infatti, a tutti:

lavoratori, pensionati, infermi, bambini, studenti e donne.

Il lavoro di ricerca che ho fatto in questi mesi è teso anche a dimostrare che la mia generazione non

sempre vuole ignorare ciò che è successo, ma c'è anche chi, pur nel suo piccolo, desidera riportare

alla luce ciò che ben pochi ricordano o di cui non sono a conoscenza.

Vorrei, infine, dedicare il lavoro svolto a mio padre che mi ha sempre trasmesso con le sue parole e

nei suoi gesti quanto sia fondamentale per la felicità dell'uomo vivere in un Paese libero e

democratico, dove vi sia la certezza del diritto e del territorio, dove non si deve aver paura di poter

pensare e parlare.

G. Bocca, da “Una repubblica partigiana”, Ed Mondadori, Milano, 1972, pag. 176.

1 4

1. LA RESISTENZA

Non è pensabile affrontare un discorso sulla seconda guerra mondiale senza riflettere sulla

Resistenza e sul suo ruolo nella liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo.

Tutto cominciò l' 8 settembre 1943 con l’annuncio dell’armistizio tra l'Italia e le potenze alleate,

firmato segretamente il 3 settembre a Cassabile, in Sicilia, dal generale italiano Castellani e dal

generale americano Smith. L'inaspettata novità generò in Italia un generale clima di entusiasmo ed

euforia per la speranza della fine della guerra. Speranza che fu però subito disillusa il 9 settembre a

causa dalla fuga del Re Vittorio Emanuele III, della famiglia reale e di Badoglio verso l’Italia

meridionale dove si andava definendo un “Regno del Sud”, sotto la protezione degli Anglo-

americani. I Tedeschi rimasero padroni della situazione nel Centro-Nord Italia, in un Paese che si

era trovato all’improvviso senza un comando né militare, né politico, né istituzionale.

All'annuncio dell'armistizio, l'esercito tedesco, che nei giorni precedenti aveva fatto affluire rinforzi

dal Brennero, reagì attaccando i reparti militari italiani. Molti soldati dell'esercito italiano che

avevano disertato o si erano sbandati, erano ritornati alle proprie case, aiutati dalla popolazione

civile che si era prestata a fornire loro abiti civili ed alimenti. Questo nuovo sentimento di

patriottismo e di desiderio di riscatto nei confronti della miseria e della frustrazione che l’alleanza

con la Germania aveva lasciato portò ad episodi di resistenza come quelli di Roma. La capitale,

infatti, il 9 settembre visse un significativo episodio con lo scontro di Porta San Paolo dove

cavalleggeri, granatieri e carristi si trovarono a combattere a fianco dei civili contro i Tedeschi. Il

patriottismo di eredità risorgimentale e l’eroismo non bastarono: il giorno seguente il generale

Carboni fu costretto a firmare la resa.

Questa disorganizzazione spinse i tedeschi a passare all’attacco e ad arrestare molti soldati italiani,

isolati, e ad imporre il disarmo ai reparti ancora organizzati. Oltre mezzo milione di soldati vennero

mandati in Germania dove furono qualificati come “internati militari”.In Italia i Tedeschi, isolati,

malvisti e ormai dai più considerati nemici a causa del clima ostile di angoscia e risentimento nei

loro confronti, cominciarono a fare rappresaglie. Un esempio significativo è rappresentato dal

massacro di Cefalonia, dove 6500 soldati della Divisione Acqui che avevano respinto l’intimazione

dei tedeschi ad arrendersi furono massacrati. I pochi superstiti furono poi mandati nei campi di

concentramento in Germania.

Come reazione all’occupazione tedesca, si costituirono vere e proprie formazioni partigiane in tutto

il Centro-Nord Italia, a cominciare dal Piemonte per poi diffondersi nell’arco alpino, nella pianura

padana , sull’Appennino e a Roma. Lo scopo era quello di combattere l’occupante, in un sentimento

5

di secondo Risorgimento e in una rivolta che nacque spontanea da gruppi di soldati, civili ed

esponenti politici.

L’Italia si trovò quindi divisa in due: al Sud i monarchici, al Centro-Nord i repubblicani fascisti. In

entrambi i territori agivano eserciti occupanti, tra loro avversari. Chi non riconosceva il governo

Badoglio come legittimo si rifugiava al Nord dove ricercati, renitenti alla chiamata alle armi,

patrioti e disertori dalle forze armate repubblicane trovarono riparo sicuro solo sulle montagne,

negli istituti religiosi o nell’espatrio clandestino in Svizzera.

Un ruolo decisivo nel far sì che la Resistenza non sfociasse in una vera e propria guerra civile fu

esercitato dal clero cattolico che spesso s’impose per evitare violenze, nell’interesse della

popolazione.

I primi contatti e le successive riunioni clandestine di partigiani ebbero luogo in molti casi in edifici

ecclesiastici come chiese, canoniche e conventi.

Mussolini, arrestato il 25 luglio 1943 presso villa Savoia a Roma, dopo che fu messo in minoranza

nella seduta del Gran Consiglio del Partito Fascista, venne liberato dai Tedeschi il 12 settembre.

Dopo un incontro con Hitler, tornò in Italia dove fondò la Repubblica Sociale Italiana, o Repubblica

di Salò, dal nome del paese sul lago di Garda dove era insediato il governo. Tutto ciò aggiungeva al

motivo patriottico della lotta partigiana anche un fondamento politico ed ideologico. Gli scontri

ebbero infatti luogo anche contro il risorto fascismo e la sua ideologia perché il governo di

Mussolini non aveva forza sufficiente di per sé e si appoggiavano inevitabilmente sui tedeschi: la

sconfitta di questi avrebbe portato alla sconfitta definitiva del fascismo stesso.

L'odio verso il nemico tedesco si diffuse in tutta Italia, dal Nord al Sud, tanto che Napoli dal 27 al

30 settembre 1943 fu teatro di numerosi scontri tra civili e soldati del colonnello tedesco Scholl,

comandante delle forze armate occupanti la città, che aveva ordinato la deportazione dei giovani al

Nord.

L'antifascismo militante si risolse nell'ottobre di quell'anno nella costituzione del Comitato di

Liberazione Nazionale (C.L.N.) che riunì tutti i partiti politici italiani che, in assenza di un' autorità

legale, assunsero i poteri costituzionali del governo legittimo del re. Questi organizzarono, sul piano

militare e politico, la lotta di liberazione incitando gli italiani a non permettere che “nessun cuore

2

vacilli” davanti alla battaglia contro la tirannia nazista. Erano tutti uomini del periodo anteriore al

fascismo tornati alla ribalta o nuovi elementi tornati dal confino, dall'esilio o dalla clandestinità. Le

file dei partigiani si ingrossarono dopo l'ordine per il reclutamento di nuovi soldati per la

Repubblica Sociale Italiana che costrinse molti giovani a disertare cercando spesso rifugio tra le

Da “Liberazione”, Bollettino del C.L.I.S n. 15, ottobre 1943. Bonfanti G., “La Resistenza”, Ed.

2 La Scuola, Brescia, 1976, pag.85. 6

montagne. L'obiettivo era quello di creare inizialmente zone e città libere, fino alla creazione di vere

e proprie repubbliche con propri governi.

2. FORMAZIONE DEI REPARTI PARTIGIANI

Al movimento di Resistenza parteciparono forze eterogenee che differivano tra di loro per sesso,

censo, religione ed orientamento politico ed ideologico. Erano, però, tutte unite dal comune intento

di liberare l'Italia dal nazi-fascismo. Tra di loro vi erano militari che avevano conosciuto da vicino

le contraddizioni del fascismo, giovani che rifiutavano di arruolarsi nelle file del neo-fascismo

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