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Il beneficiario dell’espropriazione, è il soggetto, pubblico o privato, in cui favore è emesso il decreto
di espropriazione.
Il promotore dell’espropriazione, è il soggetto, pubblico o privato, che chiede l’espropriazione.
Le fasi del procedimento espropriativo sono costituite: dal vincolo preordinato all’espropriazione, dalla
dichiarazione di pubblica utilità, dal decreto di espropriazione, e dal calcolo dell’indennità di espropriazione.
E’ interessante l’introduzione, obbligatoria per legge, dell’”ufficio espropri”, una novità assoluta per le
pubbliche amministrazioni, che da sempre hanno incardinato l’attività amministrativa in materia di espropri
nell’ambito della più generale attività dell’Ufficio tecnico. Circa la determinazione dell’indennità di
espropriazione, l’indennità è determinata sulla base delle caratteristiche del bene al momento dell’accordo di
cessione o alla data dell’emanazione del decreto di espropriazione. Nel caso di espropriazione parziale di un
bene unitario, il valore della parte espropriata è determinato tenendo conto della relativa diminuzione di
valore. Le modalità per il calcolo dell’indennità di espropriazione sono piuttosto articolate e tengono conto di
aspetti diversi quali: il tipo di opera prevista, la destinazione dell’area da espropriare, le caratteristiche
dell’espropriato o di chi viene danneggiato dall’espropriazione, accettazione o no dell’indennità proposta,
interventi diversi dall’espropriazione(imposizione di servitù, occupazione temporanea…).
Nello specifico circa i criteri da utilizzare per il calcolo dell’indennizzo possiamo operare la seguente
distinzione:
In base al tipo di opera prevista: se si tratta di opere private di pubblica utilità il criterio sarà il valore
venale(VV), mentre in tutti gli altri casi i criteri specifici che illustreremo.
In base alla destinazione dell’area da espropriare: se si tratta di area edificabile si applica la seguante
formula V = Vv + 10 RD * 0,6 se si tratta di area legittimamente edificata, il criterio
2
adottato sarà il valore venale, mentre se si tratta di aree non edificabile, il valore è determinato
secondo il criterio del valore agricolo medio, tenendo conto delle colture effettivamente praticate sul
fondo, cui va aggiunto il valore dei manufatti edilizi legittimamente realizzati.
In base alle caratteristiche dell’espropriato o di chi viene danneggiato dall’espropriazione: se si tratta
di fittavolo, mezzadro, compartecipante, laddove coltivi il terreno da almeno un anno, gli spetta un
indennità pari ad una volta il valore agricolo medio del terreno; se si tratta di proprietario di terreno
edificabile che viene regolarmente coltivato, gli spetta un’indennità aggiuntiva pari a una volta il
valore agricolo medio del terreno; se si tratta di proprietario coltivatore diretto o imprenditore
agricolo a titolo principale, gli spetta un’indennità aggiuntiva pari ad una volta il valore agricolo
medio del terreno.
In base alle scelte opzionali dell’espropriato:
-in caso di cessione volontaria: se si tratta di proprietario di terreno edificabile, il proprietario viene
premiato e la riduzione del 40% viene eliminata quindi la formula è V = Vv + 10 RD ; se si tratta
di 2
di proprietario coltivatore diretto, il proprietario viene premiato e l’indennità che gli spetta è
complessivamente pari a 3 volte il valore agricolo medio dei terreni; se si tratta di proprietario non
coltivatore diretto, il proprietario viene premiato con un’indennità aggiuntiva pari a 0,5 volte il
valore agricolo medio dei terreni.
-in caso di mancata cessione volontaria: per qualsiasi tipo di proprietario l’indennità viene
calcolata, senza i premi appena visti, o dalla terna di esperti (arbitraggio) o dalla Commissione
Provinciali Espropri.
In caso di interventi diversi dall’espropriazione:
-per reiterazione di un vincolo preordinato all’espropriazione, al proprietario va quantificata
un’indennità commisurata all’entità del danno effettivamente prodotto.
-per occupazione temporanea di aree non soggette ad espropriazione, è dovuta al proprietario
un’indennità, per ogni anno, pari a 1/12 di quanto sarebbe dovuto nel caso di espropriazione
dell’area.
-per imposizione di servitù, l’indennità va calcolata secondo i criteri comuni a tutte le servitù.
-per utilizzazione senza titolo di un bene per scopi d’interesse pubblico, al proprietario spetta il
risarcimento del danno così determinato: nella misura corrispondente al valore del bene utilizzato per
scopi di pubblica utilità e col computo degli interessi moratori, a decorrere dal giorno in cui il
terreno è stato occupato senza titolo fino alla corresponsione del risarcimento.
PROGETTO DI UN OPERA STRADALE
ELEMENTI DEL PROGETTO:
PAVIMENTAZIONE STRADALE E IMPIANTI AD ESSO CORRELATI
TRACCIOLINO
PLANIMETRIA GENERALE
PROFILO LONGITUDINALE
QUADERNO DELLE SEZIONI
SEZIONE TIPO
AREA DI OCCUPAZIONE
DIAGRAMMA DELLE AREE
PROFILO DI BRÜCKNER INTRODUZIONE
La strada è un manufatto al quale competono adeguate caratteristiche (percorso, dimensioni
geometriche, pendenze .....), che in genere si sviluppa direttamente sul terreno , ma talvolta anche
indirettamente tramite opere d'ingegneria (ponti, viadotti, gallerie ) e che deve essere idoneo a
permettere la circolazione, in particolare dei veicoli con trazione a motore. La progettazione di
un'opera stradale nuova deve rispettare determinate norme che definiscono i criteri e le scelte
progettuali degli aspetti funzionali e degli elementi geometrici. I criteri di progettazione riguardano
sia gli elementi geometrici dell'asse, sia le caratteristiche della piattaforma delle strade urbane ed
extraurbane, affinché la circolazione degli utenti ammessi si svolga con sicurezza e regolarità. La
progettazione stradale ha lo scopo di individuare il PERCORSO, le DIMENSIONI
GEOMETRICHE, e il COSTO della futura opera.
La progettazione investe numerosi problemi :
tecnica e analisi del traffico: l’analisi del traffico non si occupa solo di stimare il traffico attuale,
ma deve prevedere anche quello futuro. Per questo motivo si ricorre a censimenti periodici della
circolazione che si svolge su strade già esistenti e analoghe a quelle in progetto.
scienza e tecnica delle costruzioni;
cartografia;
topografia;
fotogrammetria;
tecnologia dei materiali;
urbanistica. GLI ELEMENTI DEL MANUFATTO STRADALE
Il manufatto stradale è costituito essenzialmente da due parti fondamentali:
il corpo stradale - che è rappresentato da tutte quelle opere in terra o in cls (muri di sostegno,
viadotti) necessario a sostenere in modo stabile la sovrastruttura;
la sovrastruttura ha la funzione di far permettere lo svolgimento del traffico e quella di
trasmettere il carico veicolare al corpo stradale.
La sovrastruttura comprende la fondazione stradale e la pavimentazione; la fondazione può essere
realizzata con svariate tecniche e ricorrendo a diversi materiali. Le più impiegate sono quelle
flessibili, in cui possiamo sempre riconoscere le seguenti parti contenute in uno scavo detto
cassonetto:
Strato inferiore, dello spessore complessivo di 10 - 15 cm, in genere realizzato con teli di
geotessile "non tessuto" che funzionano come strato filtrante e di separazione fra la
fondazione e il sottofondo delle sovrastrutture stradali. Lo strato inferiore è poi completato
da uno strato di sabbia la cui funzione principale è quella di impedire la risalita per
capillarità dell'umidità.
Strato intermedio, di spessore variabile, a seconda dei carichi trasmessi dai veicoli e dalle
proprietà del terreno, ma solitamente mai inferiore a 40 - 50 cm, costituito da materiale
litoide, privo di parti terrose, come ghiaia di cava,spaccato di roccia, limi bonificati,
materiali riciclati, ecc..., steso a strati e opportunamente compattato con mezzi meccanici.
Questo e lo strato che di fatto costituisce la vera e propria fondazione stradale.
Strato superiore, di spessore medio di 10 cm, formato da materiale litoide con pezzatura in
miniatura e opportunamente dosata e preparata, chiamata misto granulare stabilizzato. Esso
viene livellato, sagomato e compattato con cura e costituisce il piano di posa della
pavimentazione stradale.
La pavimentazione stradale è il piano sul quale si sviluppa il moto veicolare. Attualmente vi sono
principalmente due tipi di pavimentazione: flessibile e rigida. Le prime sono le più utilizzate e ciò è
dovuto al grado ottimale raggiunto da questa tecnologia in relazione ai costi, ai tempi di
realizzazione, ai costi e alla manutenzione della pavimentazione.
la pavimentazione di tipo flessibile viene ottenuta stendendo e compattando a caldo sulla
massicciata , con apposite macchine detto vibrofinitrici, due strati consecutivi di conglomerato
bituminoso (miscela di ghiaietto e sabbia legati da bitume e additivi minerali), denominati:
Binder (conglomerato bituminoso aperto) che forma lo strato inferiore ed ha uno spessore di
circa otto centimetri. Esso è caratterizzato da discrete dimensioni degli elementi litoidi che
non impediscono la permeabilità, ma che consentono una buona portata ai carichi verticali
trasmessi dalle ruote dei veicoli.
Tappeto ad usura (conglomerato bituminoso chiuso) che forma lo strato superiore di
spessore di 2,5 - 3 cm, caratterizzato da una pezzatura più fine della graniglia e da una
percentuale di sabbia che consentono l'impermeabilità dello strato garantendo un'ottima
resistenza agli sforzi tangenziali trasmessi dalle ruote dei veicoli.
Il piano superiore della strada prende il nome di piattaforma stradale. Essa si mantiene di larghezza
costante per tutta la strada; solo in curva, talvolta, subisce degli allargamenti intesi ad agevolare e
rendere più sicuro il traffico veicolare. La piattaforma viene sagomata con una monta centrale con
la quale si realizzano delle pendenze laterali pari al 2.5% come stabilito dalla norma. La monta ha
lo scopo di favorire il rapido drenaggio delle acque meteoriche verso i cigli al fine di evitare gravi
inconvenienti alla circolazione veicolare come il fenomeno dell'aquaplaning.
Particolare delle Pavimentazione Stradale
Tappeto d' usura 3 cm
Binder 7 cm
Misto gran. stabilizzato 10 cm
Fondazione stradale 50 cm
Strato anticapillare 15 cm
Telo di geotessile
GLI ELEMENTI COMPONENTI LO SPAZIO STRADALE:
LA CARREGGIATA: è costituita da parte di strada in cui si svolge il traffico veicolare, si
compone di un numero interno di corsie le quali sono destinate a ricevere una sola fila di veicoli.
LE BANCHINE: sono le parti marginali della strada parallele alla carreggiata, comprese tra il
bordo della pavimentazione stradale e il bordo della scarpata.
LE SCARPATE: sono 2 superfici inclinate laterali, che hanno la funzione di raccordare la
piattaforma stradale con il piano di campagna.
LE CUNETTE E GLI ARGINELLI: costituiscono gli elementi di collegamento tra le banchine e
le scarpate. Le prime sono sistemate alla base delle scarpate in sterro ed hanno lo scopo di drenare
le acque piovane. I secondi sono realizzati sul ciglio delle scarpate in riporto con una piccola fascia
di terreno erboso. Essi hanno la funzione di regolare e indirizzare il drenaggio delle acque piovane.
I MURI DI SOSTEGNO: vengono usati nel caso in cui la pendenza delle scarpate è prossima alla
pendenza del terreno. Possono essere eseguiti in muratura a secco, in muratura, in cls, in cemento
armato.
I TOMBINI: passaggi praticati nel corpo stradale per permettere il flusso di piccole quantità di
acqua attraverso il corpo stradale stesso, alle volte con dimensioni 60x60cm.
LE FASI DI STUDIO DI UN PROGETTO STRADALE:
1° FASE DEL PROGETTO STRADALE: STUDIO DEL TRACCIOLINO
Allo scopo di dimensionare ed armonizzare insieme gli elementi geometrici della strada (raggi,
pendenze, larghezze delle corsie), dai quali dipende la sicurezza del moto dobbiamo far riferimento
alla velocità di progetto o di base, la quale è definita come quella velocità media massima che può