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Sintesi
Ermetismo, Salvatore Quasimodo,
Pop art,
La seconda guerra mondiale,
Energia nucleare,
L’inquinamento,
Barack Obama,
Stati Uniti,
Basket,
Les nouvelles technologies,
Jazz e blues.
Estratto del documento

La seconda Energia

guerra mondiale nucleare

Pop art Ermetismo:

Salvatore Quasimodo Stati Uniti

Les nouvelles

technologies

Basket Jazz e blues

POESIA ERMETICA

La poesia ermetica fu così chiamata nel 1936 dal critico F. Flora che, con

l’aggettivo ermetico, volle definire un tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio

difficile, a volte ambiguo e misterioso. L’inquinamento

Le tematiche principali di questo movimento letterario erano: il profondo mistero

dell’esistenza, la verità nascosta dietro le apparenze, la solitudine e la sofferenza

che accompagnano la realtà umana.

Questi temi sono dovuti maggiormente dalla prima e dalla seconda guerra

mondiale, in cui l’uomo si sente angosciato, isolato e smarrito in un mondo ostile;

nasce così nei poeti un sentimento di disperazione per l’impossibilità di stabilire un

colloquio con gli altri, poiché, secondo gli ermetici, i sensi della ragione sono

incapaci di farci intendere la realtà: essi esaltano, infatti, il senso dell’inconscio

(cioè tutto ciò che sfugge al controllo della ragione) che si trova nella profondità

dell’animo umano.

Il linguaggio poetico viene rinnovato profondamente, la vera poesia è soltanto la

lirica (la lirica è la poesia che esprime sentimenti dell’animo e del poeta) che

rivela la realtà dell’artista.

Tale poesia deve essere “pura” cioè libera da preoccupazioni didascaliche e

descrittive ed il suo linguaggio è essenziale cioè contenente parole che vengono

scelte con estrema cura per i loro effetti di suono e per la capacità di evocare

significati simbolici.

Sono presenti analogie, metafore e sinestesie (la sinestesia è una figura retorica

che prevede l'accostamento di due termini appartenenti a sfere sensoriali diverse).

Gli ermetici si ritrovano simili a Leopardi e la loro vuole essere più una

confessione a se stessi per comunicare con gli altri.

Il loro linguaggio è spoglio, incisivo, denso di significato, fino a diventare oscuro

detto appunto ermetico.

SALVATORE QUASIMODO

Salvatore Quasimodo nacque a Modica (Ragusa) il

20 agosto 1901 e trascorse gli anni dell’infanzia in

piccoli paesi della Sicilia, seguendo il padre

capostazione delle Ferrovie dello Stato.

Dopo il terremoto del 1908 andò a vivere a

Messina dove la prima dimora della famiglia, come

per tanti altri supertesti, furono i vagoni ferroviari.

Nella città dello stretto, Quasimodo si diplomò

all’Istituto Tecnico “A.M. Jaci”, sezione fisico-

matematica, ed è qui che risale evento di

fondamentale importanza per la sua formazione umana e artistica: l’inizio del

sodalizio con Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira, che sarebbe poi durato tutta

.

la vita, in questi anni cominciò a scrivere versi, che pubblicava su riviste locali

Nel 1919, appena diciottenne, lasciò la Sicilia con cui avrebbe mantenuto un

legame di figlio verso la madre, e si stabilì a Roma, ove si iscrisse alla facoltà di

ingegneria, ma non poté concludere gli studi a causa dei problemi economici della

famiglia.

Muore nel 1968, a Napoli, a causa di un ictus.

Le sue raccolte più importanti sono:

- “Acque e terre”, in cui parla delle difficoltà che è costretto ad affrontare il

Sud, compresa la sua Sicilia e si sofferma sul costretto esilio dove racconta

la sofferenza che prova a non poter tornare nella sua terra;

- “Ed è subito sera”, in cui, il poeta si sofferma molto sul ricordo della sua

terra natale, ma si avverte un’inquietudine nuova e la voglia di uscire dalla

sua solitudine e confrontarsi con le persone della vita attuale.

- “Il falso e vero verde”, dove è sempre citata la sua Sicilia, ma si sofferma

particolarmente sulla desolazione portata dai campi di concentramento e la

mancanza dell’affetto della madre e del padre ormai defunti.

- “Giorno dopo giorno”, ove, Quasimodo, racconta il suo forte impegno

civile e politico che gli viene sollecitato dalla tragedia della guerra;

abbandona definitivamente una poesia più rarefatta per utilizzare un

linguaggio più comprensibile.

“Alle fronde dei salici ”

E come potevano noi cantare

Con il piede straniero sopra il cuore,

fra i morti abbandonati nelle piazze

sull’erba dura di ghiaccio, al lamento

d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero

della madre che andava incontro al figlio

crocifisso sul palo del telegrafo?

Alle fronde dei salici, per voto,

anche le nostre cetre erano appese,

oscillavano lievi al triste vento.

Schema metrico: endecasillabi sciolti, versi liberi.

In questa poesia sono presenti le seguenti figure retoriche:

1. Metafora, “piede straniero sopra il cuore”; “erba dura di ghiaccio”; “lamento

d’agnello dei fanciulli”;

2. sinestesia, “urlo nero”;

3. analogia, cioè una relazione tra due immagini “crocifisso” che dà particolare

significato al martirio e alla morte del partigiano;

4. numerosi, enjambement (al lamento/d’agnello); (all’urlo nero/della madre); (al

figlio/crocifisso). Parafrasi

E come potevamo noi, poeti, continuare a scrivere poesie durante

l’oppressione tedesca, con i morti sparsi sui prati gelati nelle piazze, con il pianto

innocente dei fanciulli, con l’urlo disperato delle madri che cercavano i figli uccisi

e impiccati al palo del telegrafo?

Per un voto di silenzio le nostre cetre erano appese ai rami dei salici, oscillavano

inerti al triste vento della guerra.

LA POP ART

Pop Art (abbreviazione di Popular Art) è il nome

di una delle più importanti correnti artistiche del

dopo guerra.

Nasce in Gran Bretagna alla fine degli anni

cinquanta, ma si sviluppa soprattutto negli USA a

partire dagli anni sessanta, estendendo la sua

influenza in tutto il mondo occidentale.

Questa nuova forma d’arte popolare rivolge la propria attenzione agli oggetti, ai

miti e ai linguaggi della società dei consumi.

L’appellativo “popolare” deve essere inteso,però, in modo corretto; non come arte

del popolo o per il popolo ma, più precisamente, come arte di massa, cioè

prodotta in serie e poiché la massa non ha volto, l’arte che la esprime deve essere il

più possibile anonima: solo così potrà essere compresa dal maggior numero

possibile di persone.

La critica alla società dei consumi (agli hamburger, alle auto, ai fumetti) si

trasforma presto in merce, in oggetto che si pone sul mercato (dell’arte)

completamente calato nella logica mercantile.

Ciò nonostante, gli artisti che hanno fatto parte di questo movimento hanno avuto

un ruolo rivoluzionario, introducendo nella loro produzione l’uso di strumenti e

mezzi non tradizionali della pittura, come il collage, la fotografia, il cinema, il

video.

La sfrontata mercificazione dell’uomo moderno, l’ossessivo martellamento

pubblicitario, il consumismo eletto a sistema di vita, il fumetto come unico residuo

veicolo di comunicazione scritta, sono i fenomeni dai quali gli artisti Pop attingono

le loro motivazioni.

Quindi, la Pop Art attinge i propri soggetti dall’universo quotidiano – in specie

della società americana – e fonda la propria comprensibilità sul fatto che quei

soggetti sono per tutti assolutamente noti e riconoscibili.

Con sfumature diverse, gli artisti riprendono le immagini dei mezzi di

comunicazione di massa, del mondo del cinema, dell’intrattenimento e della

pubblicità.

La Pop Art infatti usa il medesimo linguaggio della pubblicità e risulta dunque

perfettamente omogenea alla società dei consumi che l’ha prodotta.

L’artista, di conseguenza, non trova più spazio per alcuna esperienza soggettiva e

ciò lo configura come puro manipolatore di immagini, oggetti e simboli già

fabbricati a scopo industriale, pubblicitario o economico.

Nelle mani di un artista Pop, le immagini della strada si trasformano nelle

immagini “ben fatte” dell’arte colta.

I temi raffigurati sono estremamente vari: prodotti di largo consumo, oggetti di uso

comune, immagini dei cartelloni pubblicitari, insegne, foto di giornali ma anche

personaggi del cinema e della televisione come per esempio Marilyn Monroe.

Analisi dell’opera Autore: Andy Warhol

Titolo: Marilyn

Datazione: 1967

Dimensioni: 208 x 145 cm

Tecnica: Impianto serigrafico

Collocazione: Andy Warhol Foundation -

New York.

Descrizione: In questo caso l'artista esalta l'attrice Marylin Monroe a modello

della propria arte, riproducendo ben nove serigrafie di colei che già gode di una

fama postuma di gran lunga superiore al livello di popolarità raggiunto in vita. Già

nel 1962, anno della tragica morte di Marylin, Warhol intuisce che la sua immagine

diventerà più di quello che era già in vita, e contribuisce a esaltare il suo mito

creando dei ritratti che si trasformano in delle icone, simbolo di un’epoca, dietro

cui si celano desideri e timori della coscienza del popolo americano. Quest’opera,

contraddistinta dalla ripetitività ossessiva, accentua l’aspetto consumistico

dell’immagine che perde così unicità e vitalità.

Le dichiarazioni dell’artista a riguardo sono spiazzanti: «Per me la Monroe non è

altro che una persona fra tante altre. E riguardo alla questione se dipingere l’attrice

in toni di colore così vivaci rappresenti un atto simbolico, posso soltanto

rispondere che a me interessava la sua bellezza: e la Monroe è bella».

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

La Germania, alla fine della

prima guerra mondiale, fu

considerata nei trattati di

pace come unica

responsabile della_guerra.

Proprio per questo dovette

pagarne le conseguenze.

In seguito, fu firmato a

Versailles il 28 giugno 1919

un trattato di pace con la Germania, il quale anziché risolvere le tensioni ne aprì

delle nuove, tra queste ricordiamo:

- le condizioni economiche: la Germania dovette pagare un risarcimento danni

di 132 miliardi di marchi d’oro che, in quel periodo, essendo in crisi, era una

cifra enorme. Tanto è vero che la punizione fu giudicata addirittura eccessiva da

Gran Bretagna e Italia che, nonostante ciò, dovettero piegarsi alla volontà

francese;

- dovette cedere alla Francia l’Alsazia e la Lorena;

- per un periodo di 15 anni le regioni della Ruhr e della Saar vennero occupate

dalle potenze vincitrici che ne sfruttarono le miniere di carbone;

- tutta la Germania venne dichiarata smilitarizzata cioè su di essa non avrebbero

potuto costruire nessuna base militare ed obbligata a mantenere un esercito

ridotto (massimo 100 mila unità);

- l’ex impero tedesco dovette cedere alla Polonia il corridoio di Danzica,

territorio strategicamente importante perché consentiva ai Polacchi uno sbocco

sul mar Baltico;

- ed infine, la Germania, dovette rinunciare anche al proprio impero coloniale

che fu diviso tra Francia, Gran Bretagna e Giappone. In alcuni di questi territori

ceduti, vi erano delle comunità di tedeschi che si trovavano ad essere governate

da uno stato diverso dal loro. Il problema delle minoranze tedesche sarà poi

sfruttato dai nazisti, che, accuseranno gli altri stati di maltrattarli.

Con il passare del tempo, andava ad affermarsi sempre più la figura di Adolf

Hitler che fu un importante figura storica, infatti fu proprio egli che il primo

settembre 1939, con l’invasione della Germania in Polonia, diede inizio alla

seconda guerra mondiale.

Negli stati occupati dai nazisti, si imposero dei governi collaborazionisti, ovvero

governi formati da persone disposte a collaborare contro gli invasori del proprio

paese.

La Francia fu divisa in due parti: il settentrione che rimase sotto l’occupazione

militare tedesca, ed il meridione che fu affidato al governo collaborazionista del

maresciallo Pètain, con sede a Vichy.

Ma non tutti i francesi si erano arresi, infatti, il generale Charles de Gaulle, nato a

Lille nel 1890, fu costretto ad andare a Londra in esilio ed è proprio dalla radio di

quella città che egli mandò un appello ai suoi concittadini francesi in cui li

incoraggiava a non arrendersi.

Il 10 giugno 1940, l’Italia dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna ma

Mussolini commise due gravi errori: sottovalutò la forza della Gran Bretagna e

non tenne conto che gli Stati Uniti potessero entrare in guerra.

Essi furono fatali per la sorte italiana poiché il nostro paese non era ben

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