Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 22
Tesina terza media Patriottismo nel Romanticismo Pag. 1 Tesina terza media Patriottismo nel Romanticismo Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesina terza media Patriottismo nel Romanticismo Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesina terza media Patriottismo nel Romanticismo Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesina terza media Patriottismo nel Romanticismo Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesina terza media Patriottismo nel Romanticismo Pag. 21
1 su 22
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
• Italiano: Leopardi -Infinito
• Storia: Unità d’Italia-Garibaldi
• Geografia: Brasile
• Tecnologia: Effetto serra -Inquinamento Atmosferico
• Scienze: Genetica
• Ed. Fisica: Maratona
• Musica: Verdi
• Inglese: Romantic Novel
• Francese: Libertè, Paul Eluard
• Arte: Romanticismo-Bacio, F.Hayez
Estratto del documento

due opere antecedenti, si può considerare il Nabucco, l’inizio dell’ascesa

artistica di Verdi. Fu sostenitore dei moti risorgimentali: durante

l’occupazione austriaca la scritta “Viva V.E.R.D.I”, era letta come

Viva V ittorio E manuele R

e d ' I talia". Il Paese lo volle membro del primo

parlamento del Regno d’Italia e partecipò attivamente alla vita pubblica

del suo tempo.

Lui suddivise le sue produzioni in tre fasi:

I Lombardi della prima crociata,Nabucco Oberto conte

la gioventù (con: e

 di San Bonifacio

Nella prima fase,cioè nelle opere giovanili, la musica è legata alla

tradizione perché in esse prevalgono le scene corali e i temi di carattere

storico-politico.

(con:Il trovatore,La traviata Rigoletto).

la maturità e

 Egli dedica un’attenzione particolare al ritratto psicologico dei

protagonisti delle sue opere;per questo motivo rompe gli schemi

tradizionali del melodramma e cerca una maggiore aderenza della musica

alla situazione rappresentata.

(con:Aida,Falstaff Otello).

La vecchiaia e

 Nella terza e ultima fase la sua riforma tocca il culmine:la tradizionale

distinzione tra arie(cioè momenti lirici,melodici e cantabili) e recitativi(cioè

momenti in cui la linea melodica si avvicina molto al parlato) è

completamente abbandonata.

Morì a Milano in albergo dove soleva trascorrere l’inverno, il 27 gennaio 1901.

Sintesi Nabucco:

Gli Ebrei a Gerusalemme si lamentano per il loro destino perché sono stati

sconfitti da Nabucco, il re di Babilonia.

Zaccaria è potenfice di Gerusalemme e cerca di sollevare l’umore degli Ebrei.

Fenena, figlia di Nabucco, viene catturata e Ismaele, nipote del re di

Gerusalemme, la controlla.

Fenena, però, è innamorata di Ismaele e anche lui di lei e cercano di fuggire

insieme. Arriva in quel momento Abigaille, l’altra figlia di Nabucco e anche lei

innamorata di Ismaele, e quando scopre la loro fuga minaccia Fenena.

Fenena diventa governatrice della città di Gerusalemme e si converte

all’ebraismo liberando tutti gli schiavi ebrei. Abigaille entra con la forza in

Gerusalemme con un piccolo esercito. Ma arriva anche Nabucco che riprende la

corona e maledice il Dio degli Ebrei. Appena dice queste parole viene però

fulminato e cade a terra.

Abigaille prende la corona, si dichiara nuova regina e condanna a morte tutti gli

Ebrei.

Nabucco sa che così morirà anche sua figlia Fenena e si converte anche lui

all’ebraismo pregando Dio di aiutarlo. Una parte dell’esercito quando vede che

Nabbuco sta di nuovo bene lo aiuta contro Abigaille.

Nabucco riprende la corona e Abigaille si avvelena chiedendo perdono.

Zaccaria predice che Nabucco governerà su tutti i popoli della terra.

Storia:

Giuseppe Garibaldi

I Per Cavour, l’unità e l’indipendenza d’Italia

L SIMBOLO DEL QUARANTOTTO

dovevano venire da una politica astuta, fatta di negozianti diplomatici e di

accordi militari: una politica che teneva in scarso conto l’opinione pubblica e le

iniziative dal basso. Per Mazzini, invece, l’Italia nuova doveva risultare dal

coinvolgimento diretto e spontaneo delle masse popolari. Agli occhi degli

Italiani interessati alla politica, però, la figura di Mazzini resta quella di un

cospiratore, un carbonaro: era l’uomo dell’ombra, che voleva fare la rivoluzione

attraverso il sacrificio di singoli patrioti. Per rendere il Risorgimento un

movimento autenticamente popolare, ci voleva ben altre delle imprese

mazziniane, che finivano sempre in disastri. Ci voleva Giuseppe Garibaldi.

Egli seppe colpire la fantasia degli Italiani come simbolo del Quarantotto. Era

un trascinatore, un capo militare: era l’uomo della luce, che voleva fare la

rivoluzione portando il popolo a combattere e magari a morire sui campi di

battaglia.

L’“E ” Garibaldi era nato nel 1807 a Nizza, che a

ROE DEI DUE MONDI

quell’epoca era ancora una città ligure. Figlio di un capitano di marina

aveva navigato sin dalla più tenera età in

lungo e in largo per il Mediterraneo. In un

suo viaggio incontrò un ligure che gli fece

conoscere la “Giovine Italia”

(associazione politica istituita da Giuseppe

Mazzini, il cui programma veniva

pubblicato su un periodico al quale fu dato

lo stesso nome. Coloro che vi prendevano

parte utilizzavano come pseudonimo il

nome di personaggi del Medioevo italiano,

e il loro scopo era di trasformare l'Italia in

una repubblica democratica unitaria.)

Così cominciò anche la sua carriera

patriottica. Nel 1833 incontrò Mazzini a

Marsiglia che gli impresse principi

rivoluzionari e lo avviò alle azioni eroiche

(le più importanti furono quelle per i moti

mazziniani della Savoia e di Genova) ma

se ne staccò subito per il diverso modo di concepire il Risorgimento, poiché

amava le idee chiare e oneste. Proprio dopo il non riuscito moto

mazziniano a Genova, egli fu costretto a raggiungere Rio de Janeiro, dove

vi restò per 12 anni. Laggiù aveva fatto di tutto, dal commerciante di grani

all’insegnante di matematica, dal venditore di stoffe al corsaro, dal

mandriano al capopopolo. Infatti, Garibaldi si era trovato a difendere con le

armi la piccola repubblica dell’Uruguay dagli attacchi della più potente

Argentina. Allora i suoi uomini avevano cominciato a indossare _ come

divisa _ la camicia rossa che doveva renderli famosi in Europa. Garibaldi,

già acclamato “eroe dei due Mondi” (cioè dell’Europa e dell’America

Meridionale), appena saputo delle rivoluzioni del Quarantotto, si era

imbarcato per Nizza con la moglie Anita e i due figli, Menotti e Ricciotti per

la difesa di Roma. Alla caduta di Roma contro l’esercito austriaco

capitanato da Radetzky, Garibaldi cercò di raggiungere Venezia, dove

resisteva l’ultima repubblica. Soltanto dopo la tragica morte della moglie

Anita, braccato da francesi, austriaci e napoletani, dovette ripartire per

l’America. Ma quando si trattò di riprendere la “spada” per la causa

italiana, egli ritornò e fu messo a capo della famosa Spedizione dei

Mille.

I MILLE Precisamente erano 1088 uomini e una donna. Gli uomini

venivano un po’ da tutta Italia: dalla Liguria, dal Piemonte, dalla

Lombardia, dalla Toscana e dai ranghi degli esuli meridionali che avevano

lasciato il Regno delle Due Sicilie dopo il Quarantotto: napoletani,

calabresi, siciliani. L’unica donna, Rosalia Monmasson, era la moglie di un

esule siciliano che sarebbe diventato (decenni più tardi) primo ministro del

regno d’Italia: Francesco Crispi.

La parola d’ordine era “Italia e Vittorio Emanuele!”. Si trattava dunque

di liberare il Regno delle Due Sicilie dalla dominazione borbonica e lo Stato

pontificio dalla dominazione papale, completando così l’unificazione

italiana sotto la corona sabauda.

Sbarcati a Marsala, i Mille si prepararono allo scontro con l’esercito del

giovane re Francesco II di Borbone. La battaglia decisiva avvenne il 15

maggio presso il campo di Calatafimi: vittoriosi, i Mille cui si era aggiunto

qualche migliaio di giovani contadini siciliani, detti picciotti- puntarono su

Palermo. Quando i garibaldini entrarono nel capoluogo siciliano, la

popolazione insorse per aiutarli, costruendo barricate per contrastare

l’esercito borbonico. Allora, lo stato maggiore di Francesco II, non esitò a

ordinare il bombardamento

della città, che durò tre giorni

e provocò più di seicento

morti.

Ma nemmeno le bombe

potevano più fermare

l’avanzata dei Mille, né

frenare la ritirata dell’esercito

borbonico. Il 20 luglio, i

garibaldini vinsero a Milazzo,

costringendo il nemico a

sgombrare la Sicilia. La loro

avanzata era accompagnata

spesso da rivolte nelle

campagne: i contadini

speravano che l’arrivo di

Garibaldi significasse non

soltanto la liberazione dai

Borboni, ma anche la

distribuzione delle terre

comuni di cui si erano

impossessati nobili e

borghesi. A volte, furono i

garibaldini stessi a reprimere le agitazioni contadine: così fece il

luogotenente Nino Bixio, nel villaggio siciliano di Bronte.

Intanto i Mille proseguivano nella loro trionfale avanzata. Passati sul

continente liberarono la Calabria, poi la Campania. Il 7 settembre 1860

Garibaldi fu accolto come un liberatore a Napoli: la capitale del Regno delle

Due Sicilie, da cui Francesco II era precipitosamente fuggito per rifugiarsi

nello Stato pontificio, e dove Garibaldi si permise il lusso di arrivare in

ferrovia.

L’U ’I

NITÀ D TALIA

La marcia dei Mille pareva al governo di Torino anche troppo trionfale.

Benché dicessero di combattere per l’”Italia e Vittorio Emanuele”, c’era il

timore che i garibaldini si rivelassero pericolosi repubblicani. Se poi i Mille

avessero osato spingersi fino a Roma, il cattolico Napoleone III sarebbe

certo intervenuto per difendere il papa e lo Stato pontificio.

Così, Vittorio Emanuele II in persona decise di guidare l’esercito

piemontese verso sud, per incontrare Garibaldi e insieme per dargli il

benservito. Vinte le truppe papali a Castelfidardo, il re di Sardegna occupò

militarmente l’Umbria e le Marche negli stessi giorni in cui i garibaldini

sconfiggevano l’esercito borbonico nell’ultima e decisiva battaglia del

Volturno.

Garibaldi era di fronte a una scelta difficile: rifiutare di sottomettersi a

Vittorio Emanuele II (come gli suggeriva Mazzini), oppure considerare

compiuta la propria missione, anche se Roma restava da liberare. Tra le

due possibilità, Garibaldi scelse la meno drammatica. Il 26 ottobre 1860

accettò di incontrarsi con Vittorio Emanuele II nel villaggio di Teano, presso

Caserta, e rimise nelle mani del sovrano sabaudo il regno conquistato dai

Mille.

Nulla Garibaldi chiese per sé: non era un uomo interessato alle medaglie

né alle ricompense. Per i garibaldini, chiese l’inquadramento nell’esercito

regolare di Vittorio Emanuele II. Ma non lo ottenne se non per singoli casi.

In generale, prevalse il disprezzo dei militari di carriera piemontesi nei

confronti delle polverose camicie rosse d’Italia.

IL REGNO D’ITALIA Durante l’autunno del 1860, gli abitanti delle Marche ,

dell’Umbria e del Regno delle Due Sicilie votarono per plebiscito in favore

dell’annessione al regno di Sardegna. Il 17 marzo 1861, il Parlamento di

Torino proclamò Vittorio Emanuele II re d’Italia. Era un titolo meritato,

perché la sovranità di Casa Savoia si estendeva ormai sull’intera penisola,

con l’esclusione del Trentino, del Veneto e del Lazio. Ma quello scelto da

Vittorio Emanuele era anche un titolo che la diceva lunga sul modo in cui

egli intendeva l’unificazione italiana.

Il re sabaudo volle, infatti, conservare il proprio numerale, restare Vittorio

Emanuele II, pur essendo il primo re d’Italia. Era questo un omaggio al suo

casato, l’antica dinastia dei Savoia, ed era un riguardo verso i piemontesi;

ma era anche una forma di spregio del re sabaudo per i suoi nuovi sudditi,

per tutti gli altri italiani.

Contemporaneamente in Europa, e soprattutto in Italia, si sviluppa il

Romanticismo sia nel campo letterale e musicale che artistico.

Brasile

I

L TERRITORIO

Il Brasile è il più grande

stato sudamericano e il

quinto del mondo. Il suo

territorio si può suddividere

in due zone: Bassopiano

Amazzonico al nord e

l’Altopiano del Brasile al

centro-sud.

Il Bassopiano Amazzonico è

costituito da un’immensa

pianura, formata dal bacino

del Rio delle Amazzoni, che

occupa circa un terzo del

paese. Qui il clima è

tropicale e la vegetazione è

rappresentata dalla foresta

pluviale.

L’Altopiano del Brasile comprende una serie di alte terre di antica origine tra

cui il Mato Grosso dove il Pico da Bandeira tocca i 2890 m.

Il paese è ricco d’acque: nel solo Rio delle Amazzoni confluiscono oltre mille

affluenti che formano una rete fluviale in gran parte navigabile. I corsi d’acqua

dell’altopiano sono invece poco adatti alla navigazione, perché interrotti da

rapide e cascate.

I due fiumi principali, il Paraná e il São Francisco, formano le cascate più

imponenti del paese.

Nel nord il clima è equatoriale, con piogge torrenziali e un alto grado di

umidità. Nel Nord-est, è semiarido nell’entroterra e tropicale sulla costa, con

precipitazioni stagionali. Il clima tropicale si ritrova anche in gran parte del

Dettagli
Publisher
22 pagine
9 download