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Crepax Tommaso classe III sez. A
LICEO GINNASIO STATALE RAIMONDO FRANCHETTI a.s.2006/2007
Elaborato per l’esame di stato :
Tema di oggi: parlatemi di ieri
sul rapporto dei moderni con l’antico, sul “così bello che piace ancora”…gli
evergreen della storia dei tempi: dialogo diacronico tra antico e moderno
INDICE
Storie di un pomeriggio
Introduzione
focus sull’elaborato:
Rielaborazione tra partecipazione e distacco
Walt Disney e la citazione occultata: il ricorso di Apuleio ai diritti sul copyright
Pinocchio: la magia, la trasformazione, la balena
1. Le follie dell’imperatore: il re che brucava l’erba
2. Alice nel paese delle meraviglie: vi racconto una bugia…
3. Il re leone: un trono in vacanza
4. Conclusioni
Bibliografia: Apuleio, L’asino d’oro; Luciano, La storia vera; Carlo Collodi, Pinocchio,
Mondadori, Milano, 1981; Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio,
Einaudi, Torino, 1978; Massimo Mila, Breve storia della musica (passim), Einaudi, Torino, 1963;
Marinella Guatterini, Michele Porzio, Stravinskij, Apollo e Pulcinella, Mondadori, Milano, 1990;
Italo Calvino, Sulla fiaba (passim), Einaudi, Torino, 1988; Loredana Perissinotto, Uso della
struttura fabulare nell’invenzione drammatica;
Videografia: di Walt Disney: Pinocchio; Le follie dell’imperatore; Alice nel paese delle meraviglie;
Il re leone.
STORIE DI UN POMERIGGIO
2 “Che titolo insulso…” avrete pensato. Se la Vostra cortesia è riuscita a trattenervi fina ad ora dal
chiedere cosa possa significare un tal titolo, la ringrazio pubblicamente: sarà ora ripagata da una semplice,
1
elementare spiegazione. L’incipit ricorderà a molti le formule tipiche del racconto fiabesco. Propp me ne
rende credito: situazione iniziale in cui vive il protagonista, evento critico che sconvolge l’ordine naturale,
acrobatiche peripezie come preludio al lieto fine. Da presunto attore di tragedia a protagonista di romanzo
happy ending.
Non molto tempo fa, genitori in vacanza e parenti impegnati nel lavoro mi hanno costretto a tenere
compagnia ad un piccolo membro della famiglia. Ci impiegai del tempo a realizzare che quell’incombenza,
che credevo giunta appositamente per non permettermi di studiare, fu tanto maledetta inizialmente quanto
provvidenziale nei suoi sviluppi. Accadde infatti che marionette di stoffa e burattini di legno non riuscirono a
catturare l’attenzione del piccolo Elia. Almeno non più di quanto fecero le scintillanti scritte a caratteri dorati
della collezione “Disney dvd”. Inutile continuare a fingere che le mie supposizioni fossero infondate: le
pupille inumidite del piccolo mostro parlavano chiaro, riflettendo sognanti i titoli sugli involucri plastificati
dei dvd. Riposi dunque i “balocchi” per lasciar spazio alla computer-grafica. Nonostante tutto sembrasse
perduto, avevo ancora una carta da giocare a mio vantaggio: l’alienato nipotino aveva rivisto serialmente
migliaia di volte quelle storie, perciò credevo a buon diritto che, interrogato in merito alla scelta del filmato,
sarebbe stato preso da uno sconforto tale da reclamare recalcitrante pezza e montature lignee. Elia, aiutato
dalla straordinaria capacità di spiazzare tipica dell’uomo in età puerile, impiegò meno di qualche secondo a
rispondere alla mia velleitaria domanda: “Tutti, zio…”
Lo “zio” posposto, alla maniera del più esperto Cicerone, pronunciato amorevolmente con tono indifeso da
bimbo in difficoltà, mi fece sciogliere le ginocchia. Non avevo, però, alcuna intenzione di perdere del tempo
in leggeri bamboleggiamenti televisivi: indelebilmente memore dell’austerità del tono con cui papà mi
intimava di stare buono, verosimilmente riproposi al piccolo la formula che spesso avevo sentita da babbo:
“Ho faccende importanti da sbrigare: non fare rumore”.
…Si cominciò con Pinocchio, cui facemmo seguire Le follie dell’Imperatore, Alice nel paese delle
meraviglie ed Il re leone, ringraziando la celerità della rotazione terrestre per non generare pomeriggi più
lunghi di sei ore.
Sconvolto.
INTRODUZIONE
I cartoni animati sopra citati contenevano una quantità straordinaria di citazioni implicite, rifacimenti larvati,
echi cervellotiche della tradizione classica, greca e latina. Trasformazioni fantastiche di uomini in bestie,
talismani ed amuleti magici, vicende surreali vissute nei luoghi più improbabili sono solo alcune delle
componenti spettacolari che danno colore alla semplicità delle trame, che si concentrano su tematiche ben
note alla tradizione antica: storie che parlano d’amore, d’amicizia, di musica, di dinamiche sociali, di
rapporti tra classi, di dovere, di potere, di denaro, di sentimento, di magia, di illusioni, di sogni, di pace e di
guerra.
In un primo momento ho creduto che fosse la mia mente perversamente “scolasticizzata” a continuare a
scovare connessioni in ogni immagine mi si presentasse davanti, in un processo simile alla freudiana
2
coazione a ripetere. Un po’ come accadeva ai giovani Encolpio ed Ascilto , tanto imbevuti di dottrina
scolastica da riconoscersi eroi delle proprie letture omeriche, nonostante lo squallore delle vicende vissute.
Ma ho dovuto ricredermi. Non era schizofrenia, ma verità.
Risulta chiaro che Walt Disney ed i suoi collaboratori si siano ispirati largamente alla tradizione
classica. Potrei citare una ampia gamma di esempi in cui la nota casa cinematografica abbia tratto più che
semplici spunti per la creazione delle sue più significative realizzazioni: in Pinocchio risultano emblematiche
le avventure di Mastro Geppetto nel ventre della balena, ricollegabili, senza dubbio, allo stravagante episodio
della Storia vera di Luciano. L’essere inanimato che diventa umano, se considerato in quanto metamorfosi
antropomorfica, è inoltre una fantasiosa rielaborazione del Lucio de L’Asino d’oro. Asino d’oro preso ancora
come modello per il recente Le follie dell’imperatore: Lucio trasformato in asino, l’imperatore Cuzko in
1 . Linguista russo, è famoso per i suoi studi sulla fiaba. Teorizzò lo schema di
Vladimir Jakovlevic Propp(1895-1970)
Propp in cui è formalizzata la struttura di una fiaba generica secondo determinati momenti cardine..
2 protagonisti del Satyricon, attribuito a Petronio.
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lama, protagonisti di una picaresca serie di mirabolanti avventure che li riporterà, solo ala fine, alle naturali
sembianze. Oggetti animati, bizzarri mostriciattoli o animaletti antropomorfi convivono serenamente ne La
storia vera come in Alice nel paese delle meraviglie, più giovane di due millenni. Tanto gli Annales quanto le
Historiae di Tacito ci hanno insegnato quanto possa essere complessa e delicata la problematica legata alla
successione dinastica: deceduto il re per morte colposa, suo fratello convince il legittimo erede al trono di
essere stato involontariamente coinvolto nell’uccisione del padre. Esiliato il principe, lo zio regnerà da
tiranno fino al ritorno trionfale del legittimo erede. La si potrebbe definire una probabile sezione degli
Annales, se non vi si riconoscesse chiaramente la trama de Il re leone.
Ecco da cosa è nato l’argomento per la presente tesina. Tutta questa serie di coincidenze mi ha portato a
sviluppare un ragionamento di più ampio respiro, che trae spunto dalla casualità della situazione primigenia,
ma che si va conformando sempre più nettamente, fermamente costruito su fondamenta documentate. Ho
cercato di immaginare le ragioni che abbiano potuto spingere i moderni a plasmare, mixare, rinnovare
l’antico per generare una nuova forma di comunicazione, che è sostanzialmente analoga alla tradizionale in
senso contenutistico, ma che è rivestita formalmente da costumi innovativi, al passo coi tempi. Non è certo
Walt Disney il padre della rilettura dell’antico: non è stato il primo, né sarà l’ultimo. Ho però scelto questo
personaggio in quanto emblematico, perché nella straordinarietà della sua poetica aleggiano alcuni elementi
che, mai prima d’ora, mi hanno fatto riflettere in merito a questo argomento.
Le letterature classiche e moderne, la storia dell’arte, la musica, la danza, hanno spesso rievocato il
complesso problema del rapporto con l’antico, ponendosi di fronte alla rielaborazione della tradizione
secondo determinate modalità, catalogabili schematicamente in relazione allo spirito con cui vi si sono poste
a paragone. Nel corso dei secoli, la citazione ha assunto le più svariate accezioni:
emblema di arte colta, che concentra sul citazionismo la propria poetica, che proclama e conferma,
-
grazie alla citazione dotta, l’altezza, la raffinatezza, l’elitarietà della propria natura (Callimaco,
Menandro, Teocrito, Apollonio Rodio); 3
evocazione di un passato lontano:, metaxù , link ipertestuale che permette di aprire una finestra su
-
un mondo altro, che amplifica la visione dell’oggetto della narrazione dotandolo di un background di
contenuti impliciti nella citazione stessa e che non necessita di ulteriori spiegazioni;
dimostrazione virtuosistica delle conoscenze dell’autore: la citazione permette lo sfoggio delle
-
proprie doti di memorizzazione e rielaborazione;
“testimonianza-scudo”: la citazione può divenire, al contempo, arma d’attacco e di difesa: se la
-
fonte non è di per se stessa compromettente, non si rischia alcuna critica nel pensare alla maniera del tal
x, utilizzando le sue stesse parole, facendosi schermo dell’autorevolezza paterna;
elemento estetico: fornisce all’autore una formula preconfezionata da inserire, più o meno
-
armoniosamente, nella propria opera, cristallizzando il pensiero poetico in una ricercata combinazione di
parole che sa di antico, di infinito;
oggetto d’invettiva: in qualità di testimonianza dotta, la citazione può essere presa di mira per una
-
sagace invettiva contro il conservatorismo tradizionale e passatista, contro la “cultura stagnante” che si
nutre delle proprie ceneri; può diventare geniale elemento da porre come contraltare ad un’arte
d’avanguardia, che addita il futuro e rinnega il passato, che riconosce nella citazione il vessillifero del
proprio nemico. (Luciano)
Non credevo potessero esistere altre motivazioni a spingere un autore a riproporre temi, paesaggi,
personaggi del passato, finché non ho riflettuto accuratamente sull’operato di Walt Disney. Nel corso della
mia ricerca, infatti, ho capito non solo di non aver prestato attenzione ad una motivazione incredibilmente
evidente, ma di aver omesso addirittura quella che, ora, ritengo la più importante, nonché la più curiosa.
Forse è sfuggita anche a voi. Proviamo a decodificarla assieme.
Nel corso dei secoli, si è quasi sempre cercato di porre in evidenza il richiamo all’antico, il ricorso al
passato, trattando la tradizione come una sacra reliquia, addobbandola di preziosi ricami, intarsi merlettati,
pubblicizzandola su di un piedistallo marmoreo all’interno di una teca in vetro, illuminata da riflettori, per
consacrarla alla storia, divinizzarla, renderla visibile a tutti. La notabilità, dunque, sembra essere una
condizione necessariamente collegata alla decodificazione di provenienza, paternità e collocazione storica
della citazione. Secondo quest’ottica, le varianti sopra elencate hanno tutte un proprio, ineccepibile senso.
Proprio a partire da questa riflessione, mi è sorto un dubbio. I cartoni animati visionati non mettevano mai in
3 Termine greco: elemento che unisce, link, connettore. Solitamente usato in senso poetico, determina l’unione tra enti
non tangibili.
4
chiara mostra i collegamenti alla tradizione classica. Gli elementi evocatori rimanevano spesso oscurati dalle
fantasiose variazioni, frutti della rielaborazione formale, tessevano laboriosi le trame della narrazione, senza
porsi in evidenza, senza ricorrere ad artifici tecnici per testimoniare la celata presenza. Aggiungiamo che il
rapporto con il pubblico, con il target, con il consumatore, è di fondamentale interesse nella creazione di un