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Breve esposizione dell’origine del termine “omosessuale”, della sua accezione
attuale e delle teorie eziologiche elaborate rispetto al fenomeno dell’omosessualità.
INTRODUZIONE Trattazione della teoria psicologica alla luce dei Tre Saggi sulla Teoria Sessuale
(1905) di S. Freud:
FILOSOFIA Primo Saggio: aberrazioni sessuali e invertiti;
Secondo Saggio: sessualità infantile; fasi dello sviluppo psicosessuale;
Terzo Saggio: Le trasformazioni della pubertà; complesso di Edipo.
Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910)
Le teorie psicoanalitiche freudiane hanno influenzato fortemente gli scrittori del Novecento, che le hanno
inserite nelle loro opere come mezzo di indagine psicologica dei personaggi.
Italo Svevo: la Coscienza di Zeno (1923)
La malattia di Zeno: il complesso edipico.
ITALIANO Il fumo (cap. III);
La morte di mio padre (cap. IV).
Il mancato e/o errato superamento del complesso di Edipo non conduce necessariamente all’omosessualità.
Quest’ultima, infatti, non è univocamente collegata alla sfera sessuale.
Thomas Mann: Der Tod in Vendig(1912)
L’amore omosessuale di Gustav von Aschenbach per il giovane Tadzio porta alla
TEDESCO liberazione dalla moralità per arrivare alla contemplazione della bellezza ideale.
L’omosessualità, come del resto l’eterosessualità, non si presenta sempre come sentimento pudico ed
idealizzato; essa può essere sfruttata per ridicolizzare qualcuno e/o qualcosa.
Petronio: Satyricon (I sec. d.C.)
Il mistero che avvolge l’opera: la pederastia come strumento del filone comico-
realistico e della fabula milesia per ridicolizzare il romanzo greco idealizzato;
LATINO L’impotenza di Encolpio come impotenza degli intellettuali.
Erroneamente si pensa che l’omosessualità fosse pratica usuale nell’antichità. In realtà ad avere ruolo
rituale educativo era la pederastia.
Charles Baudelaire : Les Fleurs du Mal (1857)
Delphine et Hyppolite : passaggio dall’adolescenza all’età adulta grazie al rapporto
allieva-maestra.
FRANCESE l’impossibilità di trovare un amore simile nel rapporto uomo-donna;
il timore dell’inferno di Ippolita;
l’ira di Delfina verso chi parla di inferno davanti ad un amore puro.
Altri amori incentrati sulla pederastia sono oggetto di molti miti greci: il mito di Ganimede rapito da Zeus;
il mito di Callisto sedotta da Zeus sotto le mentite spoglie di Artemide.
GEOGRAFIA
ASTRONOMICA I satelliti di Giove
Ganimede: tratti principali;
Callisto: tratti principali.
L’omosessualità può coinvolgere gli ambiti più disparati della vita umana: non solo filosofia, letteratura,
scienza ma anche politica e storia.
L’omosessualità nel Terzo Reich:
Lothar Machtan: Il Segreto di Hitler (2001);
STORIA Omosessualità prima e dopo il 1934: il discorso segreto di Himmler alle SS;
L’omocausto.
Ancora oggi, in molti Paesi l’omosessualità è considerata un crimine: come si può parlare di crimine
davanti ad una preferenza sessuale? L’uomo deve essere valutato per la attività mentale e non sessuale.
Virginia Woolf (1882-1941)
A Room on One’s Own (1929): la possibilità di una mente androgina;
INGLESE Orlando (1928): meta-biografia; il/la protagonista e il cambiamento sessuale;
Edward Morgan Forster (1879-1970)
Maurice (1970): tentativo di superare il senso di colpa dell’omosessualità;
bellezza di un amore che supera gli ostacoli esterni (morale, legge).
Quanto Breve è il
Passo:
Viaggio tra Complesso di Edipo e Omosessualità
Omosessuale. Un parola che sentiamo pronunciare spesso, una parola che per molti ancora costituisce
un tabù: ma cos’è davvero l’omosessualità? Se ne discute, se ne parla, si fanno ricerche e studi più o
meno scientifici, ma gli interrogatori sembrano non avere ancora risposta.
Troppo spesso si dà una definizione affrettata di “omosessualità” che si rivela viziata da pregiudizi, o
peggio, da ignoranza. Affinché un’analisi del fenomeno sia quanto più oggettiva possibile è necessario
cercare di comprendere cosa si intende attualmente e comunemente con il termine omosessualità.
La parola italiana omosessualità è la traduzione del tedesco Homosexualität, ibrido tra il greco
"omoios"(simile) e il latino "sexus" (sesso), coniata nel 1869 dal letterato ungherese di lingua tedesca
Károly Mária Kertbeny (1824-1882) che lo usò in un pamphlet anonimo contro l'introduzione da parte
del Ministero della Giustizia prussiano di una legge per la punizione di atti sessuali fra due persone di
sesso maschile.
Oggi, si tende ad indicare con tale termine:
“… l'orientamento caratterizzato da un'attrazione sessuale e/o affettiva per individui del
proprio sesso che può presentarsi in maniera esclusiva (orientamento omosessuale), o parziale
(orientamento bisessuale)”
La domanda che, tuttavia, ha suscitato (e suscita tuttora) maggiori polemiche riguarda l’origine dell’
“omosessualità”. Nessuna tra le teorie eziologiche formulate nel corso dei secoli ha ricevuto effettiva
conferma, ma si possono individuare grosso modo tre categorie: una spiegazione innatista secondo cui
omosessuali si nasce; una spiegazione volontaristica secondo cui non esistono persone omosessuali
ma solo atti omosessuali, e l’omosessualità è quindi frutto della libera scelta del singolo; una
spiegazione psicologica, per cui omosessuali si diventa, in seguito ad un differente sviluppo della
psiche.
A tale proposito, inevitabile è il riferimento ai “ Tre saggi sulla teoria sessuale” (1905) di Sigmund
Freud (1856-1939).
Nel primo saggio, Freud, si occupa delle aberrazioni sessuali individuando persone aventi pulsioni
sessuali contrarie rispetto alla norma: gli invertiti, ovvero gli omosessuali, che sono sostanzialmente di
tre tipi:
invertiti assoluti: il cui oggetto sessuale può essere solo omosessuale;
invertiti antigeni: il cui oggetto sessuale può appartenere ad entrambi i sessi;
invertiti occasionali: in condizioni esterne particolari possono prendere per oggetto sessuale una
persona del medesimo sesso.
Nel secondo saggio Freud affronta il tema della sessualità infantile: il bambino non è più “angioletto
asessuato” ma “perverso polimorfo”; perverso perché capace di perseguire il piacere
indipendentemente da scopi riproduttivi, e polimorfo perché lo persegue mediante i più svariati organi
corporei (zone erogene). Freud distingue cinque fasi dello sviluppo psicosessuale del bambino: la prima
fase, è detta fase orale e va dalla nascita fino ai 18 mesi: la relazione fondamentale del bambino con
l’esterno è di tipo nutritivo, quindi l’infante tende a portare tutto alla bocca; segue una fase anale, dai
18 ai 36 mesi, in cui il bambino inizia a controllare le funzioni sfinteriche usando le feci, il suo primo
prodotto, come mezzo per comunicare con l’esterno, sviluppando autostima ed autocontrollo; dai 3 ai 6
anni si parla di fase fallica: è la fase in cui si sviluppa il Super-Io, (insieme di proibizioni che
accompagneranno l’individuo per tutta la sua vita) e il bambino inizia a rendersi conto della diversità dei
sessi; segue una fase non propriamente psicosessuale, poiché la libido è dormiente, detta fase latente,
che va dai 6 anni alla pubertà: il bambino sviluppa le sue amicizie con individui del sesso opposto;
dalla pubertà in poi si parla di fase genitale: la libido si identifica con la genitalità e l’individuo deve
risolvere i conflitti derivanti dal mancato o errato superamento delle fasi precedenti (fissazioni).
Il terzo saggio, intitolato Le trasformazioni della pubertà tratta, tra le altre cose, il tema del “complesso
di Edipo”.
Freud lega determinati disturbi a un trauma sessuale risalente alla prima infanzia, rimosso a causa di un
inconscio meccanismo di difesa. Intorno ai 4-5 anni (fase fallica), infatti, il bambino di sesso maschile
attraverserebbe una fase, in cui sarebbe preso dall’amore per la madre mentre vedrebbe il padre come
una figura che compete con lui; le bambine, invece, amerebbero il padre e si porrebbero in conflitto con
la madre. L’omosessualità dipenderebbe da un imperfetto superamento del complesso di Edipo e, quindi,
dal rifiuto del proprio ruolo sessuale maschile o femminile. Ciò significa che tutti gli esseri umani, nel
corso della propria infanzia si trovano ad affrontare il Complesso di Edipo, ma alcuni non riescono a
superarlo correttamente, sviluppando atteggiamenti tra cui quello omosessuale.
In base a queste teorie, Freud cerca di dimostrare anche l’omosessualità di un grande personaggio del
rinascimento: Leonardo da Vinci. Nel suo “Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci” (1910) Freud
analizza un ricordo d’infanzia del grande artista, riportato da lui stesso in alcuni suoi appunti sul volo
degli uccelli: narra che mentre era nella culla, un nibbio, posandosi sul suo volto gli aprì la bocca con la
coda e iniziò a percuoterlo nella bocca con la coda stessa. Le speculazioni di Freud però si basano su un
errore di traduzione della parola “nibbio”, in tedesco tradotta come Geier (avvoltoio) anziché Milan.
L’avvoltoio nell’antichità era ritenuta una specie composta solo da femmine che si riproducevano per
partenogenesi. Freud collega il simbolo dell’avvoltoio a Mut, dea madre ermafrodita egizia
rappresentata con l’avvoltoio. Da qui si ricollega a Leonardo che aveva avuto una madre ma non un
padre (fu figlio naturale del notaio Pier da Vinci). La coda, poi, rappresenterebbe il pene e dietro il suo
ricordo resterebbe una reminescenza del succhiare e dell’essere allattato: non avendo avuto figli da sua
moglie, Donna Albiera , Pier da Vinci strappò Leonardo dalla sua vera madre Caterina e cresciuto dalla
matrigna. Alla luce di ciò Freud interpreta i quadri di Leonardo: Sant’Anna, La Vergine e il Bambino,
dove la prima rappresenterebbe la vera madre, la seconda la matrigna; la Monna Lisa il cui sorriso
sarebbe il ricordo della madre dei primi anni, promessa di illimitata tenerezza e presagio della sua
omosessualità. La madre, infatti, priva di un marito avrebbe preso il figlio come sostituto di un oggetto
sessuale: lo bacia, lo culla, lo accarezza. I rapporti del bambino con chi lo nutre, già naturalmente fonte
di enorme eccitamento sessuale, vengono accentuati tanto più questa persona riserva al bambino
atteggiamenti che derivano dalla sua sessualità.
Le teorie di Freud ebbero non poca risonanza nel mondo letterario dell’epoca, e numerosi autori si
interessarono alla psicoanalisi: un esempio magistrale di tale interesse ci è offerto dal nostro Italo Svevo
(1861-1928), che si era avvicinato alle teorie freudiane tra il 1908 e il 1910, esponendole nel suo
celeberrimo romanzo, La coscienza di Zeno (1923). Nella Prefazione del romanzo lo psicanalista Dottor
S. (forse Sigmund Freud) dichiara di voler pubblicare "per vendetta" le memorie di un suo paziente, che
si è sottratto alla cura: Zeno Cosini. In tutto il romanzo, strutturato in otto capitoli, sono presenti
elementi di psicoanalisi, tra cui spicca il complesso di Edipo, di cui soffre, secondo il dottor S., il
protagonista.
Zeno, è afflitto da una malsana malattia: non riesce a smettere di fumare, vizio che forse Freud avrebbe
interpretato come una fissazione orale. Tale vizio fu rubato ancora in giovane età al padre, che era solito
lasciare sui mobili di casa mozziconi di sigaro ancora fumanti e credendoli degli scarti, Zeno li infilava
in bocca per sentirsi grande quanto il padre: inconsciamente, sfidava il padre e lo emulava. Per Zeno il
ricordo dell’origine del fumo si collega al difficile rapporto con il padre; una sigaretta, evoca la volontà
di avvicinarsi, mediante il fumo, al genitore che teme; la sua incapacità di abbandonare questo vizio
corrisponde all’incapacità di una definitiva ribellione. Il tanto temuto padre è al contempo modello di
vita e antagonista da eliminare: così si manifesta in tutta la sua forza il complesso d’Edipo. Da tale