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LE OPRAZIONI DI GUERRA
Prima Fase (settembre 1939- aprile 1941)
Hitler, dopo aver stretto il Patto d’Acciaio con l’Italia e il Patto di non
aggressione con la Russia, aggredì la Polonia ( I settembre 1939 ), che non gli
aveva voluto concedere l’annessione di Danzica. Con una guerra-lampo la
Germania vinse Danimarca, Norvegia, Olanda e Belgio, conquistò la Francia e
si dispose ad assalire l’Inghilterra.
Nel 1940 anche l’Italia di Mussolini entrò in guerra e decise di attaccare prima
la Savoia e poi la Grecia, ma con scarsi risultati. Nelle colonie italiane d’Africa,
Etiopia e Libia, le cose non andarono meglio. Occuparono la Somalia Britannica,
ma gli inglesi costrinsero di fare allontanare il fronte di 1.000 Km. Italia,
Germania e Giappone strinsero una nuova alleanza: Il Patto Tripartito,
secondo il quale la Germania avrebbe avuto il predominio sull’Europa, l’Italia
nel Mediterraneo ed il Giappone nell’Asia Meridionale, insulare e sul Pacifico. La
guerra volgeva al termine, i Tedeschi stavano stravincendo, ma ciò fù impedito
dall’entrata in guerra degli Stati Uniti.
Seconda Fase (maggio 1941- autunno 1942)
Nell’ estate 1941 gli eserciti dell’Asse avanzarono nel deserto libico e giunsero
nel 1942 a 80 Km da Alessandria d’Egitto.
Mentre in Europa le stesse potenze centrali occuparono la Jugoslavia e la
Grecia, i Tedeschi violarono il patto con Stalin e con “L’Operazione
Barbarossa” attaccarono la Russia. Nell’estate 1942 la Germania sferrò un
attacco verso il Caucaso e verso Stalingrado dove iniziò l’assedio della città.
L’ATTACCO GIAPPONESE A PEARL HARBOUR: L’ENTRATA IN GUERRA DEGLI STATI
UNITI
L’attacco giapponese contro gli Stati Uniti giunse all’improvviso con numerose
formazioni di aerosiluranti, aiutati da numerose navi che all’alba del 7 dicembre
1941 si scagliarono senza preavviso contro la squadra navale USA a Pearl
Harbour, nelle Haway.
La causa di quest’attacco fu l’imperialismo del Giappone, che ormai
considerava propria tutta l’area del Pacifico e spesso si era scontrato in quella
zona con l’interesse americano.
Dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale due correnti si opposero
all’interno dello Stato maggiore Nipponico: una che tendeva all’alleanza con la
Germania e una che tendeva ad evitare un urto con l’Inghilterra.
Quando Inghilterra, Francia e Olanda vennero schiacciate dalla Germania e gli
USA incominciarono a stanziare truppe nel Pacifico, il Giappone optò per il
conflitto aperto. Gli stati uniti cercarono di mantenere l’opposizione su un piano
dipolomatico, dialogando costantemente con la frazione militare giapponese
più moderata, ma l’occupazione giapponese dell’ Indocina Meridinonale fece
rapidamente precipitare la situazione.
Il primo dicembre il Giappone decise di passare all’attacco: Roosevelt tentò di
scongiurare il conflitto fino alla fine, inviando un messaggio all’ imperatore
Hirohito la sera del 6 dicembre; ormai la flotta giapponese si trovava gia nei
pressi di Pearl Harbour e alla mattina di domenica 7 dicembre gli “Zero
giapponesi” erano sopra l’obiettivo e il loro comandante lanciò il segnale di
attacco. Le corazzate Arizona, Oklahoma, West Virginia e California e la nave
bersaglio Utah furono distrutte; la Tennesse, la Maryland e la Pennsylvania
vennero gravemente danneggiate; decine di aerei furono distrutti a terra; altri
danneggiati. I morti furono 2.400.
L’attacco di Pearl Harbour costrinse gli Stati Uniti ad ufficializzare il loro
ingresso nel conflitto 12 dicembre anche le Potenze dell’Asse dichiararono
guerra alla nazione americana.
Sempre nella seconda fase si erano formati dei movimenti di Resistenze,
cioè la rivolta dei popoli contro i Tedeschi, che erano sorti in tutti i paesi
dominanti dai regimi nazisti e fascisti.
La lotta dei partigiani fu una lotta “pronta, istintiva, indomabile”, ma
soprattutto una “rivolta morale” contro le barbarie eseguite dai nazisti con
lucidità, ferocia, rigore scientifico, con disciplina così implacabile da far
rabbrividire il cuore più indurito.
In questi anni migliaia di persone, soprattutto ebrei, furono sterminati nei vari
“Lager” (campi di sterminio), sotto decisione di Hitler che voleva a tutti i costi,
l’annientamento della razza (genocidio). Essi venivano condannati ai lavori
forzati e morivano nelle camere a gas e nei forni crematori. Furono tutte
infamie che non si conoscevano e che soltanto dopo la guerra sono apparsi in
tutta la loro tragica e raccapricciante realtà.
Terza Fase (ottobre 1942- settembre 1943)
Mentre gli eserciti dell’asse furono fermati su quasi tutti i fronti: in Africa, in
Russia e nel Pacifico, gli Anglo-Americani sbarcano in Sicilia.
In Italia il 25 luglio 1943 cadde il regime fascista. Il Re fece arrestare il
“Duce” e dichiarò decaduto il regime fascista. Il nuovo governo fu affidato a
Badoglio che decise di continuare la guerra a fianco dei tedeschi, ma entrò in
trattativa con gli alleati per stipulare un armistizio a noi favorevole, ma
questi vollero la resa incondizionata che fu resa pubblica l’8 settembre 1943.
Hitler, accusandoci di tradimento, sferrò l’operazione Alarico: l’ occupazione
dell’Italia. L’Italia rispose schierandosi al fianco degli Alleati. Ma l’esercito
Italiano si era sbandato e la lotta italiana restò solo nelle mani dei partigiani.
Mussolini venne liberato dai Tedeschi e creò nell’Italia occupata dai Tedeschi la
REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA con capitale Salò: venne definito lo Stato
Fantoccio.
Quarta Fase (1944- 1945)
Il 6 giugno 1944 venne operato un nuovo fronte con lo sbarco in Normandia da
parte degli Alleati, e insieme all’Armata Rossa, Berlino venne stretta in una
morsa mortale. Il 25 agosto 1944 la Francia venne liberata. Tra il 4 e l’11
febbraio 1945, Stalin, Churchill e Roosevelt si riunirono a Yalta, dove posero
le basi per una nuova Organizzazione delle Nazioni Unite ( ONU ).
Sul fronte italiano gli alleati avanzavano inesorabilmente, appoggiati dai
partigiani e il 25 aprile 1945 L’Italia venne liberata.
Il I maggio 1945 Hitler si suicidò e l’8 maggio la Germania firmò la resa
incondizionata. Restò in guerra solo il Giappone.
Quinta fase: La Resa Del Giappone
Americani ed inglesi con due grandi battaglie aereo navali avevano iniziato
l’accerchiamento del Giappone. Ma la casta militare giapponese ed un
fanatismo di tipo raziale li spingevano a non arrendersi. Anzi i giovani piloti
addestrati a suicidio, i
“ Kamikaze” si gettavano con i loro aerei contro le navi americane per
affondarle. Il 26 luglio gli alleati inviarono un ultimatum al Giappone per una
resa incondizionata. Ricevuto il rifiuto come risposta il presidente americano
Truman ordinò di sperimentare una nuova arma: la BOMBA ATOMICA che fu
sganciata il 6 agosto su Hiroshima e il 9 agosto su Nagasaki.
L’EVENTO
Alle ore 8.15 del 6 agosto il B-29 Enola Gay appare sul cielo di Hiroshima,
scende in picchiata, sgancia la bomba atomica e si allontana a tutta velocità.
Dopo appena un minuto e mezzo la bomba esplode in aria all’altezza di circa
570m producendo una sfera di fuoco di 60m di diametro che raggiunge una
potenza di calore di trecentomila gradi. Sul suolo cadono fiamme caldissime e
nel cielo a causa dell’immenso calore appare una colonna di fumo bianco dalla
inquietante forma di fungo che raggiunge i novemila metri. Dall’apparizione
degli aerei a quella del fungo trascorrono circa 8 minuti.
La pressione esercitata dallo scoppio disintegra tutti gli edifici compresi nel
raggio di due Km e mezzo e un quarto d’ora dopo l’esplosione inizia la pioggia,
prima densa poi minutissima, che porta a terra le particelle radioattive di cui la
nuvola è carica.
Sul momento muoiono più di 80.000 persone e ne rimangono ferite 40.000, i
dispersi sono migliaia. La nuova bomba però condanna alla morte anche i
sopravvissuti allo scoppio, le radiazioni nucleari infatti sono micidiali e altre
centinaia di persone moriranno dopo pochi giorni, dopo qualche mese, a volte
anche dopo alcuni anni.
Il 9 agosto con gli stessi effetti terrificanti una seconda bomba viene sganciata
sulla città di Nagasaki.
Dopo la distruzione di queste due città il 15 agosto 1945 l’imperatore HiroHito
si arrese, decidendo di porre fine alla guerra. La resa venne firmata il I
settembre 1945: la seconda guerra mondiale era finita.
ITALIANO:
Il
Decadentism
o
E
Italo Svevo
“La Coscienza di Zeno”
Candidata: Caramanica Katia
Docente: Migliozzi Maria
IL DECADENTISMO
Il DECADENTISMO è un movimento culturale con basi filosofiche, nasce in
Francia nella seconda metà dell’ottocento diffusosi poi in tutto il mondo. La
parola DECADENTISMO deriva dalla parola Dècadent, termine usato in Francia
con significato dispregiativo contro i “Poeti Maledetti”, che con la loro arte e la
loro vita irregolare e disordinata apparivano alla gente come dei “DECADENTI”,
corrotti e dissoluti. Ma essi non si offesero per questo appellativo, anzi se ne
impadronirono e lo usarono, come vessillo di battaglia. Questa espressione
deriva dal titolo di un’antologia ( Les poètes maudits = I poeti maledetti ) che
prendeva spunto da una poesia di Baudelaire, in cui la madre di un poeta
maledice il momento in cui concepì il figlio.
Oggi però il termine DECADENTISMO non ha più alcun significato negativo e
dispregiativo, in quanto serve ad indicare, sul piano storico – culturale, la civiltà
sorta dalla crisi del Positivismo.
A fare della Francia la patria del DECADENTISMO concorsero due ragioni:
1. la prima è di natura, per così dire, fortuita; e cioè, quel fiorire di artisti,
poeti e scrittori, i quali ridiedero alla Francia il primato nella cultura.
2. l’altra ragione è di carattere Storico – Letterario. Infatti il Romanticismo
per la Francia era stato un movimento piuttosto ricevuto che
autonomamente creato.
Il DECADENTISMO sorge come reazione alla crisi del Positivismo e del
pensiero scientifico. Verso la fine dell’ottocento, filosofi, matematici e
scienziati misero in evidenza i limiti del Positivismo e della scienza stessa.
Questi limiti saranno resi ancora più evidenti dalla teoria della relatività di
Einstein che diventa una disciplina che ammette la relatività dei fenomeni,
perché essi dipendono dal luogo in cui si trovano, dalla velocità e dalla
direzione del movimento.
La Psicoanalisi, infine, la nuova scienza fondata dall’austriaco Sigmund
Freud, secondo la quale certe nostre azioni non sono scelte autonome
razionali, ma l’effetto di incontrollati impulsi interiori, che ignoriamo perché
sfuggono dalla nostra coscienza, sembrò dare una visione scientifica alla
visione della vita del DECADENTISMO.
La sfiducia nella ragione, quindi, determinò nel campo morale la crisi dei
valori tradizionali (la libertà, la patria, il progresso ecc…) generando
insicurezza, scetticismo, e quel senso di angoscia esistenziale. La nuova
angoscia appare scolorita, banale, senza scopo e senza significato, dominata
dalla noia, dal senso del mistero e dalla solitudine dell’uomo, persino dal
desiderio dell’annientamento e dell’autodistruzione.
Lo sbocco di questa angoscia, per gli spiriti psichicamente fragili e incapaci di
proteggere i propri sentimenti, viene trovato attraverso una fuga dalla
realtà.
Ma per gli spiriti forti lo sbocco dell’angoscia viene trovato attraverso
l’accettazione virile della realtà e il riconoscimento di un valore positivo
dell’esistenza nell’impegno per la costruzione di un mondo migliore.
La poetica del DECADENTISMO è strettamente connessa con la visione della
vita intesa come mistero: la poesia, infatti, è concepita come strumento di
conoscenza del mistero che ci avvolge, essa resta l’unico tramite che ci possa
mettere in comunicazione con l’ignoto, con l’inconscio e con l’assoluto. Il
DECADENTISMO vede nel poeta il “veggente”, cioè l’esploratore del mistero,
dell’inconscio e dell’assoluto.
Questo periodo inoltre diede origine a numerose poetiche particolari, di esse le
il simbolismo, l’estetismo,
più importanti sono: e, per quanto riguarda