Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il sentire mafioso
2. LATINO
2.1 Decimo Giunio Giovenale
2.2 La vita
Le notizie sulla vita di Decimo Giunio Giovenale sono estremamente povere ed incerte. Egli
nacque, probabilmente ad Aquino, intorno al 60 d.C. Nulla di preciso è conosciuto della famiglia
d‟origine: un‟anonima biografia parla di un ricco liberto come padre o come tutore. La posizione
sociale e la situazione economica di Giovenale, che affiorano dalle Satire e da tre epigrammi di
Marziale, sono quelle di un tipico esponente del “ceto medio” urbano, con un reddito che gli
avrebbe permesso di vivere agiatamente in qualunque città di provincia, ma decisamente
insufficiente per mantenere il tenore di vita dei ceti più elevati nella capitale. Di qui la necessità di
accettare il ruolo di “cliente”, di porsi in altre parole al servizio di un ricco patronus, sottostando
alle umiliazioni e ai disagi più volte descritti nelle Satire. Incerte sono anche le notizie sulla sua
formazione, che pare comunque legata alle scuole di retorica e di eloquenza. A quanto pare,
incominciò a pubblicare i cinque libri delle sue Satire solo in età matura: i primi due sotto Traiano e
gli ultimi tre sotto Adriano. Morì dopo il 127.
2.3 Le satire
Di Giovenale ci sono pervenute 16 Satire divise in cinque libri. Fra i primi tre libri e i due
e dall‟ira
successivi si nota un netto distacco: le prime nove satire nascono, infatti, dalla indignatio
sono caratterizzate da un tono aggressivo nella rappresentazione realistica dei vizi di fronte al
completo sovvertimento della morale; le ultime sette rivelano invece una chiara matrice diatribica
(genere letterario tipico della divulgazione morale e filosofica, caratterizzato quindi da una forma
piuttosto semplice e dalla presenza di dialoghi, aneddoti e favolette in funzione di esempio).
Nella satira proemiale Giovenale afferma di vedere davanti a sé una società che ha raggiunto
il limite estremo della corruzione, ma non ritiene di avere la libertà di parlare apertame nte della
degradazione dei tempi presenti. Per evitare persecuzioni e condanne, il poeta sarà costretto a
descrivere nelle sue satire l‟epoca degli imperatori ormai defunti, ma la società malata di cui parla è
quella attuale. In questa prima satira Giovena le afferma di volersi inserire nel genere letterario
fondato da Lucilio e portato a perfezione da Orazio, ma la sua osservazione della realtà è
lontanissima da quella indulgente di Orazio, poiché è compiuta sempre attraverso l‟ indignatio e
gli aspetti dell‟esistenza umana, ma soltanto quelli negativi, soffermandosi sui
cogliendo non tutti
casi- limite. La società descritta da Giovenale si manifesta soprattutto nella ricerca esasperata del
lusso, in uno sfrenato consumismo, nel soddisfacimento di ogni piacere senza alcun rispetto per la
“giusta misura”, per il che, secondo l‟etica tradizionale, rappresenta il primo segno
modus,
d‟equilibrio. Straordinari esempi di perversione ed eccesso si hanno nella descrizione dei banchetti
nelle abitazioni e nell‟abbigliamento, nel fanatismo religioso, ma
dei ricchi, nella gara di sfarzo
soprattutto nel comportamento delle donne.
Nella sesta Satira la Pudicitia ha lasciato la terra con la fine dell‟età dell‟oro. Il poeta cerca
c‟è in giro soltanto un campionario di temibili
di dissuadere Postumo dal prendere moglie poiché
tipi femminili: le patite degli spettacoli, le saccenti letterate, le nobili ricche che umiliano i mariti, le
raffinate grecizzanti.
Il desiderio di restare eredi uniche dei loro consorti le spinge ad abortire o a sopprimere i
figliastri. Tali quadri di comportamento sono orientati a suscitare la repulsione morale. 7
Anche i nobili che si trincerano dietro la facciata illustre dei propri alberi genealogici usano le
imagines dei propri antenati per mascherare la loro decadenza e corruzione.
Oltre che dai vizi, Giovenale è urtato da molti aspetti innovativi della società imperiale. Il
crescente cosmopolitismo ha riempito l‟Italia di Greci ed orientali, nei quali il poeta vede gli
importatori del vizio e di culti perversi. La nuova mobilità sociale introdotta dal regime imperiale
compromette l‟assetto tradizionale dei ceti: l‟arrivismo di schiavi, liberti, stranieri è spesso
presentato da Giovenale come delittuoso. Per lui, a Roma nessuno occupa il posto che na tura e ceto
gli ha assegnato. Il modello etico sulla base del quale Giovenale condanna la società contemporanea
è quello tradizionale della Roma repubblicana, che ad ogni modo non ha alcun carattere socialmente
“progressivo”: è anzi il ritorno utopico a un mondo rurale privo di apporti stranieri, alla vita senza
pretese di un popolo di contadini e di pastori ai quali sarebbe auspicabile richiamarsi.
Questo atteggiamento di rifiuto del proprio tempo non è probabilmente solo il frutto di
un‟esasperazione individuale, ma riflette il modo di pensare di una parte della popolazione romana
ed italica di condizione libera, ma economicamente debole, che non si sente partecipe dei benefici
della nuova realtà politica e sociale.
La poetica di Giovenale presenta una trasformazione abbastanza netta dalla satira X, in cui il
poeta dichiara che del comportamento umano è tutto sommato più saggio ridere che piangere.
Distinguere il vero bene non è facile; anche una vita lunga e la bellezza nascondono insidie.
Occorre che a decidere su cosa sia meglio per gli uomini siano gli dei e bisogna chiedere
cose semplici: la salute del corpo e dello spirito, attraverso la via della saggezza che mette al riparo
dai capricci della Fortuna.
L‟enfasi della denuncia appare smorzata, è dato più spazio all‟ironia, e il contenuto della
satira si esprime in forme più indirette.
La sua diviene una visione meno amara e risentita.
Si passa dalla descrizione di ciò che non va del mondo a qualche breve indicazione su “come il
mondo dovrebbe essere”.
Forse Giovenale si rese conto dell‟inutilità di una denuncia che si limitasse a descrivere le
manifestazioni del vizio e cercò quindi di giungere alle radici del male, ai modelli etici che stavano
alla base dei comportamenti individuali e collettivi. Nelle ultime sette satire, in effetti, sono passati
l‟amicizia, l‟educazione dei giovani) ed è proposto un
in rassegna i grandi temi morali (la fides,
modello positivo di saggezza, senza tuttavia uscire mai dai luoghi comuni dell‟etica diatribica.
2.4 La lingua, lo stile
Giovenale segue lo schema oraziano, articolando spesso il discorso morale in una
successione di scenette, ma descrive la realtà seguendo schemi retorici che accentuano l‟enfasi ed
esasperano i toni, con un‟evidente ricerca di effetto volta ad amplificare quegli effetti di disgusto e
di riprovazione.
Incisiva è la sinteticità di alcune espressioni proverbiali, diventate in seguito molto famose,
come “l‟onestà riceve elogi ma patisce il freddo” oppure “Chi sorveglierà gli stessi sorveglianti?”
ma l‟enfasi del
Giovenale conferisce al proprio discorso non il tono colloquiale del sermo,
dramma, che richiama il teatro tragico. La rappresentazione dei caratteri si muove per contrasti, il
periodare è piuttosto duro e l‟espressione è racchiusa nella sententia. Proprio questa caratteristica
dello stile di Giovenale ha fatto sì che molti dei suoi versi siano diventati veri e propri prove.
Vi sono forti variazioni del registro stilistico. La vita quotidiana è descritta con un lessico
la lingua si fa più alta e nobile in altri punti dove si giunge all‟invocazione epica
comune, mentre
alla Musa.
Il lessico della tradizione poetica illustre serve, oltre alla vera e propria parodia, a dare solennità e
autorevolezza agli esempi, e ad elevare il pathos satirico. 8
2.5 La fortuna
Le Satire di Giovenale non godettero di grande popolarità presso i contemporanei: non
vengono ricordate da Marziale negli epigrammi dedicati all‟amico Giovenale e neppure da Plinio il
Giovane, che nelle sue lettere si dimostra un curioso ed attento osservatore della vita intellettuale
romana. Vennero “riscoperte” nel IV secolo e proprio per il suo rigore morale, Giovenale fu tra i
poeti più letti nel Medioevo. Grande popolarità godette specialmente nel Seicento e nel Settecento
europei. 9
3. STORIA L’Estensione e i confini del Neorealismo
3.1 Il contesto Storico:
Non è facile indicare l‟estensione e i confini del neorealismo, poiché si sviluppa nel nuovo
le sue radici nella cultura degli anni ‟30; comunque il momento più
clima del dopoguerra, affonda
autentico del neorealismo è quello della resistenza e dell‟immediato dopoguerra che si colloca tra il
1943 e il 1950.
3.2 La Resistenza (gli anni tra il 1943-50)
Il 1943 è un anno intenso sia per quanto riguarda la situazione sociale, sia per la situazione
politica. E‟ in questo anno che sfociò in scioperi e contestazioni il malcontento popolare; sin dal
1942 bombardamenti sulle città si intensificarono,la disponibilità di materie prime, venne ancora di
più ridotta a causa del blocco navale e della politica autarchica, inoltre il razionamento degli
alimenti aumentò.
Ci furono numerosi scioperi a Torino e a Milano e prendevano corpo organismi clandestini
antifascisti.
L‟8 settembre dello stesso anno, il generale Pietro Badoglio annunciava l‟armistizio:” ogni
atto di ostilità contro le forze anglo americane, deve cessare da parte delle forze italiane in ogni
luogo” (desideri themelly, storie e storiografia, 2° tomo edizioni D‟Anna).
Il duce fu arrestato il 25 luglio ed ebbe inizio la guerra civile;Mussolini fu liberato dai
tedeschi e riportato al nord dove fondò la repubblica sociale italiana sul lago di Garda, mentre i
partigiani si organizzarono in brigate. Nel 1943 cominciò a diffondersi la Resistenza Italiana.
Questa nacque con gli scioperi nelle regioni settentrionali, ma l‟inizio vero e proprio si ebbe quando
alcuni reparti dell‟esercito, sostenuti dalla popolazione,ostacolarono l‟entrata dei tedeschi a Porta
San Paolo a Roma. La Resistenza a nord Italia ebbe origini spontanee e si passo dal semplice rifiuto
della leva militare organizzata dal governo Mussolini, alla lotta armata vera e propria;infatti si
costituirono brigate che programmarono operazioni militari con lo scopo di occupare centri urbani
importanti. I Partigiani provenivano da tutte le classi sociali ma la maggioranza era formata da
operai. I gruppi partigiani erano legati ai partiti: Le Brigate Garibaldi erano espressioni del partito
di quello socialista, le Gielliste del Partito D‟Azione.
Comunista, le brigate Matteotti
Secondo lo storico Claudio Pavone si intrecciarono tre tipi di conflitto:Una guerra patriottica
condotta per la liberazione del paese dall‟occupazione tedesca;una guerra civile che oppose
e fascisti della repubblica di Salò; una guerra di classe che legava l‟obiettivo della lotta al
partigiani
nazifascismo alla rivoluzione sociale. La resistenza non fu semplicemente una lotta armata ma si
propose anche di apportare un rinnovamento politico e sociale, tanto che si è parlato di un secondo
Risorgimento. La situazione al sud fu diversa; le regioni meridionali furono liberate dagli alleati. Il
25 aprile 1945 gli alleati entrarono a Milano e nei giorni successivi venne liberato tutto il nord
Italia; il 7 maggio 1945 si dichiarò finita la guerra in Europa e il 2 settembre dello stesso anno il
Giappone firmò l‟armistizio, ponendo fine alla guerra. I danni materiali furono ingenti soprattutto
per ciò che concerne le vie di comunicazione tra nord e sud; la ferrovia che collegava Roma e
Milano era distrutta e fu agibile solo dal 1949. La produzione agricola si ridusse della metà rispetto
al 1939, mentre la produzione industriale diminuì di un terzo a causa della mancanza di materie
prime di energie elettrica e carburante, i prezzi salirono alle stelle. Si produsse carta moneta senza
un corrispettivo nel valore dei beni. Il mercato dei beni fiorì, coadiuvato anche dai dirigenti italiani
e da alleati corrotti. In seguito alla crisi dell‟industria e dell‟agricoltura i disoccupati furono circa 2