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STORIA: CONCETTO E TIPOLOGIE DI GUERRA

La guerra è un evento sociale e politico generalmente di vaste dimensioni che consiste nel confronto

armato fra due o più soggetti collettivi significativi. Il termine "guerra" deriva dalla parola gwarra

dell'antico alto tedesco, che significa "mischia". Nel diritto internazionale, il termine è stato

sostituito, subito dopo la seconda guerra mondiale, dal più ampio e preciso di "conflitto armato".

Si giunge alla guerra quando il contrasto di interessi economici, ideologici, strategici o di altra natura non

riesce a trovare una soluzione negoziata, o quando almeno una delle parti percepisce l'inesistenza di altri

mezzi per il conseguimento dei propri obiettivi.

La guerra è preceduta da:

* un periodo di tensione, che ha inizio quando le parti percepiscono l'incompatibilità dei rispettivi obiettivi;

* un periodo di crisi, che ha inizio quando le parti non sono più disponibili a trattare tra di loro per rendere

compatibili tali obiettivi.

Nei periodi di tensione e di crisi si sviluppa l'attività politica e diplomatica di tutta la comunità internazionale

per evitare il conflitto: in tali periodi, le forze armate giocano un ruolo rilevante nel dimostrare la credibilità e

la determinazione dello Stato, con lo scopo deterrente di rendere evidente all'antagonista la sproporzione fra

l'obiettivo da conseguire ed il costo, sociale e materiale, di una soluzione militare. La guerra quindi può

essere evitata quando ambedue i contendenti percepiscono questo sfavorevole rapporto.

La guerra in quanto fenomeno sociale ha enormi riflessi sulla cultura, sulla religione, sull'arte, sul costume,

sull'economia, sui miti, sull'immaginario collettivo, che spesso la trasfigurano esaltandola o condannandola.

Le guerre sono combattute per il controllo di risorse naturali, per risolvere dispute territoriali e commerciali,

per motivi economici, a causa di conflitti etnici, religiosi o culturali, per dispute di potere, e per molti altri

motivi. In Europa non si sono più combattute guerre per motivi religiosi dal 1648, anno della pace di

Westfalia che chiuse la guerra dei trent'anni.

Tipi di conflitto

I conflitti possono essere diversamente classificati in relazione al numero piuttosto vasto dei loro parametri.

In base all'estensione territoriale

* Conflitto generale: conflitto esteso a più teatri operativi collocati anche in continenti diversi, coordinati fra

di loro anche se coinvolti in tempi non strettamente coincidenti; vi partecipano tutte le grandi potenze e le

medie potenze regionali dei teatri interessati, ed un numero elevato di potenze minori. Unici esempi nella

storia: la seconda guerra mondiale e, anche se la collocazione è discutibile, la prima guerra mondiale e la

guerra dei sette anni.

* Conflitto regionale: conflitto che si svolge essenzialmente in un solo teatro operativo in una regione

geofisica ben delimitata, con la partecipazione di almeno una media potenza regionale, più altre potenze

minori della stessa regione; non esclude la partecipazione diretta di una grande potenza o la partecipazione

indiretta di più grandi potenze. Esempi nella storia (limitatamente al XX e XXI secolo): le guerre balcaniche,

le guerre arabo-israeliane, la prima guerra del Golfo.

* Conflitto locale: conflitto fra un limitatissimo numero di potenze, spesso solo due, e che coinvolge un

limitato territorio appartenente ad uno solo o al massimo ai due contendenti diretti; esclude la partecipazione

diretta di grandi e medie potenze i cui territori non siano direttamente coinvolti. Esempi nella storia

(limitatamente al XX e XXI secolo): la guerra italo-turca, la guerra d'Etiopia.

In base al tipo dei soggetti che la combattono

* Conflitto simmetrico: conflitto tra parti che dispongono tutte di un'organizzazione statuale completa e di

forze armate organizzate secondo le leggi dello Stato.

* Conflitto asimmetrico: conflitto tra due parti, una sola delle quali dispone di un'organizzazione statuale

completa e di forze armate organizzate secondo le leggi dello Stato, mentre l'altra non è formata, o è in

corso di formazione. Questa parte di solito non procede con i metodi classici della guerra ma pone in opera

la guerriglia.

In base ai mezzi impiegati

* Conflitto nucleare: conflitto nel quale due o più parti dispongono di armi di distruzione di massa e sono

disposte ad impiegarle fin dall'inizio del conflitto. Non si sono mai avuti esempi di un tale tipo di conflitto,

peraltro ipotizzato fin dagli anni cinquanta, quando sia gli Stati Uniti d'America sia l'Unione Sovietica

disponevano di questi tipi di armamenti.

* Conflitto convenzionale in potenziale ambiente nucleare: conflitto nel quale due o più parti dispongono di

armi di distruzione di massa e sono disposte ad impiegarle solo se le circostanze dovessero renderlo

indispensabile. Non si sono mai avuti esempi di un tale tipo di conflitto, peraltro ipotizzato fin dagli anni

sessanta, quando l'equilibrio nucleare fra Stati Uniti d'America ed Unione Sovietica sconsigliava ad ambedue

l'impiego iniziale di tali tipi di armamenti per tema di una ritorsione.

* Conflitto convenzionale: conflitto nel quale le parti non dispongono di armi di distruzione di massa, o nel

quale gli eventuali detentori rinunciano a priori al loro impiego, eventualmente sotto il controllo di una

potenza terza o di una organizzazione internazionale.

In base alla soggettività internazionale dei contendenti

* Conflitto internazionale: conflitto nel quale tutti i contendenti sono soggetti di diritto internazionale. Dopo

la fine della seconda guerra mondiale, nell'ambito del processo di decolonizzazione, sono stati considerati

soggetti di diritto internazionale anche i fronti di liberazione nazionale, purché avessero l'effettivo controllo di

territorio e popolazione, disponessero di forze armate organizzate e rispettassero il diritto internazionale

bellico ed umanitario.

* Conflitto non internazionale: conflitto nel quale uno o più parti non sono soggetti di diritto internazionale,

per cui il conflitto è sottratto alle norme del diritto bellico in quanto considerato affare interno; in particolare,

rientrano in questa categoria le guerre civili, nelle quali si ha lo scontro fra opposte fazioni nell'ambito di un

solo paese o entità politica.

Altre definizioni dei conflitti

Nell'uso comune, specie in campo giornalistico o nei discorsi di natura politica, vengono fornite altre

definizioni di un conflitto, ancorché giuridicamente e tecnicamente non corrette. Fra le più usuali:

* Guerra totale: si vuole indicare un conflitto che coinvolge tutte le risorse del paese in guerra. Ciò è

normale, in quanto le guerricciole per piccoli problemi di confine sono assai rare.

* Guerra lampo (Blitzkrieg): nel senso di un conflitto organizzato per avere una durata limitatissima nel

tempo, mediante l'uso di strategie e tattiche altamente redditizie ed in presenza di un grande divario di mezzi

disponibili fra i due contendenti. Il termine è spesso usato in contrapposizione a guerra di posizione, o a di

logoramento, essenzialmente statiche e di durata prolungata. La prima guerra mondiale è iniziata come

guerra lampo, ma poi divenne di logoramento.

Guerra preventiva: guerra aperta da un soggetto in seguito alla percezione di una grave minaccia

• all'incolumità dei propri interessi; secondo alcuni rientra nel concetto di autodifesa prevista dallo statuto

dell'ONU, mentre altri ritengono conflitti di questo tipo essere operazioni belliche offensive nel loro senso

tradizionale.

FILOSOFIA: TEORIE IMPERIALISTE

Per assicurarsi nuove prospettive di sviluppo o di rilancio economico e proteggersi dalla

concorrenza straniera le grandi potenze industrializzate (Russia, Inghilterra, Francia, Germania,

Italia, Giappone, Stati Uniti); avviano radicali trasformazioni nella politica economica, varano

riforme, progettano iniziative e imprese coloniali. Questa tendenza si traduce sul piano politico in

un aumento della tensione tra i governi nella corsa verso l’acquisizione di domini coloniali.

Continenti come Africa e Asia vengono esplorati e conquistati. Regioni sconosciute, cadono sotto il

dominio politico ed economico delle potenze europee. Intellettuali e studiosi analizzano il

complesso intreccio dell’imperialismo.

MARX ED ENGELS: Individuano nella ricerca di nuovi mercati il motore dell’economia

capitalistica.

JOHN HOBSON: All’origine dell’imperialismo egli vede forti ed organizzati interessi industriali

tesi a difendere e sviluppare i mercati privati.

LENIN: Approfondisce la tesi di Hobson mostrando come l’aggressività del capitalismo

monopolistico, conduca le potenze industriali a spartirsi le terre coloniali da asservire e a scatenare

conflitti per assicurarsi il predominio economico.

J. SCHUMPETER: Riconduce l’imperialismo alla sete di dominio irrazionale e istintiva che ha

animato molti popoli. In questa aggressività atavica che va ricercata l’origine dell’imperialismo. Se

nelle società capitalistiche si sviluppano forme di imperialismo è perché fattori estranei al

capitalismo (interessi militari, economici) sono di valore importante.

MOMMSEN: Ricollega la costruzione di imperi coloniali con la forza esplosiva del nazionalismo

diffuso nei ceti emergenti.

FIELDHOUSE: Individua nelle aree periferiche e non nel suo centro i fattori propulsivi

dell’imperialismo, la costruzione di imperi coloniali è una scelta politica e non economica.

HAEDRICK: Riporta l’attenzione dai movimenti alle condizioni che hanno permesso il dominio

coloniale sui territori d’oltremare. Senza le innovazioni scientifiche e tecnologiche nei trasporti,

armamenti, comunicazioni, gli europei non avrebbero potuto conquistare e controllare i territori

coloniali, sopportare il clima e malattie.

Il processo di spartizione del globo tra le potenze europee inizia intorno al 1880 e si conclude alla

vigilia della Prima Guerra Mondiale. I territori di tutta l’Africa, Oceania, e buona parte dell’Asia

meridionale appartengono agli Imperi coloniali europei o giapponese. Lo sviluppo e l'avvento del

capitalismo porteranno tutte le nazioni alla Grande Guerra.

ITALIANO: GIUSEPPE UNGARETTI

Biografia

È considerato uno dei maggiori poeti italiani del Novecento. Visse in diversi paesi, dall'Egitto in cui

era nato, a Parigi, dove studiò, al Brasile dove insegnò all'università. Fu profondamente segnato

dall'esperienza della trincea durante la Prima guerra mondiale e nella sua produzione poetica si

ritrovano gli echi di un secolo denso di avvenimenti drammatici. Le liriche giovanili nate in trincea

costituiscono il primo nucleo di Vita di un uomo, raccolta pubblicata (1969) un anno prima della sua

morte, contenente l'intera produzione in versi. Nacque nel 1888 ad Alessandria d'Egitto, dove i suoi

genitori di origine lucchese, erano emigrati. Aveva solo due anni quando il padre morì; la madre da

sola crebbe ed educò questo figliolo che rivelò subito un animo libero ed indipendente. Iniziò presto

ad interessarsi di letteratura e cominciò a scrivere i primi versi. Nel 1912 lasciò l'Egitto alla volta di

Parigi, dove si iscrisse all'università e conobbe artisti famosi comi il pittore Picasso e il poeta

Appollinaire. Nel 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, si traferì a Milano e si arruolò

come volontario, combattendo fra le trincee del Carso e poi sul fronte francese. Dopo la guerra visse

in Brasile e nel 1942 tornò in Italia. A Roma ottenne la cattedra di Letteratura italiana che tenne

fino all'età della pensione. Si spense a Milano nel 1970, quando aveva poco piu "quattro volte

vent'anni", come il poeta amava scherzosamente dire si sè.

Tema della guerra

In Ungaretti, la parola crudele e realistica come le immagini, permetterà di scoprire subito

l’intenzione comunicativa dell’autore: l’orrore della guerra, la tremenda disumanità della morte, la

rivolta istintiva contro questa esperienza, l’ansia e il desiderio di vita. Faremo notare come questo

rapporto guerra-poesia non avesse alcuna possibilità di essere espresso dal linguaggio e dalla forma

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