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Introduzione Giornata della memoria, tesina terza media
La seguente tesina di terza media ha come tema centrale la Giornata della memoria. La tesina permette i seguenti collegamenti: in italiano: Salvatore Quasimodo, ambiente, problematiche ecologiche legate all'acqua, Italo Calvino, in storia: Resistenza raccontata da Zanetti Giuseppe, Gap- gruppi di azione patriottica, in geografia: Stati Uniti d'America, in scienze: vulcani e terremoti, in inglese: tennis, in spagnolo: Pablo Picasso y el arte africano, in arte: il cubismo e in musica: Vasco Rossi - Senza parole.

Collegamenti
Giornata della memoria, tesina terza media
Italiano: Salvatore Quasimodo, ambiente, problematiche ecologiche legate all'acqua, Italo Calvino.
Storia: Resistenza raccontata da Zanetti Giuseppe, gap- gruppi di azione patriottica.
Geografia: Stati Uniti d'America.
Scienze:Vulcani e terremoti.
Inglese: Tennis.
Spagnolo: Pablo Picasso y el arte africano.
Arte: Il cubismo.
Musica: Vasco Rossi - Senza parole.
Volge l’ora in cui le bellezze
di Tereniz si rivelano al tuo occhio,
e senti da ogni strada
risuonare i passi degli uomini.
Lo vedo così il ghetto di Tereniz
chilometro quadrato staccato dal mondo
Un male mi distrugge,
il male di Tereniz.
Non ho più visto una farfalla,
quell’altra volta fu l’ultima.
Le farfalle non vivono,
qui,
nel ghetto.
Da più di un anno vivo nel ghetto,
nella nera città di Tereniz
e, quando penso alla mia casa,
sento adesso com’era preziosa per me.
Oh casa, mia casa !
Perché mi hanno separato da te ?
Per condurmi dove il debole affonda
nell’abisso di un nulla senza ritorno.
RESISTENZA RACCONTATA DA
ZANETTI GIUSEPPE
RESISTENZA
All’età di 12 anni, mio nonno trovò lavoro nell’edilizia, in una piccola
impresa che che costruiva abitazioni.
Andava al lavoro a Forlì in bicicletta da Santa Croce di Bertinoro e la
paga era di poche lire alla settimana.
Nel 1941 all’età di 14 anni, venne assunto regolarmente dalla ditta
Benini e la tariffa oraria era di £ 1,61 per i minorenni e di £ 2,70 per i
maggiorenni.
Dal 1 marzo del 1944 al 30 novembre partecipò alla guerra di
liberazione come Gapista.
Con la ricostruzione del partito fascista venivano affissi manifesti di
arruolamento, ma pochi furono quelli che si presentarono, pena era la
fucilazione, e a Forlì vennero fucilati cinque rinitenti, e oltre dieci
erano in attesa di essere fucilati, e così sarebbe stato se non fosse
avvenuta una grande reazione della popolazione, in particolare delle
donne delle fabbriche e delle campagne e ottennero che la fucilazione
non avvenisse.
Intanto si stava preparando la Resistenza dell’occupante tedesco. La
partecipazione di mio nonno alla resistenza è maturata per riscattare
tutte le ingiustizie subite nel ventennio fascista, a partire dalla morte
di un fratello inviato a combattere nella battaglia di Marsa Matruh in
Africa.
L’Italia era ridotta ad un mucchio di macerie ed erano tante le
ingiustizie commesse ai danni della popolazione, l’uccisione di quasi
sei milioni di persone nei campi di sterminio, le persone perseguitate
erano ritenute inferiori, Hitler voleva una classe superiore come la
razza ariana.
Mio nonno per nove mesi ha partecipato attivamente al gruppo GAP
all’insaputa della sua famiglia ( non sapere nulla era più sicuro anche
per la loro incolumità ) ha messo a rischio la propria vita ogni giorno
per le azioni di sabotaggio che si compivano contro i fascisti.
Il gruppo di mio nonno era in collegamento con i Gappisti di Bagnolo
e Pievequinta dove in due case base si riunivano per decidere le azioni
da fare, e gli ordini arrivavano per mezzo di staffette, quasi sempre
ragazze, dato che non esisteva altro mezzo di comunicazione e a loro
va un grande merito per il coraggio.
In una di queste azioni partecipò Luciano Lama e durante la notte mio
nonno e Lama dormirono sotto un filare di viti. Nel mese di luglio il
Comitato di Liberazione fece un appello, di non trebbiare, in quanto il
grano sarebbe stato sequestrato dai tedeschi e portato in Germania.
La parola d’ordine era “ NON UN CHICCO DI RISO ALL’INVASORE “le
informazioni ai coltivatori vennero diffuse con volantini da parte dei
Gappisti e dai SAP, fatti pervenire dalle staffette. Così fu fatto.
Il 20 ottobre le staffette per ordine del Comitato di Liberazione,
comunicarono a tutti i gruppi GAP del comprensorio forlivese di recarsi
a Forlì per liberare la città, prima dell’arrivo degli alleati.
Erano già state liberate le città di Cesena, Bertinoro. Forlimpopoli, gli
alleati tardavano ad arrivare e l’avanzata si fermò al fiume Ronco che
era in piena.
L’attesa durò venti giorni, con il pericolo che i tedeschi e i fascisti li
scoprissero, il rischio di bombardamenti e del lancio di granate sparate
dai cannoni era alta.
Luciano Lama attraversando la linea del fronte li avvisò che le truppe
tedesche non erano numerose, ma disponevano di carri armati e
autoblindo ed era rischioso l’intervento dei partigiani che avevano
poche armi e poche munizioni. Lama consigliò di aspettare il momento
giusto, il compagno Maroni rimase ucciso nel tentativo di spostarsi in
un luogo più sicuro.
Dopo duri scontri riuscirono ad attraversare il fiume Ronco e
arrivarono a Forlì e la liberarono con i partigiani dell’8 brigata che
avevano già liberato tutti i paesi del Savio, del Bidente, e del Rabbi.
I tedeschi si ritirarono oltre il fiume Montone, distruggendo prima la
torre dell’orologio poi il ponte e uccisero per rappresaglia nove
persone della famiglia Benedetti e li gettarono in un pozzo a
Vecchiazzano.
Il costo di vite umane, sia civili che partigiani, è ricordato nei luoghi
della memoria. Riconoscimento che è avvenuto con la consegna della
medaglia d’oro al valor civile concessa dal Presidente Giorgio
Napolitano alla provincia di Forlì.
Dopo il 1945 tutti i governi che si sono alternati non sempre hanno
dato importanza e valorizzato la lotta partigiana che contribuì a
rendere l’Italia libera e democratica.
Solo L’ANPI ha trasmesso alle nuove generazioni il valore di quanti
hanno sacrificato la propria vita. L’ANPI a portato la verità a
conoscenza dei giovani e ha spiegato il valore della pace e gli ideali di
giustizia.
Mio nonno spesso è stato invitato nelle scuole per portare la sua
testimonianza e spiegare che il bene che abbiamo, va difeso giorno
dopo giorno.
GAP – GRUPPI DI AZIONE PATRIOTTICA
GAP
I GAP Gruppi di Azione Patriottica, operarono nelle città e nelle
campagne affiancandosi all’8ª brigata che operava sulle colline.
La loro organizzazione iniziò nell’ottobre del 1943 e vi aderirono
prevalentemente giovani ed ex volontari della brigata Garibaldi che
avevano operato in Spagna a difesa della repubblica.
La loro consistenza iniziale fu di 16 unità a Forlì, 20 a Cesena, 36 nel
riminese. Il loro compito, oltre al sostegno delle formazioni di
montagna, fu quello di operare nelle città colpendo sedi di comandi
nemici, di attaccare colonne militari in movimento su importanti vie di
comunicazione e di compiere atti di sabotaggio per danneggiare le
strutture a disposizione dei tedeschi e fascisti.
Nel giugno del 1944 i Gappisti della provincia di Forlì contavano circa
200 unità, nel momento della smobilitazione erano saliti a 700 e
costituivano la 29ª brigata “ Gastone Sozzi “, articolata in tre
battaglioni che coprivano il territorio forlivese, del cesenate e del
riminese.
Ad ogni GAP era affidata una zona nella quale doveva operare senza
attendere necessariamente ordini dal comando. I GAP non
comunicavano fra loro ed erano collegati al comando per mezzo di
staffette, prevalentemente donne. I membri del GAP erano, in gran
parte, contadini, operai, braccianti del luogo che dopo aver
partecipato alle azioni tornavano al lavoro quotidiano.
A fianco dei Gap operavano le SAP erano Squadre di Azione
Patriottica, che in provincia di Forlì si costituirono a partire dalla
primavera del 1944.
Lo scopo era quello di impedire la requisizione del grano, degli altri
prodotti agricoli e del bestiame, i furti di masserizie e l’asportazione
delle attrezzature dalle fabbriche. Non di rado l SAP eseguirono anche
azioni militari.
Si distinguevano dalle formazioni GAP avendo compiti di preparazione
e addestramento delle reclute, di fiancheggiamento e aiuto
nell’esecuzione delle azioni. Il compito specifico delle SAP era l’azione
di costante sabotaggio delle vie di comunicazione
L’organizzazione SAP, attiva e numerosa nelle fabbriche, realizzò
l’obbiettivo di salvare gran parte del patrimonio industriale della
provincia e una rapida ripresa della produzione nell’immediato
dopoguerra.
SALVATORE QUASIMODO
BIOGRAFIA DI SALVATORE
QUASIMODO
Salvatore Quasimodo nacque a Modica (Ragusa) il 20 agosto del 1901
e trascorse gli anni dell'infanzia in piccoli paesi della Sicilia orientale,
seguendo il padre che era capostazione delle Ferrovie dello Stato.
Subito dopo il catastrofico terremoto del 1908 andò a vivere a
Messina, dove Gaetano Quasimodo era stato chiamato per
riorganizzare la locale stazione. Prima dimora della famiglia, come per
tanti altri superstiti, furono i vagoni ferroviari.
Nella città dello Stretto Quasimodo compì gli studi fino al
conseguimento nel 1919 del diploma presso l'Istituto Tecnico "A. M.
Jaci", sezione fisico-matematica.
Nel 1919, appena diciottenne, Quasimodo lasciò la Sicilia con cui
avrebbe mantenuto un legame edipico, e si stabilì a Roma.
In questo periodo continuò a scrivere versi che pubblicava su riviste
locali soprattutto di Messina, trovò il modo di studiare in Vaticano il
latino e il greco.
L'assunzione nel 1926 al Ministero dei Lavori Pubblici, con
assegnazione al Genio Civile di Reggio Calabria, assicurò finalmente a
Quasimodo la sopravvivenza quotidiana.
Ma l'attività di geometra, per lui faticosa e del tutto estranea ai suoi
interessi letterari, sembrò allontanarlo sempre più dalla poesia e, forse
per la prima volta, Quasimodo dovette considerare naufragate per
sempre le proprie ambizioni poetiche.
Nel 1932 vinse il premio dell'Antico Fattore, patrocinato dalla rivista e
nello stesso anno, per le edizioni di "circoli", uscì Oboe sommerso.
Nel 1934 Quasimodo si trasferì a Milano, che segnò una svolta
particolarmente significativa nella sua vita e non solo artistica. Accolto
nel gruppo di "corrente" si ritrovò al centro di una sorta di società
letteraria, di cui facevano parte poeti, musicisti, pittori, scultori.
Nel 1942 presso Mondadori uscì Ed è subito sera.
Nel 1941 gli venne concessa, per chiara fama, la cattedra di
Letteratura Italiana presso il Conservatorio di musica "G. Verdi" di
Milano. Insegnamento che terrà fino all'anno della sua morte.
Durante la guerra, Quasimodo continuò a lavorare senza interruzioni:
mentre continuava a scrivere versi, tradusse parecchi Carmina di
Catullo, parti dell'Odissea.
Nel 1947, uscì la sua prima raccolta del dopoguerra, Giorno dopo
giorno, libro che segnò una svolta nella poesia di Quasimodo, al punto
che si parlò e si continua a parlare di un primo e un secondo
Quasimodo.
Di fatto l'esperienza tragica e sconvolgente della seconda guerra
mondiale, il profondo convincimento che l'imperativo categorico era
quello di "rifare l’uomo" e che ai poeti spettava un ruolo importante in
questa ricostruzione.
Il 10 dicembre 1959, a Stoccolma, Salvatore Quasimodo ricevette il
premio Nobel per la letteratura e lesse il discorso Il poeta e il politico,
che raccoglie i principali scritti critici di Quasimodo. Al Nobel seguirono
moltissimi scritti e articoli sulla sua opera.
Nel 1960, dall'Università di Messina gli venne conferita la laurea
honoris causa; inoltre fu insignito della cittadinanza di Messina.
Nel 1967 l'Università di Oxford gli conferì la laurea honoris causa.
Colpito da ictus il 14 giugno 1968 ad Amalfi, dove si trovava per
presiedere un premio di poesia, morì sull'auto che lo trasportava a
Napoli.
Il Poeta Premio Nobel per la Letteratura è tradotto in quaranta lingue ,
ed è studiato e conosciuto in tutti i Paesi del mondo.
Allo stesso modo la casa Quasimodo istituita a Modica, ha riscosso un
notevole successo, con 20.000 visitatori in 18 mesi di apertura al
pubblico, provenienti da tutti i Paesi del mondo (giapponesi,
americani, africani, arabi, ecc.).
ALLE FRONDE DEI SALICI
ALLE FRONDE DEI SALICI
E come potevamo noi cantare,
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava in contro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
SCHEMA METRICO
La poesia è formata da una sola strofa di dieci versi piani.
Nel testo troviamo i versi endecasillabi sciolti e senza rime.
Sono presenti due enjambement, tra i versi 4\5 e 6/7.
L’ASSOCIAZIONE DELLE IMMAGINI
Attraverso una serie di metafore, è espresso il messaggio che i morti
sono vittime immolate per un rito di espiazione della violenza umana.
METAFORA
Con il piede straniero:Il poeta vuole esprimere l’oppressione dei
nazisti sugli Italiani