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Sintesi
Introduzione Tesina terza media ACNA


Questa tesina di terza media descrive la storia della fabbrica ACNA, la quale è stata attraversata da scandali come l collusione tra il potere politico e il potere industriale e dell'inquinamento. Si tratta di una tesina monografica che racconta la storia di questa storica fabbrica nata nel 1882.


Tesina monografica di Italiano che descrive la storia della fabbrica ACNA.
Estratto del documento

Gradualmente la fabbrica chimica ingoia

le vite degli abitanti della valle. Concede

ai cengesi un tenore di vita che altrimenti

non avrebbero mai sperimentato, si

insinua nei terreni e gonfia le coltivazioni

dei contadini piemontesi, regalando

sapori venefici. Colora, inquina, appesta,

uccide il Bormida, divenuto mostro

curioso che i bambini guardano con

fascinazione e orrore. Forse solo per caso

i valligiani piemontesi si trovano dalla

parte giusta ma l'impegno, la solidarietà,

la pacificità, li rendono protagonisti di

una vicenda che ha qualcosa di eroico. E

che ne potevano sapere quelli dell'Acna di

dove si vanno a nascondere gli eroi?

Perché i valligiani sono poveri, impoveriti,

spesso illetterati ma coraggiosi, e giusti.

“Le testimonianze degli operai e dei

sindacalisti sulle condizioni di lavoro nella

fabbrica fanno gelare il sangue…Dai

banchi in fondo si sente qualcuno che

piange. Sono le mogli, i figli, i fratelli di

chi non c’è più. Sono tutti lì, nella

compostezza di chi ha conosciuto il

dolore. Aspettano. Aspettano giustizia.”

E’ la tipica storia italiana di malafede,

furberia, inadempienza, dramma e

indifferenza, ma ogni storia raccontata

diventa unica. Questa avrebbe potuto

essere narrata da Camilleri, e l’autore qui

la racconta con analoga ironia e abilità,

con schiettezza e umanissima

partecipazione, restituendoci l’onda

spontanea dell'indignazione, e la misura

di come un simile abuso abbia influito

sulla vita semplice di migliaia di valligiani.

Mai avrebbero voluto né immaginato di

diventare, ciascuno di loro, protagonisti

loro malgrado di una lotta contro tutto e

contro tutti.

“Intanto i sindaci presentano un’altra

denuncia accusando la fabbrica di

scaricare nel Bormida sostanze

inquinanti…Guardi pure, Vostro Onore, è

tutto in regola. Anche l’acqua non è più

nera come una volta. E ci mancherebbe

altro, con quel che costa tutto il

decolorante che ci si getta dentro…Noi

d’altronde l’avevamo detto che era

meglio il tubo, un bel tubo e il problema

dell’inquinamento era risolto…Dicono che

cambiare posto allo sporco non vuol dire

pulire…Eppure abbiamo sempre cercato di

accontentarli in tutto…Insomma, non è

mica un divertimento, a notte fonda,

andare avanti e indietro da Cengio a

Cortemilia a gettare nel fiume i pesci

d’allevamento, che così la gente poi li

vede ed è contenta perché pensa che

l’acqua ora è pulita. Era un bell’impegno:

i pesci morivano subito e dovevi sempre

stare là a portarne altri…”

I valligiani piemontesi quasi mai

ottengono successi, più spesso

umiliazioni, eppure sempre continuano a

manifestare, ad opporsi, a lavorare e

vivere.

Sabato 23 luglio 1988. E’ un’estate

torrida. Quel giorno a Saliceto l’afa si fa

sentire già dalla prime ore del mattino.

Però il cielo è strano. C’è una nube

biancastra che nasconde il sole…E se apri

la finestra o scendi in strada ti si chiude

la gola in un nodo. Fuori l’aria ha l’odore

dell’inferno. Non si riesce a respirare.

Prima ti prende la tosse, poi le

convulsioni…Intanto la nube scende a

valle…La gente si riversa sulla piazza del

Municipio e improvvisa un’assemblea…

Che si fa? Si prendono le macchine e si va

a Cengio, che tanto quella nuvola,

qualsiasi cosa sia, non può che venire da

lì…E ad ogni paese si aggiunge qualcun

altro…La protesta prosegue…i Piemontesi

scendono a Roma. Per qualcuno di quei

poveri cristi è il settimo giorno

consecutivo di protesta. La valle è

deserta. I negozi restano chiusi e i

mercati annullati. In piazza qualcuno ha

appeso uno striscione per salutare il loro

ritorno, ormai a notte fonda. “La Valle

Bormida vi ringrazia!”

Tra chiusure temporanee e proteste

l’Acna va avanti…“La sera del 19 aprile in

valle sono tutti davanti alla tv. C’è il Milan

di Sacchi contro il Real Madrid, semifinale

di coppa dei Campioni.” La telefonata

anonima di un operaio dell’Acna avvisa di

una perdita di percolato verso il fiume,

vicino allo scarico...Comincia un presidio

epico. “Per trentuno giorni e trentuno

notti il presidio continua e si resta lì, tra

quelle pozze d’acqua rossa, al freddo, con

l’umidità che ti entra nelle ossa, che qui

ad aprile non fa che piovere, porco Giuda,

e con quelli dell’Acna che controllano ogni

passo.” Dopo un mese un'assemblea

pubblica dell'Acna organizzata d’accordo

con il sindacato e con il sindaco scatena

la peggio…“Arrivano tre persone…Sono

sconvolti, gli occhi sbarrati…Giù al

presidio! Li ammazzano tutti!…Ma volete

capirlo che è giù che bisogna andare?

Andate giù! Niente, i poliziotti non si

muovono di un centimetro…”

Nel gennaio 1999 la fabbrica chiude. Alla

fine il mostro si esaurisce da sé, senza

gran finale. Oggi si sta facendo la

bonifica: i terreni e le acque

ricominceranno a vivere, eppure durante

gli anni dei veleni non hanno smesso di

dare frutti, che sono vite ed esempio.

Perché il caso ha dato a questi uomini la

possibilità di dimostrarsi grandi, e loro ci

sono riusciti. Non era facile. Nelle lotte

dei contadini armati di forcone, nelle

manifestazioni pacifiche, nelle morti e

nelle sentenze di assoluzione, nel presidio

alla fabbrica, nella pazienza, nella tenacia

e nel sostegno reciproco riconosciamo

degli uomini perbene, in una prospettiva

che li rende eroici, se non fosse, questo

termine, abusato e spesso affibbiato

superficialmente. L'esempio di uomini

semplici, che rivendicano in maniera

dignitosa e serena il diritto a non morire

di veleno, rimarrà nella memoria dei figli

insieme ai ricordi, quasi onirici, di un

fiume rosso e schiumoso, forse rendendoli

migliori, perché non potranno scordare di

avere avuto dei grandi padri.

“…Sono le tre di notte quando la squadra

antisommossa avanza in assetto da

guerra verso il presidio. La carica dura

pochi minuti, perché nessuno oppone

resistenza. Solo pochi minuti…Il presidio

è finito. Ma la gente non va via. Anzi, sul

fare del giorno arrivano altre persone. Si

resta in attesa che qualcosa accada…E

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