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INDICE
STORIA 3
Dopo la seconda guerra Mondiale- il processo della decolonizzazionee
Ghana verso l’indipendenza
GEOGRAFIA 10
Territorio ghanese
Demografia
Suddivisione amministrativa
Lingue e religioni
Effetti dell’indipendenza sulla politica ghanese
Situzione attuale del Ghana
Neocolonialismo
INGLESE 16
The term Neocolonialism in relation with Kwame Nkrumah
Ghanaian foreign relations
Ghana- a member of the British Commonwealth
STORIA DELL’ARTE 21
Arte ghanese e la sua valorizzazione 1
STORIA
DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE- IL PROCESSO DELLA
DECOLONIZZAZIONE
La decolonizzazione fu un vasto processo che, dopo la seconda guerra mondiale fino alla metà degli
anni settanta, portò all'indipendenza di numerose nazioni asiatiche e africane e alla fine degli imperi
coloniali europei. Le cause principali dell'avvio di questo fenomeno furono il ridimensionamento delle
potenze europee di fronte alle due nuove superpotenze, Usa e Urss e la forte esigenza dei paesi
coloniali di acquisire libertà e indipendenza. Infatti, questo processo ebbe il suo avvio alla fine della
prima guerra mondiale con la nascita di forti movimenti nazionalisti e si svolse in più tappe, spesso
attraverso violenti conflitti. Esso investì anche i paesi africani a partire dagli anni cinquanta, dapprima
nell'Africa settentrionale, dal 1951 e in seguito, nell'Africa nera, dal 1957. I paesi europei reagirono in
maniera differente al crollo dei loro imperi coloniali: la Gran Bretagna, tentò di evitare la
radicalizzazione e la repressione militare (con l'eccezione del Kenia nel 1963) puntando, tramite il
Commonwealth, a mantenere stretti legami economici con i paesi decolonizzati. Gli altri paesi
cercarono di impedire il distacco delle colonie ricorrendo spesso alle armi (come la Francia).
Quasi tutte le colonie britanniche hanno raggiunto l’indipendenza pacificamente. La decolonizzazione
del continente africano mostrò limiti strutturali, connaturati alla sua storia e allo sfruttamento coloniale
a cui fu sottoposto. L'Africa nera ignorava concetti come “Patria”e “Nazione” e soffriva ancora dei
guasti provocati dallo schiavismo e dalla distruzione delle antiche entità statuali. La matrice ideologica
dei movimenti indipendentisti fu il panafricanismo, tendente a realizzare l’unità di tutti i popoli
africani.
VERSO L’INDIPENDENZA 2
Dopo la seconda guerra mondiale, la popolazione ghanese, che era rimasta per tanti anni colonia
inglese, cominciò a nutrire sempre più ostilità e insofferenza verso quest’ultimo. Molti ghanesi
avevano combattuto nell’esercito alleato e questa esperienza aveva fatto loro prendere coscienza di sé
e incrinato il mito della superiorità dell’uomo bianco. Il governo inglese aveva alimentato nei soldati
africani aspettative di benessere che non furono soddisfatte, e gli ex-combattenti si trovarono per lo
più senza un lavoro e incapaci di reinserirsi nella società, traditi dalle autorità per le quali si erano
battuti . La propaganda bellica alleata, con la sua enfasi sulla democrazia e l’autodeterminazione dei
popoli, era in contraddizione con lo stato di soggezione delle colonie, e la Nuova Costituzione che il
Ghana ottenne nel 1946 non andava incontro che in minima parte alle richieste di partecipazione
politica della popolazione. Infine a questa situazione, simile a quella di altri paesi sotto il giogo
coloniale nello stesso periodo, si aggiungeva in Ghana la fondazione di un cartello di compagnie
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commerciali europee, l’Association of West Africa Merchants (AWAM) , la cui politica di alzare i
prezzi dei beni di importazione peggiorò le condizioni della popolazione e tolse ai commercianti locali
ogni residuo margine di manovra. 2
Nel 1947 nacque perciò un partito politico, l’United Gold Coast Convention (UGCC) , con lo scopo di
combattere questo stato di cose. Il problema dell’UGCC era che i suoi dirigenti provenivano
esclusivamente dagli strati sociali più elevati (il presidente del partito, George Grant, era un direttore
di azienda, il vicepresidente J.B. Danqua un illustre avvocato e così via). Il partito aveva bisogno di un
segretario a tempo pieno e, dato che nessuno dei suoi esponenti di primo piano era disposto a lasciare
il proprio lavoro, la scelta cadde su Kwame Nkrumah, allora in Inghilterra.
Nel 1948 la polizia aprì il fuoco su una manifestazione pacifica ad Accra, uccidendo tre persone e
ferendone altre. Le agitazioni e i disordini si diffusero in tutto il paese, provocando altri dodici morti e
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il governo coloniale in risposta arrestò sei dirigenti dell’UGCC, da allora detti “Big Six” , tra cui
Nkrumah . La conseguenza degli arresti fu di peggiorare la situazione e di rendere più popolari i
leaders nazionalisti, che dovettero perciò essere rilasciati. Nello stesso periodo cominciò a diffondersi
la malattia delle coltivazioni di cacao e gli agricoltori costretti a tagliare le piante cominciarono ad
accusare le autorità di volerli rovinare.
Nel 1949, nella speranza di trovare un compromesso, il governo istituì un comitato presieduto dal
giudice Henley Coussey e composto esclusivamente da africani, per stendere il progetto di una nuova
Costituzione. Neanche questo comitato era formato in maniera democratica: dei 35 membri, 23 erano
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nominati dal governatore e gli altri 16 eletti dai Consigli dei Capi. Tutti i più importanti attivisti
dell’UGCC erano coinvolti nel Comitato Coussey tranne Nkrumah, che considerava i componenti del
Comitato troppo conservatori.
L’11 giugno Nkrumah, che aveva già perso la carica di segretario, ruppe ufficialmente con l’UGCC e il
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giorno successivo diede vita al Convention People’s Party (CPP) . Il 9 gennaio 1950 Nkrumah
proclamò un grande sciopero con dimostrazioni che coinvolse tutto il paese, detto “Positive Action”
(azione concreta). Alcuni tumulti che accompagnarono lo sciopero diedero al governo la scusa per
arrestare nuovamente Nkrumah, ma ormai il carcere per motivi politici stava diventando un titolo
onorifico.
Nel frattempo il comitato Coussey aveva elaborato le sue proposte e il 1 gennaio 1951 venne
promulgata la nuova Costituzione. La Costituzione prevedeva un’Assemblea Legislativa (rigettando la
proposta del comitato Coussey di un sistema bicamerale) così composta: 3 membri nominati dal
governatore, che facevano anche parte dell’Executive Council, 6 rappresentanti dei commercianti e
delle compagnie europee, 37 scelti dai capi tradizionali, 2 eletti nella capitale, altri 3 a Cape Coast,
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Secondi e Kumasi e 33 eletti in collegi elettorali. L’Executive Council sarebbe stato formato dai tre
membri europei più otto deputati africani, uno dei quali aveva il titolo di Leader of the Government
Business (Capo degli affari di governo), mentre il governatore manteneva quello di chairman
(presidente).
Il CPP criticò la Costituzione, sia perché chiedeva il pieno autogoverno, sia perché ancora una volta si
privilegiava la rappresentanza attraverso le élites tradizionali. Nel febbraio 1951 comunque il partito
decise di partecipare alle elezioni e il nuovo governatore Sir Charles Alden permise a Nkrumah, che
era ancora in carcere, di competere per un seggio all’Assemblea. L’esito delle votazioni fu un trionfo
per Nkrumah: il CPP conquistò 34 seggi su 38 e il suo leader venne eletto con la più alta percentuale di
suffragi. Davanti a questa schiacciante vittoria Alden decise di rilasciare Nkrumah insieme ad altri
membri del CPP che erano stati arrestati, e di nominarlo Leader of the government business e, l’anno
dopo, Primo ministro. Una delle prime mosse di Nkrumah fu di modificare la Costituzione
trasformando l’Assemblea Legislativa in una camera interamente eletta a suffragio universale. Nel ‘54
nuove elezioni diedero di nuovo una nettissima vittoria al CPP. L’autogoverno era adesso in parte una
realtà, anche se il governatore manteneva il controllo dell’esercito, della polizia e della politica estera.
Due problemi però rallentarono il cammino verso la piena indipendenza: l’emergere di patiti
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regionalisti, in particolare il National Liberation Movement (NLM) nella regione Asante e lo status
del Togo sotto l’amministrazione fiduciaria britannica. Il popolo dell’Asante era scontento del modo in
cui i seggi erano stati distribuiti. Molto legato alle proprie istituzioni tradizionali, vedeva con scarso
favore la rimozione dei membri eletti dal Consiglio dei Capi. Inoltre Nkrumah e molti dei suoi più
importanti collaboratori erano uomini “della Costa”, sentiti come estranei e portatori di un’altra cultura
rispetto a quella dell’Asante. Nacque perciò l’NLM, presieduto da Kofi Busia, che si batteva per una
Costituzione federale e che cominciò scontrarsi in maniera spesso violenta con il CPP, rifiutando i
tentativi di compromesso . Per sbloccare la situazione, il governo britannico propose di indire nuove
elezioni e che, se la nuova Assemblea avesse votato una mozione in cui si chiedeva l’indipendenza,
sarebbe stata accordata. Il CPP vinse ancora una volta a larghissima maggioranza e il parlamento
inglese passò la legge che accordava l’indipendenza al Ghana. Sempre nel 1956 tramite un referendum
la popolazione del Togo britannico manifestò la volontà di unirsi al Ghana indipendente. L’esito del
referendum causò scontento tra gli Ewe, una popolazione della zona che era stata divisa dalle frontiere
coloniali e che avrebbe preferito la riunificazione con gli altri territori da essa abitati, all’epoca sotto il
mandato francese del Togo. Nel 1957 il ministro delle colonie Lennox Boyd venne inviato in Ghana
come mediatore e il governo Nkrumah e i partiti di opposizione riuscirono finalmente a raggiungere un
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accordo. Il 7 febbraio 1957 il Ghana Independence Act ricevette la firma della Corona e il 6 marzo
1957 il paese divenne una nazione indipendente in seno al Commonwealth. Il nome di Ghana fu scelto
in sostituzione di quello europeo di Costa d’Oro.
GLI ANNI DEL GOVERNO DI KWAME NKRUMAH
“Il Ghana è libero per sempre. Tutto il mondo ci sta a guardare.”, aveva detto Kwame Nkrumah
all’indomani dell’indipendenza. Come primo paese dell’Africa nera ad ottenere l’indipendenza, il
Ghana si trovava nella situazione delicatissima di dover “inventare una politica” e di non potersi
permettere di sbagliare, perché i suoi fallimenti si sarebbero ripercossi sulle aspettative di tutta
l’Africa. Fino al 1960 un rappresentante della Corona inglese aveva ancora il titolo di Capo di Stato
onorifico. Nel ‘60 il Ghana fu proclamato una repubblica e Nkrumah venne eletto presidente battendo
J.B. Danqua che si presentava come candidato dell’opposizione: aveva nelle sue mani sia il ruolo di
simbolo dell’unità della nazione che quello di capo dell’esecutivo.
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LA POLITICA ECONOMICA E SOCIALE
Uno dei primi obiettivi del governo Nkrumah fu quello di promuovere lo sviluppo del paese in modo
che le sue risorse potessero usate per migliorare il benessere della popolazione, e non solo per produrre
beni da esportare nei paesi sviluppati, come accadeva sotto il sistema coloniale. Era necessario che il
Ghana diventasse meno dipendente dalle importazioni straniere e che il monopolio che le compagnie
europee avevano detenuto in epoca coloniale in settori chiave come lo sfruttamento delle risorse
naturali e il commercio venisse infranto. Il paese si dotò di una propria moneta, il Cedi, e di proprie
istituzioni finanziarie come la Bank of Ghana, la banca centrale, o la Ghana Commercial Bank. Un
Ghana National Trade corporation segnò l’ingresso dello Stato nell’ambito del commercio. Nkrumah,
che si definiva socialista , creò un sistema economico misto in cui il forte interventismo statale non
cancellava il ruolo dei privati. Nei primi anni dell’autogoverno il paese si trovava in condizioni
economiche favorevoli, grazie alle consistenti riserve in moneta straniera, al basso debito estero e alla
salita del prezzo del cacao sul mercato mondiale, che permisero di mettere a segno significativi