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Sono da considerarsi energie rinnovabili quelle forme di energia generate da
fonti che si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani".
Denominate anche “fonti di energia alternativa”, si tratta soprattutto di solare,
geotermico, biomasse, eolico e idroelettrico.
Il fabbisogno energetico italiano dipende, oggi, solo per il 16% da fonti di energia
rinnovabile.
Tuttavia, l'aumento continuo del prezzo del petrolio e la necessità di ridurre le
emissioni di gas serra, hanno portato numerosi scienziati, ingegneri, economisti e
politici a lanciare una campagna a favore delle energie rinnovabili.
Per Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica nel 1984,
la prima fonte di energia resta il solare. Come ha spiegato in
una recente intervista:
“Una superficie ben soleggiata di 200 chilometri
quadrati potrebbe produrre da sola l'energia equivalente
a quella prodotta da tutte le fonti fossili del pianeta”.
Le regioni italiane che potrebbero essere vocate a
sfruttare l'energia solare sono quelle del Sud e le isole,
dove “ sarebbe possibile produrre energia con fonti rinnovabili al 100%”.
La Toscana, il Lazio e la Campania potrebbero sfruttare il geotermico, mentre tutta
la penisola potrebbe sfruttare le biomasse perchè ci “sono 300 mila ettari non
utilizzati dove si potrebbero coltivare piante non ad uso alimentare ma solo per la
produzione di energia”.
ENERGIA SOLARE
All'interno del Sole, attraverso reazioni nucleari, nuclei di idrogeno si fondono
insieme, formando nuclei di elio: in questo processo si ha una leggera perdita di
massa, che si trasforma in energia radiante. L’energia prodotta nel nucleo migra
verso l’esterno.
La radiazione emessa è di due tipi: elettromagnetica e corpuscolare.
La prima si estende dai raggi X fino alle onde radio; la gamma dello spettro
visibile corrisponde al circa il 50% dell'intera energia emessa dal Sole e raggiunge
la superficie terrestre in 8 minuti e mezzo illuminandola e riscaldandola. Le
radiazioni ultraviolette, invece, non raggiungono, se non in minima quantità, la
superficie terrestre. Infatti, l'ultravioletto viene assorbito dall’atmosfera.
La radiazione corpuscolare, costituita da ioni (per lo più di Idrogeno) e da
elettroni, dà luogo al "vento solare". Infatti le particelle della zona più esterna 2
del Sole possiedono sufficiente energia cinetica per sfuggire all’attrazione
gravitazionale della stella e disperdersi per tutto il sistema solare.
Il vento solare che raggiunge il nostro pianeta è assai rarefatto, ma interagisce
con lo strato esterno dell’atmosfera provocando disturbi delle trasmissioni radio a
grande distanza e dando origine alle aurore polari.
L’energia prodotta dall’attività solare è stimata in 5,2x10 chilocalorie al minuto.
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Si tratta di un’enorme quantità di energia, ma la Terra, a causa della notevole
distanza che la separa dal Sole, ne riceve una frazione estremamente piccola. Al
limite superiore dell’atmosfera, su ogni cm di superficie ideale perpendicolare
2
alla direzione della radiazione giungono mediamente 2 calorie al minuto, con
piccole variazioni provocate dall’andamento del fenomeno delle macchie solari e
dalla variazione della distanza Terra-Sole. Questa quantità, detta costante
solare, ha una propria unità di misura: il langley, che corrisponde a 1 cal/cm .
2
Di questa energia, solo una parte raggiunge la superficie della Terra:i gas
dell’atmosfera e le nubi ne assorbono il 18%, il 31% è eliminato con la rifrazione
atmosferica di pulviscolo e vapore acqueo, mentre il 51% riesce ad arrivare fino
alla superficie del pianeta. Quest’ultima è la radiazione globale, che in parte
raggiunge il suolo sotto forma di raggi solari diretti (radiazione diretta), in parte
come luce diffusa dall’ aria, dalle nubi e dal pulviscolo (radiazione diffusa).
Anche la superficie terrestre a sua volta riflette una piccola parte, circa il 4%, della
radiazione solare. In conclusione, la radiazione effettiva, cioè l’energia che
viene realmente assorbita dal pianeta, ammonta al 47% della radiazione solare
originaria. 3
Per misurare le ore di insolazione diretta, cioè
durante le quali il disco solare non è coperto da
nubi, già dalla metà del 1800 si usava un
apparecchio chiamato eliofanografo.
I raggi solari, attraverso la sfera di cristallo pieno,
bruciano una striscia di carta sensibile posta su una
guida sottostante, orientabile in rapporto alla
latitudine.
Riportata qui sotto c'è una mappa della radiazione solare che arriva sulla
superficie terrestre. I numeri indicano quanta energia arriva, mediamente, su un
metro quadrato di terreno orizzontale. In Italia arrivano circa 1400 Kilowattora per
metro quadro all'anno, con punte fino a 1700 nelle zone costiere del Sud. Ciò
significa che in media (tra giorno e notte, inverno ed estate, nuvole e bel tempo),
su un metro quadrato, arrivano 160 Watt ogni ora. Questa energia luminosa può
essere convertita in energia elettrica con i pannelli fotovoltaici con un'efficienza
intorno al 10% ed in calore con gli impianti solari termici con un'efficienza tra il 30
ed il 60%.
L’energia solare è la fonte di energia più diffusa, disponibile ovunque e in quantità
che sono, almeno in teoria, largamente superiori ai fabbisogni energetici. La sua
utilizzazione, tuttavia, pone problemi tecnici ed economici complessi, legati alla
bassa densità energetica della radiazione solare, alla sua discontinuità
(dovuta all’alternanza tra ore diurne e notturne, ma anche al ciclo delle stagioni),
alla sua aleatorietà (determinata dalle mutevoli condizioni meteorologiche) e, 4
infine, al valore modesto dei rendimenti di conversione. L’insieme di questi
fattori determina un divario notevole tra le capacità potenziali di sfruttamento
dell’energia solare e le possibilità pratiche di impiego.
SOLARE TERMICO
La conversione dell’ energia della radiazione solare in calore è uno dei modi più
conosciuti e sfruttati per utilizzare l’energia solare. I parametri chiave per il
progetto di un impianto solare sono la temperatura, la latitudine e le
caratteristiche della superficie assorbente.
L’applicazione più comune è il collettore solare termico, ovvero una lastra
metallica dalla superficie annerita. Esposto al sole, assorbe calore e lo cede al
fluido che viene fatto circolare all’interno dell’impianto. Esistono impianti ad aria,
impianti ad acqua e impianti ad altro fluido.
In base al tipo di moto del fluido si dividono tra attivi e passivi, ossia sistemi in
cui la circolazione dell’acqua può avvenire per effetto dell’azione di una pompa
(sistemi attivi o a circolazione forzata) o per circolazione naturale, sfruttando i
moti convettivi naturali (sistemi passivi). Tali moti si instaurano nei fluidi a causa
della differenza di temperatura di masse adiacenti: le masse calde, dotate di
minor densità, tendono a salire al di sopra di quelle più fredde.
Esistono due tipi di impianti: a bassa e ad alta temperatura.
Nel primo caso si usano pannelli solari piani,
sensibili sia alla luce diretta che a quella diffusa, che
permettono la produzione di acqua calda e il riscaldamento
di edifici.
Nel secondo caso, meno comune, si usano sistemi di specchi
parabolici che catturano e immagazzinano energia in un fluido
salino. Tale energia viene poi utilizzata per azionare turbine e
quindi generatori di elettricità. Si tratta del solare
termodinamico a concentrazione. La temperatura raggiunta è
maggiore rispetto agli specchi piani e l’energia si può
accumulare sotto forma di calore per giorni, così da essere
impiegata quando realmente serve. 5
Gli impianti termodinamici sono ideali per la produzione di elettricità su larga
scala, rimpiazzando così le centrali termiche convenzionali senza cambiamenti
della struttura della rete. Essi sono già presenti in California e in Spagna, ed entro
il 2009, anche a Siracusa entrerà in funzione una centrale di questo tipo.
Si tratta del primo prototipo del progetto Archimede di Carlo Rubbia, secondo
cui tale tecnologia verrà applicata in futuro anche in Calabria, Puglia e Lazio.
Il progetto è così chiamato, perché il fisico sembra essersi ispirato a quanto
accadde a Siracusa nel 212 a.C., quando Archimede utilizzò degli specchi per
concentrare i raggi del Sole sulle navi romane che assediavano la sua città.
Rispetto a tale progetto gli esperti si dividono: c’è chi sostiene che i costi sono
troppo alti e c’è chi è ottimista e ritiene che questo nuovi impianti faranno
dimenticare l’ insuccesso di Adrano. Infatti, la prima esperienza italiana nel solare
termodinamico è stata realizzata agli inizi degli anni ottanta con la costruzione di
una grande centrale ad Adrano, in provincia di Catania. L’ impianto siciliano ha
inghiottito molti fondi e prodotto poca energia, ma nel frattempo le tecnologie si
sono evolute.
FOTOVOLTAICO
Nel fotovoltaico si sfrutta la proprietà di alcuni materiali
semiconduttori, opportunamente trattati, di generare
energia elettrica se colpiti dalla radiazione solare.
Un dispositivo fotovoltaico è in grado di trasformare
direttamente la luce solare in energia elettrica,
sfruttando il cosiddetto effetto fotoelettrico.
L'effetto fotoelettrico è noto dalla fine dell'800, ma la sua
spiegazione risale al 1905 ad opera di Albert Einstein
che per questo motivo ottenne nel 1921 il premio Nobel.
La faccia esposta al raggio solare viene
drogata generalmente con piccole
quantità di fosforo, mentre la faccia
opposta viene drogata con atomi di boro.
Questa procedura permette di generare
Il dispositivo che opera la conversione energetica è detto cellula fotovoltaica,
una differenza di potenziale fra le due
generalmente di forma quadrata e superficie di 100 cm .
2
facce esterne del foglio. La zona
Può essere descritta come un “foglio” di spessore molto piccolo, generalmente
compresa tra le due facce (giunzione)
di silicio, le cui proprietà elettriche vengono modificate tramite l’impiego di
diventa sede di un forte campo elettrico.
sostanze “droganti”, che cioè si inseriscono tra gli atomi di silicio
A questo punto, quando la parte esterna
modificandone la struttura chimica e, di conseguenza, il “comportamento
(cioè esposta alla radiazione solare) della
elettrico”. cella fotovoltaica viene colpita da un
fotone si genera un flusso di elettroni, e
quando la cella è collegata ad un 6
utilizzatore, queste cariche danno luogo
ad una circolazione di corrente elettrica.
Più celle assemblate insieme (di norma 36) formano un modulo fotovoltaico,
che eroga una potenza di 40-50 W. I moduli montati su strutture di sostegno sono
detti pannelli, vengono orientati lungo l’asse Est-Ovest e inseguono il moto
apparente del Sole ruotando attorno al loro asse.
Accanto al generatore, occorre prevedere un sistema di accumulo (in genere
costituito da batterie simili a quelle utilizzate per le auto), per soddisfare la
richiesta di energia durante le ore notturne.
Nel mondo esistono anche impianti in cui l’elettricità in più prodotta durante il
giorno dagli impianti fotovoltaici è inviata tramite linee di corrente a siti di
stoccaggio ad aria compressa vicino alle città, che durante la notte producono
elettricità da destinare al consumo.
In questi progetti, l’elettricità entrante alimenta motori e compressori che
pressurizzano l’aria e la inviano in caverne vuote, miniere o falde acquifere. Una
volta rilasciata, l’aria viene riscaldata bruciando piccole quantità di gas naturale; i
gas ad alta temperatura in espansione muovono turbine che generano elettricità.
Un esempio di tale tecnologia si trova in Alabama.
In Italia attualmente esistono tre centrali
fotovoltaiche collegate alla rete di
distribuzione.
La centrale di Serre, in provincia di Salerno,
è la più grande centrale fotovoltaica
europea.
Breve storia del fotovoltaico
Nell'aprile del 1954 fu annunciata alla stampa la scoperta da parte dei
Laboratori della Bell (Stati Uniti) della prima cella fotovoltaica al silicio.
La grossa spinta allo sfruttamento dell'energia solare venne dall'industria
aerospaziale, con l'inizio della corsa allo spazio verso la fine degli anni