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Sintesi
Estratto del documento

Meccanica Finanziaria, Lucchini, Autogrill, Franzoni, Gazzoni

Frascara e Valentino.

Il gruppo Mediaset è a Malta, l’Istituto Mobiliare Italiano è a Madeira

e il 50% (112 su 250) delle società quotate in borsa ed il 25% (22 su

88) dei gruppi bancari hanno partecipazioni, quasi sempre di

controllo, in società residenti nei paradisi fiscali.

Le autorità internazionali hanno adottato una serie di misure che

consentono di limitare l'attività di tali giurisdizioni. Si citano al

proposito le direttive dell'OECD, il Patriot Act e Sarbanes-Oaxley

statunitensi, le raccomandazioni dell'Egmont Group e del Wolfsberg

Group.

LA ‹‹BLACK LIST›› DELL’ OCSE

L’OCSE ha pubblicato nel 1998 il primo rapporto sulla

concorrenza fiscale dannosa “Harmful Tax Competition: An

Emerging Global Issue” in cui si distingue tra “paradisi fiscali” (tax

heavens) e “regimi fiscali preferenziali dannosi” (harmful

preferential tax regimes). 5

I regimi fiscali preferenziali sono numerosi e possono comportare

una competizione fiscale dannosa, tale da attrarre capitali

dall’estero a danno degli altri Stati.

I veri e propri paradisi fiscali non sono caratterizzati solo dal basso

livello di tassazione ma anche dall’assenza di un effettivo scambio

di informazioni con altre nazioni e la mancanza assoluta di

trasparenza, a cui si collega la mancata cooperazione nella lotta al

riciclaggio di denaro sporco.

I criteri e i parametri utilizzati per individuare l'esistenza di un

regime fiscale privilegiato sono stati sostanzialmente i seguenti:

- livello d’imposizione effettivo inferiore a quello generalmente

applicato;

- mancanza di trasparenza e di scambio di informazioni con le

autorità degli altri Paesi;

- agevolazioni concesse solamente ai non residenti;

- agevolazioni attribuite anche senza un’effettiva attività

economica;

- norme di determinazione dei redditi che si discostano da quelle

riconosciute a livello internazionale.

Sulla base di questi criteri, l'Ocse ha individuato le "giurisdizioni"

definibili come veri e propri paradisi fiscali.

Nel 2000 la list›› comprendeva pressappoco quaranta nazioni

‹‹black

tra qui Andorra, Bahamas, Cipro, Ecuador, Filippine, Isole Cayman,

Isole Marshall, Libano, Liberia, Liechtenstein, Maldive, Panama,

Principato di Monaco, Seychelles.

La maggior parte dei Paesi originariamente iscritti nella list››

‹‹black

dell’OCSE hanno inviato “Lettere di impegno anticipato” (“Advance

commitment letters”), cioè lettere di intenti per superare le pratiche

fiscali dannose con cui si sono formalmente impegnati a garantire la

trasparenza e lo scambio d’informazioni, pertanto sono stati

cancellati dalla lista nera OCSE.

Nell’ultimo aggiornamento del 2007 l’elenco dei "Uncooperative Tax

Havens" conteneva solamente tre Stati: Liechtenstein, Andorra e

Monaco. 6

TRA EVASIONE ED ELUSIONE

FISCALE

La linea che separa il non pagare le imposte violando le leggi e

il non pagarle costruendo particolari architetture perfettamente

legali è quasi impercettibile. Entrambe le vie permettono di

raggiungere lo stesso obiettivo.

evasione fiscale

L’ consiste nell’ occultamento totale o

parziale del proprio reddito al fine di sottrarsi al pagamento

dell’imposta fiscale. È una pratica che comporta la violazione di

specifiche norme fiscali.

L’evasione fiscale si attua attraverso l’omissione della dichiarazione

dei redditi oppure la presentazione di una dichiarazione dei redditi

incompleta o non veritiera; la tenuta irregolare della contabilità; la

denuncia di passività fittizie ecc.

dolosa, colposa

L’evasione fiscale è in genere ma può essere anche

quando è dovuta a errori o a ignoranza di norme di legge da parte

del contribuente.

I danni causati possono essere di diversa natura:

a) Danni finanziari: l’evasione riduce il gettito tributario e

compromette il raggiungimento degli obiettivi della spesa

pubblica;

b) Danni economici: essa sottrae ricchezza all’economia

nazionale con una diminuzione degli investimenti e

dell’occupazione;

c) Danni sociali: essa ostacola la promozione dello sviluppo e

l’equa distribuzione del reddito tra i cittadini, provoca inoltre

conflitti sociali, sfiducia nelle istituzioni.

L'evasione fiscale può essere considerata come un illecito

amministrativo ed essere punita con sanzioni amministrative, ma

oltre certi limiti può costituire reato, in questo caso è punita con

sanzioni penali. 7

Nonostante i tentativi di controllo e di recupero compiuti negli ultimi

anni, l’evasione fiscale risulta ancora elevata in Italia: secondo le

più recenti stime dell’Ufficio Studi dell’Agenzia delle Entrate, infatti,

la ricchezza prodotta e nascosta al fisco raggiungerebbe i 266

miliardi di euro (con una quota sul Pil compresa tra il 17% e il

18,1%), con una conseguente diminuzione del gettito per circa 115

miliardi di euro. elusione fiscale

Si ha invece l’ quando il contribuente evita di

pagare l’imposta in parte o totalmente aggirando norme fiscali

imprecise e di dubbia interpretazione, o approfittando di lacune in

leggi tributarie imperfette.

A differenza dell’evasione, l’elusione non si presenta come illegale;

essa infatti formalmente rispetta le leggi vigenti, ma le aggira nel

loro aspetto sostanziale rendendo inutile il motivo per il quale sono

state approvate.

L’elusione è considerata tale dalla legge se si verificano

determinate condizioni:

l'assenza di valide ragioni economiche;

 l'aggiramento di obblighi e divieti previsti dall'ordinamento;

 il conseguimento di un risparmio fiscale altrimenti indebito.

L'elusione è divenuta in Italia un fenomeno rilevante e

preoccupante, a causa dei suoi effetti negativi sulle casse dello

Stato.

Solo a partire dagli anni ’70, a seguito dell'aumento della pressione

fiscale, si è fatta sempre più forte la tentazione negli operatori di

utilizzare strumenti contrattuali atipici per approfittare degli

inevitabili vuoti dell'ordinamento fiscale allo scopo di eludere,

aggirandole, norme comportanti i più gravosi oneri tributari.

L'elusione è diventata cioè un'utile alternativa all'evasione. 8

OFFSHORE

Il termine “Offshore” significa letteralmente fuori dalle acque

territoriali o, in caso di un’operazione finanziaria realizzata fuori dal

operazione extraterritoriale.

Paese di residenza,

Le società offshore offrono l’anonimato dei soci. Operando da un

territorio offshore si riesce a limitare la responsabilità degli azionisti

riducendo, in molti casi, il carico fiscale.

Il biglietto di andata per i paradisi fiscali costa 2 mila euro. È questo

il prezzo medio per dare il via libera alla costituzione di una società

in paesi offshore.

In molti stati con giurisdizioni fiscali di favore poi è possibile aprire

delle società con 2 euro di capitale, non tenere le scritture contabili

e addirittura, se uno dei problemi principali è la tutela della privacy

dei servizi bancari, con meno di 30 mila euro, è possibile fondare un

proprio istituto di credito.

i tempi sono estremamente rapidi.

Inoltre

Un giorno per aprire una società alle Bahamas, tre giorni alle

Cayman, per arrivare alle due settimane del Lussemburgo o una di

9

Madeira. Il fenomeno dei paradisi fiscali, ovvero zone geografiche il

cui regime di tassazione è molto basso o addirittura nullo e dove

vige una serie di barriere (a volte invalicabili) per le richieste di

informazioni che giungono da amministrazioni straniere, dunque

non riguarda più spostamenti di grossi capitali ma è scelto anche da

gruppi medio- piccoli.

Si ricorre a questa possibilità semplicemente per proteggere i propri

capitali e ridurre il carico fiscale. Ogni paese considerato paradiso

fiscale offre alcuni limitati vantaggi ai residenti o alle società ivi

domiciliate. L’ANSTALT

Anstalt

L' è un istituto giuridico tipico dell'ordinamento

del Liechtenstein, che consiste nell’ attribuire personalità

giuridica ad un patrimonio.

Il soggetto di diritto così creato può svolgere qualsiasi tipo

di attività, anche con scopo di lucro.

L’ordinamento del principato prevede inoltre una forma di

fondazione, lo Stiftung, senza scopo di lucro.

La costituzione avviene attraverso il deposito dello Statuto

presso il Pubblico Registro. Questo conterrà le norme per il

funzionamento dell'Anstalt, tranne che l'indicazione del

benefi ciario e le norme riguardanti la distribuzione degli

10

utili, che dovranno essere inserite in uno Statuto

complementare non disponibile a terzi e non soggetto ad

alcuna forma di pubblicità.

Il capitale minimo è di 30.000 franchi svizzeri.

I fondatori possono essere una o più persone fi siche o

giuridiche di qualunque nazionalità, possono rimanere

nell'anonimato.

La fl essibilità della disciplina, la ridotta onerosità della

costituzione, il trattamento fi scale molto favorevole e la

possibilità di assicurare l'anonimato a fondatori e

benefi ciari hanno fatto dell'Anstalt un istituto molto

utilizzato da cittadini e società di altri paesi, compresa

l'Italia, non solo per limitare la loro responsabilità

patrimoniale, ma anche per occultare propri beni o sottrarsi

agli obblighi fi scali.

Per quel che riguarda l'ordinamento italiano, la Corte di

Cassazione ritiene che l'Anstalt sia assoggettabile alla

disciplina delle società per azioni con unico socio,

contenuta nell'art. 2362 del codice civile.

CASO ENRON

La Enron era una delle più grandi multinazionali americane che

operava nel settore dell’energia. 11

Era considerata un colosso

dell’energia, un modello da imitare,

aveva raggiunto il settimo posto per

fatturato nella classifica delle

industrie americane, con un giro

d’affari superiore ai 100 miliardi di

dollari all’anno.

Il gruppo Enron operava in 40 paesi.

Era diventato il più importante

intermediario mondiale nelle

forniture di petrolio, gas, elettricità e

in altre attività finanziarie derivate dalla speculazione sugli

andamenti dei prezzi dell’energia.

Il gigante texano è fallito in poche settimane inaspettatamente,

licenziando in massa migliaia di dipendenti.

Il fallimento di Enron, definito "il più colossale crack della storia

aziendale mondiale", è stato particolarmente disastroso perché i

dirigenti della Enron avevano avuto l’idea di vendere le azioni

dell’azienda ai dipendenti costringendoli ad aderire ad un accordo

che li vincolava a non rivendere le azioni. Così quando il valore della

Enron è crollato in borsa da 90 dollari a pochi centesimi, i

dipendenti hanno visto scendere le quotazioni senza poter salvare i

propri risparmi.

Questo disastro da 60 miliardi di dollari ha colpito banche,

assicurazioni, e milioni di risparmiatori. I più alti dirigenti della

società invece non subirono perdite perché vendettero tutte le

azioni prima del crack realizzando inoltre enormi guadagni.

Si scoprì che la Enron ricorreva a trucchi contabili e otteneva

rilevanti agevolazioni da parte del governo in cambio di favori come

aiuti nelle campagne elettorali, donazioni a parecchi uomini politici.

La società aveva rapporti di questo genere con esponenti sia del

partito repubblicano sia di quello democratico. La società ha

ottenuto deroghe sulla legislazione contro l’inquinamento.

La Enron era talmente influente che probabilmente la decisione di

non aderire al protocollo di Kyoto, che prevedeva una riduzione

delle emissioni inquinanti, è stata influenzata dalle pressioni della

multinazionale. 12

Fu scoperta una rete di società legate alla Enron con sede in

paradisi fiscali. Le società in tutto erano 881, la maggior

parte nelle isole Cayman. In questo modo la Enron è riuscita ad

evadere quasi tutte le tasse e a gonfiare i profitti mantenendo

stabile il valore delle sue azioni.

La Enron si è trovata con un debito di circa 10 miliardi di dollari

distribuito in banche di tutto il mondo. Queste banche si trovarono

in difficoltà ed esercitarono una maggiore pressione sulle altre

imprese loro clienti, causando il fallimento di alcune. Inoltre

numerose società di assicurazione si sono trovate a dover

rimborsare le gravi perdite, e sono

pertanto crollate.

Anche i fondi pensione sono stati

impiegati dall’amministrazione della

multinazionale, di conseguenza migliaia

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