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La carta è oggi il supporto scrittorio per eccellenza,ed è proprio questo il fine per il quale
ne fu inventato il primo tipo,nell’egitto protodinastico,utilizzando una pianta che cresce
rigogliosa lungo le rive del Nilo,il papiro.
Come ci dice Plinio il Giovane nella Naturalis Historia,il fusto della pianta veniva tagliato in
varie strisce sottili che erano poi immerse in acqua.Dopo un certo numero di giorni, che
facevano acquistare alle strisce un colorito bruno più o meno accentuato a seconda della
maggiore o minore permanenza nell'acqua, le strisce venivano disposte affiancate le une
alle altre, con una leggera sovrapposizione, fino a formare un foglio unico. Al di sopra di
questo primo strato ne viene depositato un secondo con le fibre disposte in senso
ortogonale alle precedenti, quindi un terzo disposto ortogonalmente al secondo e così via
fino a ottenere uno spessore consistente. Le sostanze naturali presenti nella struttura
vegetale della pianta di papiro consentivano un lento ma tenace incollaggio dei vari strati
man mano che essi si asciugavano, sottoposti a opportuna compressione. Il risultato, dopo
un periodo di tempo di alcuni giorni, era quello di un foglio assai resistente.
In italia esistono delle ricchissime collezioni di papiri, come ad esempio al Museo
archeologico nazionale di Parma o il Museo Gregoriano Egizio o il Museo del papiro in
sicila o la Biblioteca Medicea Laurenziana, ma in particolare a noi interessa uno:il
cosiddetto papiro di artemidoro.
Che cos’è il papiro di artemidoro?Il papiro di artemidoro è un enorme papiro alto 32,5 cm e
lungo circa due metri e mezzo, che è stato acquistato dalla compagnia di San Paolo di
Torino su consiglio di Salvatore Settis nel 2004 per 2.750.000 euro ed esposto dall’8
febbraio al 7 maggio 2006 in una mostra intitolata ‘’le tre vite del papiro di Artemidoro’’
dove si affermava che il papiro fosse risalente al 1 secolo d.c. e che avesse subito varie
fasi;inizialmente doveva essere un edizione di lusso del secondo libro della geografia di
artemidoro di efeso
ma in seguito all’ errore del copista che aveva disegnato solo una regione della penisola
iberica e non l’ intera penisola,
il papiro venne scartato e fu riutilizzato sul retro come ‘’catalogo’’ di animali esotici di
qualche bottega di pittori.
Successivamente, il papiro venne ancora riutilizzato per ospitare i bozzetti e gli studi di
aspiranti pittori che appunto lo riempirono di teste, mani e piedi.
Alla fine,dopo secoli di riutilizzo il papiro,assieme ad altri papiri divenne carta da macero e
fu utilizzato per farne cartapesta da utilizzare come riempitivo di una maschera funeraria.
Nel settembre dello stesso anno,Luciano Canfora,sulla sua rivista quaderni di
storia,avanzò l’ipotesi che il papiro fosse falso.Oltre a considerare del tutto inverosimile la
teoria delle tre vite Canfora fa notare come il testo del papiro sia pieno di termini che il
presunto copista di Artemidoro non poteva conoscere nel 1 secolo d.c. come ad esempio
kenaloplex, che è la traduzione in greco di un termine latino usato per la prima volta nel
XVII secolo per indicare una costellazione, anser cum vulpecula, anatra-volpe.Canfora
individua anche un possibile falsario,tale Costantino Simonidis,calligrafo greco della metà
dell’ottocento,celebre per aver ingannato con i suoi falsi gli studiosi di mezza Europa.
La polemica esplose poi su tutti i maggiori quotidiani nazionali e ha coinvolto un numero
sempre crescente di studiosi.Settis rispose alle accuse di Canfora,non negando però
qualche espressione nota da testi più tardi, qualche durezza del testo, qualche
ragionamento poco chiaro, qualche incongruenza nelle distanze fra località iberiche,ma
comunque ancora dichiarando l’ autenticità del papiro.Canfora fa notare come molti degli
animali mitologici raffigurati sul retro, non sono irrelati al testo come prevede la teoria delle
tre vite,ma sarebbero desunti dai testi di altri 2 autori che guarda caso si chiamano anch’
essi Artemidoro;uno,quello dei sogni,un altro,astronomo.Evidentemente il falsario
Simonidis li riteneva tutti un'unica persona,così come tutti gli studiosi ottocenteschi.
Un altro dubbio sollevato da Canfora è quello relativo alla misteriosa comparsa in scena
del reperto, a metà degli Anni 90. Secondo la versione ufficiale, lo avrebbe messo in
vendita un anonimo collezionista tedesco, dopo averlo recuperato da una maschera
funeraria in cui era finito come cartapesta.
Ma è credibile questa storia? Non è che le reticenze nascondono qualche imbarazzo sulla
provenienza del reperto (dal 1972 tutti gli oggetti più vecchi di cento anni non possono
essere esportati dall'Egitto)? E poi, quando si srotola un papiro, così come quando si
restaura un quadro, si ha cura di documentare fotograficamente ogni fase
dell'operazione,ma in questo caso non è stata mostrata alcuna fotografia?
Oltretutto, ora si sa che il misterioso collezionista è in realtà un antiquario di Amburgo,
Serop Simonian, un armeno originario del Cairo. E si sa che, prima di vendere il papiro
alla Compagnia di San Paolo,aveva provato vanamente a piazzarlo al Getty Museum di
Malibu, all'epoca in cui ne era direttore proprio Settis.
il papiro era stato offerto anche al re di Spagna, e si scopre anche che la stessa direttrice
dell'Egizio di Torino, Eleni Vassilika, non voleva saperne di esporlo nel suo museo.
Perché? Forse perché all'epoca in cui era direttrice del «Roemer und Pelizaeus Museum»
di Hildesheim, in Germania, Simonian le aveva venduto una partita di reperti tra cui
c'erano numerosi falsi: una vicenda per cui finì sotto processo.
A tutte queste accuse rispose settis nell’ edizione critica del papiro di Artemidoro del 2008
adducendo nuove prove:
- la composizione degli inchiostri al nerofumo indica l'assenza di metalli e risulta
puramente organica, ed è compatibile con l'epoca tolemaico-romana;
-i papiri documentari che erano impastati insieme al papiro di Artemidoro recano date della
seconda metà del I secolo d.C.
-nel papiro è menzionata la città di Ipsa, la cui esistenza fu rivelata soltanto dalla citazione
in tre monete scoperte nel 1986, e di cui dunque non poteva essere a conoscenza un
falsario dell'Ottocento
Ma la prova ritenuta più schiacciante era il fatto che l'analisi del carbonio 14 fornisce una
datazione per il papiro fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C
In cosa consiste esattamente il metodo del carbonio 14?
Il metodo del 14C (carbonio-14), è un metodo di datazione radiometrica basato sulla
misura delle abbondanze relative degli isotopi del carbonio.
I raggi cosmici interagiscono continuamente con le molecole dell'alta atmosfera
producendo neutroni (n). Essi vanno a collidere con l'azoto 14 (14N)
trasformandolo i 14C con la perdita di un protone (p+).
Osserviamo che il numero delle particelle nel passaggio da una parte all'altra
della reazione è rimasto costante. Alla sinistra abbiamo 14N formato da 7
protoni e 7 neutroni più un neutrone che arriva dall'esterno. Alla destra c'è 14C
con 6 protoni e 8 neutroni e la liberazione di un protone.
Il 14C si combina con l'ossigeno atmosferico formando anidride carbonica
radioattiva (14CO2), che viene utilizzata nel ciclo vitale degli esseri viventi
insieme a quella normale. Gli organismi perciò assorbono in continuazione
l'anidride carbonica radioattiva mantenendo costante la quantità di 14C
all'interno delle loro strutture. Al momento della morte cessa l'accumulo di 14C.
Il 14C decade emettendo particelle ß- (elettroni) trasformandosi in 14N con un
tempo di dimezzamento di 5568±30 anni. Questo significa che dopo 5570 anni
il reperto contiene la metà del 14C originario, dopo altri 5570 anni ne contiene
un quarto e così via. Nel 1961 è stato fissato un nuovo valore di 5730±40 anni.
L'emissione di un elettrone e di un neutrino (ν) può essere spiegata con la
trasformazione di un neutrone in un protone.
Misurando la radioattività residua e confrontandola con quella normale
presente in un essere vivente, si può risalire, mediante la seguente equazione,
all'età del reperto (T).
λ rappresenta la costante di decadimento del 14C (5730). Ca rappresenta
l'attività che il campione dovrebbe avere se fosse in vita e Cc l'attività misurata
nel campione. Per attività si intende il numero di disintegrazioni al minuto .
Riassumendo:tutti gli esseri viventi infatti possiedono una determinata quantità di 14C che
rimane costante finché sono in vita.
Quando l'organismo muore, comincia a diminuire il 14C perché non viene più introdotto
con i processi vitali,con un tempo di dimezzamento di 5730 anni. Perciò, meno 14C è
presente, più il reperto è antico.
Nel caso del papiro di Artemidoro quindi quest’esame garantiva che esso risalisse al
periodo tra il 1 secolo a.c. e il 1 secolo d.c.
A queste argomentazioni Canfora rispose sostenendo che non era certo difficile per i
falsari dell’ epoca di Simonidis procurarsi papiri originali e realizzare quindi falsi su supporti
autentici;inoltre leggendo Plinio chiunque può essere in grado di riprodurre gli inchiostri di
natura puramente organica,sui quali tra l'altro,l esame al carbonio 14 non era stato
fatto.Inoltre non è possibile documentare l'autenticità di un papiro menzionando altri papiri
che sarebbero stati ritrovati con esso, stante il fatto che non vi è prova sicura del
ritrovamento congiunto
La menzione della città di Ipsa non è affatto significativa, dal momento che
alcune iscrizioni note già dal Settecento fanno riferimento ad una città, situata
nell'entroterra betico, chiamata Ipsca, mentre le monete menzionate, peraltro ritrovate a
Vila Velha e non in Betica, recano notizia di una città chiamata Ipses non Ipsa.Da quel
momento la querelle si è ulteriormente arricchita ad esempio mostrando come molti dei
disegni raffigurati sembrano desunti da Raffaello e da Durer
,e ormai si tende quasi univocamente a ritenere il papiro di Artemidoro un falso.
Il papiro resta comunque uno dei supporti scrittori più utilizzati fino a quando non iniziò la
diffusione di carta vera e propria,seguendo le tecniche cinesi,in tutta Europa,e man mano
che la tecnica si andava migliorando e le materie prime cambiavano(si passa dagli stracci
al legno)il consumo di carta andò aumentando di paripasso.
Uno dei suoi utilizzi più noti è quello in ambito artistico,dove la grande diffusione della
carta contribuì non poco a sviluppare l accademismo che contraddistingue il diciottesimo e
l’ inizio del diciannovesimo secolo,dando infatti la possibilità ai pittori di provare e riprovare
innumerevoli volte i loro disegni prima di cimentarsi con l opera vera e propria.Ovviamente
il consumo eccessivo di carta contribuì a renderla un oggetto del tutto sottovalutato e
sottovalutato,ed è proprio per questo che nel 1912,Pablo Picasso e Georges Braque
diedero nuova dignità ad un oggetto comune come la carta,creando i collage e i papier
colle che consistono appunto nell’ incollare sull’ opera stessa pezzi di carta di varia forma
colore e provenienza,anche assieme ad altri materiali.
In uno dei suoi collage piu celebri
‘’Natura morta con sedia impagliata’’ , ad esempio, Picasso unisce pittura ad olio, tela
cerata, carta e una corda.L’opera rappresenta la superficie di un tavolo ovale decorato
lungo il bordo, coperto da un ritaglio di tela cerata su cui sono visibili: un giornale, una
pipa, un bicchiere, un cucchiaio, uno spicchio di limone ed una conchiglia (o un guscio
d'uovo). Sono tutti oggetti che l'autore ha già inventariato nella sua produzione
precedente. La visione (mai da un solo punto di vista nel lasso di tempo) avviene dall'alto.
La natura morta dipinta segue le regole visive del Cubismo analitico,utilizzando quindi
colori molto terrosi, mentre la superficie su cui è collocata appare tattile.
Una simile dignità artistica data alla carta è riscontrabile anche nella celebre arte
giapponese dell’origami,che consiste nel creare animali, oggetti, piante o qualunque altra
cosa unicamente piegando in vari modi un quadrato di carta,senza l utilizzo di forbici o