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Introduzione Arte e Vita - Tesina
Sin dai tempi antichi l’arte è stata lo specchio della vita dell’uomo, il quale ha sempre cercato di esprimere la realtà così come poteva osservarla, cogliendone ogni minimo aspetto, ma anche ciò che gli si celava nei sensi ed era racchiuso nel proprio animo, diventando dunque la rappresentazione della sua stessa vita. Questo connubio tra arte e realtà è stato alla base della creazione di ogni singola forma artistica, dalle arti figurative come la pittura o la scultura, a quelle performative come la musica e il teatro.
Ho deciso di trattare questo argomento nella mia tesina di maturità dal momento che ho una certa propensione riguardo l’arte. Sin da piccolo infatti, con la fortuna di avere un padre architetto, ho cercato di esprimere al meglio la mia interiorità e il mio modo di concepire le cose attraverso il disegno, la pittura, la scultura e successivamente anche attraverso la musica che a mio parere è la più grande espressione del proprio animo.
Questo percorso vuole dunque dimostrare come l’arte abbia accompagnato l’uomo nella sua continua evoluzione come unico mezzo di espressione della sua libertà interiore, quasi come una sorte di liberazione dei suoi pensieri più nascosti e come descrizione libera della realtà davanti ai suoi occhi.
Ho quindi esaminato il programma di Storia dell’Arte di questo mio ultimo anno, pur non essendo questa materia d’esame, e ho scelto per la mia tesina un’opera d’arte che bene rappresentasse un movimento artistico preciso e che si collegasse ad un argomento di ogni materia studiato nell’anno corrente, in modo da integrare comunque la materia che prediligo fra tutte.
Collegamenti
Arte e vita - Tesina
Italiano - "La riproduzione vietata" (Magritte) - Forma e vita di Pirandello.
Filosofia - "La danza" (Matisse) - Lo slancio vitale di Bergson.
Storia - "Guernica" (Picasso) - La guerra civile spagnola e lo scoppio della seconda guerra mondiale .
Latino - "Amore e Psiche" (Canova) - Le metamorfosi di Apuleio.
Greco - "Impressione Levar del sole" (Monet) - Teocrito e la poesia bucolica.
Inglese - "Gioconda" (Da Vinci) - Robert Browning "My last duchess".
Geografia Astronomica - "La notte stellata" (Van Gogh) - Le stelle.
Fisica - "Ville savoye, il razionalismo e la Casa Elettrica" - La corrente elettrica e le leggi di Ohm.
L A T I N O
S T O R I A
I T A L I A N O APULEIO
F I L O S O F I La guerra
A
PIRANDELLO "Le
civile
BERGSON metamorfosi"
"Forma e Vita" spagnola e gli
"Lo slancio Amore e Psiche
L'umorismo inizi della
vitale" - Psiche vede
guerra
Uno, nessuno e Amore
centomila G E O G R A F I A
G R E C O I N G L E S E
F I S I C A
TEOCRITO A S T R O N O M I C BROWNING
La corrente
A
La poesia elettrica e le "My last
LE STELLE
bucolica leggi di Ohm duchess"
"Il Ciclope" PAGINA 2
La
forma
della
vita
L
“ a mente ama l'ignoto. Ama le immagini il cui significato è
sconosciuto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto.”
(Suzi Gablik, Magritte, cap. 1 – Thames & Hudson, 1970)
forma e
Pirandell vita
o PAGINA 3
Luigi
Pirandello:
forma e vita
Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della persona nei suoi
aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni persona ha
di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. Egli ritiene infatti che
l'universo sia in continuo divenire e che la vita sia dominata da una mobilità
inesauribile. L'uomo è in balia di questo flusso dominato dal caso, ma a
differenza degli altri esseri viventi tenta, inutilmente, di opporsi costruendo
forme fisse, nelle quali potersi riconoscere ma che finiscono con il legarlo a
maschere in cui non può mai riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi
per dare comunque un senso alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il
flusso continuo, il perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non
vivere, poiché è impossibile fissare la vita in un unico punto. La dicotomia tra
forma e vita risulta ben evidente nel suo saggio l’Umorismo (1908) nella
Parte seconda dove scrive:
L
“ a vita è un flusso continuo che noi cerchiamo d’arrestare, di fissare in forme stabili e
determinate, dentro e fuori di noi, perché noi già siamo forme fissate, forme che si
muovono in mezzo ad altre immobili, e che però possono seguire il flusso della vita, fino a
tanto che, irrigidendosi man mano, il movimento, già a poco a poco rallentato, non cessi.
Le forme, in cui cerchiamo d’arrestare, di fissare in noi questo flusso continuo, sono i
concetti, sono gli ideali a cui vorremmo serbarci coerenti, tutte le finzioni che ci creiamo,
le condizioni lo stato in cui tendiamo a stabilirci. Ma dentro di noi stessi, in ciò che noi
chiamiamo anima, e che è la vita in noi, il flusso continua, indistinto, sotto gli argini, oltre
i limiti che noi imponiamo, componendoci una coscienza, costruendoci una personalità. In
certi momenti tempestosi, investite dal flusso, tutte quelle nostre forme fittizie crollano
miseramente; e anche quello che non scorre sotto gli argini e oltre i limiti, ma che si
scopre a noi distinto e che noi abbiamo con cura incanalato nei nostri affetti, nei doveri
che ci siamo imposti, nelle abitudini che ci siamo tracciate in certi momenti di piena
straripa e sconvolge tutto. Vi sono anime irrequiete, quasi in uno stato di fusione continua,
che sdegnano di rapprendersi, d’irrigidirsi in questa o in quella forma di personalità. Ma
anche per quelle più quiete, che si sono adagiate in una o in un’altra forma, la fusione è
PAGINA 4
sempre possibile: il flusso della vita è in tutti. E per tutti però può rappresentare talvolta
una tortura, rispetto all’anima che si muove e si fonde, il nostro stesso corpo fissato per
sempre in fattezze immutabili. Oh perché proprio dobbiamo essere così,
noi? - ci domandiamo talvolta allo specchio, - con questa faccia, con questo corpo? -
Alziamo una mano nell’incoscienza; e il gesto ci resta sospeso. Ci pare strano che
l’abbiamo fatto noi. Ci vediamo vivere. Con quel gesto sospeso possiamo assomigliarci a
una statua; a quella statua d’antico oratore, per esempio, che si vede in una nicchia,
salendo per la scalinata del Quirinale. Con un rotolo di carta m mano, e l’altra mano
protesa a un sobrio gesto, come pare afflitto e meravigliato quell’oratore antico d’esser
rimasto lì, di pietra, per tutti i secoli, sospeso in quell’atteggiamento, dinanzi a tanta gente
che è salita, che sale e salirà per quella scalinata! In certi momenti di silenzio interiore, in
cui l’anima nostra si spoglia di tutte le finzioni abituali, e gli occhi nostri diventano più
acuti e più penetranti, noi vediamo noi stessi nella vita e in sé stessa la vita, quasi in una
nudità arida, inquietante; ci sentiamo assaltare da una strana impressione, come se, in un
baleno, ci si chiarisse una realtà diversa da quella che normalmente percepiamo, una realtà
vivente oltre la vista umana, fuori delle forme dell’umana ragione. Lucidissimamente
allora la compagine dell’esistenza quotidiana, quasi sospesa nel vuoto di quel nostro
silenzio interiore, ci appare priva di senso, priva di scopo, e quella realtà diversa ci appare
orrida nella sua crudezza impassibile e misteriosa, poiché tutte le nostre fittizie relazioni
consuete di sentimenti e d’immagini si sono scisse e disgregate in essa. Il vuoto interno si
allarga, varca i limiti del nostro corpo diventa vuoto intorno a noi, un vuoto strano, come
un arresto del tempo e della vita, come se il nostro silenzio interiore si sprofondasse negli
abissi del mistero. Con uno sforzo supremo cerchiamo allora di riacquistar la coscienza
normale delle cose, di riallacciar con esse le consuete relazioni, di riconnetter le idee, di
risentirci vivi come per l’innanzi, al modo solito. Ma a questa coscienza normale, a queste
idee riconnesse, a questo sentimento solito della vita non possiamo più prestar fede, perché
sappiamo ormai che sono un nostro inganno per vivere e che sotto c’è qualcos’altro, a cui
l’uomo non può affacciarsi, se non a costo di morire o d’impazzire. È stato un attimo; ma
dura a lungo in noi l’impressione di esso, come di vertigine, con la quale contrasta la
stabilità, pur così vana, delle cose: ambiziose o misere apparenze. La vita, allora, che
s’aggira piccola, solita, fra queste apparenze ci sembra quasi che non sia più per davvero,
che sia come una fantasmagoria meccanica. E come darle importanza? come portarle
rispetto?”
(L’Umorismo, Parte Seconda, 1908) PAGINA 5
Tutto ciò che si stacca da questo flusso, e assume forma distinta e individuale,
si rapprende, si irrigidisce, comincia secondo Pirandello a morire. Così avviene
per l'uomo: si distacca dall'universale assumendo una forma individuale entro
cui si costringe, una maschera ("persona") con la quale si presenta a se
stesso. Non esiste però la sola forma che l'io dà a se stesso; nella società
esistono anche le forme che ogni io dà a tutti gli altri. E
in questa moltiplicazione l'io perde la sua individualità,
da «uno» diviene «centomila», quindi «nessuno»
“L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa. Voi
credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch'io possa conoscervi se non
vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo
conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È
forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me
come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in
quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può
di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo. Eppure, non c'è altra realtà fuori di
questa, se non cioè nella forma momentanea che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri,
alle cose. La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e
non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do; ma è realtà per me e
non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E
come? Ma costruendomi, appunto”.
(Uno, Nessuno e Centomila, 1926) PAGINA 6
L'èlan
vital
I
“ l mio obiettivo è rappresentare un'arte equilibrata e pura, un'arte
che non inquieti né turbi. Desidero che l'uomo stanco, oberato e
sfinito ritrovi davanti ai miei quadri la pace e la tranquillità.”
(Henri Matisse) Lo slancio
Bergson vitale PAGINA 7
Henri Bergson:
"Lo slancio
vitale"
Alla base della sua visione dinamica dell’esistenza Bergson pone lo slancio
vitale. Esso è una forza che crea continuamente e che muove la materia con
una legge di evoluzione creatrice; è spirito, ed è l’essenza di tutte le cose. La
materia è da intendersi come la relativa e temporanea immobilizzazione della
vita dello spirito negli stati contingenti del reale. Scrive a tal proposito Bergson
L’evoluzione creatrice
ne’ :
“È necessario comparare la vita a uno slancio, perché nessun'altra immagine, tratta dal
mondo fisico, vale a esprimerne con altrettanta approssimazione l'essenza. Ma è solo
un'immagine: di fatto, la vita è una realtà di ordine psicologico, ed è proprio della
psichicità il comprendere una pluralità confusa di termini insieme compenetrantisi. Tale è
la mia vita interiore, e tale è pure la vita in generale. Se, nel suo contatto con la materia, la
vita è paragonabile a un impulso o a uno slancio, considerata in sé stessa, essa è
un'immensità di virtualità, un compenetrarsi reciproco di migliaia di tendenze: le quali,
tuttavia, saranno «migliaia» solo quando verranno rese esteriori le une alle altre, ossia
spazializzate. Ciò che produce tale dissociazione è il contatto con la materia. La materia
divide effettivamente ciò che era molteplice solo potenzialmente: e però l'individuazione è
opera in parte della materia, in parte delle tendenze che la vita racchiudeva in sé. Allo
stesso modo, di un sentimento poetico esprimentesi in strofe, in versi, in parole distinte, si
può dire che esso conteneva in sé tale molteplicità di elementi particolari, e che, tuttavia
chi l'ha prodotta è stato la materialità del linguaggio. Ma attraverso le parole, i versi, le
strofe, circola l'ispirazione indivisibile che costituisce l'unità del poema. All'origine della
vita sta la coscienza, o, per meglio dire, la supercoscienza. Coscienza, o supercoscienza è
il razzo i cui frammenti spenti ricadono in materia; coscienza è ciò che permane del razzo
stesso, che attraversa i frammenti e li illumina in organismi. Ma tale coscienza, che è una
esigenza di creazione, si rivela a sé medesima solo là dove la creazione è possibile. Si
assopisce quando la vita è condannata all'automatismo: si risveglia appena rinasce la
possibilità di una scelta”. PAGINA 8
L'orrore
diventa
realtà È
« lei che ha fatto questo orrore?»
«No, è opera vostra »
(Picasso all'ambasciatore tedesco Otto Abetz, in visita al suo studio, di fronte ad una
[1]
fotografia di Guernica)
La guerra civile
Verso la spagnola e lo scoppio
guerra della Seconda Guerra
Mondiale PAGINA 9
Verso la guerra.
La guerra
civile spagnola
Nel 1937 Francisco Franco rinsaldò la propria autorità con la costituzione di un
nuovo partito, la Falange Espanola Tradicionalista y de las JONS, unendo
gruppi già esistenti. Questo partito assorbì tutti gli altri movimenti di destra e
divenne strumento nelle mani del Caudillo, che ne diventerà unico
responsabile. Questo partito si
poneva come obiettivi la guerra contro il nemico interno e il controllo della
società mediante le strutture sindacali.
Negli articoli sotto riportati Franco indica le norme generali della Falange e
assume il comando dell’intero movimento:
Capitolo I. Norme generali
Articolo 1° - La Falange Spagnola Tradizionalista e delle JONS è il movimento militante
ispiratore e base dello Stato spagnolo, che in comunione di volontà e credenze assume il
compito di restituire alla Spagna il senso profondo di un’indescrivibile unità di destino e di
fede, che si identifica nella sua missione cattolica e imperiale, come protagonista della
Storia, di stabilire un regime di economia he superi gli interessi degli individui, di gruppi e
di classi, per la sociale moltiplicazione dei beni, il servizio dell’autorità dello Stato, della