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Sintesi
Estratto del documento

ricordano L’”Accattone” e “Mamma Roma”. Continuò comunque a ricevere dissensi

e a sollevare polemiche sia per il suo modo di scrivere che di fare cinema che

andavano a toccare in maniera troppo profonda i temi dell’epoca come la chiesa, la

nuova borghesia, il sottoproletariato ecc fino al 1975 quando nella notte tra il 1 e il 2

novembre Pasolini venne ucciso in maniera brutale , battuto a colpi di bastone e

travolto ripetutamente con la sua auto sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia.

L’omicidio fu attribuito ad un “ragazzo di vita”, Pino Pelosi di soli diciassette anni,

che prontamente si dichiarò unico colpevole, ma sin da subito il processo rivelò nel

suo racconto molte incongruenze negli orari, sulle impronte dell’auto e sulla violenza

dimostrata dell’omicida, impossibile per un uomo debole e di bassa statura come il

Pelosi. In molti ipotizzarono che ad uccidere Pasolini sia stato un agguato fascista.

Gli aggressori lo avrebbero attirato ad Ostia con la scusa di restituirgli una pellicola

rubata di un film, e poi lo avrebbero picchiato a morte per la sua appartenenza

politica e per la sua omosessualità.

Alcuni anni fa Pino Pelosi è stato scarcerato e ha confermato questa ipotesi

smentendo la sua confessione di 30 anni fa e avvalorando l’ipotesi dell’aggressione

fascista in stile squadrista. Si può concludere dicendo che Pier Paolo Pasolini sia

rimasto vittima della violenza contro i diversi e contro chi pensa e vive diversamente

dalla massa, violenza che purtroppo segnò il XX sec. in Italia.

RAGAZZI DI VITA

Pubblicato nel 1955, “Ragazzi di vita” è il primo grande successo di Pasolini. Opera

dura, violenta e amara, è la descrizione dettagliata della miseria italiana, delle

periferie squallide, dei giovani senza speranza, dei ricercati, delle baracche in mezzo

all’immondizia. La storia principale è quella di Riccetto personaggio con cui l’autore

istaura un dialogo intimo più stretto Il Riccetto è un ragazzo di borgata, che cresce,

.

dai dieci ai vent’anni (dal 1944 al 1954), in un mondo d’emarginati, quello dei

sottoproletari. La sua vita è la strada, i suoi compagni sono adolescenti come lui,

ragazzi con cui organizzava vere e proprie bande, con le quali scorrazzava per i

quartieri poveri della città allo sbando più totale, ragazzi che hanno sempre vissuto

4

tra povertà e disperazione,senza futuro, vivono d’espedienti, truffe e ruberie, animati

dai più bassi istinti, fame, sonno, sesso. Le famiglie non costituiscono punti di

riferimento, né sono valori e spesso sono costituite da padri ubriaconi e violenti,

madri sottomesse e fratelli molte volte avanzi di galera; le scuole, sono presenti come

edifici, ma non in funzione, sono destinate ad accogliere sfrattati e sfollati.

Dal punto di vista della struttura narrativa, ragazzi di vita non è un romanzo. Esso è

un montaggio di una serie di episodi autonomi e in sé conclusi. Una successione di

racconti con gli stessi personaggi. La voce narrante utilizza un italiano schematico e

semplice, mentre i personaggi parlano in un romanesco tenuto ad un livello basso,

proprio perché nell'intenzione dell'autore, il dialetto non viene usato in termini

neorealistici per registrare la verità, ma per seguire esistenze difficili e disperate.

Pasolini sostiene che bisogna lasciar parlare le cose e per far questo bisogna usare,

come nella poesia, la formula della regressione che, in questo caso, è l'utilizzo di un

gergo dialettale. Il dialetto romanesco è tuttavia un dialetto ridotto nel senso che, più

che il vecchio dialetto romano, quello che emerge è il nuovo gergo delle borgate che

contiene un misto di romanesco e di dialetti meridionali. Un’altra caratteristica dei

suoi romanzi è la scelta di nominare poche volte i nomi propri dei personaggi e

riferirsi più spesso al soprannome che hanno nel gruppo. Infine va sottolineato che in

quest’opera da parte di Pasolini non vi è ne un’esaltazione ne una condanna del modo

di vivere di questi ragazzi, ma semplicemente la voglia di descrivere dettagliatamente

la vita dell’epoca che lui definiva nonostante tutto creativa. Proprio per questo fu un

forte oppositore della nuova società consumistica che si stava sviluppando in quegli

anni in quanto sosteneva che stesse cambiando il modo di vivere genuino degli

italiani. 5

Storia

IL SECONDO DOPOGUERRA

(IL MIRACOLO ITALIANO 1958/63)

Gli anni del “Boom Economico” possono essere collocati nel periodo del secondo

dopoguerra e più precisamente nel più ristretto lasso di tempo che va dal 1958 al

1963. Anni in cui l’Italia fu attraversata da una profonda trasformazione del sistema

produttivo e quindi tutta l’economia, tanto che da paese prettamente agricolo divenne

in brevissimo tempo uno degli stati più industrializzati del mondo, affermando il

predominio dell’industria come settore trainante dell’intero sistema economico.

LE CAUSE CHE FAVORIRONO IL FENOMENO

Questa grande espansione economica, fu determinata da una serie di fattori

simultanei. Tra questi, l’incremento vertiginoso del commercio industriale e la

conseguente massiccia esportazione dei prodotti sui mercati esteri. A questo si

aggiunse la solidità della Lira e la stabilità dei prezzi senza contare la disponibilità di

nuove fonti di energia e la trasformazione dell’industria dell’acciaio grazie alla

realizzazione di moderne industrie siderurgiche che, permettevano di fornire alla

rinata industria italiana, acciaio a prezzi sempre più bassi.

Inoltre va anche osservato che il “miracolo economico”, non avrebbe avuto luogo

senza il basso costo del lavoro. Infatti gli alti livelli di disoccupazione negli anni 50,

furono la condizione perché la domanda di lavoro eccedesse all’offerta, con

conseguente drastico calo dei salari. Il potere dei sindacati infatti negli anni del

6

dopoguerra, era molto debole aprendo la strada ad un ulteriore aumento della

produttività.

Verso la fine degli anni 50 la crescita occupazionale divenne notevole soprattutto nei

settori dell’industria e nel terziario. Il tutto però avvenne a scapito del settore agricolo

incapace di modernizzarsi e di integrarsi nel mercato internazionale, subendo in pochi

anni un massiccio spopolamento delle campagne.

GLI EFFETTI DELLO SVILUPPO

MIGRAZIONI INTERNE E CONSUMISMO

Migrazioni interne:

possiamo dire che gli anni del “Boom Economico” furono teatro di un

rimescolamento formidabile della popolazione italiana coinvolgendo migliaia di

unità che dal mezzogiorno,

migravano nelle regioni del nord. I

migranti erano soprattutto giovani

alla ricerca di una prospettiva di

vita migliore nelle industrie. Quindi

la ricerca di un lavoro meglio

retribuito nelle grandi città apriva

alle più giovani generazioni un

orizzonte di opportunità impensabili per gli anziani. Questo perché il sud, non era

ancora stato interessato ampiamente dalle trasformazioni in atto in quegli anni ed

inoltre dopo la riforma agraria, neanche l’agricoltura (prima ben avviata al sud),

riusciva più a garantire livelli di redditi sufficienti a soddisfare i bisogni primari delle

famiglie costringendoli a emigrare. Uno degli effetti più immediati di queste

migrazioni consistette nella rottura di consolidati legami e tradizioni familiari. La

possibilità di non dover più essere contadino semplicemente perché nati in una

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famiglia contadina rappresentava un elemento di novità destinato a smantellare in

maniera radicale i valori e le tradizioni della famiglia italiana.

Consumismo:

Tra gli effetti più immediati del Boom economico, si evidenziano principalmente

quelli del benessere e del consumismo di una grande fetta della popolazione, che

conobbero un generale aumento del tenore di vita con prospettive per il futuro ben

diverse. Soprattutto a partire dalla fine degli anni 50, vi fu un progressivo aumento

delle disponibilità economiche, nei più diversi aspetti della vita quotidiana. A

cominciare dall’alimentazione. Oltre a farsi più ricca e più varia, iniziarono a sorgere

anche i primi supermercati con le innovazioni portate dall’industria alimentare,

dunque i prodotti conservati, i preparati, gli inscatolati ecc.. raggiunsero rapidamente

tutte le famiglie italiane. A questo si aggiunse l’abitudine a nuovi consumi, nelle case

fecero il loro ingresso frigoriferi, lavatrici, radio e televisori.

I primi apparecchi televisivi, comparvero in Italia

verso la metà degli anni 50, ma il vero e proprio

boom d acquisti ci fu solo verso la fine di quegli anni,

portandolo ad essere uno strumento molto importante

non tanto per la possibilità di essere costantemente

informati su quanto accadeva, ma quanto per il fatto

che la TV iniziò a far sì che si diffondesse finalmente la lingua nazionale

affermandola nell’uso parlato, a scapito dei dialetti. Tutto questo avvenne in

concomitanza con il grande successo delle nuove utilitarie della FIAT, la 600 e la 500

e delle due ruote come la lambretta e la vespa, che inaugurarono l’avvio della

motorizzazione della società italiana, con crescente aumento di traffico stradale e

conseguenti mutamenti negli stili di vita degli italiani, in particolare tra le sue fasce

più giovani. L’automobile fu il simbolo di una nuova indipendenza e di una nuova

libertà di movimento. 8

L’espansione dell’industria automobilistica, fu anche incoraggiata dallo stato sia

tramite una politica fiscale che incoraggiava l’acquisto di auto di piccola cilindrata

sia per l’imminente realizzazione di una vasta rete autostradale che sarebbe stata

completata in circa 20 anni. L’URBANIZZAZIONE

Tra agli anni cinquanta e sessanta, il volte delle grandi città del nord come Milano e

Torino subì una profonda trasformazione a causa del grande flusso migratorio interno.

Migliaia di immigrati approdavano nelle stazioni in cerca di lavoro e di un luogo

dove abitare. Nell’estrema periferia di Milano dove c’erano ancora terreni di

campagna privi di luce, acqua e di tutti i servizi essenziali, se crearono enormi

accampamenti in cui la gente viveva in condizioni di miseria estrema. Ciò causò

notevoli problemi all’intera collettività ma soprattutto alle amministrazioni cittadine,

che si trovarono a dovere gestire situazioni di vera e propria emergenza in cui il

problema abitativo si aggiungeva alle crescenti domande di infrastrutture, servizi,

scuole, trasporti e tutto ciò che la vita in un contesto urbano può richiedere.

*** 9

Psicologia

LE RADICI DEL BULLISMO IN ETA’ EVOLUTIVA

Il fenomeno del bullismo, può essere definito un’azione che mira deliberatamente a

fare del male o a danneggiare; spesso si protrae nel tempo ed è difficile per chi né è

vittima difendersi. Alla base del problema c’è soprattutto un abuso di potere e un

desiderio di intimidire e dominare. Il fenomeno riguarda sia i maschi che le femmine

e tende a manifestarsi nelle fasce di età dai 7/8 ai 14/18 anni e soprattutto in ambito

scolastico: aule, corridoi, bagni, laboratori, spogliatoi e tutti i luoghi isolati o poco

sorvegliati. Talvolta le prepotenze si verificano anche nel tragitto casa-scuola e più in

generale alle fermate degli autobus e sui mezzi di trasporto, nei locali e luoghi di

ritrovo di massa.. CARATTERISTICHE DEL FENOMENO

Il bullismo assume forme differenti:

FISICHE: in cui vi è un contatto diretto, quindi colpire con pugni e calci,

appropriarsi o danneggiare gli effetti personali di un’altra persona ecc..

VERBALI: Deridere, insultare, prendere in giro ripetutamente, fare affermazioni

razziste ecc..

INDIRETTE: diffondere pettegolezzi fastidiosi, escludere qualcuno dal gruppo di

aggregazione ecc. Quest’ultimo tipo è più tipico delle femmine.

Nel fenomeno distinguiamo due diverse personalità: 10

PERSONALITA’ DEL BULLO

DOMINANTE E GREGARIO

Dominante: in questo soggetto la caratteristica più evidente del comportamento è

chiaramente l’aggressività rivolta verso i compagni, ma molto

spesso anche verso i genitori e gli insegnanti.

Ha un forte bisogno di dominare gli altri e si dimostrano spesso

impulsivi. Vanta la sua superiorità reale o presunta, si arrabbia

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