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Estratto del documento

La realtà è dunque fenomeno, nel senso di apparenza, in stretta

parentela con il sogno, analogamente a:

• Pindaro : “ l’uomo è il sogno di un’ombra”;

• Sofocle, Shakespeare, Calderòn;

• Con espressione indiana è detta “velo di Maya”.

Il velo di Maya

Esso è un velo ingannatore che avvolge gli occhi dei mortali e gli

offre la visione di un mondo che non può dirsi né esistente né

inesistente; la realtà seguendo la concezione del velo di Maya

assomiglia al sogno, alla corda gettata a terra che da lontano un

uomo scambia per un serpente. Per giungere alla realtà in sé

stessa, bisogna squarciare il velo e cogliere il noumeno, ossia ciò

che la realtà (velo) cela dietro di sé.

Il mondo come volontà.

Riguardo l’esistenza della volontà il filosofo arriva alla certezza di

essa attraverso le seguenti argomentazioni. Posso essere certo

dell’esistenza della volontà:

• Ho accesso alla mia volontà in quanto essa costituisce la mia

più intima essenza, essa è un tutt’uno con il mio corpo e

rappresenta un impulso prepotente;

• Per analogia estendo il concetto di volontà a tutto ciò che

costituisce la realtà al di fuori di me stesso: osservando nei

fenomeni naturali “ l’impeto violento e irresistibile con cui le acque

precipitano negli abissi; l’ansia con cui il ferro vola verso la

calamita, quell’identica essenza che non ha che impulsi ciechi,

sordi, unilaterali e invariabili”.

Una volta giustificata l’esistenza della volontà Schopenhauer giunge

all’argomentazione della sua essenza.

La volontà è inconscia.

La volontà è qualcosa che va al di là del fenomeno, pertanto

presenta caratteristiche opposte a quelle proprie del mondo della

rappresentazione ( tempo, spazio, causalità). Innanzitutto la volontà

primordiale è inconscia poiché la consapevolezza e l’intelletto

costituiscono delle possibili manifestazioni secondarie. Dunque la

volontà non si identifica con il concetto di volontà cosciente, bensì

con quello di energia di impulso. Ecco perché Schopenhauer

attribuisce la volontà anche alla materia inorganica e ai vegetali.

La volontà è unica.

La volontà risulta essere unica, in quanto esistendo al di fuori dello

spazio e del tempo, che dividono gli enti, si sottrae al cosiddetto “

principio di individuazione”: la volontà non è qui più di quanto non

sia là, non è più oggi di quanto non sia stata ieri o sarà domani. È

quindi unica e omogenea.

La volontà è eterna.

Essendo la volontà qualcosa che va oltre il tempo, è allora

necessario accettare che essa è eterna e conseguentemente

indistruttibile dal tempo. È un principio che non ha né inizio né fine.

Il filosofo paragona la volontà ad un “meriggio eterno senza

tramonto refrigerante”.

La volontà è assurda e cieca.

Se è vero che la volontà va oltre lo spazio e il tempo è altrettanto

vero che rappresenta qualcosa che va oltre anche la categoria di

causalità. La volontà nella concezione schopenhaueriana non è altro

che una forza libera e cieca, un’ energia incausata che non ha un

fine e uno scopo. Infatti noi possiamo cercare il fine di questa o

quella manifestazione fenomenica della volontà ma non possiamo

ricercare lo scopo della volontà in sé stessa. Analogamente

possiamo chiedere ad un uomo perché abbia il desiderio di quella

cosa, ma non possiamo chiedergli perché abbia l’attitudine a volere.

In effetti se porgessimo una domanda di questo tipo ad un qualsiasi

individuo non potremmo ricevere altra risposta che “voglio perché

voglio”. In termini filosofici l’uomo presenta questa attitudine a

volere, a desiderare perché in lui “ è presente una volontà

irresistibile che lo spinge a volere”. In altre parole così come la vita

vuole la vita, la volontà vuole la volontà. Ogni fine o scopo delle

cose è proprio dell’attitudine di vivere e volere.

Conseguenze etiche.

Schopenhauer rifiuta ogni tipo di ottimismo:

1. Cosmico ( quello delle religioni con la loro idea di

Provvidenza).Innanzitutto secondo il filosofo l’uomo non sarà mai

felice in quanto egli possiede la volontà. Se un uomo desidera, avrà

sempre il desiderio di qualcosa e non avrà mai un appagamento

durevole. L’appagamento del desiderio è momentaneo. Nel

momento in cui l’uomo ha appagato un desiderio, si presenta subito

il desiderio di qualcos’altro. L’appagamento di un desiderio viene

paragonato dal filosofo all’elemosina: prolunghi oggi la vita al

mendicante, ma domani il suo tormento ricomincerà. Dunque la

realtà pullula di esseri tormentati dalla volontà, dal possedere

questa attitudine a desiderare qualcosa che non li renderà mai

felici. E se questa è la realtà come possiamo credere di essere stati

creati da un Dio buono e provvidente? Dante ha attinto dalla realtà

il materiale per descrivere l’Inferno, ma come ha fatto a pensare al

Paradiso se questa è la realtà circostante? Una realtà assurda e

inutile in cui ci consoliamo con la morte di fronte ai dispiaceri e alle

sofferenze della vita; ci consoliamo con le sofferenze della vita

pensando all’esistenza della morte. E che senso ha l’esistenza se gli

uomini come gli animali lavorano con tutte le forze solo per

continuare ad esistere? Secondo Schopenhauer sarebbe meglio non

esistere. Ed infine egli chiude il pessimismo cosmico con il

seguente aforisma “chi ama la verità odia gli dèi, al singolare e al

plurale.” Il filosofo è contrario ad ogni dogmatismo religioso e

considera inutile e contraddittorio credere in un Dio che ha creato

una realtà così amara e sprezzante. Così dice il filosofo “ Se è stato

un Dio a creare questo mondo, non vorrei essere lui: la sofferenza

nel mondo mi spezzerebbe il cuore”.

2. Storico (il progresso).Il pessimismo storico di Schopenhauer

consiste nel fatto che la storia ci inganna facendoci credere che con

il passar del tempo e lo scorrere degli eventi le cose cambiano, si

evolvono. In realtà anche col passar del tempo le cose furono, sono

e saranno sempre le stesse. Non c’è evoluzione né progresso.

3. Sociale (secondo cui l’uomo è naturalmente buono verso gli

altri). Secondo Schopenhauer l’uomo è un essere dotato di egoismo,

che privilegia i suoi interessi rispetto a quelli della società e quindi

degli altri individui. Pertanto ogni uomo è diavolo per l’altro. L’uomo

diventa egoista e cattivo quando tenta di soddisfare i propri desideri

magari a scapito degli altri. Questo solo perché è un individuo

dotato di volontà, e per soddisfare i propri desideri è disposto ad

usare tutti i mezzi che ha a disposizione. Finchè desidera l’uomo

non sarà mai felice poiché sarà sempre condizionato dalla volontà a

desiderare. Ma può illudersi di attingere piacere e felicità. Con tale

illusione però egli non fa altro che rendersi schiavo delle passioni.

Sostanzialmente dunque nella concezione schopenhaueriana

viviamo in un mondo di illusioni ed egoismi insensati: di qui la

concezione che “la vita è un pendolo che oscilla tra la noia e il

dolore”.

La liberazione.

Analizzata la pessimistica concezione di vita del filosofo, sarebbe

ovvio pensare che l’unica soluzione all’inutilità dell’esistenza umana

è il suicidio. In realtà Schopenhauer non ammette il suicidio per due

motivi:

1. Perché il suicidio afferma la volontà: il suicida vuole la vita ma

non è contento delle condizioni di vita che gli sono toccate. Pertanto

il suicidio non sarebbe una negazione della volontà, al contrario

sarebbe l’affermazione spregiudicata di quest’ultima e

rappresenterebbe piuttosto una negazione della vita stessa.

2. Perché il suicidio sopprime unicamente l’individuo ossia la

manifestazione della volontà, lasciando intatta la cosa in sé, che pur

morendo l’individuo tale volontà rinascerà in mille altri.

Dunque avviene la liberazione? Secondo Schopenhauer essa ha

come momenti principali:

1. L’arte che è la conoscenza disinteressata e libera dell’uomo, a

differenza della scienza che è condizionata dalle categorie dello

spazio e del tempo;

2. La compassione che rompe la catena di egoismi che vige tra

gli uomini e tende a metterli l’uno contro l’altro. “ l’amore autentico

è sempre compassione, e se non è compassione è egoismo”.

3. L’ascesi è l’esperienza per la quale l’individuo cessando di

volere la vita e di volere se stesso, cessa di desiderare e si sottrae

ai piaceri della vita. Tale esperienza presuppone la perfetta castità,

il digiuno, la povertà, l’umiltà, l’automacerazione, il sacrificio, la

completa rinuncia dei piaceri della vita.

Si giunge così alla noluntas, soppressione completa della volontà, e

la “continuata mortificazione di essa”. Una volta soppressa,

mortificata e rinnegata la volontà all’individuo non resta che il nulla.

La Luna è l'unico satellite naturale della Terra. Il suo nome proprio

viene talvolta utilizzato, per estensione e con l'iniziale minuscola

(una luna), come sinonimo di "satellite naturale".

Il suo simbolo astronomico è una rappresentazione stilizzata della

sua fase crescente ( ).

La faccia della Luna rivolta in direzione opposta alla Terra si chiama

faccia lontana. faccia oscura,

propriamente A volte viene chiamata

il cui significato è qui inteso come sconosciuto e nascosto; si

riferisce anche al black out delle comunicazioni radio, che avviene

quando una sonda spaziale si muove dietro la faccia lontana.

Questa interruzione delle comunicazioni è causata dalla massa della

Luna che blocca i segnali radio. Il termine "faccia oscura" è spesso

erroneamente interpretato come una mancanza di radiazioni solari,

ma il Sole illumina la faccia lontana esattamente come quella rivolta

verso di noi.

La maggior parte della faccia lontana non può essere vista dalla

Terra, perché la rivoluzione della luna attorno alla terra e la

rotazione attorno al suo asse hanno lo stesso periodo. Una piccola

porzione può essere vista grazie alla librazione, che rende irregolare

il moto di rotazione della Luna. Nel complesso dalla terra è visibile

circa il 59% della superficie lunare.

La Luna compie un'orbita completa della sfera celeste circa ogni 27

giorni, 7 ore, 43 minuti e 11 secondi ma l'osservatore sulla Terra

conta circa 29,5 giorni tra una nuova luna e la successiva, per via

del contemporaneo movimento di rivoluzione terrestre. Nel corso di

un'ora si muove nel cielo di una distanza vicina alla sua dimensione

apparente, circa mezzo grado. La Luna rimane sempre in una

regione del cielo chiamata lo Zodiaco, che si estende circa 8 gradi

sopra e sotto l'eclittica. Questa viene attraversata dalla Luna ogni 2

settimane.

Le origini della Luna sono al centro di un dibattito scientifico molto

acceso. La teoria più accreditata è quella secondo cui essa si sia

formata a seguito della collisione di un asteroide delle dimensioni

simili a quelle di Marte con la Terra quando quest'ultima era ancora

calda, nella prima fase della sua formazione (tale asteroide è

chiamato a volte Theia). Il materiale scaturito dall'impatto rimase in

orbita intorno alla Terra e per effetto della forza gravitazionale si

riunì formando la Luna. Detta comunemente la Teoria

dell'Impatto Gigante, conta su simulazioni pubblicate nell'agosto

2001 che la supportano. Una conferma di questa tesi deriva dal

fatto che la composizione della Luna è pressoché identica a quella

del mantello terrestre privato degli elementi più leggeri, evaporati

per la mancanza di un'atmosfera e della forza gravitazionale

necessarie per trattenerli. Inoltre, l'inclinazione dell'orbita della

Luna rende piuttosto improbabili le teorie secondo cui la Luna si

formò insieme alla Terra o fu catturata in seguito.

Caratteristiche fisiche

Poiché il periodo di rotazione della Luna è esattamente uguale al

suo periodo orbitale, noi vediamo sempre la stessa faccia della

Luna, rivolta verso la Terra. Questa sincronia è il risultato della

frizione gravitazionale che ha rallentato la rotazione della Luna nella

sua storia iniziale. A causa di queste forze, dette anche forze di

marea, anche la rotazione della Terra viene gradualmente

rallentata, e la Luna si allontana lentamente dalla Terra mentre il

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