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Ho deciso di svolgere la mia tesina sull'ape, in cui ho effettuato dei collegamenti con alcuni argomenti che ho trovato pertinenti al tema dell’ape e agli ambiti circostanti. Nella mia tesina di maturità non troverete un’esplicita trattazione legata alle materie scolastiche, ma brevi cenni, dal momento che ho preferito approfondire diversi aspetti del mondo dell’ape piuttosto che ripetere ciò che ho già affrontato durante quest’anno scolastico.
“Come l'ape raccoglie il succo dei fiori senza danneggiarne colore e profumo, così il saggio dimora nel mondo.” - Siddhārtha Gautama Buddha -
Le parole di Siddhārtha Gautama esprimono al meglio, con semplice intensità, il motivo che mi ha indotta a presentare una ricerca sulle api. Tra le frenetiche occupazioni, che pervadono la società del profitto, ci dimentichiamo troppo spesso del dono che la natura offre all’uomo, quello della vita stessa. Un’offerta che non segue la logica ferrea del “do ut des”, ma rende disponibili le risorse delle sue creature per allietare gratuitamente la vita dell’uomo.
L’uomo invece reagisce costruendo, distruggendo ed infestando. Neppure il laborioso mondo delle api rimane esente dalle manifestazioni dell’ignoranza umana, che non è in grado di conciliare il rispetto per la natura con le necessità che la modernità impone. Che mai sarebbe l’uomo senza gli alberi? E che sarebbe se l’ape, piccolo insetto della eccellente famiglia degli impollinatori, scomparisse a causa dell’inquinamento, dei campi magnetici, dei pesticidi che l’uomo crea e mal utilizza?
Forse guarderebbe con occhi che brillano di soddisfazione e compiacimento le proprie costruzioni, le fabbriche di cemento, le invenzioni chimiche, tecnologiche e belliche, senza accorgersi di essere un individuo privo di radici, un niente.
Un insetto, apparentemente insignificante, può nasconde grandi capacità, come fin dall’antichità uomini saggi di acuta sensibilità come Simonide, Virgilio, Dante Alighieri, Pascoli e Saba hanno menzionato ed elogiato. La figura dell’ape è presente anche nella poetica di Emily Dickinson e in alcune opere d’arte a partire dalle sculture del Bernini alle pitture di Dalì.
L’ape non solo si sacrifica per difendere la comunità, ma offre anche il suo veleno per rimedi alternativi in campo medico e, in ultima analisi, una speranza per la cura dell’AIDS. Oltre a possedere una straordinaria tecnica di comunicazione che sfrutta la capacità di orientarsi tramite l’ausilio del sole, l’ape è un importante indicatore della situazione ambientale e dell’inquinamento di una zona. L’uomo ha inventato le centraline ma la natura ci aveva già pensato prima tramite i suoi insetti. Se non vogliamo comprendere i motivi profondi dell’importanza che questi insetti rivestono almeno rispettiamoli per la loro opera d’impollinazione che ci offre panorami mozzafiato: fiori dalle mille varietà e colori dalle mille sfumature. Non dimentichiamo che “L'ape è piccola tra gli esseri alati, ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori”, come dice il libro del Siracide.
Filosofia - Schopenhauer, il rapporto tra ape regine e fuco; il rapporto ape-fiore.
Letteratura latina - Virgilio e Simonide.
Letteratura italiana - Pascoli, Saba e Alghieri.
Letteratura inglese - Emily Dickinson.
Storia dell'arte - Bernini, Feuchtmayer, Dalì, Sutherland.
Fisica - I campi magnetici.
Storia - La Seconda Rivoluzione industriale.
Geografia astronomica - Il Sole, l'orientamento dell'ape.
La mia scelta
“Come l'ape raccoglie il succo dei fiori senza danneggiarne colore e profumo,
così il saggio dimora nel mondo.” - Siddhārtha Gautama Buddha -
Le parole di Siddhārtha Gautama esprimono al meglio, con semplice intensità,
il motivo che mi ha indotta a presentare una ricerca sulle api.
Tra le frenetiche occupazioni, che pervadono la società del profitto, ci
dimentichiamo troppo spesso del dono che la natura offre all’uomo, quello della
vita stessa.
Un’offerta che non segue la logica ferrea del “do ut des”, ma rende disponibili
le risorse delle sue creature per allietare gratuitamente la vita dell’uomo.
L’uomo invece reagisce costruendo, distruggendo ed infestando.
Neppure il laborioso mondo delle api rimane esente dalle manifestazioni
dell’ignoranza umana, che non è in grado di conciliare il rispetto per la natura
con le necessità che la modernità impone.
Che mai sarebbe l’uomo senza gli alberi?
E che sarebbe se l’ape, piccolo insetto della eccellente famiglia degli
impollinatori, scomparisse a causa dell’inquinamento, dei campi magnetici, dei
pesticidi che l’uomo crea e mal utilizza?
Forse guarderebbe con occhi che brillano di soddisfazione e compiacimento le
proprie costruzioni, le fabbriche di cemento, le invenzioni chimiche,
tecnologiche e belliche, senza accorgersi di essere un individuo privo di radici,
un niente.
Un insetto, apparentemente insignificante, può nasconde grandi capacità,
come fin dall’antichità uomini saggi di acuta sensibilità come Simonide, Virgilio,
Dante Alighieri, Pascoli e Saba hanno menzionato ed elogiato. La figura dell’ape
è presente anche nella poetica di Emily Dickinson e in alcune opere d’arte a
partire dalle sculture del Bernini alle pitture di Dalì.
L’ape non solo si sacrifica per difendere la comunità, ma offre anche il suo
veleno per rimedi alternativi in campo medico e, in ultima analisi, una speranza
per la cura dell’AIDS.
Oltre a possedere una straordinaria tecnica di comunicazione che sfrutta la
capacità di orientarsi tramite l’ausilio del sole, l’ape è un importante indicatore
della situazione ambientale e dell’inquinamento di una zona. L’uomo ha
inventato le centraline ma la natura ci aveva già pensato prima tramite i suoi
insetti!
Se non vogliamo comprendere i motivi profondi dell’importanza che questi
insetti rivestono almeno rispettiamoli per la loro opera d’impollinazione che ci
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offre panorami mozzafiato: fiori dalle mille varietà e colori dalle mille
sfumature. Non dimentichiamo che “L'ape è piccola tra gli esseri alati, ma il suo
prodotto ha il primato fra i dolci sapori”, come dice il libro del Siracide.
Avvertenza per il lettore
Ho deciso di riportare nella pagina seguente una mappa concettuale
di collegamenti con alcuni argomenti che ho trovato pertinenti al tema dell’ape
e agli ambiti
circostanti. Nel mio elaborato non troverete un’esplicita trattazione legata alle
materie
scolastiche ma brevi cenni, dal momento che ho preferito approfondire diversi
aspetti del
mondo dell’ape piuttosto che ripetere ciò che ho già affrontato durante
quest’anno scolastico. Pagina 5 di 53
Mappa concettuale Pagina 6 di 53
L’apicoltura: una lunga storia alle spalle
La venerazione dell'ape e del miele è una
costante lungo tutto il corso della storia; odi,
canzoni e versi sono state scritti in loro onore
in ogni epoca. La testimonianza più antica
della sinergia tra uomo e ape risale al
neolitico (7.000-5.000 a.C.) in una
rappresentazione rupestre rinvenuta in
Spagna nei pressi di Valencia, a Cueva de la
Araña intorno agli anni 20 del Novecento. Si
tratta di un uomo con un recipiente nei pressi
di un'ansa nella roccia dove introduce un
braccio per prelevare i favi. Alcune api volano attorno all'uomo e i cerchi
concentrici che si distinguono probabilmente simulano il fumo. È un cacciatore
di miele, figura che esiste ancora presso certe popolazioni primitive.
Probabilmente l'uomo della raffigurazione sta raccogliendo le famiglie di api
che vivevano nei tronchi cavi delle piante, sezionandoli e sistemandoli nei
pressi delle abitazioni. Questa pratica è rimasta in uso fino alla metà del
Novecento.
Sono stati probabilmente gli Egiziani i primi a capire l'importanza di offrire alle
api un luogo dove creare l'alveare. Nacquero così attorno al 2600 a.C. le prime
arnie fatte di rami, canne intrecciate e fango essiccato; avevano forma
cilindrica e venivano poste vicine l'una all'altra per agevolare il controllo e
l'allevamento delle api. Si praticava l'apicoltura nomade fluviale lungo le
sponde del Nilo, il viaggio durava tre mesi, seguendo le fioriture provocate
dalle piene del fiume. Ogni popolo ha sviluppato il proprio modo di costruire le
arnie, talvolta venivano usati anche oggetti preparati per altri utilizzi e adattati
poi allo scopo dell'apicoltura. In Medio Oriente si prediligevano i vasi in
terracotta, nell'Europa centrale i tronchi svuotati, altrove contenitori di paglia o
di fibra vegetale e argilla.
Altre testimonianze relativamente ai Sumeri dicono che il miele veniva usato in
cosmesi già nel 3000-2000 a.C. Assiri e Babilonesi usavano il miele per le
affezioni che colpivano epidermide, occhi, genitali, apparato digerente e
trattavano i corpi dei defunti con la cera d'api e con lo stesso miele. I Celti lo
usavano nei riti di sepoltura, mentre per gli Etruschi rappresentava una
preziosa offerta votiva. I Greci lo consideravano il prodotto degli arcobaleni e
delle stelle e gli conferivano una componente divina tanto da considerarlo il
cibo degli dei. L'allora comune credenza voleva che le divinità si cibassero di
nettare e ambrosia e che gli dei, in uno slancio di generosità, non potendo dare
l'immortalità agli uomini, per confortarli per la loro condizione svantaggiata,
permettessero loro di gustare il miele facendolo cadere sulla terra dalle loro
tavole riccamente imbandite. Lo credevano inoltre un potente elisir di
giovinezza e lo somministravano regolarmente agli atleti che concorrevano ai
Giochi Olimpici.
Aristotele (384-322 a.C.) è stato il primo a studiare scientificamente le api
analizzandone il modo di riprodursi e notando che si dedicano ad una tipologia
di fiori alla volta. Fino al termine del Medioevo i suoi scritti sono stati l'unica
fonte autorevole sull'argomento. Anche gli antichi greci praticavano il
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nomadismo spostandosi da una regione all'altra seguendo le fioriture.
Nell'antica Roma troviamo importanti studi sulle api e l'apicoltura; Plinio il
Vecchio pubblica nel 79 d.C. la "Naturalis Historia" dove parla spesso delle api e
dell'apiario.
Sappiamo per certo che presso i Romani l'apicoltura doveva essere
particolarmente sviluppata, praticavano la sciamatura artificiale, costruivano
arnie e sperimentavano nuove tecniche. Virgilio, apicoltore e poeta, nelle
"Georgiche" tratta dell'organizzazione dell'apiario e della flora apistica; è il
primo vero e proprio trattato di apicoltura che sarà utilizzato in tutto il mondo
occidentale fino al Cinquecento.
I Romani facevano grande uso del miele a scopo terapeutico, cosmetico e in
cucina, tanto che era considerato un alimento fondamentale, presente in ogni
pasto.
In India, oltre ad avere significati simbolici, il miele era considerato afrodisiaco,
tanto da essere l'ingrediente principale di elisir e filtri d'amore. Per lungo tempo
e in diverse popolazioni ed epoche il miele veniva inoltre impiegato nei riti
religiosi. Non è un caso dunque che nel Corano viene considerato il simbolo
della guarigione sia spirituale sia materiale.
Nel 1448-1482 gli Inca offrivano miele e cera d'api come tributo ai
conquistatori europei. La diffusione dell'allevamento delle api al fine di ottenere
miele e cera, due beni preziosi uno principalmente per l'alimentazione, l'altro
per la realizzazione delle candele, fu rapida e capillare. La sua importanza
alimentare si mantenne inalterata per tutto il Medioevo fino all'avvento dello
zucchero intorno alla metà del XVIII secolo quando si scoprì che dalla canna da
zucchero si poteva estrarre un prodotto con potere dolcificante più economico
del miele. È l'inizio del tracollo nell'uso del miele, che venne rapidamente
soppiantato dallo zucchero, che poco dopo cominciò ad essere estratto anche
dalla barbabietola in modo ancora più redditizio.
Durante il medioevo e fino al XVII secolo l'apicoltura non fa grandi progressi, si
trova qualche citazione legislativa, ma nulla di relativo allo sviluppo tecnologico
né nella costruzione delle arnie, né nello studio delle api. Alla fine del XVII
secolo l'apicoltura fa progressi notevoli, soprattutto grazie all'avvento del
microscopio. Swammerdan scopre il doppio stomaco, il pungiglione, il sistema
nervoso, il cuore, l'antenna, gli occhi, la doppia ovaia e gli ovidotti della regina.
Reaumur (1637-1672) descrive compiutamente la storia delle api nella sua
"Storia degli insetti". Lo svizzero Huber (1750-1837) studiò l'ape costruendo un
originale alveare a fogli mobili a forma di libro. Scoprì la fecondazione della
regina e la formazione della cera. Gli studi di Huber furono perfezionati dal
reverendo americano Lorenzo L. Langstroth (1810-1895), che inventò la
moderna arnia a telaini mobili. Il suo libro "L'ape e l'arnia" è un classico
dell'apicoltura odierna.
Dalla metà dell'800 si diffusero in tutto il mondo i metodi moderni con le
tecniche messe a punto da Langstroth. L'ultima scoperta significativa in campo
di apicoltura è da ricondurre all'astuzia del maggiore Von Hruska (1819-1888),
si tratta dello smielatore che permette di estratte il miele senza distruggere i
favi.
L'arnia classica da dieci telaini deriva dal
modello originale ideato da Langstroth nel
1851, successivamente modificato da
Charles Dadant nel 1859 e da Blatt. Nel
1932 venne standardizzata da Carlo Carlini Pagina 8 di 53
l'arnia italiana partendo dal modello Dadant-Blatt. L'arnia Italica-Carlini è
attualmente il modello più diffuso in Italia. L’arnia Dadant-Blatt è costituita da
elementi modulari che ne consentono la scomposizione: tetto in lamiera usato
per la protezione dell’alveare, coprifavo per la copertura del nido o del melario,
melario per l’alloggiamento dei telaini da produzione, nido per l’alloggiamento
dei telaini per lo sviluppo della famiglia, fondo a rete antivarroa dotato di
cassetto per l’ispezione. Pagina 9 di 53
Chi sono le api
Morfologia e anatomia Pagina 10 di 53
I principali tipi di api in Italia
Apis apidae.
è un genere di insetto sociale della famiglia delle Due delle specie
Apis mellifera
comprese nel genere possono essere allevate dall'uomo ovvero e
Apis cerana.
I principali tipi di api in Italia sono l’ape carnica, l'ape italiana o ape ligustica,
l'Apis mellifera mellifera, tutte sottospecie dell'ape mellifera.
L'ape carnica è una sottospecie di ape mellifera
dell'Europa occidentale. Originaria della Slovenia,
ha un'area di distribuzione naturale che abbraccia
gran parte dell'est europeo.
La caratteristica principale di quest'ape è la
mansuetudine. Si è ben adattata alla disponibilità
di nettare, per mezzo di un rapido accrescimento
della popolazione in primavera diminuendo così la
dimensione della covata quando l'alimento inizia a
scarseggiare.
L'ape carnica ha all'incirca le medesime dimensioni dell'ape ligustica, ma può
essere distinta perché è generalmente di colore castaneo-grigio normalmente
scuro con righe leggermente più chiare. Hanno la ligula molto lunga che
permette una migliore raccolta di nettare.
L'ape italiana o ape ligustica è anch'essa una
sottospecie dell'ape mellifera. E’ originaria
dell'Italia e del nord della Sicilia. Questa
sottospecie si è formata sopravvivendo all'era delle
glaciazioni come le sottospecie geneticamente
differenti della Spagna e della Sicilia. E’ la
sottospecie più diffusa al mondo tra le api
mellifere, per l'apprezzamento che ha tra gli
apicoltori, in quanto ha dimostrato di essere
adattabile alla maggior parte dei climi. Le api
italiane si sono evolute nel caldo clima mediterraneo; possono sopportare i duri
inverni europei e le fresche e umide primavere delle latitudini più a Nord.