vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
“[…]His voice was soft and very slow,
As he quoted The Raven from Edgar Allen Poe,
“And my soul from out that shadow floating on the floor,
Shall be lifted –Nevermore!”
Con flebile voce il ragazzo citò
le parole del corvo di Edgar Allan Poe:
"L'anima mia da quell'ombra laggiù
non si solleverà mai più,
mai più... mai più". Tim Burton “Vincent”
“[..]…And the lamp-light o'er him streaming throws his shadow on the floor;
And my soul from out that shadow that lies floating on the floor
Shall be lifted - nevermore!”
“[..]…e la luce della lampada, raggiando su di lui, proietta la sua ombra sul pavimento, e la mia
anima, fuori di quest'ombra, che giace ondeggiando sul pavimento non si solleverà mai più!
Mai più!” 3
E.A.Poe “The raven”
Nella poesia di Burton, Vincent si abbandona alle fantasie più
tormentate: trasformare la zia in una statua di cera, fare
esperimenti sul suo cane Abercrombie per trasformarlo in zombie,
vedere la sua amata,
seppellita viva, che torna
dalle tenebre, etc. Possiamo
notare che i temi riprendono
molto quelli di Poe; Vincent è
proprio una figura
tormentata, isolata,
incompresa e alla ricerca
dell’auto-tortura e ciò lo
riporta alla figura del “poeta
maledetto” per eccellenza,
come d’altra parte era Poe.
Vincent è un vero a proprio
capolavoro, nonostante la brevissima durata di appena 5 minuti; è
difatti uno dei cento film d’animazione che hanno fatto la storia del
cinema. Esso è l’archetipo di tutta l’opera e la poetica di Burton,
rispecchia la sua persona, tormentata e sognatrice e di
conseguenza è l’esempio più lampante dello stile unico di questo
regista.
Come influenze in campo musicale possiamo ricordare il nome
dell’album “ The Raven” di Lou Reed, che rivisita in chiave rock
l’omonima opera di Poe e la vita del poeta stesso ed ancora i
Beatles che lo hanno citato nella canzone “I Am The Walrus”e ne
hanno fatto rappresentare il volto nella copertina dell’album
“Sgt.Pepper’s Lonely hearts Club Band”.
Poe, precursore della “Science fiction”
La fama di Poe non si può solo soffermare ai racconti del terrore e
del mistero: egli è infatti il padre fondatore del racconto
fantascientifico, della “science fiction”, essendo stato capace di
introdurre nei suoi racconti realtà scientifiche. Esse sono il mezzo
per spiegare logicamente ogni allontanamento dalla realtà e per
rafforzare gli aspetti estetici dell’opera. È stato visto come maestro
da molti degli scrittori che hanno fatto la storia del racconto
fantascientifico; basti ricordare Verne e Lovecraft. Le opere di Poe
4
sono un curioso mix di fantasia e scienza; esse dimostrano il suo
apprezzamento verso il progresso della scienza.
“Scienza, tu vera figlia del passato,che con l’acuto sguardo tutto muti!”
E.A.Poe “Alla Scienza”
Tra queste è di singolare importanza “le avventure di Arthur Gordon
Pym”, l’unico suo romanzo, il cui protagonista intraprende
un’avventura che si trasforma in
una vera e proprio esperienza
fantascientifica: scopre una razza
perduta nei pressi del Polo Nord,
creature ignote abitanti le acque e,
per finire, una gigantesca figura
umana. Purtroppo, a questo punto,
il romanzo si interrompe
bruscamente, lasciando
quest’ultima apparizione avvolta
dal mistero. Gli stessi Verne e
Lovecraft hanno cercato di dare
una conclusione ipotetica al
romanzo e ciò evidenzia la loro devozione verso Poe. Ricordiamo
anche “L’impareggiabile avventura d’un certo Hans
Pfall”,descrizione del primo volo umano sulla luna, caratterizzata da
parecchi dettagli tecnici e scientifici. Essa è stata di ispirazione
diretta per Verne nella sua opera “Dalla Terra alla Luna”. Poe ha
anche anticipato l’idea di “cyborg” con il racconto “L’uomo finito”,
dove il protagonista è parte uomo, parte macchina. Poe non si è
però interessato solo delle scienze fisiche, ma si è anche avvicinato
a scienze di dubbia natura come il “mesmerismo”*, con racconti del
tipo “Rivelazione mesmerica” e “La verità sul caso del signor
Valdemar”. Nella opere di Poe il mesmerismo va ad abbattere la
barriera tra vita e morte, facendo immergere la mente umana in un
mondo oscuro, misterioso e senza alcuna certezza.
*Mesmerismo: teoria formulata in base alle ipotesi di Mesmer,
medico tedesco. Egli era convinto che all’interno dell’uomo
scorresse un fluido che gravita nell’universo e che fosse a diretto
contatto con l’uomo, la terra e tutto il resto. Credeva che la malattie
umane derivassero dalla distribuzione disomogenea di tale fluido e
quindi sperimentò dei metodi di cura che sfruttavano la forze
magnetiche (magneti, bagni magnetici,etc.). La scienza fisica ha
sempre smentito tali pratiche, dicendo che il paziente guariva solo
5
per condizionamento psicologico; il mesmerismo può essere
considerato un “antenato” dell’ipnosi, anche se non induce alla
creazione di uno stato di “coscienza alternata”.
Poe: primo “poeta maledetto”
L’incontro tra Poe e Baudelaire fu una
rivelazione per entrambi i due poeti; si
venne a creare una rapporto molto
singolare, uno scambio reciproco:
ognuno dava all’altro ciò che aveva e
riceveva ciò che non aveva. Poe ha avuto
la capacità di illuminare e fecondare il
poeta francese con la sua visione
dell’arte e della vita. Lo ha scosso nella
sua totalità e gli ha permesso di cogliere
il gusto per l’eleganza, l’arte e
l’eccezionale. Baudelaire diede, invece,
al pensiero di Poe un estensione infinita,
lo propose al futuro, traducendo i suoi
racconti in francese e introducendolo
così in Europa. Egli vedeva in Poe una rivelazione, un genio
incompreso e, proprio per questo, voleva denunciare i torti subiti dal
poeta proponendolo alla cultura europea in modo da farne
apprezzare le sue vere qualità. Baudelaire capì che l’alcoolismo di
Poe aveva avuto due risvolti nel corso della sua vita : da un lato gli
aveva attribuito quel carattere negativo che portò alla sua
diffamazione da parte della società; dall’altro era per Poe un vero e
proprio metodo di lavoro, infatti “aveva imparato a bere come un
letterato accurato si esercita sui quaderni di appunti”. Il suo “genio”
deriva proprio dall’insieme della più minuziose particolarità che
hanno caratterizzato la sua vita; senza di esse ci sarebbe stato un
altro Poe.
“[…]…una perfezione sarà il difetto della loro corazza e una qualità superlativa il germe della
loro dannazione.” C.Baudelaire “Edgar Poe, la vita e le opere”
Questa, secondo me, è la frase che meglio delinea la figura del
“poeta maledetto”, il declassato,colui che ha “perso l’aureola”,
avverso alla società e al progresso, che attuava un riscatto estetico,
a volte anche disperato, e che si abbandonava alla ”tendenza
essenzialmente demoniaca”, come la chiamava Baudelaire, per
6
cercare un intensificazione di vita, attraverso l’uso di alcool e
droghe. Influenze sul mondo a lui contemporaneo
Baudelaire rimase fortemente influenzato da Poe e come lui lo
furono gli altri simbolisti come Mallarmè , il quale si interessò
talmente tanto al poeta americano da tradurne in francese tutte le
poesie e da dedicargli dei componimenti, tra cui “Le Tombeau
d’Edgar Poe”.
In Italia, verso gli anni 60 dell’Ottocento, si cominciò a delineare un
movimento artistico e letterario, la “Scapigliatura”. Il termine deriva
dal francese “bohème”(vita da zingari), che si riferiva alla vita
disordinata e anticonformista dei poeti francesi dello stesso periodo,
come Baudelaire. Essa non era una scuola accomunata da una
poetica codificata in manifesti, era solo una reazione alla situazione
dell’ “Italietta post-unitaria”, cha aveva costretto l’artista ad uno
stato di emarginazione, lo aveva declassato, generando un conflitto
tra lui e la società. Gli scapigliati reagirono a questa condizione
prendendo esempio dai “poeti maledetti” e dedicandosi ad una vita
disordinata, dedita all’alcool e a sostanze stupefacenti. Tra gli
scapigliati possiamo ricordare Tarchetti, che fu forse quello che più
si ispirò a Poe, scrivendo i “Racconti fantastici”, i quali si incentrano
su temi come la morte, il macabro, i fenomeni para-psicologici, etc.
“Eureka, a prose poem”: Poe e l’infinito
Nonostante io fossi un appassionata di Poe, non sapevo del suo
interesse per argomenti come la cosmologia. Egli, in quest’opera,
ha anticipato molte delle questione tutt’oggi dibattute come
l’infinità dell’universo, la sua origine nel tempo, la distribuzione
della materia e il ruolo della vita. Eureka è un opera davvero
singolare, un sintesi tra analitico e immaginario, i quali si
completano a vicenda. Poe espone la sua teoria cosmologica,
confutando le tesi contrarie; parte da un principio metafisico per poi
arrivare ad una serie di conseguenze fisiche. Anche in quest’opera
Poe non smentisce il suo ruolo di padre del romanzo
fantascientifico, infatti è stato capace di far intersecare scienza e
arte.
Partendo da uno dei più antichi dilemmi della cosmologia, l’infinità
dell’universo, Poe, ponendo le basi sulla fisica newtoniana, ha
ipotizzato che lo spazio fosse infinito ma che la materia si
concentrasse uniformemente in una parte sferica finita di esso, l’
7
“Universo delle Stelle”. Per quanto riguarda l’origine, Poe parte
dall’esistenza della Particella Primordiale [Promordial Particle], la
quale si dovrebbe essere frammentata in varie parti, che
dovrebbero poi essere state irraggiate da una forza repulsiva, fino a
formare la distribuzione sferica da lui ipotizzata. Ma dato che la
natura di questi frammenti è l’unità, secondo la fisica newtoniana,
ossia la legge di gravitazione, esse si sarebbero dovute attrarre a
vicenda, portando ad un collasso di tale universo. Vi è quindi un
ciclo infinito: l’universo dal nulla scaturisce e al nulla ritorna. Ma
dobbiamo inoltre dire che alla fine del poema, Poe arriva ad
ipotizzare l’esistenza di una successione infinita di universi, che
però non possono interagire tra di loro. Questa simmetria spaziale e
temporale scaturisce dal non voler privilegiare un punto particolare
né dello spazio, né del tempo e possiamo notare come i cosmologi
moderni rispettino tutt’oggi questa simmetria; ciò dimostra come la
cosmologia contemporanea non sia del tutto esente da
considerazioni metafisiche.
“[…]…ora simmetria e coerenza sono termini convertibili; così Poesia e Verità sono una cosa
sola.” E.A.Poe
“Eureka”
“Il paradosso di Olbers”
Poe tenta di dare una spiegazione a questo paradosso, anche per
confermare la sua teoria cosmologica. Secondo lui, se la
distribuzione di stelle fosse infinita, allora osservando in qualunque
direzione del cielo dovremmo incrociare la luce di una stella, per
quanto lontana possa essere, poichè è vero che il flusso luminoso
diminuisce all’aumentare della distanza, ma è anche vero che la
distribuzione di stelle aumenta all’aumentare della distanza, quindi i
due effetti si compensano. In realtà non è riuscito ad arrivare alla
reale soluzione del paradosso, l’ha soltanto intuita. Per dare una
spiegazione esauriente si deve accettare la non eternità
dell’Universo; difatti si può ipotizzare che la luce delle stelle, che si
trovano ad una distanza maggiore dell’età dell’universo, non possa
essere osservata dall’occhio umano.
Conclusioni
All’inizio volevo semplicemente parlare dell’autore per il fascino che
ha sempre suscitato in me, ma a mano a mano che leggevo le sue
opere e i saggi e gli articoli su di lui mi sono immersa talmente
tanto nella cosa, da ideare questa tesina, forse un po’ insolita. E’
stata una sorpresa per me scoprire quanto Poe sia importante per la
8