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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Teogonia dell'eros
Autore: Elvira Buonocore
Descrizione: si tratta di un percorso,un breve saggio attraverso le mille interpretazioni che sono state date sulla natura dell'amore,al fine di scoprire la vera essenza di questo sentimento universale.il tutto,chiaramente,facendo riferimento alle singole materie stu
Materie trattate: italiano,latino,divina commedia,ed.artistica,inglese,storia,filosofia,geografia astronomica,fisica.
Area: umanistica
Sommario: (Preambolo) Lo scopo dell'opera: Raccogliere idee sparse e disseminate lungo il corso della mia adolescenza,fare di tutta quella comune miriade di sensazioni,impulsi sempre giovani e sconosciuti,che riguardano ogni individuo dacchè raggiunge "la coscienza d'amare",una richiesta che è infantile ed adulta insieme,una domanda sola,che è una moltitudine. COS'É AMORE? Nasce,allora,un breve saggio,che è una summa delle considerazioni,dei pensieri che hanno caratterizzato quegli anni,quando oscillavo tra i dubbi. Ho studiato,dunque,il sentimento amoroso come fenomeno,e,poichè nell'accezione kantiana del termine,il fenomeno è il solo che siamo in grado di conoscere,ho scorto,fin dal principio dei miei studi -e ancor prima,quando mi arrovellavo sulla natura dell'Amore non conoscendone ancora le rappresentazioni più evidenti su me stessa- una grande possibilità nel poterne cogliere il senso. Ma mi sbagliavo: erroneamente,avevo pensato di poter parlare di "fenomenologia dell'Amore". E qui sta il nodo della questione: la fenomenologia è,propriamente ,"la scienza di ciò che appare alla coscienza",dunque di quanto l'intelletto umano,nei limiti del suo potere,è capace di percepire. E Amore,nella sua essenza eterea e metafisica,nel suo contenuto "noumenico",non può essere concepito dalla mente umana;pensarci è stato come arrovellarsi sui misteri irrisolti della nostra storia di uomini: Dio,l'origine dei mondi,la morte. Eppure,questo mio studio appassionato non è stato inutile: badate bene,non ho appreso il contenuto dell'Amore,tuttavia ho potuto conoscerne le circostanze e le rappresentazioni. Conoscere l'amore,come Dio in Feuerbach,vale a dire conoscere e apprezzare molte cose su gli uomini e sulla loro storia,vuol dire comprendere e giustificare molte azioni umane.
2.
La negazione
Incomprensibile,inconoscibile. Amore mi pare impalpabile come i fuochi fatui
dei cimiteri,come il funereo effluvio dei fumi di un bagno turco,come le
gocciole dei vapori che appannano una finestra.
Indicibile. Se ne parla a lungo e molto bene,ma non si dice nulla. Mai.
Elitario. Amore si lascia guardare da pochi,impietosamente,scansa alcuni,altri
ne colpisce con immotivato piacere. Nessuna giustizia,nessuna utopica
meritocrazia:il pungolo di Eros non conosce regole,almeno non scritte,mai
conosciute,nemmeno dai poeti.
Dunque,qual è la reazione che,per prima,ci caratterizza,di fronte ad un
concetto che non è un concetto,ad un’idea che è sempre stata,ma che non si
è mai spiegata?
Quando non si conosce,si tende,per naturale affezione,ad allontanare la
causa dell’umiliazione che l’ignoranza comporta: come l’uva per la volpe di
Esopo,così noi tendiamo a disprezzare quanto non possiamo toccare,né
guardare da vicino. Amiamo e odiamo quanto ci viene precluso: amiamo e
odiamo Amore,che si nega a noi,con sempre maggiore forza e tenacia.
Amiamo guardare l’amore che non è mai nostro,ma sempre degli altri.
Qualcosa ci sfugge,non comprendiamo abbastanza: allora neghiamo che sia
mai esistito. Amore non c’è mai stato,non è un concetto pensabile in quanto
non è stato mai elaborato,da nessuno che abbia mai potuto dichiararlo e
promulgarlo. Amore non ha nome,e non è,né spirito,né idea,né concetto. E
nessuno ha mai detto nulla che somigliasse alla parola Amore.
ODE ALLA GOLIARDIA
BALLATE!
Ballate anime goliardiche
donne dalle gonne multicolore
abbandonate le vostre tiepide vesti a giovani
con le braccia forti
e col cappello sugli occhi.
BALLATE!
Ballate giovani creature
coi capelli lavanda
e le gambe sottili come rami,
vibrate alla luce della luna
come il fogliame dei boschi
sotto il peso della rugiada mattutina.
BALLATE!
Attendete il favore della notte
sobria matrona vestita di nero,
e lasciate che la gioia terrena si insinui in voi,
penetri nella carne,sotto la pelle,
come un morbo incurabile,
e siate generose nel donare le vostre membra
perché altro non potete fare…
BALLATE!
Abbandonatevi ad una dolce danza
sotto le mura di questa depravata Babilonia
e senza paure ridete del mondo
che non trova pace
e che cerca una gioia inesistente.
Una notte come tante
ieri forse,
o anni fa,
avevate incontrato quell’uomo…
Aveva la gioia negli occhi?Aveva la tenerezza nelle mani?
O soltanto il sangue bollente nelle vene?
Di certo non aveva un cavallo bianco
nè lo scettro né il mantello…
Non ricordate…
ma non temete
perché allo stesso modo
questi non si ricorderà di voi.
BALLATE!
Ballate,dunque,e gioite
perché l’amore non esiste
l’amore è una vana parola,
l’amore è una menzogna,
è una crudeltà che gli uomini si infliggono
perché amano rotolarsi nella sofferenza
e credere di aver bisogno di qualcuno.
ASCOLTATE!
Non vomito parole sconnesse,
non aggrappatevi ad un pensiero
non reggetevi ad un filo che non può sostenervi..
non credete nell’amore
mera fantasia dei deboli,
che si insinua in voi mascherato
e col viso di porcellana
per nascondere la sua inconsistenza.
E ora ballate,ballate,ballate..
e non soffrite mai più. Elvira Buonocore
Quando si è smesso di credere,Amore non è più causa di sofferenza:
eliminato il sentimento,resta Eros come piacere divino della pelle.
Immunizzarsi dal dolore,vuol dire spogliare Eros di qualsiasi valenza
sentimentale,sottrargli il suo pungolo cocente,strappargli a forza una parte.
Un gesto infantile,vile,ma opportuno.
3.
La nascita di Eros
(la filosofia dell’Amore)
"Quando nacque Afrodite, gli dei tennero un banchetto, e fra gli altri c'era
Poros (il dio dell'Abbondanza) figlio di Metidea (Sagacia). Ora, quando
ebbero finito, arrivò Penia (Povertà) per mendicare qualcosa, siccome era
stata una gran festa, e se ne stava vicino alla porta. Poros intanto, ubriaco di
nettare (il vino non esisteva ancora), inoltrandosi nel giardino di Giove,
schiantato dal bere, si addormentò. Allora Penia, a causa della sua povertà,
pensò bene di avere un figlio da Poros, giacque con lui e concepì Eros.
Per questo, Eros divenne compagno e seguace di Afrodite, perché fu
concepito il giorno della sua nascita, ed ecco perchè di natura é amante del
bello, in quanto anche Afrodite é bella. Dunque, come figlio di Poros e Penia,
ad Amore è capitato questo destino: prima di tutto è povero sempre, ed é
tutt'altro che bello e delicato, come ritengono i più(...)perchè ha la natura
della madre coabita sempre con la povertà.
Per ciò che riceve dal padre, invece, egli é(...)coraggioso, temerario,
impetuoso(...)appassionato di saggezza, pieno di risorse, filosofo per tutta la
vita. E per sua natura non è né mortale né immortale, ma, in uno stesso
giorno, talora fiorisce e vive, se tutto va bene, talora, invece, muore, ma poi
torna in vita, a causa della natura del padre. E ciò che acquista gli scorre via
dalle mani, sicché Eros non è mai né povero né ricco." Simposio,Platone
A descrivere il concepimento di Eros è Socrate,che riporta le parole di una
sacerdotessa,Diotima,che gli avrebbe rivelato tutti i misteri di Amore. Il
discorso è tratto da una delle opere più conosciute di Platone,il Simposio,in
cui,quasi in una sorta di limbo dantesco,grandi personaggi ed intellettuali
ateniesi,parlano a lungo dell’Amore,mettendo a confronto le loro diverse
teorie: c'è chi dice che Eros sia la divinità più giovane e più bella,chi dice che
sia la più vecchia in quanto forza generatrice di tutto,chi sostiene che sia una
forza cosmica che domina la natura,chi suggerisce che sia un tentativo da
parte di tutti gli enti finiti di eternarsi procreando,c'è chi è del parere che sia
la divinità più valorosa in quanto riesce a dominare perfino la guerra,facendo
riferimento all'episodio mitico secondo il quale Ares,il dio della
guerra,sarebbe innamorato di Afrodite.
Particolarmente affascinante è l’episodio semiserio narrato dal
commediografo Aristofane che narra di un terzo genere di uomini,l’androgino
non figlio del Sole come gli uomini, non figlio della Terra come le donne, ma
figlio della Luna. Il mito racconta che la completezza autosufficiente rese gli
umani androgini così arroganti da immaginare di dare la scalata all'Olimpo, e
Zeus (non volendo distruggerli per non privare l'Olimpo dei loro sacrifici),
separò ciascuno di loro in due metà, riducendoli a solo maschio e solo
femmina. La nostalgia di quella interezza, mai placata, è la radice e in
qualche modo la costrizione all'amore (“alla brama e all'inseguimento
dell'interezza, ebbene, tocca il nome di amore”).
Ma è a Socrate che Platone affida la sua concezione dell’Amore,è al filosofo
del “daimon”che Platone concede il compito di spiegare e giustificare la vera
natura e essenza dell’Amore.
Eros è stato concepito da due diverse,opposte divinità,e con l’inganno: ne è
venuto quindi un essere intermedio tra il divino e l'umano che, assieme alle
qualità positive, assomma in sé anche quelle negative. Socrate, come
apprende da Diotima, era caduto nello stesso equivoco nel quale cadono
quasi tutti gli uomini,che in Amore vedono solo il lato più bello. Tutto questo
deriva dal fatto che Amore viene identificato con l'amato e non con l'amante:
ma in realtà,mentre il primo appare indubbiamente bellissimo,il secondo è
decisamente diverso,incompleto.
Eros va cercato,non nel volto e nei tratti dell’amato,bensì dalla parte
dell’amante:
Amore è il sentimento che afferra l’amante e lo fa soffrire e delirare, è
tormento e dramma nella ricerca dell’amato. Proprio per questo Amore
svolge una funzione positiva: esso è desiderio di ciò che non si ha, desiderio
del Bello e del Bene.
Platone collega la tematica della bellezza a quella dell’Eros e dell’amore,che
viene inteso come forza mediatrice fra sensibile e soprasensibile;e poiché il
Bello,per la cultura greca,coincide col Bene,o è comunque un aspetto del
Bene,così Eros è la forza che eleva al Bene,è la via alogica che porta
all’Assoluto.
Amore non è né bello né buono,ma è sete di bellezza e di bontà: Amore non è
quindi un Dio(Dio è sempre bello e buono),ma nemmeno un uomo. Non è
mortale e neppure immortale: è uno di quegli esseri demoniaci “intermedi”
fra uomo e Dio(tematica,peraltro affrontata nel”De Deo Socratis” da
Apuleio). Dunque Amore è “filosofo”,poiché la filosofia è propria di chi non è
né ignorante né sapiente,non possiede il sapere ma vi aspira.
Quello che gli uomini chiamano comunemente amore,non è che una piccola
parte del vero amore: il vero amore è desiderio del bello,del bene. E varie
sono le vie che portano al vero Amore: ma il vero amante è colui che le sa
percorrere tutte,fino in fondo.
Al più basso grado della scala dell’amore,c’è l’amore fisico,che è
• desiderio di possedere il corpo bello,al fine di generare nel bello
un altro corpo.
Poi v’è il grado degli amanti,che sono fecondi non nei corpi,ma
• nelle anime (la gerarchia è: amanti delle anime,delle arti,della
giustizia,delle leggi,delle scienze).
E,infine,al sommo della scala,c’è la folgorante visione del
• Bello,dell’Assoluto.
Nel Fedro,Platone approfondisce il concetto di Amore,che qui diviene
nostalgia dell’Assoluto,dell’Iperuranio che l’uomo ha visto;successivamente
l’anima,perdendo le ali e precipitando nei corpi,ha dimenticato tutto. Ma,pure
a fatica,l’anima ricorda quelle cose che un tempo vide:e questo è l’Amore,una
struggente reminescenza. 4.
La letteratura e il discorso amoroso
Il testo amoroso (un testo e niente di più) è fatto di
piccoli narcisismi,di meschinità psicologiche;esso non
ha grandiosità: oppure la sua grandiosità sta appunto
nel non poter raggiungere nessuna grandezza,neppure
quella del “materialismo spicciolo”.Si tratta dunque del
momento impossibile in cui l’oscenità può veramente
coincidere con l’affermazione,con il limite estremo della
lingua(l’osceno dicibile come tale non può più
rappresentare il livello massimo di oscenità).
ROLAND BARTHES, Frammenti di un discorso amoroso
Incamminarsi in quel dedalo sconcertante di nozioni,definizioni,sofismi,che
riguardano l’amore,mi pare,ora che mi avvio a farlo,un’esperienza piuttosto
avventata,per il rischio perenne,tipico di tutti i concetti astratti,di seguire
una strada immaginifica,ma inconsistente. Ma il pericolo maggiore e costante
sta nella facile tendenza a scadere nella banalità e nella ridondanza di frasi
ripetute fino a perdere di significato,a ritrovarsi complice e fautore di
quell’universo di parole, di quell’immondo linguaggio universale,che si
apprende solo quando si ama.
Gli amanti -presi dalla loro infatuazione,che interpretano come uno stato di
grazia,quasi li rendesse migliori e superiori alla massa,sconvolti e sorpresi da
quel sentimento che,ai loro occhi,appare sempre nuovo e diverso,sempre
migliore- non badano alle faccende stilistiche dei poeti,né agli astrusi
pensieri dei filosofi: nulla ha più importanza,poiché gli amanti,ancor più
dell’Altro,a cui pure dedicano mille attenzioni,carezze,baci e promesse
imprudenti, amano crogiolarsi nel loro innamoramento,che coinvolge e
stravolge la loro esistenza,prima priva di senso e di passioni.
Dunque,alla base di ogni “amore”,quale solido fondamento,quale movente
inconscio eppure mai trascurabile,sta il narcisismo,quel culto di sé stessi che
tutti gli uomini hanno conosciuto,da quando il fanciullo dei boschi,narrato da
Ovidio,ha scorto il suo volto presso la fonte,innamorandosi irrimediabilmente
delle sue stesse fattezze.
Siamo naturalmente disposti a badare a noi stessi,e ad amarci,prima ancora
di amare quel prossimo che,sebbene piacevole,sarà sempre meno “bello” di
noi. Prima dell’Altro amiamo noi stessi,la nostra incolumità,la nostra felicità.
La prima delle nostre relazioni amorose,è quella che viviamo con noi
stessi,con la nostra immagine.
Allora anche il “discorso amoroso” non sarà altro che un auto
apprezzamento,prima ancora che una dichiarazione,vorrà dire innamorarsi di