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Questa tesina di maturità descrive i principali modi di produzione industriale che si sono sviluppati nel corso della storia: il taylorismo, il fordismo e il toyotismo. La tesina, in connessione a tale argomento, descrive la Seconda Rivoluzione industriale e le varie innovazioni da questa apportate.
Storia - La Seconda Rivoluzione industriale.
Economia - Taylorismo, Fordismo e Toyotismo.
“Taylorismo, Fordismo
e Toyotismo”
Tesina per l’esame di stato
Anno scolastico 2012-2013
I.T.I.S. G. Marconi Vr
Moro Matteo
Classe 5CE
1
1. Introduzione
Evoluzione delle strutture dell’economia capitalistica
2. Taylor e Taylorismo
Taylor ed i Principi Fondamentali
I fondamenti del Taylorismo
The Principles of Scientific Management
Limiti e critiche al Taylorismo
3. Ford e Fordismo
Un nuovo modello produttivo
L’affermazione del modello produttivo Fordista
Innovazioni del modello produttivo Fordista
4. Toyotismo
Storia della Toyota
Principi del Toyotismo
Toyotismo
5. Bibliografia e note 2
Capitolo 1:
Introduzione
1. 1 Evoluzione delle strutture dell'economia capitalistica
Nel corso della seconda rivoluzione
industriale si verificò un
fondamentale mutamento da un
sistema di rapporti economici
internazionali basato sul libero
scambio ad uno gravitante su un
orientamento di tipo
protezionistico.
Gli apparati statali s'impegnarono
in prima istanza a sostenere la crescita economica attraverso la conversione delle strutture tecnico-
amministrative, mediante la creazione di un efficiente impianto burocratico e l’adeguazione del
diritto economico e della legislazione sociale alle esigenze di un capitalismo industriale di cui si
avvertivano gli effetti sulla società.
Un intervento governativo più diretto ed incisivo si verificò in quegli stati che non avevano
conosciuto un graduale processo di crescita industriale e di meccanizzazione degli impianti
produttivi ( la Russia), cosa di cui erano stati beneficiati invece l’Inghilterra e la Francia nella
prima rivoluzione industriale, o che si erano formati come entità nazionali solo in tempi recenti( il
Regno d’Italia e la Germania di Bismark).
Il sostegno diretto all’economia nazionale si concretizzò con:
il coinvolgimento di una parte rilevante del prodotto interno nelle attività industriali con le
numerose commesse inoltrate all’industria ( in particolar modo quella pesante come
testimonia la politica statale tedesca post-unitaria ,volte a sostenere la produzione interna);
l’inasprimento delle tariffe doganali ( procedimento che mirava a limitare le importazioni e
a proteggere così l’economia nazionale).
Gran parte delle nazioni industrializzate europee e americane seguirono questa impostazione
economico-politica; chi invece come la Gran Bretagna mantenne un’economia di tipo liberistico,
nella quale quindi si dava più spazio alla libera iniziativa e si promuoveva in particolare la crescita
e la proliferazione della piccola e media industria, che costituiva il settore trainante dell’economia,
vide le proprie esportazioni frenate dall’esosità fiscale delle tariffe doganali internazionali, e la
propria economia cadere in una fase di crisi a favore di economie emergenti come quella tedesca e
statunitense. Le statistiche parlano, in merito a questo caso, di una diminuzione della
partecipazione da parte della Gran Bretagna al commercio mondiale dal 25% al 12% nel periodo
compreso fra il 1880 e il 1914. 3
Nel campo della politica sociale, in concomitanza con il graduale processo di industrializzazione,
l’intervento statale fu teso ad una duplice finalità:
agevolare il funzionamento dell’economia di mercato tramite la promozione dell’istruzione;
arginare gli effetti negativi di un industrializzazione rampante attraverso la creazione di
una legislazione sulle fabbriche che tutelasse la sicurezza degli impianti, la salute dei
lavoratori e la loro retribuzione.
Dal punto di vista culturale, questo periodo è caratterizzato dal pensiero positivista, dove la cui
cieca fiducia nelle possibilità umane e nel “progresso” generano una visione del mondo
sostanzialmente ottimistica. La scienza e la tecnica assumono un peso sempre più significativo e
vengono viste non più come entità separate bensì nella loro globalità. L’utilizzazione sistematica
delle scienze da parte dell’industria stava davvero trasformando il modo di vivere delle popolazioni
“civilizzate”. La fede nel progresso si era sostituita a quella nella provvidenza divina o in una vita
ultraterrena: l’uomo si considerava il vero artefice del proprio destino, per migliorare le proprie
condizioni l’umanità doveva far affidamento soltanto su sé stessa, sulla scienza e sulla tecnica.
4
Capitolo 2:
Taylor e il Taylorismo
2 1 Taylor ed i Principi Fondamentali
.
Frederick Winslow Taylor nasce negli Stati Uniti nel 1856 da una famiglia dell’upperclass
di Philadelphia. All’età di 25 anni consegue la laurea in ingegneria
presso lo Stevens Institute of Technology in New Jersey e allo stesso
tempo lavora nell’industria dell’acciaio alla Midvale Steel Company.
Taylor inizia a sviluppare ed applicare le sue teorie durante la seconda
rivoluzione industriale che va dagli anni ’70 del XIX secolo ai primi
quindici anni del XX.
La convinzione di Taylor è che la ripetitività e la semplicità dell’azione
permettono ad un lavoratore, anche non qualificato, di raggiungere
livelli di specializzazioni tali da consentirgli la massima efficienza.
Taylor, dunque, pone le basi della catena di montaggio, nella quale
ogni lavoratore compie lo stesso compito un’infinità di volte senza
errori. I principi del pensiero di Taylor infatti si possono riassumere in
due punti principali:
Il principio dell’One Best Way ( l’unico miglior metodo
possibile): dinanzi a qualunque problema tecnico o organizzativo esiste una sola soluzione,
non una serie di soluzioni alternative fra loro. Questo significa che la produzione migliore
avviene se il lavoratore smette di pensare a quello che deve realizzare ma si concentra solo
sui gesti sempre uguali legati al momento produttivo che gli è stato assegnato.
Il principio dell’"Operaio bue": il lavoratore deve fare solo quello che gli viene ordinato
senza crearsi problemi e senza neanche chiederne la ragione. Deve rispettare regole,
impegni e tempi previsti senza anticiparli, né attardarli.
2 2 I fondamenti
.
del Taylorismo
5
L'opera più "compiuta" di Taylor, quella in cui esprimeva in modo completo e diretto il suo
pensiero fu “The Principles of Scientific Management” dove Taylor individuava lucidamente il
punto debole dell'industria americana del 900: non le macchine, tecnicamente idonee al lavoro in
serie, ma il lavoro e la sua organizzazione. I capitalisti dell'epoca, infatti, non conoscevano i limiti
produttivi del proprio stabilimento. La produzione era, di fatto, affidata a pochi operai specializzati
che spesso assumevano direttamente i propri aiutanti, e dopo aver stabilito con la direzione il
salario, stavano ben attenti che nessuno di loro superasse la produzione stabilita all'interno del
gruppo.
Il sistema di Taylor affrontava la produzione in modo differente, manageriale. Ed al contempo
fortemente anti-operaia. La sapienza della mansione lavorativa andava sottratta ai lavoratori, tutte
le conoscenze circa il lavoro andavano accentrate nella direzione d'officina. Era qui che si doveva
stabilire: la velocità ottimale delle macchine e degli uomini, la procedura migliore per compiere un
lavoro, il flusso informativo, e tutti gli altri particolari della produzione. La direzione diveniva così
il fulcro della fabbrica, intorno cui ruotava tutto, il cuore scientifico che avrebbe garantito ai
capitalisti la massima produzione.
Per ottenere la collaborazione degli operai, Taylor studiò un sistema di cottimo (definito “cottimo
differenziale”) ben diverso da quelli in vigore all'epoca. Basato su compensi e penalizzazioni
“a gradini”, legati al raggiungimento di determinati obiettivi, il cottimo differenziale avrebbe
permesso ai migliori (gli uomini di prim'ordine, come li definiva Taylor) di migliorare i loro
guadagni. Per contro, avrebbe portato all'espulsione di coloro che non si piegavano alla
razionalizzazione.
Sin qui, con estrema concisione, la teoria, la parte più nota del taylorismo. La pratica era invece
molto diversa. Anzitutto lo Scientific Management era applicato in pochissime aziende, che furono
disponibili a fare da cavia. E creava moltissimi problemi, sia tra i dirigenti che tra gli operai. I
primi, infatti, non vedevano di buon occhio il lavoro dei consulenti che li privava di una discreta
fetta di potere; i secondi avversavano apertamente lo studio dei tempi, che ritenevano poco
dignitoso.
Anche il cottimo differenziale fu uno strumento che, sebbene più scientifico nei presupposti che
nell'applicazione, difficilmente fu introdotto nelle fabbriche “taylorizzate”. Questo accadeva
soprattutto perché non appena si tentava di applicarlo su larga scala, iniziavano gli scioperi ed i
sabotaggi. 6
2 .3 The Principles of Scientific Management
Scritta nel 1911, l’opera di Taylor rispondeva alla necessità ben precisa dei potenti gruppi
economici a base nazionale che si stavano costituendo. Esigenza che fu evidenziata anche
dall’allora Presidente degli Stati Uniti Roosvelt.
Stando a contatto con i lavoratori, in particolare nell’industria dell’acciaio presso la Bethlehem
Steel Company, Taylor individua nei seguenti elementi le cause di macroscopiche inefficienze:
L’utilizzo sistematico da parte del management di regole approssimative per stabilire i
processi produttivi, il livello di prestazione ritenuto accettabile, etc…;
La tendenza dei lavoratori ad operare al di sotto delle proprie capacità (da lui definito
natural soldiering);
La tendenza dei migliori lavoratori a conformarsi a prestazioni inferiori alle proprie
potenzialità dovuta alle pressioni del gruppo di pari (systematic soldiering);
L’errore intrinseco nel lasciare ogni operaio decidere il proprio metodo per compiere un
lavoro.
In particolare Taylor si sofferma ad analizzare le cause più profonde del fenomeno del soldiering,
individuandone principalmente tre:
I lavoratori pensano che ad un aumento della produttività pro capite corrisponda un
maggior rischio per molti di rimanere senza lavoro;
Il sistema di ricompensa, uniforme per tutti e legato essenzialmente alla giornata
lavorativa, non stimola i lavoratori ad aumentare i propri standard di produttività;
Lasciare ai lavoratori la responsabilità sul modo in cui compiere il proprio lavoro
comporta l’utilizzo di metodologie empiriche ed approssimative e necessariamente a
sprechi.
Taylor sostiene che anche la mansione più semplice ed insignificante può essere analizzata e
scomposta in attività elementari utilizzando principi scientifici in modo tale da massimizzare la
produttività delle risorse. In Principles of Scientific Management, Taylor descrive minuziosamente
gli esperimenti fatti per stabilire tempi e metodi ottimali necessari per portare a termine un
determinato compito.
Un esempio significativo è certamente La Scienza dello Spalare ( Science of Shoveling). Attraverso
opportune misurazioni Taylor determina che 21 pounds ( circa 10Kg) fosse il peso ottimale che
dovrebbe essere sollevato da un lavoratore con una pala. Dato che i materiali che possono venire
spostati con una pala hanno pesi specifici decisamente diversi tra loro (si pensi, a titolo d’esempio,
al riso e al carbone), bisognerà dotare i lavoratori con pale di dimensioni diverse in modo tale da
mantenerne invariato il peso ideale. In precedenza, ognuno possedeva la propria pala standard,
ora sarebbe stato compito della fabbrica fornire ai lavoratori la pala adatta ed ottimale.
Il risultato di queste osservazioni furono un incremento della produttività pari al 300% e della
paga dei lavoratori pari al 60%. 7
Dopo anni dedicati ad esperimenti atti a determinare metodi di lavoro ottimali, Taylor propone i
seguenti quattro principi assoluti su cui si basa il Scientific Management:
Separazione netta tra progettazione ed esecuzione del lavoro, tra chi pensa e chi agisce; il
management deve occuparsi dell’organizzazione del lavoro e deve centralizzare nelle
proprie mani la conoscenza;
Usare metodi scientifici per individuare metodi, strumenti e tempi per eseguire il lavoro più