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Sintesi
Letteratura- Pirandello:Il fu Mattia Pascal,lo "strappo nel cielo di carta";
Tolstoj:L'"assurdità della scienza";
Filosofia- Hannah Arendt, la "vita activa";
L'esistenzialismo:Sartre;
Weber:il "disincantamento del mondo" e il "politeismo dei valori;
Nietzsche-La "morte di Dio";
Max Horkheimer: La nostalgia del totalmente altro;
Marx: Il pensiero comunista;
Storia- Il Medioevo cristiano:L'universalismo religioso e politico;
Il Rinascimento:La massima "homo faber fortunae suae";
La nascita della scienza moderna;
Il relativismo scientifico;
Le stragi e gli attentati alla libertà dei regimi comunisti(Primavera di Praga,purghe staliniane ecc...)
Scienze-Le grandi catastrofi ambientali.
Estratto del documento

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L’uomo

come

azione e

tempo

Innanzitutto, la storia nasce solamente in relazione all’individuo che,

necessariamente, si storicizza.

L’io non costituisce,infatti una sostanza chiusa in se stessa, ma una

struttura relazionale costitutivamente aperta al mondo e agli altri.

La coscienza va dunque intesa come un “ essere-nel-mondo” e un

“essere-tra-gli-uomini”.

L’uomo non può limitarsi ad un’esistenza puramente contemplativa,

poiché verrebbe in ogni caso coinvolto nell’azione dalla realtà umana e

materiale che lo circonda: la sua prerogativa fondamentale è dunque,come

sostenuto dalla filosofa ebrea Hannah Arendt, la “vita activa”.

Inoltre,l’uomo diviene tale solamente in relazione al tempo, in quanto il

suo essere ciò che è nel presente, è essenzialmente il frutto di libere scelte

maturate nel passato e condizione di progetti che guardano al futuro. 5

6

L’umanità

genera la

storia

Constatata per l’uomo la necessità di agire,va però sottolineato come

l’accadimento non coincida sempre con l’azione (come suggerì

Croce),essendo il primo il risultato delle azioni libere di più individui e

dell’ambiente. In ultima analisi, però, nulla di ciò che accade all’uomo

può essere detto “inumano”:

“Le più atroci situazioni della guerra,le peggiori torture,non creano

affatto uno stato di cose inumano...questa guerra…Io la merito in primo

luogo perché potevo sottrarmi ad essa col suicidio e la diserzione…se non

mi ci sono sottratto,io l’ho scelta.”(Sartre)

E’ dunque la totalità degli individui che agendo nel mondo dà origine al

corso storico, che si configura dunque come un farsi mai compiuto e

sempre problematico. Mai compiuto perché sempre, finché l’umanità

calpesterà questa terra, vi saranno uomini bisognosi di agire;problematico

perché la libertà dell’agire umano è tuttavia libertà limitata dalla libertà

altrui.

In genere l’uomo agisce in un modo piuttosto che in un altro perché a

guidarlo è un certo valore che egli attribuisce ad un determinato fine o

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oggetto:il “valore”,non è valore di per sé ma diviene tale esclusivamente

per e nella coscienza di chi lo giudica.

Non esistono,dunque, valori o fini assoluti ma solo “proiezioni mutevoli

di determinati punti di vista e determinati interessi che nascono dalla

storia e che vivono nella storia”(Weber).

Ora,poiché ogni uomo pone come pungolo della propria azione un

“valore”(che sia di natura economica o spirituale poco importa),la storia

non può che costituirsi come lotta tra una molteplicità irriducibile di

valori o “politeismo dei valori” (Weber), nella quale alcune delle

coscienze in ballo sono destinate a soccombere.

Dal

“”ValoreAs

s 8

oluto” alla

“Morte di

Dio”

Se la storia attuale e ,in particolare, quella del mondo occidentale è

caratterizzata da una molteplicità irriducibile di valori “relativi”, la cui

validità,cioè,è connessa a chi ne giudica, è pur vero che è esistito un

tempo in cui al di sopra della molteplicità,della contraddizione,della

disarmonia del reale veniva posto un “Valore Assoluto”,eterno, fine e

principio di ogni realtà,compreso l’uomo:stiamo parlando di Dio.

Questo periodo coincise con il Medioevo cristiano e trovò la sua massima

espressione nel concetto di una “res publica christianorum”.

L'u nive

rsal ismo

9

politico favorirà la diffusione del cristianesimo quando si sovrapporrà alle

strutture politiche dell'Impero romano nel momento in cui ne diverrà

religione ufficiale di stato(380 d.C., Editto di Tessalonica promulgato da

Teodosio). Si uniranno a questo punto le idee dell' Impero romano come

dominio di tutto il mondo conosciuto con l'universalismo religioso della

Chiesa romana.

In una simile società, Dio “Valore” assoluto rappresentò:

-Uno strumento universale per comprendere il reale, cosicché

ogni fenomeno naturale e ogni evento storico

vennero spiegati come momenti necessari allo svolgimento di un

disegno della Provvidenza divina (un tipico esempio è quello delle

grandi epidemie del Medioevo,come la peste ,la cui causa fu

identificata in una punizione divina per i peccati degli uomini);

-Un criterio d’azione, tale da esigere comportamenti il più possibile

conformi ai precetti della morale cristiana;

-Un limite insormontabile della sfera umana,che dinnanzi alla

perfezione,onnipotenza,infinità di Dio contrapponeva

l’imperfezione,la fragilità e la finitudine umana.

E’ in età rinascimentale, con l’avvento della scienza e dell’etica

protestante che l’umanità s’incamminò verso un progressivo “disincanta

mento del mondo”(come lo definì Weber) e cioè verso una “progressiva

intellettualizzazione e razionalizzazione” della realtà che perse

gradualmente la sua aura magico-sacrale.

Fu

l’etic a

protestante, e in particolare quella calvinista, ad introdurre l’idea di una

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libera azione umana che può,concretizzandosi in un’attività lavorativa

fruttuosa, rappresentare una “conferma” della grazia divina.

Venuta meno la motivazione della fede che aveva caricato di un significato

religioso i valori dell’operosità e dello zelo, si giunge alla moderna società

del capitalismo,ormai laico, il quale lungi dal perseguire l’ideale del

lavoro per la salvezza,persegue quello del lavoro per il denaro.

In un mondo così sdivinizzato, in cui l’uomo ha smarrito qualsiasi

certezza metafisica (a tal proposito Nietzsche annuncerà al mondo la

paradossale “morte di Dio”), l’uomo sente di non essere ancorato più a

nulla e diviene, come non mancò di evidenziare Pirandello, un attore che

ha perso il copione e che non è più in grado di recitare la sua parte nel

grande “teatro della vita”:

“Se, nel momento culminante, proprio quando la marionetta che

rappresenta Oreste è per vendicare la morte del padre sopra Egisto e la

madre, si facesse uno strappo nel cielo di carta del teatrino, che

avverrebbe? […]Oreste rimarrebbe terribilmente sconcertato da quel

buco nel cielo.[…] Oreste sentirebbe ancora gl’impulsi della vendetta,

vorrebbe seguirli con smaniosa passione, ma gli occhi, sul punto, gli

andrebbero lì, a quello strappo, donde ora ogni sorta di mali influssi

penetrerebbero nella scena, e si sentirebbe cader le braccia. Oreste,

insomma, diventerebbe Amleto. Tutta la differenza, signor Meis, fra la

tragedia antica e la moderna consiste in ciò, creda pure: in un buco nel

cielo di carta.».

(cit.Anselmo Paleari, da “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello).

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I limiti

della

scienza

L’uomo così smarrito dinnanzi all’assurdità della realtà (che diviene

assurda, in quanto improvvisamente svuotata di ogni senso) cerca risposte

nella scienza moderna, i cui fondamenti risalgono al Rinascimento e alla

presa di coscienza da parte dell’uomo dell’importanza dell’azione al fine

di pianificare la propria esistenza (secondo la ripresa citazione latina

“homo faber fortunae suae”), ma la cui teorizzazione risale in realtà al

XVII secolo ed è dovuta ad alcuni “grandi” del pensiero

scientifico:Galileo,Newton,Cartesio ecc…

Essa ha raggiunto risultati davvero formidabili nel corso dei secoli

seguenti, ed è stata al centro di alcune tra le scuole di pensiero più

importanti della storia a partire dall’Illuminismo,proseguendo con il

Positivismo,con il Pragmatismo e con il Neopositivismo;ma ad ognuna di

queste scuole si contrapposero immancabilmente, come conseguenza

quasi spontanea, alcune tra le più celebri “rivoluzioni dello spirito”(il

Romanticismo,il Decadentismo,lo Spiritualismo e

l’Esistenzialismo),nonché nuove teorie atte a mettere ripetutamente in

discussione i principi assoluti della meccanica classica(relativismo

scientifico).

E’ infatti innegabile che la scienza,in fondo, non è in grado di rispondere

“alla sola domanda davvero importante per noi:che cosa dobbiamo

fare?Come dobbiamo vivere?”(Tolstoj). 12

Appurato dunque che essa fornisce all’uomo un pronto aiuto di tipo

pratico,che concerne il dominio tecnico del mondo materiale e le

condizioni nelle quali i valori dell’uomo possono venire

realizzati(valutazione dei mezzi e delle conseguenze che essi implicano),

muta rimane invece circa la validità degli stessi “valori”.

Ora poiché la vita dell’uomo non può ridursi alla vana attesa di un

qualche “profeta” moderno che giunga a elargire all’umanità solide

certezze,ciò che resta da fare all’uomo è “reggere la morte di

Dio”(Nietzsche) e impegnarsi attivamente a favore del presente

“tentando l’esperimento”(Dewey) e sperando che le capacità umane

siano tali da garantire la conservazione dei valori che ci stanno a cuore.

L’uomo,smarrita irreparabilmente la fede nel “Valore” assoluto e

“digerita” la morte di Dio,deve dunque porsi come fonte di nuovi e più

umani valori e agire efficacemente affinchè essi prevalgano nella storia.

Tuttavia, ciò non nega che, appurata l’incapacità dell’uomo

contemporaneo di riacquisire la fede certa in un Dio onnipotente ed

infinitamente buono (giacché il male, la contraddizione, la lotta che

contraddistinguono questa nostra realtà suggeriscono piuttosto che se Dio

è onnipotente o non è buono,e quindi non ha senso definirlo Dio, oppure è

incomprensibile), l’uomo possa comunque ritrovare un qualcosa di divino

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nell’anelito,nella “nostalgia del totalmente Altro”(Horkheimer), nella

speranza che :

“nonostante questa ingiustizia,che caratterizza il mondo,non possa

avvenire che l’ingiustizia possa essere l’ultima parola.” Max Horkheimer

Il ruolo

dell’”ogget

to”

Analizzato la componente “soggettiva” e “spirituale” che agisce nella

storia non resta che riscontrare come essa sia costantemente condizionata

e, in certi casi, ostacolata dall’”oggetto” che la coscienza trova dinnanzi

a sé. Ogni

ideologia che l’uomo ha improntato su determinati valori e ideali nel

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corso dei secoli, per quanto potesse apparire rivoluzionaria risoluzione

degli enigmi dell’universo nella mente di chi l’ha partorita, è stata

soggetta nel suo “scendere ai fatti” un’inevitabile decadenza, dovuta in

parte alla resistenza di quella che Bergson definì “materia bruta” e in

parte a quella componente oggettiva e naturale che agisce in ciascun

uomo(che è tale in quanto sintesi di spirito e corpo):istinti,bisogni ecc…

A tal proposito basti pensare a cosa avrebbe detto Marx se avesse potuto

assistere alla degenerazione a cui è andato incontro il pensiero

comunista, originariamente caratterizzato dall’internazionalità,dal

pacifismo e da un netto rifiuto dei privilegi di classe in vista della

rifondazione di un umanità libera,eguale e disalienata.

Tradendo il suo spirito originario esso è stato al contrario protagonista di

massacri e genocidi(come quello delle foibe in Italia o lo sterminio di

gran parte dell’opposizione politica in Russia ad opera di Stalin),di

limitazioni alla liberta e soprusi (ricordiamo sempre la dittatura

staliniana o l’intervento dell’URSS per ostacolare il diritto

all’autodeterminazioni dei popoli,come nel caso della Primavera di Praga)

e di conflitti armati anche parecchio sanguinosi (ad esempio dutante la

guerra del Vietnam).

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