Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
FILOSOFIA – GIOVANNI GENTILE E IL NEOIDEALISMO ITALIANO
LETTERATURA ITALIANA – UMEBERTO SABA
LETTERATURA LATINA – DECINO GIUNIO GIOVENALE
LETTERATURA INGLESE – GEORGE ORWELL
STORIA DELL’ARTE - LA COSTRUZIONE DEGLI STADI PER LO SPORT-SPETTACOLO E PER IL CONSENSO, IL FUTURISMO
GEOGRAFIA ASTRONOMICA – MECCANICA CELESTE
MATEMATICA – I LIMITI FINITI E I LIMITI INFINITI
FISICA – EFFETTO MAGNUS, LA CONDUZIONE ELETTRICA NEI FLUIDI E ATTRAVERSO IL VUOTO
EDUCAZIONE FISICA – LE REGOLE DEL GIOCO DEL CALCIO
Questa tesina si propone di analizzare un tema particolare: il rapporto tra regimi autoritari e sport e, in
particolare, il ruolo che lo sport ha avuto in Italia durante il fascismo per manipolare l’opinione pubblica,
fare propaganda ai valori del regime, costruire l’identità nazionale.
Al contrario della filosofia di De Coubertin per il quale lo sport doveva produrre la pace tra i popoli, lo sport
fu usato dai regimi autoritari (non solo dal nazismo e dal fascismo, ma anche dagli imperatori romani nei
secoli scorsi) per riprodurre la gerarchia tra le nazioni e dimostrare il valore di una razza o la superiorità di
un sistema politico rispetto agli altri.
Il primo argomento trattato è la storia del Regime Fascista e del Duce Mussolini, promotore e organizzatore
dei Mondiali di calcio del 1934 che segnarono il trionfo del calcio italiano. In seguito sarà presentato il
filosofo Giovanni Gentile, fautore dell’ideologia fascista e creatore della Riforma Gentile che portò l’attività
sportiva per la prima volta nella scuola italiana, quindi nella società. Poi sarà la volta dell’autore triestino
Umberto Saba, scrittore delle Cinque poesie sul giuoco del calcio che sono considerate una sorta di
eccezione alla letteratura “standard” dell’epoca. Poi sarà compiuto un salto di circa ben 1800 anni. Parleremo
di Giovenale, poeta indignato dalla politica del suo tempo basata solamente sul panem et circenses.
Interessante sarà l’excursus immaginario che sarà basato sulla costruzione degli stadi per lo sport-spettacolo
e per il consenso, dall’anno della costruzione del Colosseo fino ad arrivare al 2017, anno in cui
probabilmente sarà inaugurato l’avveniristico Stadio della Roma, un impianto simile per costruzione e
prestigio al più famoso Anfiteatro Flavio. Sarà presentata anche la corrente artistica adottata dal Fascismo: il
Futurismo. Andremo ad analizzare in modo particolare l’opera di Carlo Carrà, Partita di calcio. Tale opera,
influenzata dalla corrente artistica del Futurismo, è espressione dell’idea di movimento che voleva conferire
il Futurismo stesso. Questo concetto di movimento sarà essenziale per agganciarci al moto dei corpi celesti
nello spazio e quindi alla meccanica celeste, disciplina che studia il moto di pianeti, satelliti, asteroidi etc.
L’idea che lo spazio sia finito, oppure infinito non è ancora chiara oggigiorno. Questo concetto di universo
limitato o illimitato ci darà la possibilità di approfondire il concetto matematico di limite. Ma la scienza che
studia i fenomeni della vita ordinaria è senza dubbio la fisica. Tale disciplina non studia i fenomeni naturali
al fine di descriverli, misurandone le proprietà e stabilendo tra queste delle relazioni matematiche. La fisica è
tutto ciò che ci circonda e come ogni fenomeno anche il calcio obbedisce a leggi naturali studiate dalla fisica,
che risultano essenziali per comprendere davvero ciò che succede sul campo. Analizzeremo così l’effetto
Magnus, responsabile della variazione della traiettoria di un corpo rotante in un fluido in movimento. Così
parleremo anche della conduzione elettrica nei fluidi e attraverso il vuoto. Infine termineremo il nostro
percorso andando a illustrare le regole del gioco del calcio.
A cura di D’Auria Ciro 5
STORIA – IL FASCISMO E I CAMPIONATI MONDIALI DI
CALCIO 1934
Benito Mussolini e il Partito Nazionale Fascista
Mussolini Benito (Dovia di Predappio, Forlì 1883 - Giulino di Mezzegra, Como 1945), fu uomo politico,
fondatore e leader del fascismo italiano. Si avvicinò giovanissimo al socialismo, anche per influenza del
padre. Conseguito il diploma di maestro nel 1901, l’anno successivo fuggì in Svizzera per sottrarsi al
servizio militare; vi rimase fino al 1904, segnalandosi come agitatore politico e attivista anticlericale. Rientrò
in Italia, dove esercitò l’insegnamento fino a quando, nel 1909, si trasferì a Trento, avviandosi all’attività
giornalistica (fu direttore del settimanale “L’avvenire del lavoratore”). Tornato a Forlì, vi diresse la
federazione socialista provinciale e il settimanale “La lotta di classe”. Nel 1911 fu tra i capi delle violente
proteste popolari condotte in Romagna contro la guerra di Libia, e venne condannato a cinque mesi di
carcere. Al congresso del Partito socialista italiano di Reggio Emilia (luglio 1912) Mussolini s’impose come
uno dei leader dell’ala rivoluzionaria e nel dicembre fu nominato direttore del quotidiano socialista
“Avanti!”. Alla vigilia della prima guerra mondiale si schierò apertamente dalla parte degli interventisti,
scelta che provocò la sua espulsione dal partito e lo privò della direzione dell’“Avanti!”. Fondò un nuovo
quotidiano, “Il Popolo d’Italia”, dalle cui pagine condusse una vivace battaglia a favore dell’intervento.
Arruolatosi come volontario nel settembre del 1915, partecipò al conflitto sino al febbraio del 1917, quando
venne ferito.
Nel marzo del 1919 fondò a Milano i Fasci di combattimento, che derivavano il nome da un antico simbolo
romano, il fascio littorio. Il movimento ottenne l’appoggio dei grandi imprenditori agrari e, in seguito, di
importanti gruppi industriali. Nel 1921, con la costituzione del Partito Nazionale Fascista, Mussolini
abbandonò le aperture sociali del programma del 1919 e pose l’accento sulla difesa dello stato e
sull’antiparlamentarismo, trovando seguaci in particolare tra i reduci di guerra, i gruppi giovanili e i ceti
medi. Presentatosi invano alle elezioni del 1919, fu eletto deputato nel 1921. Dopo la Marcia su Roma (28
ottobre 1922) ebbe da Vittorio Emanuele III l’incarico di formare il nuovo governo. Il passaggio al vero e
proprio regime fascista avvenne dopo che Mussolini rivendicò alla Camera la responsabilità politica
dell’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (discorso di Mussolini sul delitto Matteotti del 3
gennaio 1925), cui fece seguito una serie di provvedimenti che annullarono il precedente sistema
liberaldemocratico. Sotto l’autorità del duce (titolo con cui fu sempre più spesso chiamato dopo la marcia su
Roma), il ruolo e la presenza dell’unico partito autorizzato, il Partito nazionale fascista, divennero
preponderanti nella società e nelle istituzioni (leggi Fascistissime, emanate tra il 1925 e il 1926). Strumento
nelle mani di Mussolini e di una cerchia ristretta di gerarchi, il partito si impossessò di molteplici
associazioni giovanili, studentesche, ricreative, culturali e di enti parastatali. Preoccupato di rafforzare il suo
potere, Mussolini stipulò con la Santa Sede i Patti Lateranensi (1929), che sancirono la conciliazione tra lo
Stato italiano e la Chiesa, dopo mezzo secolo di contrasti. Definito come “uomo della Provvidenza” anche da
esponenti della Chiesa, il “duce” intraprese una politica estera volta a soddisfare le sue ambizioni
espansionistiche e colonialistiche (conquista dell’Etiopia, 1935-36) e a stabilire, con la costituzione dell’Asse
Roma-Berlino (1936), forti legami con la Germania nazista. Sebbene isolato dalle potenze occidentali (che in
seguito alla conquista dell’Etiopia avevano sottoposto l’Italia a sanzioni economiche), Mussolini ebbe un
ruolo di mediatore nella questione dei Sudeti, che contrapponeva la Germania alla Cecoslovacchia. I positivi,
se pur contraddittori, esiti del patto di Monaco – che autorizzava la Germania, in un estremo tentativo di
evitare lo scoppio di un conflitto europeo di vaste proporzioni, ad annettersi, dopo l’Austria, i Sudeti – non
rilanciarono però il ruolo internazionale di Mussolini, né riavvicinarono l’Italia alle potenze democratiche
occidentali. Convinto che l’alleanza con la Germania avrebbe garantito all’Italia grandi opportunità di
A cura di D’Auria Ciro 6
espansione economica e territoriale, Mussolini strinse relazioni sempre più strette con Adolf Hitler, che
venne accolto trionfalmente nella visita compiuta in Italia nel maggio del 1938. In ossequio al dittatore
nazista, nel settembre di quello stesso anno, Mussolini promulgò le Leggi razziali fasciste, con le quali i
circa 70.000 ebrei italiani venivano banditi dalla pubblica amministrazione, dalla scuola, dall’esercito e dalla
vita civile. Nel frattempo, Mussolini accelerò il programma di militarizzazione, in previsione di un conflitto
che gli eventi internazionali annunciavano come imminente. Come mossa correlata alla politica
espansionistica tedesca decise l’invasione dell’Albania (aprile 1939), a cui seguì nel maggio la stipulazione
del cosiddetto “Patto d’acciaio” che legava militarmente e politicamente l’Italia alla Germania. L’ingresso
dell’Italia nel conflitto mondiale fu voluto da Mussolini allo scopo sia di controbilanciare la supremazia
tedesca, esaltata dai risultati conseguiti con l’occupazione della Polonia e della Francia, sia di emulare Hitler
su fronti meno impegnativi, nei quali sperava di ottenere facili vittorie che gli consentissero di trattare alla
pari con la Germania in merito alla nuova sistemazione dell’Europa. Alla base di tale ipotesi agiva in
Mussolini la convinzione che la guerra sarebbe finita rapidamente, non appena la Gran Bretagna, isolata e
sottoposta a un duro attacco tedesco, avesse intavolato trattative di pace. Il messaggio lanciato da Mussolini
agli italiani il giorno della dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna (10 giugno 1940) era la
sintesi di quei contenuti ideologici su cui il fascismo aveva costruito le sue fortune. Facendo ricorso alla trita
retorica di cui il paese, impreparato militarmente alla guerra, era ormai pervaso, Mussolini giustificò
l’intervento presentandolo come un’occasione di lotta dei popoli poveri e laboriosi contro gli stati detentori
delle ricchezze e della finanza mondiali, rivisitando il mito della “nazione proletaria”. In questo modo
rilanciava le campagne di stampa impostate sotto il suo controllo alla fine degli anni Trenta, che irridevano
alla borghesia dei paesi democratici rappresentata come un organismo corrotto e decadente, ed esaltavano le
presunte virtù morali e le attitudini guerriere del popolo italiano temprato dal fascismo. Ma la guerra segnò
sia la fine del sogno imperiale fascista, svanito dopo le numerose sconfitte militari in Grecia, in Africa, nel
Mediterraneo, sia quella dello stesso Mussolini. Messo in minoranza dal Gran Consiglio del Fascismo con il
cosiddetto “ordine del giorno Grandi” il 25 luglio 1943, il duce fu destituito e fatto arrestare dal re, che
nominò capo del governo il maresciallo Badoglio. Liberato dai tedeschi, Mussolini divenne un semplice
strumento nelle mani di Hitler, che lo pose formalmente alla guida della Repubblica Sociale Italiana o
Repubblica Sociale di Salò, il regime collaborazionista instaurato nell’Italia settentrionale controllata dai
tedeschi.
Il 27 aprile del 1945, travestito da soldato tedesco, Mussolini tentò di fuggire in Svizzera. Riconosciuto dai
partigiani a Dongo, fu catturato e giustiziato il 28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como; il
suo cadavere fu esposto in piazzale Loreto a Milano, nello stesso luogo dove nell’agosto del 1944 i
nazifascisti avevano esposto, come monito alla Resistenza italiana, i corpi trucidati di quindici partigiani. Il
30 aprile 1945 il comando del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia giustificava così la decisione di
giustiziare Mussolini: “Il CLNAI dichiara che la fucilazione di Mussolini e complici da esso ordinata è la
conclusione necessaria di una fase storica che lascia il nostro paese ancora coperto di macerie materiali e
morali”.
Regime Fascista Italiano
Il Regime Fascista Italiano è stato il sistema politico di Benito Mussolini che durò dal 28 ottobre 1922, data
della marcia su Roma e della nomina di Mussolini a capo del governo, al 25 luglio 1943 quando, in seguito
all’ordine del giorno di sostanziale sfiducia votato dal Gran consiglio del fascismo, il duce fu esautorato dai
suoi gerarchi e dal re dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia.