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Sintesi
Storia - cenni storici
Italiano-Umberto Saba
Inglese-le società sportive, grafico CONI
Diritto-il contratto di sponsorizzazione sportiva
Informatica-le organizzazioni gestite con i database
Economia-il sistema informativo del personale
Matematica-Le derivate
Estratto del documento

UMBERTO SABA - LA VITA E LO SPORT NELLA SUA POETICA

LA VITA 6

Umberto Saba nacque nel 1883 a Trieste, città appartenente all'impero austro-ungarico, da

Rachel Coen (ebrea) e Ugo Poli (cattolico).

Saba, assieme a Ungaretti e a Montale, fa parte della nuova corrente dei poeti “classici” del

Novecento. La nuova poesia novecentesca in Italia, fu inaugurata in primo luogo dai

crepuscolari Corazzini, Gozzano, Moretti, e dai futuristi Marinetti e Palazzeschi. I principali

motivi di cambiamento della poesia rispetto a quella precedente, riguardano le nuove tecniche

di scrivere e di comporre, cioè vengono usati i versi liberi, la forma dei poemi diventa breve

tralasciando i particolari e la maggior parte dei temi tratta la crisi causata dalla guerra e il

“male di vivere”; il poeta non è più riconosciuto come guida dei lettori ma diviene un semplice

scrittore, isolandosi dalla società.

Già dalla sua prima infanzia dovette affrontare una prova

durissima: il matrimonio dei suoi genitori entrò in crisi

quasi subito, e il poeta fu mandato a vivere presso una

contadina slovena, l'amatissima Peppa Sabaz, con la quale

mantenne sempre un rapporto d'intenso affetto, tanto

che, quando divenne scrittore si firmò Saba, in onore alla

madre e a Peppa. Rientrato in famiglia a tre anni, crebbe

con la madre che gestiva un negozio di oggetti usati. La

sua carriera scolastica fu breve: frequentò il ginnasio

soltanto per pochi mesi e lo abbandonò quasi subito per

lavorare. Fin da giovane lesse da autodidatta poeti come

Petrarca e Leopardi. Nel 1903 si trasferì a Pisa e poi dal

1905 al 1906 a Firenze con l'amico filosofo Giorgio Fano e

vi rimase fino al 1910, entrando in contatto, spesso

conflittuale, con gli ambienti intellettuali della città. Nello

stesso anno chiese la cittadinanza italiana, nonostante

Trieste appartenesse all’impero Asburgico. Nel 1907-

1908, dopo il servizio militare prestato a Salerno, sposò

Carolina Wölfler, detta Lina, con la quale l'anno seguente

Il

ebbe una figlia. Nel 1910 scrisse la raccolta di poesie

mio primo libro di poesia, pubblicato poi nel 1911 a sue

Poesie. Versi militari.

spese con il titolo di Durante il servizio militare scrisse i Nel 1911 scoppiò

una grave crisi in famiglia e per un certo periodo il poeta lasciò la moglie, con la quale poi si

riappacificò definitivamente. Dopo la prima guerra mondiale, Saba ritornò a Trieste, divenuta

nel frattempo italiana, e aprì una libreria antiquaria, che poi fece dirigere dal suo amico Bobi

Bazlen. Attraverso Bobi Bazlen venne a contatto con alcuni scrittori italiani contemporanei, tra

cui anche il giovane Montale. Nel 1921, con il marchio editoriale della libreria, pubblicò il

Canzoniere, che comprendeva tutte le liriche composte fino a quel momento. Di conseguenza,

Preludio e Canzonette, Figure e canti Preludio e fughe

uscirono poi nel 1923 nel 1926, nel ’28

Parole

ed infine nel ’34. Nel 1928, la rivista “Solaria” gli dedicò un intero numero e la sua fama

si allargò. Intanto, a causa di frequenti disturbi nervosi, iniziò una terapia psicoanalitica con il

dottor Edoardo Weiss, allievo di Freud. Con il dottore affrontò i traumi legati alla sua infanzia:

l’abbandono e l’assenza del padre, il difficile rapporto con la madre e l’amore per la balia

Peppa. Questa esperienza si concluse quasi subito, poiché lo specialista si trasferì a Roma

(1933), ma ebbe un significato molto importante per Saba perché confermò alcune sue

intuizioni sull'importanza delle esperienze infantili nella formazione della personalità, e perché

Il piccolo Berto

scrisse le poesie raccolte in del 1931. Di conseguenza la psicoanalisi gli apparve

uno strumento importantissimo per la conoscenza dell'animo umano e quindi della realtà e

della storia. Da allora Nietzsche e Freud restarono i suoi "maestri di vita".

Nel 1938 avvenne un cambiamento nella vita di Saba dovuto all'introduzione delle leggi

razziali, in conseguenza delle quali dovette abbandonare Trieste e rifugiarsi prima a Parigi poi a

Roma. Dovette abbandonare Roma dopo aver trascorso quelli che egli definì i mesi più felici

della sua vita (era circondato dal calore e dalla stima di numerosi intellettuali e scrittori) e

trasferirsi a Firenze. A Firenze, aiutato dagli amici, cambiò spesso abitazione. Nel ’45 pubblicò

Canzoniere.

con la casa editrice Einaudi la seconda edizione del Ritornò a Trieste e si dedicò di

nuovo al suo lavoro di libraio. Negli ultimi anni compose ancora delle raccolte di versi, come

Mediterranee Scorciatoie e raccontini Ricordi-Racconti

(1946), (1946), raccolte di articoli tra cui

Ernesto 1975),

del 1956, e un romanzo rimasto incompiuto, (pubblicato nel che racconta di una

lontana esperienza omosessuale dello scrittore. Morì a Gorizia nell'agosto del 1957.

CANZONIERE

IL E LA SUA POETICA 7

Canzoniere

La prima idea del risale al 1919. Saba pensava ad un libro o ad un romanzo capace

di testimoniare, poesia dopo poesia, i sentimenti e gli avvenimenti della vita, delineando la vita

personale dell’autore. La prima stampa uscì nel 1921 con molte modifiche rispetto all’originale.

Poi ci furono altre edizioni: la seconda uscì nel 1945, la terza nel 1948, la quarta nel 1951 e

l’ultima nel 1961, postuma. Nella quinta versione l’opera è divisa in tre volumi: il primo

Poesie dell’adolescenza e

contiene le opere scritte fino al 1921 e comprende le raccolte

giovanili, Casa e campagna, Trieste e una donna, Poesie scritte durante la guerra ; il secondo

Preludio e canzonette, Autobiografia, Cuor morituro,

raccoglie i versi scritti fra il 1920 e il 1932,

L’uomo, Preludio e fughe, Il piccolo Berto ; il terzo volume include versi scritti dal 1933 in poi,

Parole, Ultime cose, Mediterranee. La poesia di Saba predilige la vita militare, Trieste, la

famiglia, i ragazzi, gli animali, personaggi e oggetti comuni della vita. Tra queste realtà spicca

anche il proprio io, messo a nudo con semplicità dal poeta pur negli aspetti più profondi e più

difficili. Saba “canta”, non sentimenti, ma le cose di tutti i giorni e lo fa in modo chiaro, dando

più importanza ai contenuti che alla forma. Inserisce termini di uso quotidiano pur sapendo che

sono in opposizione alle correnti poetiche del post-Simbolismo. Saba sa inoltre che il linguaggio

della poesia è diverso da quello della prosa, perciò usa le rime e le forme metriche della poesia

tradizionale. Il tema più tipico è la volontà di sentirsi parte alla vita di tutti. Il concetto assieme

alla semplicità del linguaggio formano la “poesia onesta”, tesa alla sincerità morale e alla

chiarezza interiore, portata ad accettare tutta la vita con grande amore anche nei suoi aspetti

più difficili e dolorosi, che segnano per Saba l’esistenza di ogni giorno.

I critici non riconobbero subito l’importanza di Saba; la prima notorietà venne negli anni Venti,

Canzoniere

dopo la prima stampa del (1921), parallelamente alla scoperta di Italo Svevo. I

critici si accorsero che Saba, pur scrivendo cose banali, aveva saputo trattare temi

modernissimi: temi legati all’ansia dell’uomo contemporaneo che s’interroga sulla propria

condizione esistenziale.

Saba fu il primo scrittore della letteratura italiana ad occuparsi di sport, in particolare di calcio.

Canzoniere: Cinque poesie per il

Infatti, ad esso, è dedicata una serie di poesie della raccolta

gioco del calcio. In questa serie Saba usa il motivo del popolarissimo sport (la Triestina) per

ribadire il suo bisogno di partecipazione e identificazione con l’animo popolare. Le "Cinque

poesie sul gioco del Calcio" sono da molti ritenute il vertice della poesia di Umberto Saba. Saba

inizia a provare interesse verso il calcio casualmente, quando entra per la prima volta allo

stadio solo per accompagnarvi la figlia desiderosa di vedere la squadra di casa: la Triestina.

Fino a quel momento il poeta non aveva dato molto peso al calcio, anzi, tutti quei tifosi che

deliravano e si disperavano lo irritavano, non riusciva a capirne il senso. Da quel giorno però

tutto cambiò: dentro quello stadio Saba si sentiva avvolto dal calore della folla. Secondo lo

scrittore, la gente (e lui stesso) non si eccita tanto per il gioco in sé, quanto per tutto quello

che, attraverso i simboli espressi dal gioco, parla all'anima individuale e collettiva. Quel primo

incontro col calcio è narrato in "Squadra Paesana": è una bella giornata e il poeta assiste ad

una partita tra la potentissima Ambrosiana (l'Inter) e la vacillante Triestina che si conclude con

uno zero a zero.

Mentre nella prima composizione esprime il suo stupore personale, in "Tre Momenti" descrive

la gioia e la felicità dei tifosi, gli istanti che precedono il fischio d'inizio e il comportamento del

portiere, che si rilassa quando i suoi compagni hanno il controllo del gioco, ma che diventa

guarding o appena lo perdono.

Tredicesima partita

La non fu disputata a Trieste, né vi partecipava la Triestina: in quel

pomeriggio si disputava a Padova una partita di spareggio e il poeta si trovava lì insieme a sua

figlia. Perdere la partita avrebbe significato per il Padova la retrocessione in seconda categoria.

Prima che la partita cominciasse, il poeta e sua figlia si accorsero di suscitare i sospetti dei

vicini: si pensava che, siccome non parlavano il dialetto padovano, non erano di Padova e

quindi tifavano per la squadra avversaria, ma , una volta risolto l'equivoco, i tifosi regalarono

con un atto di galanteria un mazzo di fiori di campo alla signorina.

Fanciulli allo stadio,

Emblematico è invece il quarto capitolo della raccolta: l'unico momento

in cui Saba mostra una sorta di disprezzo per i calciatori, i ragazzini erano considerati “gli

acerbi”, perché nelle loro speranze, puntualmente deluse, Saba crede di rivivere la propria

infanzia. Goal

Infine c'è , probabilmente la più famosa; tema di questa lirica sono i sentimenti

contrastanti dei due portieri nel momento di un goal, appunto: il vinto, che si dispera sbattendo

la faccia per terra, come a voler scomparire, e l'altro, che, obbligato a rimanere nei pali, lascia

libera di vagare almeno la sua anima, alla ricerca della felicità insieme ai suoi compagni.

8

"SQUADRA PAESANA" anche per questo il poeta, dagli altri

Racconta l'ingresso in campo della diversamente - ugualmente commosso.

Triestina,e l'emozione che provoca nel

poeta la vista di quei giovani felici e "TRE MOMENTI"

spensierati ,che non hanno ancora visto il Narra le fasi della partita, dall'inizio fino ai

giorno i cui "le angosce imbiancheranno i festeggiamenti; vi traspare l'amore che

loro capelli". tramite i comuni idoli può unire nella gioia

intere città.

Anch'io tra i molti vi saluto, rosso-

alabardati, Di corsa usciti a mezzo il campo, date

sputati prima il saluto alle tribune. Poi,

dalla terra natia, da tutto un popolo quello che nasce poi,

amati. che all'altra parte rivolgete, a quella

Trepido seguo il vostro gioco. che più nera si accalca, non è cosa

Ignari da dirsi, non è cosa ch'abbia un nome.

esprimete con quello antiche cose

meravigliose Il portiere su e giù cammina come

sopra il verde tappeto, all'aria, ai chiari sentinella. Il pericolo

soli d'inverno. lontano è ancora.

Ma se in un nembo s'avvicina, oh allora

Le angoscie una giovane fiera si accovaccia

che imbiancano i capelli all'improvviso, e all'erta spia.

sono da voi così lontane! La gloria

vi dà un sorriso Festa è nell'aria, festa in ogni via.

fugace: il meglio onde disponga. Abbracci Se per poco, che importa?

corrono tra di voi, gesti giulivi. Nessun'offesa varcava la porta,

s'incrociavano grida ch'eran razzi.

Giovani siete, per la madre vivi; La vostra gloria, undici ragazzi,

vi porta il vento a sua difesa. V'ama come un fiume d'amore orna Trieste

"TREDICESIMA PARTITA" Galletto

Parla di un gruppo di uomini che in un è alla voce il fanciullo; estrosi amori

pomeriggio invernale resiste al freddo per con quella, e crucci, acutamente incide.

vedere fino alla fine la partita dei suoi Ai confini del campo una bandiera

beniamini, scaldandosi solo con il calore di sventola solitaria su un muretto.

se stessi. Su quello alzati, nei riposi, a gara

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