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Filosofia: Soren Kirkegaard (Diario di un seduttore)
Storia: Adolf Hitler (la seduzione delle masse)
Inglese: Oscar Wilde (The picture of Dorian Gray)
LA SEDUZIONE
INTRODUZIO
NE
Letteratura
Gabriele D’Annunzio : Il
Piacere
Giovanni Verga : La
Lupa Filosofia
Sören Kierkegaard :
Diario di un seduttore
Storia
Hitler e la seduzione
delle masse Inglese
Oscar Wilde : The
Picture of Dorian Gray
VA bio
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La seduzione è la capacità di imbrigliare la mente.
Essendo un’abilità personale, ciascuno a suo modo è
seducente. Lo spazio della seduzione è lo spazio del
segreto e di quello che viene mostrato, ma non nella
sua interezza. Quando lo sguardo tra due persone
accende il gioco della seduzione si crea una corrente
emotiva, nella quale non c’è niente di certo, se non che
è successo qualcosa, non corrispondente a regole
codificabili. Sedurre significa giocare con l’intelligenza.
La seduzione è fatta di mistero, attesa, desiderio e
aspettative, è fatta di non detti, sottointesi, allusioni e
ammiccamenti, di tempi. L’attesa senz’altro aumenta il
desiderio…..il desiderio di piacere, la capacità di
suscitare l’attenzione degli altri che si realizza con il
corpo, la psiche, il linguaggio, i gesti, lo sguardo.
Il concetto di seduzione si è modificato nel corso degli
anni, ma è sempre stato presente in ogni forma
sell’esistenza umana. Gli esseri umani si chiedono da
dove venga la singolare e straordinaria capacità di certo
uomini e donne di attirare gli altri e la storia
dell’umanità è ricca di esempi che ci possono illuminare
nella comprensione di tale fenomeno.
Il tema della seduzione emerge sia nella letteratura sia
nell’arte, benché non è quasi mai predominante. Mi
sono dunque proposta di verificare se lo si potesse
identificare come una sorta di filo conduttore o costante
nelle espressioni della nostra cultura. Poiché ambito
collegato alla sessualità e, quindi, a uno dei lati più
materiali dell’uomo, la seduzione è stata per molto
tempo considerata un argomento di basso livello e che
poteva, al più, essere inserito come aspetto marginale
in un’opera che trattasse dei vari aspetti del
comportamento dell’uomo. Si potrebbe tracciare un
percorso lungo la letteratura occidentale, cercando di
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far emergere quest’aspetto e, non potendo affrontare
un lavoro così specialistico e ponderoso, ho deciso di
concentrare la mia attenzione su alcune delle opere
fondamentali della letteratura italiana, inglese e in
ambito filosofico e storico.
Nel periodo del Decadentismo la donna viene vissuta
come dominatrice accompagnata da un uomo
masochista e sottomesso. Il maschio dimentico del
modo “virile” è reso impotente da una figura femminile
che annienta attraverso i suoi abbracci e le sue carezze,
che non rispetta più la tradizionale divisione dei ruoli e
assume l’iniziativa sessuale.
All’interno del panorama letterario
italiano di fine ‘800 l’autore che ha magistralmente
espresso l’arte della seduzione nelle sue opere è
Gabriele D’Annunzio il quale con la sua magnifica prosa
e la sua affascinante poesia non solo conquista le più
ambite donne d’Italia, ma arriva a infervorare gli animi,
incantare i cuori e ammaliare gran parte della società
del tempo. Per Gabriele D’Annunzio la stesura di una
lettera d’amore indirizzata ad un unica persona
rappresenta un artifizio letterario non di meno di quello
utilizzato nelle sue opere più alte e di somma beltà.
La sensualità, la continua ricerca di donare musicalità al
verso, la seduzione delle parole, l’enfatica descrizione
degli stati d’animo così languidi e ricercati, così intimi
ma eleganti mostrano la profonda dedizione del poeta
ad un amore intenso, lancinante e forte nei confronti
delle donne amate. 5
Per D’Annunzio l’amore non era sentimento da
antologia, era passione smodata, consacrazione all’arte,
devozione completa all’amata, adorazione che talvolta
giungeva all’eccesso e portava la donna a sentirsi
innalzata alla gloria, unica, la prescelta. Egli riusciva ad
andare oltre ad ogni retorica romantica rendendo
l’amore un sentimento arcano fatto di passione,
entusiasmo, esultanza fisica e spirituale, desiderio
viscerale ed intenso di possesso, ebbro di fiumane di
desideri e orde di voluttà.
Il protagonista dell’opera dannunziana “Il Piacere”,
Andrea Sperelli, incarna la figura del seduttore non più
intellettuale e meticoloso ma il classico seduttore volto
all’erotico; non si cura dei sentimenti che provano le
donne che corteggia, anzi sembra preoccuparsi più del
proprio istinto e del proprio volere per accorgersi di
come le sue parole influenzino le scelte delle amanti. È
dedito totalmente al piacere carnale e non a quello
spirituale.
Quella del protagonista è una vicenda triste
caratterizzata da amori impossibili e da relazioni difficili,
il suo antico amore per Elena Muti lo porta a dover
confrontarsi con una società frivola, mediocre, intenta
soltanto a ricercare nuovi scandali e nuovi diletti
mondani, una società edonista e superficiale che
Andrea sfrutta e subisce. Perciò assume, all’interno del
romanzo, l’immagine di un personaggio ambivalente, in
continua alternanza fra la vita mondana e la vita dello
spirito. I ricordi di sublimi vicende d’amore fra le braccia
della perduta amante lo portano a ricercare
disperatamente il piacere all’interno di un mondo
insensibile, frivolo e corrotto di cui la stessa Elena
faceva parte, finché si affaccia sulle soglie della sua vita
la possibilità di redenzione fra le amorevoli braccia di
Maria Ferres.
Andrea spesso risulta falso e ambiguo , le frasi
pronunciate, anche se non sono frutto di una profonda
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riflessione e di un’attenta preparazione, risultano
spesso cariche di una forza emotiva e sensuale, capace
di far capitolare anche la più casta delle donne
aristocratiche romane. Alcune frasi che l’autore scrive
nel romanzo sottolineano accuratamente l’abilità e il
fascino si questo moderno seduttore che sa cosa piace
alle donne e cosa incanta la loro immaginazione:
“ Era veramente una sensazione
magnetica di diletto, una di quelle
sensazioni acute e profonde che si provan
quasi soltanto negli inizi di un amore e che
non paiono avere ne una sede fisica ne una
sede spirituale, a somiglianza di tutte le
altre, ma si bene una sede in un elemento
neutro essere, in un elemento quasi direi
intermedio, di natura ignota, men semplice
d’uno spirito, più sottile d’una forma ove la
passione si raccoglie come in un
ricettacolo, onde la passione s’irradia
come un focolare.”
Anche la voce, il linguaggio del corpo e lo sguardo del
giovane seduttore rappresentano armi valide nell’arte
della seduzione:
“ Egli mi conquista l’intelletto e l’anima,
ogni giorno più, ogni ora più, senza tregua,
contro la mia volontà, contro la mia
resistenza. Le sue parole, i suoi sguardi, i
suoi gesti, i suoi minimi moti entrano nel
mio cuore.” 7
Sfortunatamente, anche con l’utilizzo di tutti questi
espedienti, la vicenda di Andrea Sperelli non si conclude
piacevolmente poiché non sarà mai in grado di ottenere
il completo possesso né di Elena Muti e neanche di
Maria Ferres. Mentre l’arte di sedurre di Andrea de
“Il Piacere” può avere una valenza sensuale e
vitalistica, quella della protagonista della novella di
Giovanni Verga “La Lupa” risulta molto passionale,
ossessiva e diabolica. Verso la fine dell’800 la calunnia
e denigrazione delle donne considerate poco più che
strumenti per fare figli, condannava l’identità femminile
e favoriva di fatto la “mascolinità” e la sessualità
femminile veniva considerata come la fonte di
degenerazione e rovina sociale. Verga riscopre la figura
contadina di donna fatale che isolata dalla comunità, si
integra perfettamente nella matura selvaggia e bruciata
dei luoghi, manifestazione estrema, di una sensualità
panica e demoniaca; non dea che incanta e seduce, ma
essere maledetto il cui potere terribile ha i caratteri del
maleficio da esorcizzare:
“ Le donne si facevano la croce quando la
vedevano passare……” 8
La passione della lupa è ossessione e la sua sensualità
aggressiva è associata alla distruzione. Il soprannome
animale fa della lupa, un archetipo dell’eros insaziabile
e insieme rivela un’ottica nuova, la paura con cui
l’uomo del secondo ‘800 guarda alla donna, avvertita
come minaccia alla propria integrità psichica e
familiare. La lupa è una divoratrice di uomini che arriva
a sfidare la figlia e le reazioni del villaggio. Con
atteggiamento ribelle e i suoi comportamenti, appare
agl’occhi dei contadini, delle loro mogli, il demonio; la
smodata insaziabilità di ogni cosa, una fonte di
perdizione cui nessuno è in grado di resistere, neanche
il genero e il prete del villaggio, e per questa violazione
dei valori più radicati della società patriarcale, deve
essere punita.
Non si vergognava di mostrare le proprie passioni,
neanche nei confronti di ragazzi anche molto più
giovani. Innamorandosi infatti, ma solo fisicamente, di
un giovane che mieteva con lei il fieno ( suo futuro
genero ), non nascose i propri istinti e si dichiarò con
una frase piena di passione:
“ Te voglio! Te che sei bello come il sole, e
dolce come il miele. Voglio te!
Nanni, vittima della lupa, incarna questo dramma della
passione come perdita di se stesso e del proprio ordine
morale, familiare e sociale, cui egli cerca di ribellarsi
con tutte le forze fino al delitto.
Da quello detto finora risulta evidente che Gna Pina (La
Lupa) e Andrea Sperelli adottano forme di seduzione
differenti, ciò nonostante sono essi stessi vittime
inconsapevoli della propria arte del sedurre. 9
Giovanni invece il protagonista
dell’opera di Søren Kierkegaard “Diario del seduttore”
riduce le donne amanti a vittime e strumenti.
Kierkegaard ribalta la concezione popolare del
seduttore inteso come un personaggio affascinante ma
nel contempo privo di sentimenti concreti ed incapace
di provare sensazioni vere.
Giovanni risulta essere non un seduttore sensuale, per il
quale il piacere culmina nel possesso, ma un seduttore
intellettuale, un uomo cauto che vive di calcoli raffinati,
che assapora il piacere poco per volta ed ambisce
maggiormente al possesso spirituale della fanciulla
piuttosto che fisico e carnale.
La donna per il seduttore intellettuale risulta così una
sorta di banco di prova, un modo per sperimentare
sempre nuovi inganni e costatarne l’efficacia. Ella paga
di persona offrendo amore e passione non sapendo che
il suo ambiguo seduttore medita e tiene pronta la via
per una possibile ritirata. Nel diario viene analizzata la
vicenda di Giovanni,un seduttore diabolicamente scaltro
e sicuro dei propri mezzi che, utilizzando ogni arte,
porta al totale smarrimento un’innocente fanciulla
diciassettenne (Cordelia). La storia non presenta
particolari interessanti dal punto di vista narrativo, anzi
risulta piuttosto banale e, alle volte scontata, ma tutto
ciò risulta interessante per la personalità complessa e
sofisticata del seduttore. Il protagonista ha una natura
contemplativa e riflessiva, costantemente in cerca di
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nuovi esperimenti psicologici. Curiosamente in bilico tra
spirito e carne, riflessione e vita, intreccia spesso poesia
e realtà. La realtà viene da lui inseguita e desiderata,
ma, nello stesso tempo, superata, distaccata, vissuta
nei filtri del ricordo e dell’immaginazione.
Questo personaggio così distaccato e cauto non è un
seduttore nel senso comune del termine ma, grazie alle
sue innate abilità, riesce in ogni suo intento senza
dover ricorrere a stupidi ed inefficaci attacchi dettati
dalla foga. Giovanni, ed i seduttori intellettuali in
generale, non desiderano possedere la donna quanto
piuttosto goderne esteticamente l’abbandono ed il
cedimento. Per questo tipo di seduttori la donna è
l’oggetto di una strategia erotica studiata e prevista nei
minimi dettagli. L’arte consiste nell’incantarla con le
doti dello spirito, con l’uso della parola, portandola a
quel punto di turbamento interiore in cui essa smarrisce
il proprio equilibrio ed è pronta a qualsiasi sacrificio.
L’amante gode dell’incanto che nasce da questa
passione, ma per conto suo non si abbandona mai e
tiene in serbo l’arma più temibile. L’astuto seduttore
kierkegaardiano gioca e si diverte con le passioni della