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La seguente tesina tratta del cambiamento nel '900.
Italiano - La classicità di Carducci
- Il romanzo di avanguardia di Svevo
Storia - La simbologia del Fascismo e del Nazionalsocialismo
- La Storia dell'Unione Europea
Storia dell'architettura - Louis Kahn : L'architetto della monumentalità
- Richard Meier : tra passato e innovazione
Inglese - The contrast between the old and the new
Estimo - La storia del Catasto
Topografia - La storia dell'Agrimensura
TRIANGOLO NERO
: Il nero veniva attribuito agli asociali (Asoziale - Aso) un
gruppo non precisato di internati in cui erano compresi gli zingari, le prostitute e i
senza fissa dimora.
TRIANGOLO BLU
: Il blu veniva attribuito agli immigrati, apolidi e ai rifugiati
all'estero della guerra Repubblicana di Spagna.
TRIANGOLO VIOLA
: Il viola era attribuito agli studiosi delle Sacre scritture
(Testimoni di Geova) o ai religiosi in genere, fatta eccezione per i sacerdoti polacchi.
TRIANGOLO ROSA
: Il rosa marchiava coloro che erano accusati di
omosessualità.
TRIANGOLO MARRONE
: Questo colore era attribuito alla popolazione di
origine Zingara , Rom e Sinti.
STELLA GIALLA
: indicava gli Ebrei, la categoria più numerosa rinchiusa nei
Campi di concentramento. Portavano un contrassegno a sei punte, formato da due
triangoli sovrapposti: quello colorato (nero, rosso ecc.) indicava la distinzione per
categorie generali, quello giallo l'appartenenza alla religione ebraica. Per esempio
una stella formata da un triangolo giallo e uno rosso, designava un Ebreo arrestato
anche come politico (Jiidischer politischer Schutzhtiftling).
L' obbligo di portare la Stella di Davide con la parola «jude» (giudeo in
tedesco) venne esteso a tutti gli ebrei al di sopra dei 6 anni nelle zone occupate
dalla Germania dal 6 settembre 1941. Nella Polonia occupata gli ebrei vennero
costretti a portare una fascia sul braccio con una Stella di Davide sopra, come
anche una pezza davanti e dietro i propri indumenti.
Dentro ogni triangolo, una lettera maiuscola designava la nazionalità
(esempio P per Polonia, F Francia, I Italia ecc). Ne erano esclusi i prigionieri tedeschi.
Coloro che erano stati catturati in seguito al decreto «Notte e Nebbia»,
portavano sulla casacca anche le lettere NN, con bande rosse e una croce sulla
schiena, mentre i sospettati di fuga venivano segnalati con cerchi rossi e bianchi
concentrici, simili a un bersaglio, sul petto e sulla schiena. Coloro che venivano
assegnati alla Compagnia penale avevano un cerchio di stoffa nero sulla blusa,
mentre i pochi prigionieri da rieducare venivano designati con la lettera E, posta
prima del numero. Insomma, benché imposto dalle SS, nella maggioranza dei casi il
sistema classificatorio induceva a una passiva interiorizzazione dei valori (o
disvalori) che ne derivavano. Le cause erano diverse: le etichette usate dai Campi
per classificare le persone corrispondevano a molti degli stereotipi in voga nella
società anche prima della guerra e dell'avvento dei totalitarismi (era una minoranza
a considerarle insensate); inoltre la pressione persecutoria e violenta che si
abbatteva sugli internati dall'alba al tramonto, ma che entrava anche nei sonni e nei
sogni, e la composizione cosmopolita delle squadre di lavoro o dei Blocchi, riduceva
la possibilità di comunicazione tra le persone e gli atti di solidarietà. Infine il senso
di impotenza collettiva, induceva i più a una tacita accettazione del presente, unico
tempo di vita nel Campo. Esistevano tuttavia forme di coesione tra detenuti ma,
spesso, erano antecedenti all'ingresso nei lager.
La Storia dell’Unione Europea
Per secoli l’Europa è stata teatro di
frequenti e sanguinosi conflitti. Tra il 1870 e il 1945 Francia e Germania si sono
scontrate tre volte, causando terribili perdite di vite umane e, prima di attuarsi in un
vero e proprio progetto politico e di divenire un obiettivo permanente della politica
di governo degli Stati membri, l’idea d’Europa era patrimonio di una cerchia
ristretta di filosofi e di idealisti. Grazie alle idee scaturite dai movimenti di
resistenza ai totalitarismi, durante la seconda guerra mondiale, affiorò il concetto di
un’organizzazione del continente in grado di superare gli antagonismi nazionali e
alcuni leader europei si convinsero che l’unico modo per garantire una pace
durevole tra i loro paesi era unirli economicamente e politicamente.
Nel corso della storia sono stati molti gli uomini che hanno sognato
un’Europa unita, da Carlo Magno a Machiavelli, da Luigi XIV a Napoleone. Ci sono
personaggi del passato che con le loro idee hanno contribuito a far nascere
l’Unione dei popoli europei. Tra questi personaggi ricordiamo gli italiani: Giuseppe
Mazzini che affermava la necessità “della solidarietà umana e della fratellanza tra i
popoli…”, Carlo Cattaneo: sosteneva che fosse necessario unire “nazioni libere per
realizzare un’Europa Libera ed Unita…” e, più vicino ai giorni nostri Altiero Spinelli,
con il suo progetto federalista basato sul dialogo e su un rapporto di
complementarità fra i poteri locali, regionali, nazionali ed europei. Ma, nonostante
gli abitanti dell’Europa fossero veramente provati da tante sofferenze, una nuova
possibile guerra era alle porte: le relazioni tra Francia e Germania, nemici storici,
rimanevano ancora compromesse e sul continente gravava la minaccia di un nuovo
conflitto fra paesi occidentali e paesi dell’est. Come si potevano evitare gli errori
del passato? Da dove cominciare e soprattutto come? Come stabilire un legame fra
i due paesi e ricongiungere ad essi tutti i Paesi liberi d’Europa per costruire insieme
un destino comune? Con una grande idea, nuova nello spirito, negli ideali, nei
contenuti, nella forma… La grande idea, il sogno era proprio l’EUROPA!!!
Solamente dopo la seconda guerra mondiale, e precisamente nel 1949, gli
stati europei istituiscono il Consiglio d’Europa e si accordano stipulando la prima
Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ove si affermano i diritti inviolabili dei
singoli cittadini. Il Consiglio d’Europa fu la prima organizzazione europea ad essere
istituita e si assunse il compito di difendere i diritti dell’uomo, la democrazia
parlamentare e il principio di legalità, allineare le normative in materia sociale e
promuovere la consapevolezza della comune identità europea.
Louis Kahn: L’ architetto della monumetalità
Tra i maggiori esponenti dell’architettura del XX secolo, Louis Kahn fa
senz’altro categoria a sé, come avviene per i più grandi maestri d’ogni tempo.
Sebbene ad oggi i riconoscimenti alle sue opere levino ogni dubbio circa
l’importanza del suo lavoro come progettista, egli non raggiunse mai la popolarità
di Le Corbusier
, Walter Gropius e Mies van der Rohe
, i nomi più blasonati del
Movimento Moderno
. Perché ?
Itze-Leib Schmuilowsky nacque il 20 Febbraio 1901 in una
piccola cittadina estone dalla quale emigrò, ancora
bambino, con la sua famiglia alla volta degli Stati Uniti.
Nel 1916 acquisì la cittadinanza e cambiò definitivamente il
suo nome in Louis Khan, stabilendosi a Filadelfia, città con
la quale strinse un legame particolare: nel 1924 vi
conseguì la laurea in architettura presso la prestigiosa
University of Pennsylvania, ebbe i primi incarichi
professionali, e nel 1935 aprì il proprio atelier di
progettazione al numero 1501 di Walnut Street, benché si
affermerà davvero come architetto solo negli anni ’50, in età ormai matura.
Fu senza dubbio il viaggio che fece tra il 1950 e il 1951 nel Mediterraneo e il
soggiorno all'American Academy di Roma che diedero propriamente inizio alla sua
carriera professionale. Nell’architettura egizia e ancor più nelle rovine greche e
romane, Kahn trovò la fonte d’ispirazione che divenne fondamento per il suo fare
architettura. Kahn fa suo il momento fondativo delle avanguardie artistiche del
Novecento, trascurato nell'evolversi del razionalismo architettonico: è il ritorno al
primitivo per ritrovare le ragioni della ricerca del nuovo. Kahn è interessato
all'essenza profonda del costruire, e alle sculture negre dei cubisti, fa corrispondere
la sua attrazione per l'architettura delle piramidi, dei Dolmen, delle scarnificate
colonne dei templi greci, degli acquedotti, degli impianti della decadenza romana, e
più tardi dei tipi puri dell'architettura bizantina.
Sono influenze profonde che germinano in tante direzioni, ma che in questi
primi disegni assumono il valore dell'intuizione pura: tanto da far pensare a una
illuminazione, a un San Paolo sulla via di Damasco colpito da una nuova
indiscutibile verità sulla essenza sacrale del costruire.
In due pagine manoscritte in cui l'architetto parla della pianta palladiana e, in
tutta modestia, descrive quella che è per lui una autentica scoperta: struttura e
spazio sono un tutto unico. La pianta libera della griglia regolare razionalista, degli
indipendenti panelli ondulati o rettilinei per formare un involucro trasparente tra
interno ed esterno è un errore. Spazio e struttura formano in Palladio un tutto unico,
inscindibile, coesivo. È la stanza l'origine della architettura. Attorno a questa la
ragione profonda e simbolica della funzione trova il suo punto di coagulo. Spazio,
struttura, luce e persino gli impianti vi trovano la ragione del loro esistere.
La simmetria, l’ordine, l’imponenza e la forza che gli comunicarono le
piramidi, i templi greci e l’immensa eredità dell’antica Roma, lo convinsero che
l’essenza dell’architettura si trovasse nella sua atemporalità, nel suo essere
monumento eterno. Per avvicinarsi a questo canone, Kahn sceglie le forme
geometriche primarie e l’uso di materiali semplici ed “incorruttibili” nel tempo,
come i mattoni rustici, il cemento scoperto, il travertino. La struttura non è più
un'astratta griglia cartesiana, ma sagoma l'invaso. Il valore del muro pieno, del
setto, della colonna è reintrodotto nel vocabolario moderno insieme al significato
dell'attacco a terra, dell'elevazione e della copertura. La luce, non è l'entità
funzionalista dell'asse eliotermico, ma la materia che rivela la forma. La direzione e
il modo con cui è modulata svela il valore funzionale e simbolico della stanza. Gli
stessi impianti sono accolti organicamente nella costruzione. La struttura si articola
nelle ossa di uno scheletro che accoglie le vene che portano linfa in tutto
l'organismo.
Casa Adler (Non costruita)
Nella casa Alder che a cinquant'anni inizia a narrare con i progetti la sua
nuova concezione. Basta confrontare la pianta, articolata in cinque quadrati marcati
dalla nuova idea della stanza come cellula base dell'architettura e contenuti negli
angoli dalla muratura, con alcune delle opere degli anni Trenta e Quaranta (come la
casa Weiss) quando l'architetto propone timidi assemblaggi di materiali su piante
create con l'impostazione razionaliste d