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Sintesi

Sintesi Rifiuti e Biodiesel tesina



Questa tesina maturità descrive i rifiuti e biodiesel. Gli argomenti trattati nella tesina sono i seguenti: in italiano Le città invisibili di Calvino, in Matematica la statistica (tabelle e frequenze), in organica la reazione e il meccanismo biodiesel, in Analisi l'analisi gascromatografica, in Laboratorio di organica i passaggi principali della preparazione biodiesel.

Collegamenti


Rifiuti e Biodiesel tesina



Italiano - Le città invisibili di Calvino.
Matematica - La statistica (tabelle e frequenze).
Organica - La reazione e il meccanismo biodiesel.
Analisi - L'analisi gascromatografica.
Laboratorio di organica - I passaggi principali della preparazione biodiesel.
Estratto del documento

Paesi che hanno uno smaltimento in discarica vicino allo zero

(Germania, Paesi Bassi, Austria, Belgio, Svezia e Danimarca), a

Paesi, come la Grecia, che arriva all’82% dei rifiuti trattati. La

percentuale media di smaltimento in discarica per l’UE è pari,

nel 2010, al 30%; l’Italia è sopra tale valore con uno

smaltimento in discarica del 49%. Rispetto agli altri Paesi

dell’UE, l’Italia è tra quelli che inviano in discarica i più alti

quantitativi di rifiuti urbani trattati. l’Italia è il leader europeo

nell’industria del riciclo, in particolare per il riciclo dei metalli

ferrosi, plastica, tessili. Anche sul totale dei rifiuti, escludendo

solo quelli minerali e vegetali, la Penisola con 37 milioni di

tonnellate avviate a recupero, è il secondo paese europeo per

valore assoluto di recupero, appena dietro la Germania e ben

sopra a paesi come la Francia o la Gran Bretagna. Nel settore

della gestione dei rifiuti urbani, è invece in affanno e ciò

conferma la debolezza delle politiche pubbliche: nel riciclaggio

le percentuali sono 20% per l’Italia e 45% per la Germania; nel

compostaggio e digestione anaerobica 13% per l’Italia e 17,2%

per la Germania; incenerimento 18% per l’Italia e 38% per la

Germania, trattamento in discarica 49% per l’Italia contro

l’0,5% della Germania;

IL PROBLEMA ECOMAFIE

Costi che lievitano. Politiche che non solo sono

ambientalmente, ma anche economicamente, insostenbili. Il

Rapporto ricorda ad esempio come la Lombardia, con una

raccolta differenziata al 47,4%, ha un costo di gestione dei

rifiuti urbani per abitante (di 124,5 euro all'anno e un costo al

chilogrammo di 24,65 centesimi di euro), mentre la Sicilia, con

una differenziata del 7,3%, ha un costo più elevato per abitante

(di 150,77 euro e al chilogrammo di 29,83 centesimi di euro.)

Le multe di Bruxelles. È chiaro che i costi minori sono

associati a gestioni più efficienti, infatti, oltre agli introiti

prodotti dal conferimento dei materiali delle raccolte

differenziate, si ha anche la riduzione dei costi di smaltimento

in discarica. Non riciclare, inoltre, non comporta soltanto costi

ambientali, perdite di competitività e maggiori costi gestionali,

ma anche il rischio di condanne pecuniarie a carico degli Stati

membri dell'Unione europea per mancato adeguamento alla

normativa discariche e l'Italia detiene purtroppo il triste

primate nel numero di procedure d’infrazione avviate.

Legambiente presenta ecomafia 2013, Nomi e

numeri dell’illegalità ambientale

Quella delle Ecomafie – ha dichiarato il presidente di

Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è l’unica economia che

continua a proliferare anche in un contesto di crisi

generale. Che continua a costruire case abusive quasi allo

stesso ritmo di sempre mentre il mercato immobiliare legale

tracolla. Con imprese illegali che vedono crescere fatturati ed

export, quando quelle che rispettano le leggi sono costrette a

chiudere i battenti. Un’economia che si regge sull’intreccio tra

imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari

pubblici infedeli, professionisti senza etica e veri boss, e che

opera attraverso il dumping ambientale, la falsificazione di

fatture e bilanci, l’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione,

il voto di scambio e la spartizione degli appalti. Semplicemente

perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi. Le

pene per i reati ambientali, infatti, continuano ad essere quasi

esclusivamente di tipo contravvenzionale e l’abbattimento

degli edifici continua ad essere una eventualità remota. Anzi,

agli ultimi 18 tentativi di riaprire i termini del condono edilizio si

è anche aggiunta la sciagurata idea di sottrarre alle procure il

potere di demolire le costruzioni abusive”.

“Reati ambientali e corruzione sono strettamente connessi -

continua il presidente di Legambiente VITTORIO COGLIATI

DEZZA - e all'inizio di quest'anno sembrava possibile uno scatto

politico inavanti per affrontarli finalmente con strumenti

adeguati. Il disegno di legge sui reati ambientali approvato alla

Camera e la gestazione in Parlamento di un disegno di legge

sulla corruzione sono iter necessari e a nostro avviso non più

rinviabili. Invece, ancora una volta, sono bloccati. La

commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti non è

ancora operativa. E gli inquinatori festeggiano. Perché senza

l'approvazione della legge che inserisce i reati ambientali nel

codice penale, che seppure troppo limitata e imperfetta

rappresenterebbe un chiaro indirizzo e magari anche un punto

di non ritorno nella lotta alle ecomafie, sarà difficile istituire

inchieste e colpire gli ecocriminali che nonostante i danni

pesantissimi inferti alla comunità e all'ambiente continueranno

a farla franca".

Ma la criminalità ambientale, oltre a coltivare i soliti interessi,

sa anche cogliere tutte le nuove opportunità offerte

dall’economia: l’Ufficio centrale antifrode dell’Agenzia delle

dogane segnala che i quantitativi di materiali sequestrati nei

nostri porti nel corso del 2012 sono raddoppiati rispetto al

2011, passando da 7.000 a circa 14.000 tonnellate grazie

soprattutto ai cosiddetti cascami, cioè materiali che dovrebbero

essere destinati ad alimentare l’economia legale del riciclo, che

invece finiscono in Corea del Sud (è il caso dei cascami di

gomma), Cina e Hong Kong (cascami e avanzi di materie

plastiche, destinati al riciclo o alla combustione), Indonesia e di

nuovo Cina per carta e cartone, Turchia e India, per quelli di

metalli, in particolare ferro e acciaio.

Questi flussi garantiscono enormi guadagni ai trafficanti (coi

proventi della vendita all’estero e il mancato costo dei

trattamenti necessari per renderli effettivamente riciclabili) e

un doppio danno per l’economia legale, perché si pagano

contributi ecologici per attività di trattamento e di riciclo che

non vengono effettuate e vengono penalizzate le imprese che

operano nella legalità, costrette a chiudere per la mancanza di

materiali. Come confermato dalle inchieste svolte in Sicilia sul

“finto riciclo”, che hanno smascherato le nuove strategie

criminali su questo fronte.

IL BIODIESEL fonte rinnovabile

Il Biodiesel è un combustibile alternativo per motori diesel

che sta guadagnando attenzione negli Stati Uniti dopo

aver raggiunto un notevole livello di successo in Europa. I

suoi vantaggi principali sono che è uno dei combustibili

rinnovabili attualmente disponibili è anche atossico e

biodegradabile. si può anche essere utilizzato

direttamente nella maggior parte dei motori diesel senza

la necessità di ampie modifiche al motore.

Il biodisel sicuramente rispetta l’ambiente in quanto:

E’ una fonte di energia rinnovabile:

– Ha un bassissimo contenuto in zolfo ( < 0,001%);

– Riduce le emissioni di polveri fino al 50%;

– Ha un altissimo punto di infiammabilità ( > 100 °C) per

– cui non è classificato tra i materiali pericolosi;

E’ biodegradabile al 100% e in caso di dispersione

– accidentale non inquina terreni e acqua;

Ha un ciclo chiuso di CO2, la sua combustione nel motore

– produce una emissione di CO2 in quantità uguale a quella

che le piante assorbono.

I vantaggi della produzione di biodiesel dal riciclo dell’olio

esausto sono tanti in quanto non vengono utilizzati oli

destinati prevalentemente per l’alimentazione umana

(soia, colza, girasole), ma oli di frittura provenienti dalla

ristorazione. L’utilizzo di questa materia prima consente

quindi la produzione di biodisel con sostenibilità totale.

IL BIODIESEL

Il biodiesel è un biocombustibile, cioè un combustibile ottenuto

da fonti rinnovabili quali oli vegetali e grassi animali, analogo al

gasolio derivato dal petrolio.

Contrariamente a quanto si crede comunemente, il biodiesel

non è un olio vegetale puro e semplice, come ad esempio l'olio

di colza, bensì il risultato di un processo chimico

(transesterificazione di oli vegetali con alcol etilico o metilico) a

partire da questi o altri componenti biologici.Chimicamente il

biodiesel è un combustibile composto da una miscela di esteri

metilici di acidi grassi a lunga catena.

Il processo produttivo più diffuso impiega metanolo per

produrre esteri metilici; tuttavia può essere usato anche

l'etanolo, ottenendo così un biodiesel composto da esteri etilici.

Come sottoprodotto, dal processo di transesterificazione si

ottiene il glicerolo.L'unico modo di portare l'olio vegetale a

valori di viscosità paragonabili al gasolio è una reazione di

transesterificazione (ossia di trasformazione di un estere in un

altro estere) che spezzi le molecole dei trigliceridi componenti

l'olio in catene più piccole e quindi più fluide: la molecola base

del trigliceride originario, costituita da una molecola di glicerina

e da tre molecole di acido grasso viene trasformata attraverso

la transesterificazione (una molecola trigliceride "olio" + tre

molecole metanolo) in 3 molecole metilestere + 1 molecola

glicerina. Tale processo è utilizzato industrialmente per la

produzione di biodiesel, il cui nome tecnico è EMV (estere

metilico vegetale).

METODI DI PRODUZIONE

La maggior parte del biodiesel si ottiene per

CATALISI BASICA:

transesterificazione catalizzata da basi di oli vegetali. La

reazione avviene a basse temperature (80 °C c.a.) e basse

pressioni (5 atm c.a.), raggiunge conversioni elevate con

minime reazioni collaterali e tempo di reazione. Un grasso o un

olio vengono fatti reagire con alcool

( metanolo o etanolo) in presenza di un catalizzatore per

produrre glicerina e esteri metilici (FAME o biodiesel). l

metanolo viene usato in eccesso per favorire una veloce e

completa conversione. Successivamente viene recuperato.

Come catalizzatore si usa sodio idrossido o metossido, ma sono

usati anche catalizzatori basici eterogenei (ZnO/Al 2O3

idrotalciti ecc.). La reazione reale non è mai stechiometrica e

tende a un suo equilibrio che obbliga a usare un eccesso di

catalisi basica

reagenti per ottenere una reazione completa. La

avviene quando c'è un trasferimento di ioni H+ dal substrato al

catalizzatore (basico).

TRATTAMENTO OLIO DI FRITTURA: Prima della trans-

esterificazione , gli oli vanno pretrattati.

Disidratazione: la presenza di acqua nell’olio influenza

• negativamente la trans- esterificazione sia basica che

acida.

De-acidificazione: la rimozione degli acidi grassi liberi è

• essenziale, specialmente quando si utilizzano catalizzatori

alcalini, poiché gli acidi grassi liberi formano saponi.

REAZIONE DI TRANMETILAZIONE A RICADERE: il biodiesel

viene prima riscaldato e poi gli viene aggiunto il metossido

(idrossido di sodio e metanolo miscelati). Si fa reagire il

metossido con l’olio fritto preriscaldato a 50°C e si mescola il

tutto per circa un’ora controllando la temperatura.

SEPARAZIONE FASE GLICERICA E LAVAGGIO: Alla fine della

reazione si è versata tutta la miscela in un imbuto separatore.

Dopo un po’ si è potuto notare la sedimentazione della glicerina

più densa e scura mentre la

fase superiore più chiara e fluida conteneva il biodiesel. Per far

avvenire la separazione completa si è lasciato riposare il tutto

per 24 ore e successivamente si è separata la glicerina dal

biodiesel. Per eliminare i saponi che si formano in seguito alla

reazione indesiderata tra acidi grassi liberi e KOH è necessario

lavare con acqua il biodisel ottenuto, cercando di non agitare

vigorosamente per evitare la formazione di emulsioni.

SMALTIMENTO OLI

Il problema dello sversamento dell’olio vegetale esausto

nelle fogne è piuttosto serio. La principale criticità di

questo fenomeno consiste, infatti, nell’immissione dell’olio

nella rete fognaria con il conseguente impatto negativo

sulle condotte e sugli impianti di depurazione. Inoltrel’olio

esausto disperso nel sottosuolo deposita un film

sottilissimo nel terreno, impedendo l’assunzione delle

sostanze nutritive da parte delle piante, mentre se

raggiunge la falda acquifera può compromettere la

potabilità dell'acqua, anche in pozzi molto profondi.

Padelle, friggitrici e fondi dei vasetti e delle scatolette

sottolio: sono queste le principali fonti attraverso le quali

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