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Sintesi
Letteratura francese: Arthur de Gobineau (Essai sur l’inégalité des races humaines);

Letteratura inglese: Rudyard Kipling (Lispeth);

Filosofia: Friedrich Nietzsche (Il superuomo, la volontà di potenza, l’eterno ritorno);

Storia: il Partito Nazionalsocialista, la Germania Nazista.
Estratto del documento

I L CONCETTO DI SUPERI ORI TA ’

“la r azza non consiste nell a lingua,

bensì nel sangue”

( A dolf Hitler ) LETTERATURA INGLESE:

Il “Mein Kampf” Rudyard Kipling

di Adolf Hitler “Lispeth” (1886)

FILOSOFIA:

LETTERATURA FRANCESE : Friedrich Nietzsche (1844-1900)

Arthur de Gobineau - Il superuomo

“Essai sur l’inégalité des - la volontà di potenza

races humaines” (1853) - l’eterno ritorno

STORIA:

il Partito Nazionalsocialista

la Germania Nazista

IL “MEIN KAMPF”

Alla base dell’ideologia nazionalsocialista sta il “mito del sangue”, cioè la convinzione che solo la

razza indoeuropea, o ariana, di cui il popolo tedesco sarebbe la più pura espressione e diretto erede,

sia in grado di tramandare la civiltà e, quindi, abbia il diritto di guidare i destini dei popoli.

Nell’ideologia hitleriana queste componenti si uniscono in modo tale da creare una miscela

esplosiva: l’ebreo viene considerato come il principio del male, in perenne lotta contro la razza

ariana e la sua civiltà; alla lotta di classe dei marxisti Hitler contrappone una “lotta di razza”,

fondata sull’odio e sull’invidia del proletario ariano nei confronti dell’ebreo ricco e borghese.

Il mito del sangue è la teorizzazione del concetto di superiorità che Hitler fa nel suo libro, il “Mein

Kampf” (“La mia battaglia”).

Hitler scrisse il suo libro durante la permanenza nella fortezza carceraria di Landsberg, situata a

circa ottanta chilometri da Mosca, dall’11 novembre1923 al 20 dicembre 1924. A partire dall’estate

del 1924 trascorse molte ore al giorno dettando opinioni al proprio segretario personale Rudolf Hess

che avrebbe dattiloscritto il suo resoconto.

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Il titolo originario sarebbe dovuto essere, per diretto volere di Hitler “Quattro anni e mezzo di lotta

contro le menzogne, la stupidità e la codardia” , ma il suo manager ed editore Max Amann lo

accorciò in “Mein Kampf”.

Fino al 1930 il libro si presentava in due volumi separati, ma poi venne riunito in un unico tomo, in

edizione popolare a 8 marchi a copia. Entro il 1945 furono smerciate circa 10 milioni di copie e il

manoscritto fu tradotto in 16 lingue diventando una delle opere più famose al mondo.

Lo stile di questa opera è profondamente aggressivo e propagandistico, la prosa è ricercata,

ripetitiva e pomposa e abbonda di metafore. La sintassi è sgraziata e contorta, resa ancora più

ampollosa dalle ripetizioni superflue e dai repentini cambi di direzione e dai pensieri dissociati

dell’autore. Nonostante tutte queste complicazioni nella struttura, che fanno sì che il libro diventi

anche abbastanza difficile nella lettura, non bisogna dimenticare che la sostanza del “Mein Kampf”

divenne una politica nazionale quando Hitler ottenne il potere.

All’inizio il “Mein Kampf” è salutato dall’entusiasmo di un piccolo gruppo di iniziati, i quali vi

vedono il nuovo VANGELO politico.

Successivamente, mano a mano che il partito nazionalsocialista prendeva piede, insieme con lui

anche il libro acquistava popolarità diventando la BIBBIA dei sostenitori del partito. Quando poi

Hitler divenne cancelliere del Reich vennero venduti 800mila esemplari del libro. Inoltre lo stesso

autore durante il periodo in cui fu al potere riprese e ampliò i temi in migliaia di discorsi pubblici.

Per Hitler la cancelleria non era altro che un metodo per passare dalla teoria alla pratica, per

realizzare, attraverso tappe progressive, la teoria, il programma interno e esterno esposta

chiaramente nella sua personalissima opera.

Certo è che una volta conquistato il potere il “Mein Kampf” divenne obbligatoriamente il libro

prediletto di ogni tedesco, volente o nolente. Ognuno doveva possederne una copia almeno e

leggerlo, agli sposi novelli in occasione del matrimonio veniva regalata una copia.

In questo libro Hitler aveva indicato fin nei particolari il tipo di Germania che egli si proponeva di

costruire, nonché l’ordine mondiale che intendeva istituire per mezzo delle armi tedesche.

Le idee contenute nell’opera costituiscono quei principi politici che Hitler non sentì mai il bisogno

di modificare, nemmeno durante il periodo in cui fu al potere.

In quest’opera il futuro Führer teorizza il mito della superiorità ritraendosi come il solo uomo in

grado di risollevare la Germania dalla miseria dell’epoca per condurla alla gloria.

Anche la grande massa della popolazione tedesca riconosce in Adolf Hitler il suo più grande

esponente, il fuhrer, la guida che avrebbe portato il popolo ariano alla massima glorificazione con la

fondazione dei Terzo Reich, il terzo Impero tedesco dopo l'Impero germanico medioevale e quello

proclamato alla riunificazione della Germania. L'intera nazione tedesca era catturata dalla potenza

di Hitler e credeva ciecamente nelle sue parole e nelle sue azioni.

I punti principali dell’opera:

1. Il concetto di razza superiore

La razza superiore era un concetto del misticismo nazista tedesco che includeva teorie razziali e

mitologiche secondo le quali i popoli germanici o più in generale la razza nordica fossero i diretti

discendenti di una arcaica razza ariana, simbolo di perfezione psicofisica e di purezza di sangue.

Di tutte le razze, quella cosiddetta "ariana" o "nordica" era, secondo Hitler, la più creativa e

valorosa, l'unica alla quale spettava il diritto di dominare il mondo; le altre nazioni dovevano

sottomettersi alla razza ariana, in virtù della sua conclamata superiorità, destinata a regnare sul

mondo intero.

L'ideologia del nazionalsocialismo ha interpretato così il termine "ariano" come razza dominante

puramente germanica, la cui missione era di sottomettere o estinguere tutti i presunti popoli

inferiori. I nazionalsocialisti hanno così giustificato la catalogazione di semiti e di slavi come

subumani (Untermenschen).

2. Il ruolo dello stato per la conservazione della razza:

Lo Stato ha fra le sue funzioni la conservazione della razza

germanica. Le germanizzazione è possibile per la terra, ma non per

gli uomini. Si può cioè occupare un territorio, imporre la lingua

tedesca e le sue leggi, ma non per questo si creerà un nuovo

popolo tedesco. La razza si tramanda col sangue e non con la

dominazione politica o con la lingua comune.

<< Lo Stato non rappresenta un fine, ma un mezzo. Esso è la premessa della formazione di una

civiltà umana superiore, ma non è la causa di questa. La causa è riposta solo nella presenza di

una razza idonea alla civiltà. Quand’anche si trovassero sulla Terra centinaia di Stati modello, nel

caso si spegnesse l’Ariano portatore di civiltà non sopravvivrebbe nessuna civiltà rispondente

all’altezza spirituale degli odierni popoli superiori. La premessa dell’esistenza di un’umanità

superiore non è lo Stato ma la nazione >>

Si può vedere dunque come il nazismo poneva come priorità assoluta la razza. Essendo la razza

l’elemento essenziale della storia e della società, lo Stato doveva essere lo strumento, “la

condizione essenziale per creare una SUPERIORE civiltà umana”.

3. Le minoranze agguerrite:

Il concetto di minoranza agguerrita è dominante. E’ la natura stessa

a fornire a questa minoranza le armi per la vittoria. Solo gli individui

di pura razza ariana possono avere le qualità necessarie alla lotta: i

“bastardi” saranno sempre sconfitti perché il loro sangue

annacquato li rende pavidi e vili. Lo Stato Nazionale ha il dovere di

tutelare la razza pura e far sì che l’evoluzione della specie faccia si

che il sangue germanico resti incontaminato. Va da sé che lo Stato

deve prevedere la limitazione delle nascite come atto dovuto nei

confronti di una “sana” umanità. Lo Stato Nazionale ha il dovere di

vietare la procreazione agli individui deboli o malati. La razza e la

sua purezza hanno la priorità rispetto qualsiasi altro diritto umano.

4. La riproduzione umana:

Hitler aveva idee anche per indurre i giovani a procreare sotto

condizione. Lo Stato Nazionale deve preoccuparsi anche della

moda. Hitler, autentico esperto di comunicazione ed immagine,

ben sa che la seduzione passa attraverso un primo momento di

esteriorità e non ritiene né disdicevole né avulsa dalla politica

l’indicazione circa l’abbigliamento ed i comportamenti funzionali

alla seduzione delle giovani tedesche.

5. L’educazione dei giovani:

4 Si parla circa quella che dovrà essere l’educazione impartita ai

piccoli tedeschi i quali dovranno essere allevati nella

consapevolezza che lo Stato ha la priorità su qualsiasi altra cosa.

Chi ama la sua Nazione potrà soltanto dimostrare il suo amore con

la rinuncia.

L’appartenenza alla pura razza ariana va inculcata nelle menti fin

dalla più tenera età.

6. Lo spazio vitale:

« Senza considerazione per le tradizioni e i pregiudizi, il nostro popolo deve trovare il coraggio di unire il

proprio popolo e la sua forza per avanzare lungo la strada che porterà il nostro popolo dall'attuale

ristretto spazio vitale verso il possesso di nuove terre e orizzonti, e così lo porterà a liberarsi dal pericolo

»

di scomparire dal mondo o di servire gli altri come una nazione schiava

Hitler ribadisce il diritto divino dei tedeschi (e solo dei tedeschi) di

occupare un territorio più ampio di quello tramandato dai loro avi e

penosamente ridotto dalla pace punitiva.

La Germania deve raggiungere il grado di potenza mondiale e per

farlo deve iniziare ad espandersi verso Est. Già è ben delineato

nella sua mante il progetto che coinvolgerà la Polonia ed i sudeti.

FRANCESE

Cette thématique de la supériorité d’une race sur une autre n’était pas née avec Hitler, elle était déjà

diffusée dans les dernières années du XIX siècle. En 1853 paraissent les premiers volumes de

l’œuvre écrite par Arthur De Gobineau «Essai sur l'inégalité des races humaines».

Il s’agit d’un texte fondamental de la pensée nazie. Les idées de Gobineau sont à la base de la

culture d’Hitler qui a pris de cette œuvre son idée de « race » et de supériorité.

L’œuvre se présente sous la forme d'un long résumé de l'histoire des civilisations humaines,

ordonnée par le concept de « race ». Gobineau y postule l'existence de trois races primitives, dont

les métissages, c'est-à-dire quand des races différentes se mêlent, nécessaires selon lui à

l'épanouissement des civilisations, conduisent toutefois en retour à la décadence de l'espèce

humaine.

L’auteur part de la question ethnique pour expliquer les différents destins des peuples et les

transformations des attitudes de certaines populations avec l’arrivée d’autres populations.

Il soutient l’existence des races fortes et des races faibles qui viennent du même germe. Pour cette

raison il parle de métissage qui provoque des conséquences sociales comme les progrès et les

régressions d’une société et il dit que pour la même raison les civilisations peuvent être détruites.

Donc, on peut voir que la cause la plus accréditée par Gobineau est le métissage hybride des races.

Gobineau nous présente une division des races, il y a les jaunes, les noirs, et les blancs et il attribue

à chaque race, des caractéristiques bien déterminées du point de vue moral mais aussi

psychologique. Sa thèse se base sur la supériorité des blancs et la condition inférieure des noirs et

des jaunes.

La race des jaunes est matérialiste, se dédie principalement aux activités commerciales ; la race des

noirs est caractérisée par un sens d’excès et a une modeste capacité intellective ; la race des blancs

incarne les vertus de la noblesse et les valeurs de l’aristocratie. Elle est différente pour son amour

pour la liberté et aussi pour la spiritualité. La race des blancs est la seule que pour Gobineau on peut

considérer et il dit aussi qu’elle a été contaminée par les autres races et donc les blancs ont

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progressivement pris les traits des races inférieures. Ce procès est considéré irréversible par

Gobineau et il dit que ce procès est la cause de l’existence des races inférieures dans le monde.

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