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Introduzione Ribellione - Tesina
Questa tesina di maturità descrive il tema della ribellione, prendendo in analisi in particolare modo il 1968. La tesina tratta anche i seguenti argomenti: in Italiano la scapigliatura dell'Ottocento,in Storia il '68 (il Maggio francese e la Primavera di Praga), in Filosofia la matrice marxista del '68 in Marcuse e Freud, in Inglese Animal Farm di George Orwell e in Arte L'informale in America, Pollock.

Collegamenti
Ribellione - Tesina
Italiano - La scapigliatura dell'Ottocento.
Storia - Il '68 (il Maggio francese e la Primavera di Praga).
Filosofia - La matrice marxista del '68 in Marcuse e Freud.
Inglese - Animal Farm di George Orwell.
Arte - L'informale in America, Pollock.
-L’Informale in America (Pollock e l’Action Painting)
“Si ama la vita non per altro che per abitudine: perciò solo la gioventù ne è
sdegnosa, e la vecchiaia l’accarezza e vi anela. Tutto ciò che vi è di vero
nell’esistenza è il concetto che ce ne eravamo formati, tutto ciò che vi è di
dolce è il tempo che consumiamo a distruggere questo concetto.” Igino Ugo
Tarchetti – “Storia di un ideale”
Igino Ugo Tarchetti in “Storia di un ideale” esprime in maniera metaforica una
delle principali caratteristiche del movimento della Scapigliatura: il dualismo
tra ideale e vero. Negli Scapigliati si era formata una coscienza dualistica che
accentuava il divario tra “l’ideale astratto” che i poeti volevano raggiungere e il
“vero”, lo strumento attraverso il quale descrivevano la realtà cruda ed
oggettiva come atto di protesta e di demistificazione con un linguaggio
anatomico e chimico. La poesia, dopo aver visto crollare il tentativo di
realizzare l’Ideale è costretta a recitare il vero.
La Scapigliatura è un movimento artistico e letterario nato a Milano tra il 1860
e il 1870 da un gruppo di artisti uniti nella volontà di riportare l’arte ad una
sincerità più essenziale e ad una più pronta ed immediata espressione.
L’ambiente sociale in cui si colloca è quello della nascente società industriale in
cui è presente la contrapposizione tra una borghesia avida di denaro e potere e
la emergente classe operaia. In tale contesto l’intellettuale avverte la necessità
di allargare il raggio delle sue esperienze ed è altrettanto consapevole di avere
perso il suo tipico ruolo di guida o d'interprete del movimento sociale, ovvero di
l’aureola.
aver perso Il movimento polemizza contro la classe politica e sociale
che ha tradito gli ideali di giustizia e libertà propri del Risorgimento, ridotta al
profitto e alla ricerca del progresso scientifico. Gli Scapigliati contestano inoltre
la letteratura e l’arte nella loro forma e nel loro stile inadatti ad esprimere le
esigenze della vita di quell’epoca. Da qui la critica al romanticismo: gli
scapigliati rifiutano tanto l’indirizzo patriottico, moraleggiante ed educativo del
primo Romanticismo, spesso enfatico e retorico, quanto l’indirizzo languido e
sentimentale del secondo Romanticismo. Essi avvertono la sfasatura tra la
contemporanea letteratura europea, che con le nuove tendenze artistiche
portava alle estreme conseguenze il principio romantico dell’assoluta libertà
creatrice dell’artista, e quella italiana, attestata ancora su posiziona arretrata,
moderata e provinciale. Perciò si propongono di creare una poesia nuova e di
mettersi in sintonia con i movimenti di avanguardia della cultura europea.
La poetica
Per quanto riguarda la poetica, gli scapigliati riscoprono il principio
fondamentale del Romanticismo, che, contrapponendosi alla poesia falsa del
classicismo, fondata sull’imitazione, proclama che soggetto della poesia debba
essere il vero, se essa vuole essere autentica. Si potrebbe pensare che la loro
posizione fosse analoga a quella del Manzoni, ma gli scapigliati ampliano
l’orizzonte del vero comprendendo sia il vero esterno della natura e della
società sia il vero interno, psicologico, cioè il mondo degli affetti e quello
inesplorato e misterioso del subcosciente (sensazioni e non sentimento),
cadendo in eccessi che ripugnavano al senso dell’equilibrio e della misura che
aveva il Manzoni. Infatti il Manzoni descrive sempre il reale illuminato dalla
presenza della Provvidenza, gli scapigliati invece vedono il reale nella sua
naturalità e perfino nella sua torbidezza e putredine.
I rapporti con il naturalismo e il verismo
Ampliando in tal modo l’orizzonte della loro arte, gli scapigliati anticipano in
Italia motivi e forme di due movimenti letterari posteriori: il Verismo e il
Decadentismo. Sotto l’influenza del Naturalismo francese anticipano il concetto
dell’arte del Verismo come rappresentazione oggettiva e impersonale del vero
morale e sociale, cogliendone anche gli aspetti più crudamente realistici,
macabri e ripugnanti. Sotto l’influenza dei simbolisti francesi anticipano del
Decadentismo il concetto della poesia come scavo interiore, capace di
esprimere anche le sensazioni più torbide e morbose. E come i temi, oscillanti
tra realismo e Decadentismo, così sono divaricati gli stili, oscillanti tra l’uso di
un linguaggio spoglio, trasandato, prosastico e antiletterario nei temi di
ispirazione realistica, e l’uso di un linguaggio prezioso, raffinato, ricco di echi e
suggestioni musicali nei temi d’ispirazione predecadentista.
La stessa situazione di disorientamento e di impotenza che aveva
caratterizzato l’esperienza di Charles Baudelaire nella Francia degli anni
Cinquanta porta gli scapigliati italiani ad una esistenza disordinata ed
Les fleurs du Mal”
anticonformista. Baudelaire nella sua raccolta “ descrive un
viaggio immaginario verso la vita intesa come inferno in cui esprime lo stato di
maledetto
malessere del poeta che è dalla società e che diventa oggetto di
scherno per gli uomini.
“Spesso, per divertirsi, i marinai
prendono degli albatri, grandi uccelli di mare
che seguono, compagni indolenti di viaggio,
le navi in volo sugli abissi amari.
L’hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell’azzurro, goffo e vergognoso,
pietosamente accanto a sé trascina
come fossero remi le ali grandi e bianche.
Com’è fiacco e sinistro il viaggiatore alato!
E comico e brutto, lui prima così bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi, zoppicando, fa il verso allo storpio che volava!
Il poeta è come lui, principe dei nembi
che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
fra le grida di scherno esule in terra,
con le sue ali da gigante non riesce a camminare.”
Il celebre sonetto di Baudelaire intitolato “Albatros” è costruito in base
all’analogia albatro-poeta e rimanda a quella che i poeti scapigliati erano
soliti chiamare “perdita d’aureola”.
L’albatro infatti rappresenta il poeta che ha perso la sua reale condizione di
ali da gigante, Poesia
prestigio: le chiaro ossimoro della sono lo strumento
che permette il volo ovvero l’andare al di là del reale, ma in terra, quindi
non riesce a
nella vita quotidiana, diventano un ostacolo per l’albatro che
camminare in quanto i marinai non ne apprezzano la maestosità, così come il
poeta è emarginato dalla società borghese e ha perso il suo ruolo di artista.
I contestatori dell’Italietta
Sul piano artistico gli scapigliati hanno scarsa importanza: non sorse tra essi un
poeta capace di imprimere il segno della sua personalità e della sua arte nella
storia della poesia. Notevole invece è la loro importanza nella storia del
costume e della letteratura in genere. Nella storia del costume la loro
importanza consiste nel fatto che, nel tempo in cui la così chiamata “Italietta”,
uscita dall’Unità, si avviava timidamente a diventare uno stato moderno di
impronta liberale, essi denunciano i limiti della nuova società borghese e
assumono nei suoi confronti un atteggiamento irriverente e sarcastico.
I limiti della rivoluzione scapigliata
La critica marxista attacca gli scapigliati sul piano della loro protesta
antiborghese, qualificandoli rivoluzionari velleitari, pittoreschi, verbosi, ma
inconcludenti, perché incapaci, per la loro stessa estrazione borghese, di
additare nuovi ideali e di intravedere le forze reali, quelle popolari, unendosi
alle quali avrebbero potuto combattere per correggere o rovesciare il sistema
che essi rigettavano. La loro ribellione si ridusse ad una rivolta individuale,
soggettiva, che, per mancanza di legame con le masse popolari, poteva solo
sfociare nella posa del poeta satanico e maledetto, nella dissacrazione dei
valori tradizionali, nella dissipazione, nella disperazione e nel suicidio. Non a
caso alcuni degli scapigliati divennero degli alienati, altri si uccisero, altri
morirono distrutti dagli stravizi, dall’alcol e dalle droghe. Sul piano letterario la
loro importanza risiede nel fatto che essi costituiscono una forza di rottura con
la tradizione di un Romanticismo di maniera, divenuto patriottico e civile per
merito della prima generazione romantica, languido e sentimentale per merito
della seconda generazione romantica. Reagendo al primo e al secondo
Romanticismo gli scapigliati si sforzano di sprovincializzare la letteratura
italiana, aprendola agli influssi delle avanguardie artistiche e culturali dei paesi
europei più progrediti.
Secondo alcuni critici il movimento della scapigliatura è visto come un ’68 ante
litteram: in Italia la contestazione si basò su un’ideologia che possiamo definire
nettamente marxista. Dopo la contestazione americana e il maggio parigino del
’68 insorsero anche movimenti italiani. In Italia, a differenza di altri Paesi,
dilagò anche in ambiti sociali, lavorativi e in particolar modo universitari. I testi
di culto ed ispirazione della protesta furono principalmente quelli di Marcuse,
noto sociologo e filosofo appartenente alla Scuola di Francoforte, autore di veri
e propri classici del pensiero marxista, Sartre, altro esponente filosofico
comunista ed Erich Fromm con “Avere ed Essere”. Il loro assunto era quello di
smascherare le contraddizioni radicate nell’esistente, da ciò nacque la
riflessione per cui l’unico modo per indirizzare la società ad un futuro migliore
fosse quello rivoluzionario che si presentava come un modello altresì utopistico.
Come riuscirono nell’impresa? Gli autori della Scuola di Francoforte ripresero
dalla tradizione hegeliana e marxiana il concetto di società nel suo totale con
particolare attenzione alle sue trasformazioni e ad i suoi cambiamenti in atto,
da Freud e dalla psicanalisi ricavarono gli strumenti per lo studio della
personalità in relazione ai meccanismi di autorità in aperto contrasto con la
nozione tipicamente freudiana di libido: per Freud la psiche umana è costituita
dall’Es, ovvero la brutalità e l’istinto dell’uomo che è frenato dall’avvento del
Super-io, cioè il senso morale che gli uomini apprendono fin dalla fase infantile
l’Io
in cui vengono introdotti nella società e che non è che il mediatore tra l’uno
e l’altro. Il senso morale per Marcuse può essere interpretato con la civiltà che
domina le pulsioni e gli istinti. Nel ’68 il movimento studentesco trovò in lui uno
dei suoi ispiratori. Marcuse andò oltre la prospettiva di Freud: alla rimozione di
base operata dalla civiltà sugli istinti aggiunge un surplus rimozionale che
viene convogliato nel principio di prestazione, cioè che tutte le energie
psicofisiche del singolo individuo vengono utilizzate per motivi lavorativi e di
profitto. L’uomo diventa così un singolo finalizzato alla produzione,
completamente des-erotizzato, che riduce ogni richiesta umana di felicità e di
piacere ad un fatto puramente procreativo.
“Fintantochè sono orientato verso l’avere, vale lo slogan: ”Sono ciò che ho”,
mentre –al termine del processo di trasformazione- si può dire:”Sono ciò che
ottengo con l’azione” (nel senso di una attività non alienata) o, più
semplicemente: “Sono ciò che io sono” “. [Erich Fromm]
Il ’68 in Italia
Il movimento di cambiamento in Italia dilagò in tutti i rami della società ed
ebbe una più lunga durata rispetto agli altri Paesi. L’origine della protesta si
può identificare nella reazione ad un tentativo di “rifascistizzazione” del Paese.
Si assiste ad una ripresa del pensiero marxista da parte di giovani che erano
uniti nel rifiuto delle strutture del capitalismo maturo. In quegli anni infatti era
studente massa
nata la figura dello (in seguito all’apertura dell’Università di
Sociologia a Trento alla quale tutti potevano accedere) che per mantenersi
entra in contatto con gli operai (da qui il termine “operaio massa”) e che spiega
all’operaio come in realtà esso sia sfruttato dal sistema capitalista. Nasce
quindi la coscienza di massa e l’idea di rivoluzione. Al movimento di protesta