vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Quando le parole si congestionano
Autore: Valeria Picci
Scuola: Liceo linguistico
Descrizione: Ho iniziato a parlare, voglio comunicare qualcosa a dei Tu. Secondo il linguista e filologo russo Jakobson, in ogni evento comunicativo si possono individuare almeno 6 momenti: 1)un soggetto, un Io che vuole trasmettere un messaggio; 2) un Tu cui è destinato il messaggio; 3) un codice secondo il quale si costruisce il messaggio (es: una lingua); 4) un canale, cioè il mezzo attraverso il quale viene il messaggio viene trasmesso (es: la parola, l'immagine, il suono, la scrittura, un simbolo, un gesto, ecc.); 5) un contesto, cioè un insieme di conoscenze che l'Io e il Tu hanno in comune; 6) un contatto tra l'Io e il Tu. La comunicazione si rivela quindi un fenomeno molto complesso. Essa infatti suppone come punto di partenza l'interiorità , la voglia di comunicare e condividere qualcosa, di volere partecipare,ecc..; se mancano queste disposizioni interiori gli strumenti esteriori di cui si avvale l'era di internet e dell'informatica sono insufficienti, e offrono terreno fertile all'incomunicabilità , uno degli aspetti forse più paradossali della civiltà della comunicazione. Nella comunicazione spesso accade che il registro dell'Io, (emittente), sia diverso da quello del Tu, (ricevente); ciò può dar adito a diverse incomprensioni e quindi ad incomunicabilità . Inoltre nella comunicazione possono intervenire altri fattori quali tradizioni, mentalità , educazione, mode, gerghi, distanze generazionali, ecc. che influenzano ulteriormente la possibilità di comprendersi. E' necessaria quindi un'interpretazione, e qui subentra l'Ermeneutica, una teoria dell'interpretazione. Secondo tale corrente filosofica ogni conoscenza umana interpersonale esiste in un contesto di esperienze e vissuti precedenti che vanno analizzati ed interpretati se si vuol giungere ad una qualunque interazione. Ciò è necessario in quanto in quel contesto sono presenti elementi fondamentali dell'interpretazione quali le pre-comprensioni e i pregiudizi.
Materie trattate: italiano (Pirandello), inglese (Orwell, Becket), francese (Albert Camus), spagnolo (I.Luna, la vida in comùn), storia (propaganda e regimi totalitari), filosofia (Wittgenstein)
Area: umanistica
Alunna: Picci Valeria, Classe 5° CL
Alunna: Picci Valeria, Classe 5° CL
“
Ma il guaio è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi
dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse
parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio.
E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell'accoglierle, inevitabilmente, le
riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto”. “Una
realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà
mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile”.
Da "Uno nessuno e centomila".
Tout refus de communiquer est une tentative de communication ; tout geste
"
d'indifférence ou d'hostilité est appel déguisé.// Pour que tout soit consommé, pour
que je me sente moins seul, il me restait à souhaiter qu'il y ait beaucoup de spectateurs le
jour de mon exécution et qu'ils m'accueillent avec des cris de haine."
Albert Camus, L'Etranger.
The tears of the world are a constant quantity. For each one who begins to weep,
somewhere else another stops. The same is true of the laugh. (He laughs.) Let us
not then speak ill of our generation, it is not any unhappier than its predecessors.
(Pause.) Let us not speak well of it either. (Pause.) Let us not speak of it at all.
S.Beckett, Waiting for Godot. - Wittengstein
I confini del mio linguaggio sono i confini del mio mondo
Dio ci ha dato due orecchie ed una sola bocca per ascoltare almeno il doppio di
(Proverbio Cinese)
quanto diciamo. (Francesco De Sanctis)
E' il ben pensare che conduce al ben dire.
Una parola muore appena detta: dice qualcuno. Io dico che solo in quel momento
(Emily Dickinson)
comincia a vivere.
La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi.
(Pier Paolo Pasolini). Alunna: Picci Valeria, Classe 5° CL
INTRODUZIONE
Ho iniziato a parlare, voglio comunicare qualcosa a dei Tu. Secondo il linguista e filologo
russo Jakobson, in ogni evento comunicativo si possono individuare almeno 6 momenti:
1)un soggetto, un Io che vuole trasmettere un messaggio; 2) un Tu cui è destinato il
(es: una lingua
messaggio; 3) un codice secondo il quale si costruisce il messaggio ); 4) un
(es: la parola,
canale, cioè il mezzo attraverso il quale viene il messaggio viene trasmesso
l’immagine, il suono, la scrittura, un simbolo, un gesto, ecc.); 5) un contesto, cioè un
insieme di conoscenze che l’Io e il Tu hanno in comune; 6) un contatto tra l’Io e il Tu. La
comunicazione si rivela quindi un fenomeno molto complesso. Essa infatti suppone come
punto di partenza l’interiorità, la voglia di comunicare e condividere qualcosa, di volere
partecipare,ecc..; se mancano queste disposizioni interiori gli strumenti esteriori di cui si
avvale l’era di internet e dell’informatica sono insufficienti, e offrono terreno fertile
all’incomunicabilità, uno degli aspetti forse più paradossali della civiltà della
comunicazione.
Nella comunicazione spesso accade che il registro dell’Io, (emittente), sia diverso da
quello del Tu, (ricevente); ciò può dar adito a diverse incomprensioni e quindi ad
incomunicabilità. Inoltre nella comunicazione possono intervenire altri fattori quali
tradizioni, mentalità, educazione, mode, gerghi, distanze generazionali, ecc
. che
influenzano ulteriormente la possibilità di comprendersi. E’ necessaria quindi
un’interpretazione, e qui subentra l’Ermeneutica, una teoria dell’interpretazione.
Secondo tale corrente filosofica ogni conoscenza umana interpersonale esiste in un
contesto di esperienze e vissuti precedenti che vanno analizzati ed interpretati se si vuol
giungere ad una qualunque interazione. Ciò è necessario in quanto in quel contesto sono
presenti elementi fondamentali dell’interpretazione quali le pre-comprensioni e i
pregiudizi.
Perché si verifichi una effettiva comunicazione cioè, dobbiamo essere disposti a mettere
in discussione i nostri pre-giudizi per esporli ai dubbi dell’altro e questo lavoro implica
un dialogo ininterrotto con sé stessi e gli altri volto, eventualmente, al disfacimento di tali
preconcetti.
Nel nostro tempo il problema della comunicazione è stato affrontato soprattutto in
rapporto ai mass-media: I mezzi di comunicazione di massa, sempre più sofisticati,
sembrano essere solo dei feticci esorcizzanti la realtà del nulla, dell'incomunicabilità e
del rumore che dividono le coscienze tra chi valuta positivamente il fenomeno e coloro
che invece esprimono a riguardo un giudizio fortemente critico.
1) Sotto i colpi di Nietzsche la filosofia del ‘900 era giunta a negare la possibilità di
connettere l’agire umano a norme metafisiche, cioè certe e indubitabili. Queste
regole sarebbero state considerate da esponenti dell’etica della comunicazione
come necessarie e universali e sono: senso, verità, veridicità (cioè sincerità, chi
argomenta in modo serio è persuaso di ciò che dice), e giustezza. Accanto a queste
norme se ne collocano altre di carattere pratico: tutti hanno diritto di partecipare
a un dialogo in vista di un’intesa comune, e tutti i partecipanti godono di pari
comunità illimitata della
dignità. In questa prospettiva si parla dunque di una
comunicazione, dove è evidente la valenza internazionale che può avere
Alunna: Picci Valeria, Classe 5° CL
quest’etica nella discussione di problematiche internazionali, essendo comunque
valida anche e soprattutto in ambiti più ristretti del vivere quotidiano.
I mass media, dunque, secondo i positivisti, avrebbero esasperato tali norme
provocando una moltiplicazione di visioni del mondo: l’Occidente vive cioè una
pluralizzazione dell’informazione che è irrefrenabile e rende impossibile
concepire il mondo e la storia in modo unitario; la frammentazione della storia e
l’improponibilità dei grandi racconti unitari della storia del passato sono una
conseguenza dei media, che ci propinano quotidianamente realtà non oggettive,
relative e mai assolute che quindi non celano una cosa in sé da cogliere dietro la
molteplicità dell’informazione. La verità per i post-moderni è il risultato
dell’incrociarsi delle sfaccettate immagini e interpretazioni che i media
distribuiscono in concorrenza tra loro. Il tutto a detta di alcuni sarebbe positivo in
quanto, mancando verità assolute, emerge la liberalizzazione delle differenze, la
storicizzazione dei valori, la possibilità che trovi spazio ciò che è marginale e
represso (es: omosessualità) in una società orientata sempre più verso la
pluricultura.
2) Secondo opposte concezioni invece, era prevedibile come la radio seguita dalla
televisione avrebbe causato una generale omogeneità e unidimensionalità della
società. I mezzi di comunicazione di massa infatti riguardano un aspetto specifico
del rapporto individuo-società, ovvero quei meccanismi di manipolazione delle
coscienze individuali tramite i quali il sistema capitalistico si impone alle
coscienze delle masse, le quali rinunciano alla propria libertà, al proprio giudizio
critico, divendendo facile preda delle mode consumistiche e uniformando il
proprio comportamento a quello imposto dai media. All’interno di quest’ottica la
funzione primaria dei mezzi di comunicazione è dunque quella di diffondere i
valori di consumo; gli individui divengono puri mezzi di amministrazione; l’uomo
si riduce ad una dimensione e si sviluppa l’industria culturale in cui la cultura
acquisisce come valore fondamentale il profitto, facendo leva sulla forma
linguistica della comunicazione umana e sull’argomentazione (che suppone
soltanto però le pretese universali di validità di giustezza, verità, veridicità, senso
e comprensibilità, le quali purtroppo non hanno solo una portata logico-linguistica
ma bensì anche etica e politica). In altre parole il linguaggio sotto questo punto di
vista non è un qualcosa di indipendente e neutrale poiché può essere sfruttato
come strumento di dominio.
Scomparse le antiche figure all’origine dell’unificazione (Dio, la storia, le vecchie
teologie fondatrici dei grandi modelli simbolici quali l’uguaglianza, la nazione, la
libertà), all’uomo non è rimasto che il vuoto. In questo vuoto si sviluppa la
comunicazione, la nuova teologia frutto della confusione dei valori e delle
frammentazioni imposte dalla tecnologia. Lo strumento che in principio doveva
essere soltanto un “medium”(mezzo) di comunicazione, è divenuto un centro di
perversione che deforma e manipola i messaggi mischiando informazione e
conoscenza (un conto è essere informato di un avvenimento per televisione, e un
conto è vivere quell’avvenimento direttamente sul luogo). Concludendo, secondo
la tesi opposta i media esprimono una tecnologia dell’illusione che induce il
singolo ad instaurare un rapporto deforme con il mondo e con sé stesso. Se prima
con il motore a scoppio l’accelerazione storica e tecnica riguardava solo lo spazio,
oggi con il “motore informatico!” essa riguarda anche il tempo, con il risultato di
uno stravolgimento del rapporto dell’uomo con la realtà e del conseguente
estraniamento da essa. La smaterializzazione dello spazio e il dissolversi del
Alunna: Picci Valeria, Classe 5° CL
tempo portano a una sconfitta dei fatti ad opera dell’informatica: la possibilità di
venire immersi in mondi diversi si caratterizza infatti come annullamento del
reale, e ciò comporta la perdita di vitalità dell’uomo stesso.
Incomunicabilità, indicibilità del reale, solitudine metafisica del soggetto, sono temi
onnipresenti nella grande letteratura del Novecento. "Ma se è tutto qui il male! Nelle
parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose!" Le note
parole di Pirandello, del 1921, sono emblematiche a questo proposito. Di fronte a una
società in decadenza, incapace di costruire e di proporre dei valori, l'artista nella prima
metà del Novecento si pone per lo più come coscienza giudicante, spettatore
ironicamente distaccato, talvolta ricorre alla provocazione, talvolta risponde con l'afasia,
il silenzio oppure con la decostruzione della lingua. Non vi è più la fiducia che i secoli
passati avevano nutrito nella possibilità di costruire sintagmi logici di pensiero
trasmissibili. Nel passato era più facile dopo tutto: le coordinate su cui si costruivano gli
assunti del proprio pensiero erano più uniformi, si basavano su certezze condivise, su
una trasmissione della conoscenza del passato abbastanza uniforme da cui non si
prescindeva e da cui si partiva per costruire il proprio breve tratto di originale creazione.
Video Clip da “Waiting for
Godot” (Ho forse dormito mentre gli
“Was I sleeping, while the others suffered?”
altri soffrivano?) forse dormendo in questo momento?)
“Am I sleeping now?”(Sto
“Tomorrow, when I wake, or think I do, what shall I say of today?”
(Domani, quando mi svegliero', o almeno credo, che cosa diro'di questa
giornata?)
“That with Estragon my friend, at this place, until the fall of night, I
col mio amico Estragon ho aspettato Godot in
waited for Godot?”(Che
questo luogo, fino al cader della notte?)
“That Pozzo passed, with his carrier, and that he spoke to us?”(Che
Pozzo e'passato col suo facchino e che ci ha parlato?)
(Certamente).
“Probably”. in tutto questo quanto ci
“But in all that what truth will there be?”(Ma
sara'di vero?) Lui non ne saprà niente (Guarda Vladimir)
“He’ll know nothing”.
“He'll tell me about the blows he received and I'll give him a
dei calci che si e'preso e io gli daro'una carota.)
carrot.”(Parlerà
“Astride of a grave and a difficult birth. Down in the hole,
lingeringly, the grave digger puts on the forceps.”
(A cavallo di una tomba e di una difficile nascita. Dal fondo della fossa, il
becchino maneggia pensosamente i suoi ferri.)
(Abbiamo tutto il tempo d'invecchiare).
“We have time to grow old”. (L'aria risuona delle nostre grida).
“The air is full of our cries.” Alunna: Picci Valeria, Classe 5° CL