Per progresso, nell’uso corrente, si intende una serie di miglioramenti, sviluppi e condizioni di benessere.
Nel periodo moderno l’idea di progresso è nata con l’illuminismo, un ampio movimento politico, sociale, culturale e filosofico sviluppatosi approssimativamente nel XVIII secolo in Europa. Fu il primo movimento a introdurre nella cultura europea la fede nella ragione dell’uomo e soprattutto diede via ad una visione ottimistica del progresso.
Tale pensiero verrà poi ripreso e rafforzato dalle dottrine positiviste, che si rifaceva, per certi aspetti, all’illuminismo, di cui condivideva la fiducia nella scienza e nel progresso scientifico-tecnologico e, per altri aspetti, sosteneva l’affermazione della ragione, derivante dalla concezione romantica della storia. Il progresso, ha fatto parte della cultura occidentale in tutto il Novecento, fino a giungere ai giorni nostri. Ha infatti innegabilmente migliorato la nostra vita con una serie di scoperte e di invenzioni che hanno permesso all'uomo di aumentare la sua aspettativa e tenore di vita, di rendere più efficiente il suo lavoro, di avvicinare luoghi, che nelle epoche precedenti sembravano inarrivabili, attraverso un efficiente sistema di trasporti, di incrementare e migliorare le tecniche produttive.
La scienza è quindi alla base dello sviluppo delle qualità di vita, dall’uso della matematica per studiare la realtà, all’uso del computer e i relativi sistemi informatici per azzerare lo scambio di informazioni in tempo reale senza alcun problema di restrizione.
Tuttavia il progresso anche se sembrerebbe rappresentare un processo di continuo miglioramento per un benessere comune, ha anche delle conseguenze negative. Uno di questi aspetti verrà sottolineato da Verga secondo cui il progresso è anche una macchina mostruosa che sfrutta e distrugge i più deboli, sottolineando di fatto le disuguaglianze sociali che porta con sé il “miglioramento”.