vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La <<Questione Balcanica>> fu quindi la causa principale della Prima Guerra Mondiale.
L’ENTRATA IN GUERRA
La guerra scoppiò il 28 luglio 1914 con il bombardamento di Belgrado e vide contrapposti due
schieramenti:
Alleati: alla Serbia si affiancarono Gran Bretagna, Francia e Russia (triplice Intesa).
In un secondo tempo si aggiunsero anche Belgio, Romania, Stati Uniti, Portogallo,
Grecia e Giappone.
Imperi Centrali: l’Austria e la Germania, che furono chiamati imperi centrali, più la
Turchia.
Per il momento l’Italia dichiarò la sua neutralità, cioè la sua astensione da qualsiasi tipo di
alleanza.
Tutti i contingenti di soldati partirono entusiasti per il fronte. Tutti erano convinti che la
questione si sarebbe chiusa con una <<guerra lampo>> di poche settimane.
DALLA GUERRA LAMPO ALLA GUERRA DI TRINCEA
La grande Guerra durò dall’agosto 1914 all’11 novembre 1918; questa si svolse
prevalentemente su cinque fronti.
La Germani doveva combattere su due fronti: quello occidentale dove avrebbe scagliato tutta
la sua potenza contro la Francia e quello orientale dove si sarebbe limitata ad aiutare gli
austriaci nella loro offensiva contro la Russia.
Per attaccare le difese francesi da Nord, le truppe tedesche, ai primi di agosto 1914, invasero
il Belgio (il punto più debole) che però si era dichiarato neutrale, calpestando così tutti i diritti
internazionali.
Fu qui che la <<guerra lampo>> fallì. Tra il 6 e il 12 settembre, l’esercito francese respinse le
truppe tedesche oltre il fiume Marna, dove rimasero bloccate per circa un anno. I due eserciti
scavarono buche e gallerie per decine e decine di chilometri, dove si sistemarono e spararono
ogni giorno: era cominciata la <<Guerra di Trincea>>.
Sul Fronte Orientale i piani tedeschi si erano rivelati troppo ottimisti: i russi infatti, riuscirono a
respingere e a far quindi retrocedere gli austriaci.
Nell’Atlantico e nel Mare del Nord, la Germania scatenava i suoi sommergibili contro i porti
della Triplice Intesa: anche qui la Germania fu sconfitta quando cominciò a coinvolgere anche i
paesi neutrali. Lusitania,
Il 7 maggio 1915, infatti, un sommergibile tedesco silurò il transatlantico che affondò
con i suoi 1200 passeggeri, tra i quali si trovavano molti americani. Le proteste degli Stati Uniti
provocarono l’arresto temporaneo della guerra sottomarina e permisero alla Gran Bretagna di
irrigidire il blocco economico che aveva stabilito con gli imperi centrali.
L’INTERVENTO DELL’ITALIA
Lo scoppio della guerra aveva colto di sorpresa l’Italia che era rimasta neutrale per due motivi:
Perché si era ritenuta oltraggiata dagli alleati austriaci che non l’avevano
tempestivamente avvertita della loro intenzione di bombardare Belgrado.
Perché la maggioranza del parlamento e del paese era contraria all’intervento nel
conflitto.
I cattolici (in particolare il nuovo pontefice Benedetto XV) e i socialisti erano <<pacifisti>>, ed
erano quindi in contrasto con la maggior parte dei loro colleghi.
I socialisti riformisti, i repubblicani, gli irredentisti e i nazionalisti capeggiati dal poeta Gabriele
D’Annunzio e da Benito Mussolini (ex socialista) volevano la guerra contro l’Austria per Trento e
Trieste; alcuni però sognavano un bagno di sangue rigeneratore alla fine del quale sarebbe nata
un’Italia nuova.
I tre uomini che decisero l’entrata in guerra dell’Italia furono: il re Vittorio Emanuele III, il
presidente del consiglio Antonio Salandra e il ministro degli esteri Sidney Sonnino.
Senza consultare il parlamento conclusero con gli alleati (inglesi e francesi) il Patto di Londra,
un accordo segreto in base al quale, in caso di vittoria all’Italia avrebbe ottenuto i territori del
Trentino, dell’Alto Adige, dell’Istria e il protettorato sull’Albania. Il 24 maggio 1915 l’Italia
dichiarò guerra alla sola Austria.
DAL CARSO AL CAPORETTO
I primi due anni di guerra furono molto duri per l’Italia, che affrontò il conflitto con un esercito
non ancora pronto e male armato. Il giorno stesso dell’entrata in guerra, le armate italiane,
schierate lungo l’Isonzo e sul Carso, furono lanciate all’attacco dal generale Luigi Cadorna:
pur essendo superiori di numero alle forze austriache, le truppe italiane erano male
equipaggiate e poco preparate a combattere.
La sanguinosa offensiva italiana contro le forti posizioni nemiche tra maggio e novembre, costò
al nostro esercito 60.000 morti e 170.000 feriti e la guerra, anche sul fronte italiano ristagnò
nelle trincee.
Nel 1916 gli italiani riuscirono a respingere un massiccio attacco austriaco sull’Isonzo,
entrarono in Trentino e conquistarono Gorizia.
Ma nell’Ottobre nel 1917 furono travolti dalle truppe austriache . A Caporetto, gli austriaci
sfondarono le linee italiane utilizzando nuovi metodi di infiltrazione e facendo uso dei gas
asfissianti. Per l’Italia fu disfatta.
I reparti dell’esercito sopravvissuti furono costretti a ripiegare per oltre 150 chilometri fino al
fiume Piave.
Cadorna tentò di attribuire il disastro alla vigliaccheria delle truppe. Cadorna fu destituito
insieme al governo Salandra, che fu sostituito da Vittorio Emanuele Orlando.
IL 1917
Nel 1917, tutte le nazioni in guerra, furono colpite da un tracollo morale ed economico.
L’entusiasmo iniziale, la fiducia nella guerra lampo, avevano lasciato il posto al
disorientamento e alla disperazione.
Le condizioni di vita dei soldati nelle trincee erano disumane, le popolazioni civili erano
ridotte alla fame e spesso erano costrette ad abbandonare le loro case e le loro terre. Gli
operai e le operaie erano sottoposti in fabbrica a una disciplina militare. In molte città, però,
operai e operaie diedero vita a manifestazioni contro guerra e fame.
I militaristi e le Destre ne approfittarono per sostenere che bisognava combattere anche sul
“fronte interno” contro i socialisti, per impedire che l’opposizione alla guerra facesse crollare
il morale dei soldati al fronte. Anche il papa Benedetto XV lanciò un appello alle nazioni perché
ponessero fine all’“inutile strage”, ma nessuno lo ascoltò.
In Russia la rivolta popolare ebbe come conseguenza il ritiro della nazione dalla guerra e, nel
marzo 1917 a Pietroburgo, l’abdicazione dello zar. Pochi mesi dopo, la Rivoluzione d’Ottobre
instaurò una repubblica Socialista guidata dai Soviet.
I partiti socialisti cominciarono a organizzare massicce proteste contro la guerra. Del resto fra le
truppe italiane erano già frequenti le diserzioni e gli ammutinamenti, che i comandanti
punivano con la decimazione.
IL 1918: FINE DELLA GUERRA
L’Italia seppe reagire inaspettatamente al tracollo di Caporetto. Il comando delle operazione
venne affidato al generale Armando Diaz, più giovane e moderno.
Sostenuto dall’aiuto degli Alleati e dal valoroso comportamento dei diciottenni (i <<ragazzi
del ‘99>>), l’esercito italiano riuscì a bloccare l’avanzata austriaca sul fiume Piave e, nella
primavera del 1918,l a sferrare la controffensiva.
Mentre i Turchi subivano pesanti sconfitte dagli Alleati e i Giapponesi conquistavano le
colonie tedesche, stava per accadere un evento decisivo: l’entrata in guerra degli Stati
Uniti.
Essa fu resa ufficiale il 2 aprile 1917 dal presidente Wilson con lo scopo di ripristinare la
libertà di navigazione nell’Atlantico e anche con l’obbiettivo morale di far rispettare il principio
di autodeterminazione dei popoli.
L’intervento fu reso esecutivo solo nei primi mesi del 1918 con lo sbarco del primo milione di
soldati americani al fianco degli Alleati (soprattutto francesi), che costrinsero i tedeschi ad
abbandonare la Francia e il Belgio.
In Italia, il 24 ottobre 1918, Diaz stava sbaragliando gli austriaci a Vittorio Veneto.
Il 4 novembre 1918 fu firmato dall’imperatore austriaco Carlo I l’armistizio: per l’Italia la
guerra era finita.
In Germania fu costretto ad abdicare il Kaiser Guglielmo II. Il paese proclamò la repubblica
l’11 novembre 1918.
L’AEREONAUTICA ITALIANA
La formazione della Regia Aereonautica risale al 7 gennaio 1915, pochi mesi prima che
l’Italia entrasse nel conflitto. Allo scoppio della guerra l’Italia era in possesso di 150 aerei, 91
piloti, 20 osservatori e 20 allievi piloti.
Data l’arretratezza dell’industria aereonautica italiana, furono presto acquistati molti aerei
esteri, per lo più francesi.
Dal punto di vista tattico, l’aviazione italiana aveva il problema di dover superare le Alpi per
effettuare un qualsiasi attacco in territorio nemico. Allo stesso tempo, molte delle aree che
ricadevano nel raggio d’azione dei propri aerei erano territori che l’Italia sperava di
conquistare, e quindi aveva poco senso bombardarle. Il maggior progresso ottenuto
dall’aviazione italiana nel corso del conflitto, fu dovuto all’iniziativa di Giulio Douhet ed alla
sua relazione con Gianni Caproni.
Pur non avendo l’autorità per farlo, Douhet autorizzò Caproni a costruire per l’aviazione italiana
dei bombardieri trimotori. Quando lo vennero a sapere i suoi superiori, egli venne rimosso
dalla propria funzione e, in seguito, imprigionato.
Se Douhet aveva pagato duramente la propria iniziativa, la Regia Aereonautica si trovò
provvista di ottimi bombardieri trimotori Caproni, i quali risultarono utili nel bombardamento
tattico e nell’incursione contro la base navale austriaca di Pola.
L’EUROPA DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE La fine della
Prima Guerra Mondiale sancì:
- La dissoluzione dell’impero austro-ungarico e l’indipendenza dei popoli slavi.
Nacquero così l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Iugoslavia e la Polonia.
- L’Austria perse ogni sbocco sul mare.