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Questa tesina di terza media prende in esame la Prima Guerra mondiale, uno dei primi eventi drammatici per la storia mondiale, definita anche guerra di trincea o Grande Guerra. La tesina permette anche di sviluppare questo evento storico anche in lingua inglese.
Storia - La Prima Guerra mondiale.
Inglese - La Prima Guerra mondiale.
L
a guerra genera un numero imprecisato di orfani e vedove, i genitori perdono uno
o più figli, le sorelle uno o più fratelli, i mutilati vedono la propria vita definitivamente
spezzata da questo immenso conflitto.
E’ difficile capire quali siano state le cause della guerra nel 1914 e rimane in parte
ancora un mistero il modo in cui le potenze europee si siano lasciate trascinare
.
verso la catastrofe
“Più un evento è ricco di conseguenze –scrive François Furer-
meno è possibile pensarlo a partire dalle sue cause”.
L a ferocia con cui si è passati dalla pace alla guerra e il massiccio investimento
degli europei nel conflitto che inizia nell’agosto del 1914 oggi può dare l’impressione
che l’Europa stesse vivendo nella psicosi, se non addirittura nell’attesa della guerra.
Ma si tratta di un mito: il luglio 1914 fu un mese d’estate come tanti altri.
E’ vero però che le frange nazionaliste esaltavano la guerra come mezzo di
salvezza, ma rimanevano comunque una ristretta minoranza.
P erché mi riferisco, in primo luogo, al
- Contrasto Anglo-Tedesco: grande progresso raggiunto dall’industria germanica
nel campo della metallurgia, della meccanica e della chimica, minacciava e
persino superava il primato inglese fino ad allora indiscusso.
Germania e Gran Bretagna si lanciarono ben presto in un’accesa competizione
per il primato industriale, commerciale e navale.
L’Inghilterra, fortemente interessata a conservare in Europa tale situazione
affrontò pertanto spese quasi insostenibili per conservare la propria egemonia
anche nel campo marittimo.
- Contrasto Franco-Tedesco a proposito dell’Alsazia e della Lorena strappate
dalla Germania alla Francia, la cui offesa aveva alimentato nei francesi la volontà
di rivincita.
- Contrasto Austro-Russo nei Balcani dove gli interessi dei russi al controllo dei
Dardanelli , importante via commerciale originava una forte aspirazione di piena
indipendenza dei popoli balcanici.
Non dimentichiamo l’aspirazione dell’Italia, che mirava a togliere all’Austria il
- Trentino e la Venezia Giulia per portare a termine il processo d’unificazione
nazionale.
Tali ideologie avevano in comune l’esaltazione della guerra e della violenza, vista
come un ottimo strumento per dirottare sui nemici esterni le tensioni e i conflitti
sociali che dividevano le singole compagini nazionali.
«La guerra, il sangue, le stragi,
le durezze, le crudeltà non erano
più oggetto di deprecazione e di
ripugnanza e di obbrobrio, ma,
come cose necessarie ai fini da
conseguire, si facevano
accettevoli e desiderabili, e si
rivestivano di una certa
attrazione poetica, perfino
davano qualche brivido di
religioso mistero, per modo che
si parlava della bellezza che è
nella guerra e nel sangue, e
dell’eroica ebrezza che solo per
quella via all’uomo è dato
celebrare e godere.»
Benedetto Croce
T ali minacce hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione delle due
alleanze: la Triplice Alleanza (Germania, Austria-Ungheria e Italia, che però
nel 1914 resta neutrale) e la Triplice Intesa (Francia, Regno Unito e Russia).
L
A SCINTILLA DI
S ARAJEVO
S ono le 11 del mattino del 28 giugno 1914.
U n’autovettura, una Graf Stift quattro cilindri scoperta, sfreccia nel centro di
Sarajevo, capitale della Bosnia.
S ul sedile posteriore siede l’arciduca Francesco Ferdinando, nipote dell’imperatore
Francesco Giuseppe ed erede al trono, e la consorte Sofia.
Pochi minuti prima che salissero in macchina, il conte Harrach, aiutante di campo
dell’arciduca, avendo chiesto come mai mancasse un servizio di scorta, ha ricevuto
in risposta dal governatore della Serbia una battuta altezzosa destinata a rimanere
celebre: “Credete che Sarajevo sia piena di assassini?”
C on queste parole si avvia incontro al proprio destino.
Infatti, a metà strada, un uomo che aspetta.
“Mano
E’ lo studente Gavrilo Princip, affiliato alla Nera”, un’associazione terroristica
serba che ha sede a Belgrado.
L o studente spara sui passeggeri dell’automobile.
Dalla bocca dell’arciduca esce un rivolo di sangue, poi parte un secondo colpo che
raggiunge in pieno anche la moglie.
’imperatore d’Austria avvertito dell’attentato con un
L Francesco Giuseppe,
telegramma, viene colto da una crisi di disperazione.
Negli ultimi anni aveva già perso due fratelli, la moglie amatissima ed il figlio, erede
al trono (che si era suicidato).
edeva l’Impero sfasciarsi e non riuscì più a ragionare, ritenne il Regno di Serbia
V
responsabile del crimine e dopo aver ottenuto l’approvazione dal suo principale
alleato, il Kaiser Guglielmo II, anch’egli sdegnato, dichiarò
GUERRA ALLA SERBIA.
li altri governanti europei mandarono le condoglianze e
G
pensarono che tutto sarebbe finito con qualche
bombardamento dimostrativo su Belgrado, invece lo zar
di Russia, Nicola II, fu informato che la rappresaglia
dell’Austria aveva lo scopo di annientare la Serbia, farla
scomparire come Stato e annetterla all’Impero austro-
ungarico. Questo la Russia, protettrice dei Serbi e ostile
a un’espansione dell’Austria nei Balcani, non poteva
assolutamente permetterlo.
D opo febbrili tentativi di distogliere Francesco Giuseppe
dal suo proposito, il 30 luglio Nicola II ordinò la
mobilitazione generale, cioè la chiamata alle armi di tutti
i soldati di leva, l’atto che precedeva una dichiarazione di
guerra.
mobilitazione dei Russi diede al Kaiser Guglielmo II l’occasione che cercava a
L a
sua volta, il 1° agosto, la Germania mobilitò le sue forze armate e dichiarò guerra
alla Russia e il 3 alla Francia, scesa in campo secondo il patto d’alleanza.
L a Germania aveva sperato di tenere la Gran Bretagna estranea al conflitto; ma
quando violò la neutralità del Belgio e del Lussemburgo, l’Inghilterra entrò nella lotta
(4 agosto) perché non poteva tollerare che la Germania s’insediasse di fronte a lei.
I
l 5 agosto 1914 era ufficialmente scoppiata la Prima Guerra mondiale, che
opponeva gli Alleati (Francia, Russia, Gran Bretagna e poi Giappone), agli Imperi
centrali (Austria e Germania).
Italia e Romania restarono per il momento neutrali.
L o storico Mario Silvestri commenta così quei giorni del 1914:
“Due soli proiettili.
Ma che proiettili!
Riuscirono ad ammazzare 9 milioni di uomini”.
L’
Europa non sapeva quale strage si stava preparando e fu scossa da
un’irrefrenabile ondata di patriottismo. Tutti del resto erano convinti che questa
sarebbe stata una guerra-lampo, cioè una guerra d’attacco che si sarebbe risolta in
un’unica grande battaglia decisiva.
U no scrittore tedesco, Ernst Junger, appartenente all’alta borghesia descrive
l’esaltazione di cui fu preda insieme ai suoi compagni quando giunse la notizia dello
scoppio della guerra:
“Avevamo appena lasciato le università e poche settimane di istruzione
militare avevano reso tutti noi ardenti di entusiasmo. Eravamo cresciuti in
tempi di sicurezza e di tranquillità e sentivamo l’irresistibile attrattiva del
fascino di grandi pericoli e di situazioni sconosciute.
La guerra ci aveva afferrati come un’ubriacatura e non avevamo il minimo
dubbio che ci avrebbe offerto grandezza, forza, dignità.
Essa ci appariva un’azione di veri uomini, vivaci combattimenti a colpi di
fucile su prati verdi dove il sangue sarebbe sceso come rugiada a irrorarne i
fiori.
Lasciare la vita sedentaria e prendere parte a quella grande prova.
Non chiedevamo altro.”
Guerra di Posizione
I tedeschi occuparono il Belgio e poi entrarono in Francia contravvenendo
alle leggi internazionali; all’inizio l’offensiva tedesca travolse i francesi sul
Fronte occidentale, tanto che le armate del Kaiser erano ormai a soli 25 km
da Parigi.
Ma, quando sembrava che fossero prossimi alla resa, i Francesi
ingaggiarono sul fiume Marna , una furiosa battaglia.
I
l comandante francese Joffre passò al contrattacco con un valido appoggio
da parte degli inglesi: i tedeschi non passarono.
L a guerra ristagnò, estenuante e logorante nelle trincee, ovvero in un
conflitto scandito da brevi e micidiali scontri quotidiani, con perdite umane
mai verificatosi in nessun conflitto precedente.
Se qualcuno nutriva ancora delle speranze di una guerra breve, il 1915
arriva a disilluderlo.
essuno dei blocchi era in grado d’avere la meglio sull’avversario e le
N
offensive finirono nel non essere risolutive.
’uso combinato di fanteria, artiglieria e ricognizione aerea avrebbe avuto
L
bisogno d’un efficiente metodo di comunicazione, ma senza walkie-talkie
(che arriveranno nel 1918) i messaggi son affidati a sistemi ottici (spesso
inaffidabili), a telefoni da campo (le cui fragili linee scoperte sono tagliate dai
bombardamenti dell’artiglieria) e quasi sempre al lento sistema delle
staffette.
C on queste difficoltà le riserve non arrivano in tempo per appoggiare uno
sfondamento.
rmai nessuno parlava più di “passeggiate al Fronte” o di “bella avventura”: nella
O
bocca di tutti il conflitto era diventato la Grande Guerra.
L’Italia intervenne al fianco degli Alleati il 24 Maggio del 1915 dichiarando guerra
all’Austria con la promessa che, a vittoria ottenuta, avrebbe acquisito Trento e
Trieste, alle quali si sarebbero dovute aggiungere l’intera Istria, la Dalmazia e
l’Albania.
N el frattempo i Fronti erano divenuti quattro nella sola Europa, uno in Medio Oriente
ed uno in Estremo Oriente.
noltre si combatteva la tragica “battaglia dell’Atlantico” dove i sommergibili tedeschi,
I
una delle più micidiali invenzione della Prima Guerra Mondiale, affondavano sia le
navi da guerra inglesi, impreparate ad individuarli, sia i convogli civili americani che
portavano viveri e rifornimenti agli Alleati.
In questo campo un episodio clamoroso, abilmente sfruttato dalla propaganda
alleata, fu l’affondamento del transatlantico inglese Lusitania (7 Maggio 1915), che
provocò la morte di circa 1200 passeggeri, di cui 118 Americani.
Nel 1916 un attacco tedesco contro i francesi si concluse con 700.000 morti ed un
nulla di fatto.
L’episodio va sotto il nome di Battaglia di Verdun: uno scontro sanguinoso durato
ininterrottamente cinque mesi.
A lla vigilia di Natale 1915 von Falkenhayn presenta al Kaiser un memorandum per
l’attacco. L’obiettivo sarà il campo fortificato di Verdun, che prima della guerra la
propaganda francese ha dichiarato: Verdun imprendibile.
el febbraio del 1916 l’artiglieria prende a martellate le posizioni francesi: per tre
N
giorni i tedeschi investono le linee nemiche. Fanno pochi progressi, ma il morale dei
francesi è a terra. Il 25 cade il bastione centrale delle difese di Verdun.
I
l generale Langle de Cary decide di abbandonare la sponda destra della Mosa ai
tedeschi. E’ la soluzione strategicamente più valida, ma politicamente Verdun non può
cadere. Quello stesso 25 febbraio De Castelnau, comandante in seconda di Joffre,
arriva a Verdun e decide di tenere la sponda destra a qualsiasi prezzo, affidando il
settore a Philippe Pétain.
Questi lancia una serie di furiosi contrattacchi, alimentati dai rinforzi perchè i francesi
fanno affluire fino a 20.000 uomini al giorno dalla Voie Sacrèe.
parola d’ordine
L a è: ILS NE PASSERONT PAS
Verdun diventa il simbolo della Francia, del suo onore e della follia della guerra.
di fronte all’alternativa se arrestare l’offensiva o allargare il fronte,
P osto Falkenhayn
logoramento…
decide di trasformare Verdun in una grande battaglia di
P er che cosa? Quali possibilità hanno i tedeschi, pressati dal blocco dei mari, di
vincere una guerra di questo tipo?
Del resto, per alleggerirne la pressione su Verdun, Haig non decide forse di sacrificare
400.000 soldati britannici nell’inferno della Somme ?
I
l 7 giugno capitola il forte di Vaux, il 20 i tedeschi arrivano a un passo dal
conquistare Souville con un massiccio attacco di gas, ma nel mese successivo il
ce l’ha fatta: è l’eroe di Verdun e
capitano ordina ai suoi di arrestarsi a difesa. Pétain
può essere promosso comandante del gruppo d’armate centrali. Al suo posto
che raccoglie i frutti dell’ostinata resistenza francese, ma sul campo
subentra Nivelle,
sono rimasti oltre 700.000 uomini.