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Sintesi
Geografia: La penisola Arabica;

Storia: Produzione e riserve petrolifere mondiali, guerra del Golfo;

Scienze e Tecnica: il petrolio, ciclo produttivo, energie alternative;

Francese: les energies renouvelables;

Italiano: Poeti del '900 e la guerra;

Storia dell'arte: la Pop - art;

Inglese: Andy Warhol (biography);

Ed. fisica: il rugby.
Estratto del documento

stesso tempo Stati Uniti ed Unione Sovietica condannarono l’invasione. Nei giorni

seguenti l’ONU proclamò l’embargo commerciale contro l’Iraq, mentre gli Stati Uniti e i

loro alleati (Gran Bretagna) predisponevano l’invio di imponenti forze militari nell’area

del Golfo Persico.

L’operazione militare, denominata “Desert Storm”, coinvolgeva 34 paesi, tra cui l’Italia.

Gli Stati Uniti giungeranno ad inviare nell’area fino a 500000 uomini, l’importanza di

questo intervento era dovuto al fatto che nell’area del Medio Oriente erano in gioco da

un lato i più grandi interessi petroliferi del pianeta (va rilevato che tutto il mondo

industrializzato dipendeva da queste risorse energetiche) e dall’altro lato il controllo

strategico di quest’area geografica.

Agli inizi del 1991 si giunse alla resa dei conti tra Iraq e la potente coalizione

capeggiata dagli Stati Uniti; nel gennaio la guerra nonostante la pretesa “precisione

chirurgica” delle cosiddette “bombe intelligenti” assunse proporzioni per molti aspetti

catastrofiche. Nei soli primi otto giorni di guerra vi furono 15000 missioni aeree

sull’Iraq, mentre il governo iracheno per ritorsione, dava alle fiamme centinaia di pozzi

petroliferi e inondava di greggio il golfo Persico, determinando uno dei più grandi

disastri ecologici di tutti i tempi. STORIA

9

Nel mese di febbraio ebbe inizio anche una grande offensiva terrestre della coalizione

anti-irachena che condusse negli ultimi giorni del mese, alla resa definitiva del governo

di Bagdad.

Il bilancio della guerra del Golfo risultò estremamente pesante, le stime contarono

almeno centomila morti tra gli iracheni, migliaia dei quali civili.

Sul piano finanziario gli economisti stimarono un costo di circa mille miliardi di Lire per

ogni giorno di guerra.

Va ancora ricordato per completare il quadro che la guerra del golfo fu anche causa e

occasione di una nuova ondata di repressione e massacri contro la minoranza curda

presente in Iraq già colpita negli anni precedenti.

L’embargo commerciale imposto all’Iraq, dalle Nazioni Unite dopo la prima guerra del

Golfo e non revocato ha causato enormi danni all’Iraq, forse superiori a quelli

combinati della guerra e dei bombardamenti. Secondo alcuni la malnutrizione e

l’impossibilità di importare medicinali dovute all’embargo ha causato oltre un milione

di vittime, principalmente bambini. Questa cifra è controversa, tuttavia i rapporti

dell’Unicef dicono che dopo l’embargo la mortalità infantile in Iraq è fortemente

aumentata.

Nel 2003 era un paese impoverito affamato con un sistema militare industriale ridotto

allo sbando e dominato da una feroce dittatura. La seconda guerra del Golfo ha

perlomeno chiuso un ciclo, ma non è detto che abbia messo la parola fine alla guerra

nella zona.

Cronaca della seconda guerra del Golfo

La seconda guerra del Golfo, è stato un conflitto iniziato il 20 marzo 2003 con

l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione formata principalmente da Stati Uniti

d'America, Gran Bretagna, Polonia e Australia con contributi minori da parte di

altri stati, tra cui l'Italia. La seconda guerra del Golfo iniziò con l'invasione

statunitense 10

STORIA

dell'Iraq, avente come obiettivo principale la deposizione di Saddam, considerato un

pericolo per la sicurezza internazionale, soprattutto per il suo presunto appoggio al

terrorismo islamico (gli Stati Uniti erano ancora sotto shock dopo gli attentati

dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle e al Pentagono, dove vi furono oltre

tremila vittime). La coalizione disponeva di un esercito di circa 260.000 uomini.

L'esercito iracheno era male armato e scarsamente motivato. In effetti, gran parte

delle unità irachene si disintegrarono prima di incontrare il nemico, per via dei

bombardamenti, e dell'incompetenza o delle diserzioni dei loro comandanti; l’attacco

di terra fu quasi contemporaneo a quello aereo. L'avanzata fu rapida: già nella serata

del 20 marzo le forze britanniche e i Marines si erano impossessati dei giacimenti

petroliferi del sud dell'Iraq. Il 9 aprile, tre settimane dopo l'inizio dell'invasione, gli

americani entrarono a Baghdad. Le truppe della coalizione prevalsero facilmente

sull'esercito iracheno, tanto che il 1º maggio 2003 il presidente statunitense Bush

proclamò concluse le operazioni militari su larga scala. Un errore strategico della

coalizione è stato quello di non aver formato un governo di unità nazionale tra sciiti e

sunniti. Infatti si creò nel paese una situazione di guerra civile che si trascina sino ai

giorni nostri. Da una parte il nuovo governo iracheno e le forze internazionali (le milizie

curde e sciite che lo appoggiano) e dall'altra un movimento di “resistenza” a

prevalenza sunnita. Ci fu un drammatico incremento della violenza fra l'inizio del

2006 e la metà del 2007, durante il quale le tattiche di guerriglia e terrorismo

adottate hanno spinto nel caos buona parte dell'Iraq. Gli attacchi contro le truppe

straniere hanno colpito anche i soldati italiani inviati in Iraq dopo la fine del regime di

Saddam a sostegno del nuovo governo. Il 12 novembre 2003 un camion carico di

esplosivo viene fatto esplodere contro una base del nostro contingente a Nassirya,

provocando 28 morti di cui 19 italiani. E’ una guerra non dichiarata che viene

combattuta con mezzi estremamente brutali. Le diverse fazioni estremiste non esitano

a compiere atti terroristici che provocano un gran numero di vittime civili, a volte,

senza neppure il pretesto di attaccare le forze della coalizione o del nuovo governo

iracheno. Nel 2005 ci sono STORIA

11

state le elezioni ed è stato eletto un nuovo governo, ciò purtroppo non ha posto fine

alla guerriglia e la democrazia stenta ad affermarsi.

Al 2010 il bilancio delle vittime (militari americani) di questa guerra è di 4588 e più di

43.993 feriti. L'elenco delle perdite USA non è esaustivo, dato che non comprende

coloro che non sono morti in scontri col nemico, né le morti in cui la permanenza in

Iraq sia solo una concausa (ad es. psicologica). Fonti giornalistiche affermano circa un

quinto dei soldati USA di ritorno dall'Iraq soffre di una qualche forma di "post-traumatic

stress disorder" o "profonda depressione"; queste patologie sarebbero all'origine

dell'altissimo numero di suicidi (6.250 nel solo 2005) fra i veterani di guerra americani.

A questi vanno aggiunti perlomeno alcune centinaia di morti di civili non-iracheni,

comprendenti persone che contribuivano alla ricostruzione e giornalisti. Più difficile

separare le perdite tra civili e militari iracheni, sino al 2005 si parla di 30000 vittime;

successivamente sino al 2010 sono state stimate 10000 vittime (militari e civili). Nel

contingente italiano presente sino al dicembre 2006, vi furono 36 morti.

Conclusioni

Nella grande confusione di tutte queste guerre, possiamo cercare un filo logico che ci

permetta di interpretare gli avvenimenti accaduti.

Soprattutto, il problema oggi è cercare di capire se l‘invasione dell‘Iraq del 2003 deve

essere considerata come un punto di arrivo o soltanto l‘inizio di un ciclo di guerre per il

controllo delle zone di produzione del petrolio.

La guerra in Iraq ha dimostrato la spregiudicatezza e l’infondatezza delle cause

addotte per giustificare la guerra.

Si è parlato di lotta al terrorismo, di scontro di civiltà, lotta contro l‘integralismo

islamico, di lotta alle armi di distruzione di massa, di democratizzazione dell‘Iraq, di

liberazione delle minoranze Sciite o Curde.

Per quanto riguarda la principale, quella della minaccia delle “armi di distruzione di 12

STORIA

massa“, dopo la conclusione della guerra è difficile non sentirsi imbrogliati pensando a

quando sui giornali, nei mesi prima della guerra, si potevano vedere cartine con i siti

nucleari iracheni“ dove ci veniva raccontato che gli scienziati iracheni erano al lavoro

per costruire armi nucleari. L‘unica giustificazione per la guerra che il governo

americano ha sempre evitato di dare, anzi che ha sempre negato esplicitamente, sono

state: il petrolio, il controllo della produzione ed il controllo dell’area geografica.

Che fare allora?

Dobbiamo riconoscere che se lasciamo tutto come sta, andiamo prima o poi incontro a

una guerra per le risorse che potrebbe essere devastante. Per cui, se vogliamo evitare

nuove guerre bisogna cominciare a pensare di ridurre o eliminare la nostra dipendenza

dal petrolio. Ci sono modi per farlo, solari o nucleari che siano, se soltanto vogliamo

investirci sopra. A lungo andare dobbiamo per forza arrivare a un mondo dove il

petrolio non sia più così criticamente vitale come lo è oggi e potremmo anche riuscire

ad arrivarci senza traumi. Un mondo così potrebbe essere più pacifico e più pulito di

quello in cui ci tocca vivere oggi. TECNICA e SCIENZE

13

Cos’è il petrolio?

Il petrolio è una fonte energetica non rinnovabile e si stima che le attuali riserve

petrolifere mondiali (i giacimenti conosciuti) potranno durare non più di 40-50 anni.

Secondo il modello del geologo statunitense M.H. Hubbert ha raggiunto attorno al

2010 il suo massimo storico, dopo di che inizierà a calare e si ridurrà a livelli minimi

entro la fine del secolo. Forse questa è una previsione troppo pessimistica, ma è

indiscutibile che il petrolio è destinato ad esaurirsi.

Nonostante le risorse siano in calo, i consumi nei paesi più sviluppati e in via di

sviluppo sono aumentati.

Ad esempio India (1 miliardo di abitanti) e Cina (1330 milioni di abitanti) attualmente

hanno bassi consumi individuali, poche automobili, pochi frigoriferi, pochi edifici

riscaldati d’inverno e refrigerati in estate; ma i governi di questi paesi si propongono di

indurre i propri cittadini a consumare di più ad avere più macchine, merci e beni che

richiedono energia.

In questo quadro possiamo affrontare il discorso sulla ricerca e l’utilizzo di fonti di

energia diverse dal petrolio e che possano unire lo sviluppo sostenibile e la

salvaguardia dell’ambiente. Il petrolio (che significa olio di pietra) è un liquido denso,

infiammabile, di colore variabile dal nero al marrone scuro, che si trova in alcuni

giacimenti entro gli strati superiori della crosta terrestre. Il petrolio greggio è composto

da una miscela di vari idrocarburi, costituiti soprattutto da carbonio e idrogeno. Il

petrolio non viene usato in forma greggia ma viene “frazionato” nei suoi componenti,

cioè benzina, gasolio, kerosene e gas.

Il petrolio deriva da cumuli di sostanze organiche, cioè viventi, che si sono trasformate

in sostanze oleose ricche di energia. La formazione è iniziata molti milioni di anni fa ed

ha richiesto due fasi principali: a) formazione del petrolio, b) formazione dei giacimenti

Formazione del petrolio

Molti milioni di anni fa esistevano sulla terra numerosi mari interni, lagune e golfi. In

queste acque vivevano piccoli organismi vegetali e animali (plancton). Questi

microrganismi sono stati coperti dalle sabbie trasportate dai fiumi, che si sono

trasformate in rocce sedimentarie. Questi strati sono stati schiacciati dai nuovi strati

che si formavano e per questo sono scesi a grandi profondità. Il plancton senza più il

TECNICA e SCIENZE

14

contatto con l’aria si è trasformato un po’ alla volta in idrocarburi, sostanze oleose

formate da idrogeno e carbonio.

Formazione dei giacimenti

Mentre si formavano gli idrocarburi gli strati rocciosi subivano grandi sconvolgimenti. I

movimenti tettonici deformavano gli strati orizzontali, cioè li curvano e li fratturavano.

trappole petrolifere

Sono nate così le cioè strati rocciosi a forma di cupola o cuneo, o di

triangolo con il vertice in alto. Le trappole sono formate da tipi di roccia diversa: uno

strato di roccia impermeabile, ad esempio argilla, che forma il cappello superiore; uno

strato di roccia porosa sotto lo strato precedente in cui possono penetrare le sostanze

liquide e gassose. Le gocce oleose di idrocarburi essendo più leggere dell’acqua

presente nel terreno si spostavano verso l’alto e si fermavano contro una trappola: qui

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