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Inglese - Virginia Woolf, Oscar Wilde (The Picture of Dorian Gray)
A mia sorella,
alla cui bontà ed abnegazione devo la vita
A Stefano, Ione e Lilia
per la gioia, il dolore e il coraggio
A Giu,
che non avrei voluto nè potuto incontrare un attimo dopo
A Sara,
che ha reso di valore questi cinque anni
A Chiara,
per la produttività, il pragmatismo e l’ispirazione
A Rosa Pascoli-Ungaretti,
perché il fanciullino è molto importante, anche se la morte si
. sconta vivendo.
Per parlare di alcuni argomenti bisogna conoscerli;
ora e in tutta la mia vita, io voglio parlare della Vita,
grazie a queste persone, posso farlo.
INDICE
Un Cane Andaluso (Une Chien Andalou)
Introduzione
LA VITA
Ungaretti – Orrore, Dolore, Silenzio. Bisogno
Virginia Woolf – The Importance of a Moment of Being
Il Posto delle Fragole
LA MORTE E L’AMORE
Montale – La poesia e l’amore oltre la morte
Sussurri e Grida
LA BELLEZZA E LA MASCHERA
Baudelaire – Il volto della Bellezza, il volto del Male
Pirandello – La Maschera Salvifica
Dorian Gray – An Angel Damned by Beauty
Persona
Quella nelle foto è una delle sequenze più celebri della storia del cinema. Mostra un uomo che con due dita apre l’occhio
sinistro di una donna in primo piano e lo taglia a metà con un rasoio.
E’ la scena iniziale di “Un Cane Andaluso”, opera surrealista di Luis Bunuel e Salvador Dalì.
Il film dura 16 minuti, e presenta esclusivamente situazioni oniriche e surrealiste, molte delle quali cruente, sconvolgenti e
quasi traumatiche. Ciò che accumuna le sequenze tra loro è la possibilità di interpretarle in numerosissimi modi.
Per questo la scena iniziale acquista un significato immortale: lo spettatore – proprio come la donna in primo piano – deve
permettere al regista, all’artista, di tagliare i suoi occhi, di modificare il modo in cui percepisce la realtà, di dare anche a lui
una possibilità di evadere da ciò che è dichiarato fisso, irremovibilmente vero.
Da quello squarcio che divide la pupilla di quell’occhio, entrano l’arte ed il messaggio.
Come sempre, basta decidere di essere liberi di poter vedere.
INTRODUZIONE
“ Diventiamo folli ogni venerdì sera,
balliamo danze scatenate mentre diventiamo cenere.
Alziamo solenni preghiere per sentirci bene.
Mentre lei dice il rosario per salvare la mia mente distrutta.
Io canto del corpo elettrico,
io canto del corpo elettrico,
e sono in fiamme, in fiamme.
Fingiamo di non essere feriti,
corriamo per il mondo come se ci stessimo divertendo.
Lascio andare tutto,
come se ci fosse caldo sotto la pallida luce della luna.
Lei oscilla dolcemente verso il diletto del suo cuore.
Va tutto bene, finché preghiamo la nostra fede.
E io canto del corpo elettrico. “
[ Lana Del Rey – Body Electric ]
Q
uando è arrivato il momento di pensare all’argomento della mia tesina di maturità, due
istanti mi si sono immediatamente dipinti nella mente: il primo, il giorno in cui ho scelto di
frequentare un liceo, ed il secondo, il mio futuro e come voglio che sia.
Riguardo alla scelta del liceo, l’ho compiuta aspettandomi di essere proiettato in una realtà dove la
cultura nella sua forma più universale avrebbe regnato. Volevo una preparazione completa, volevo
costruire qualcosa di incredibilmente prezioso.
Quello che voglio fare nella vita, invece, è arte. Vivere e respirare di arte. E per parecchi anni,
mentre crescevo, conoscere l’arte è stato il mio primo obiettivo. I perché dell’arte sono i perché
dell’uomo, della natura, della vita, della morte, della felicità, dell’amore, delle leggi umane, divine,
fisiche, matematiche. L’arte è ovunque. Se ci pensiamo bene, l’arte è tutto ciò che realmente conta.
Con questi presupposti, ho quindi realizzato che mi sarebbe servito un argomento universale e che
si collegasse con l’arte.
Cosa c’è più universale del termine PERSONA?
PERSONA è l’umano, ma anche la maschera, è l’anima, ma anche il corpo, la felicità e la vita,
l’amore e la morte. E quando l’uomo decide di essere un’entità perfetta, di donarsi alla bellezza e
all’anima e all’eternità, nasce l’arte, che è l’unica scelta che il genere umano possa compiere, in un
mondo in cui tutto è già deciso, come nascere e morire.
Ho smembrato l’argomento in tre sotto-argomenti: La Vita, La Morte e l’Amore e La Bellezza e la
Maschera, creando una tesina dalla struttura tripartita.
Ognuno di questi tre capitoli comprende al suo interno la trattazione di un argomento di letteratura
ed altri eventuali collegamenti interdisciplinari, con l’aggiunta di un saggio su tre differenti film di
Ingmar Bergman, che io reputo l’artista assoluto.
Ho pensato che letteratura fosse la materia che meglio potesse sottolineare come l’arte sia la
risposta –positiva o negativa- a qualsiasi richiesta dell’uomo, come sia una religione da seguire con
grazia e passione, ma anche semplicemente il vero grande amore della mia vita.
Io ho voluto compiere questa scelta in questa occasione, nella speranza di poterla compiere per
tutta la mia vita. LA VITA
“ Ho sempre saputo che ti passa davanti agli occhi tutta la vita nell'istante prima di morire. Prima di tutto,
quell'istante non è affatto un istante: si allunga, per sempre, come un oceano di tempo. Per me, fu... lo
starmene sdraiato al campeggio dei boy scout a guardare le stelle cadenti; le foglie gialle degli aceri che
fiancheggiavano la nostra strada; le mani di mia nonna, e come la sua pelle sembrava di carta. E la prima
volta che da mio cugino Tony vidi la sua nuovissima Firebird.
E Janie, e Janie... e Carolyn.
Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è
tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come
un palloncino che sta per scoppiare.
E poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come
pioggia, e io non posso provare altro che gratitudine, per ogni singolo momento della mia stupida,
piccola, vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro, ma non preoccupatevi: un giorno
l'avrete. “
[ Lester Burnham, da American Beauty di Sam Mendes ]
UNGARETTI
Orrore, dolore, silenzio. Bisogno.
“Nemmeno le loro parole pesanti mi porteranno giù ora,
ragazzo, la Morte mi ha cresciuto”
[ Lana Del Rey – Radio ]
“H
o fatto poesia nei ritagli di tempo […] La poesia è poesia quando porta in sé un
segreto, e se è decifrabile non è più poesia”. Giuseppe Ungaretti sta seduto su di una poltrona, il
mento schiacciato sul petto e gli occhi luccicanti di chi ricorda, di chi ha visto e vede tuttora, di chi
non ha mai smesso di raccontare. Risponde alle domande dell’intervistatore ricordando aneddoti
del suo passato e a volte, come nel caso della frase scritta sopra, lancia sentenze piuttosto
inaspettate e sibilline. Ungaretti (Alessandria d’Egitto 1888 – Milano 1970) è famoso per le sue
poesie di guerra, quelle scritte sulle cartacce, composte di getto durante una notte di veglia passata
di fianco al cadavere di un amico smembrato.
Precursore dell’ermetismo, dà voce al sentimento dell’abbandono dell’uomo e
dell’incomunicabilità imperante che cancerizza i nostri tempi moderni, i quali sembrano in alcuni
momenti così privi di senso. Difatti la peculiarità della poetica ungarettiana sta proprio nell’uso di
un simbolismo reso estremamente personale sia dalla sensibilità sconfinata del poeta che dalla
coniugazione con gli eventi relativi alla partecipazione del giovane Ungaretti alla Prima Guerra
Mondiale.
Le opere di questo autore sono sofferte, oneste, a volte crude e drastiche, altre dolci e smussate,
ma tutte permeano di vita.
Prendiamo in esame Veglia:
“Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita”
Ungaretti parla di un’esperienza molto forte vissuta durante la vita di trincea: la lotta per la
sopravvivenza combattuta nel silenzio lungo una notte intera, con la costante e vicina presenza di
un crudele che ha le fattezze di un compagno massacrato che giace accanto a lui.
memento mori,
Il poeta parte da un’allegoria di morte per poi parlare della propria affezione alla vita, la potenza
dell’immagine contrastante, paradossale, amplifica le dimensioni di questo valore riscoperto in
mezzo al fango scarlatto di un campo di battaglia. Finché la morte esiste come contrario della vita,
anche la vita esiste come contrario della morte.
Ungaretti impreziosisce le sue opere marchiandole a fuoco con l’esplicita denuncia della causa del
loro originarsi: il bisogno. L’uomo ha la necessità di riempire il silenzio, risposta al continuo
fantasticare sul senso ultimo della propria esistenza.
La poesia è il un luogo idilliaco, perduto, rimanenza dei ricordi di una fanciullezza
porto sepolto,
trascorsa alle foci del Nilo con lo sguardo perso ad indagare l’orizzonte. Ungaretti vedeva le navi
salpare ed attraccare, da dove venivano? Dove andavano? In località sconosciute, immaginate alle
quali si legavano le origini del piccolo e curioso Giuseppe.
La produzione di Ungaretti, del resto non si risparmia nel riportare le accezioni negative
dell’esistenza umana, nella sua fragilità, nel suo essere cangiante, nelle sue stranezze e nel modo in
cui, richiamando Leopardi, la natura agisce come madre e matrigna rispetto ad essa.
In questo senso si possono citare le poesie Sono Una Creatura:
“Come questa pietra
del San Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata.
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo.”
E Soldati:
“Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie”
Appare chiaro come l’uomo sia un’entità condannata ad avere respiro e coscienza, smarrita
all’interno di paesaggi inanimati, straziati, pieni di morte e corruzione. Il destino dell’uomo è già
scritto e l’unica scelta coraggiosa che esso può compiere è continuare a vivere.
Si spiega così il rapporto tra Ungaretti e la poesia, il suo sicuro, dinamico, pulsante luogo di
raccoglimento, la sua fonte unica di sapere, come espresso dai versi de Il Porto Sepolto:
“Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta
quel nulla
di inesauribile segreto”
La verità si fa a malapena sfiorare dagli avidi occhi di Ungaretti, che è costretto ad accettare di
tenere all’interno di sé un infinito, inesauribile segreto che non può essere compreso, un porto
sepolto sotto la coscienza viva e sveglia di ogni uomo. Disperde la sua arte, riversandola come
acqua in quell’enorme anfora di vino che è la vita, la fa confondere e miscelare, la dilata insieme
con la sua stessa esperienza umana, la regala come messaggio universale di salvezza e dannazione.
Tuttavia la verità è, e rimarrà sempre, l’eco di una frase gridata dal molo di un porto, che rimbalza,
si affievolisce e muore nell’oscurità del mare aperto.
VIRGINIA WOOLF
The Importance of a Moment of Being
“Carmen, Carmen doesn’t have a problem
It’s alarming honestly, how charming she can be
Foolin’ everyone, tellin’ one she’s having fun.
She says: “You don’t wanna be like me,
don’t wanna see all the things I’ve seen
I’m dying, dying””
[ Lana Del Rey – Carmen ]
P
icturing Virginia Woolf in my mind has always been quite unnerving: the image of a sad
woman sinking in a lake with her pockets full of heavy stones is what comes to my mind as I try to
think about her. I cannot help wondering why, not without a certain anger, because I perfectly
know there is so much more about her. First, Virginia was a committed feminist, an inspiring figure
for every woman of her time, when the struggle for equal rights had just begun.
Virginia was a sensitive being, fragile, usually left alone in her fight against the anguish that was part
of her soul, not necessarily left alone on purpose –she was really helped out by her husband and