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Sintesi
Psicologia: internet e l'identità virtuale

Storia dell'arte: Edvard Munch

Italiano: Primo Levi

Storia: la politica razziale nella Germania nazista

Grafica: computer grafica 3d

Inglese: the pixar animation studios

Fotografia: il fotomontaggio (opere di Jhon Heartfield)
Estratto del documento

Prefazione

Si definisce persona un essere razionale dotato di coscienza di sé e in possesso di una

propria identità.

Già di..identità.. quel complesso di caratteri che distinguono una persona o una cosa

da tutte le altre: è proprio essa che dà all’uomo la consapevolezza di sé come individuo.

Ma se questa venisse a mancare? Cosa accadrebbe?

Basta esaminare gli avvenimenti intercorsi tra il secolo scorso e quello attuale per tro-

vare delle risposte. Tanti sono infatti i casi di perdita d’identità che si possono riscontra-

re in tale periodo, dovuti a molteplici e svariate cause, interne e/o esterne all’individuo.

Infatti a causa della massificazione della società moderna, processo iniziato nel No-

vecento e prolungatosi fino ai giorni nostri, la maggior parte delle persone ormai non

vuole diversificarsi dalla massa bensì dissolversi e confondersi in essa, così da non sen-

tirsi più esclusa dalla società, pur andando a perdere così sé stessa. Nell’odierna socie-

tà in aggiunta sono nate, a causa dell’avanzamento tecnologico, le cosiddette “identità

virtuali”, volte a portare l’alienazione dell’identità reale.

Ed è sempre a causa delle moderne tecnologie che gli attori stanno perdendo la loro

importanza e il loro ruolo centrale, poiché molti di loro ultimamente hanno semplice-

mente “prestato” il proprio corpo per poter dar vita a creature digitali, che con l’avan-

zare degli anni probabilmente li sostituiranno completamente.

Anche andando indietro nel tempo, possiamo notare casi palesi di perdite d’identità;

dovute a cause esterne e forzate, come nel caso degli ebrei durante la Shoa, nella quale

i tedeschi, guidati dalle politiche di sterminio hitleriane, hanno fatto sì che, lasciati

senza diritti né libertà né averi, fossero completamente privati della loro identità.

Mentre per cause interiori, come nel caso del pittore norvegese Munch, la cui vita è sta-

ta continuamente segnata dall’angoscia e dallo smarrimento, che lo portò, attraverso

crisi psicologiche, ad una vera e propria perdita del proprio “io”.

L’uomo ha sempre riflettuto su sé stesso e sempre lo farà, chiedendosi chi è, qual è il

suo ruolo nella società e riflettendo sulla realtà che lo circonda per conoscerla, speran-

do di non perdersi, benché a volte facendolo inavvertitamente.

Ed è proprio questo l’argomento che ho deciso di affrontare nella mia tesina, rite-

nendolo allo stesso tempo di fondamentale importanza ed originale..e sperando che vi

“perdiate” in esso. Mario Isca

Indice

Psicologia

Storia Dell’Arte

Italiano

Storia

Grafico

Inglese

Fotografia

E così, conferendo al nulla un potere semantico che si irradia a

distanza fino a significare qualsiasi cosa, la moda risolve a buon

prezzo problemi di identità che pongono fine all’angosciante inter-

rogativo: «Chi sono?». Umberto Galimberti Psicologia

a

i

g

o

l

o

c

i

Ps

L’IDENTITà

la perdita dell’identità

L’IDENTITA’

sociologia, nelle scienze etnoantropologiche e nelle altre scienze sociali il concetto di identità riguarda, per un verso, il

In sociologia, nelle scienze etnoantropologiche e nelle altre scienze sociali il concetto di identità riguar-

modo in cui l’individuo considera e costruisce se stesso come membro di determinati gruppi sociali: nazione, classe socia-

da, per un verso, il modo in cui l’individuo considera e costruisce se stesso come membro di determinati grup-

le, livello culturale, etnia, genere, professione, e così via; e, per l’altro, il modo in cui le norme di quei gruppi consentono a

pi sociali: nazione, classe sociale, livello culturale, etnia, genere, professione, e così via; e, per l’altro, il modo in

ciascun individuo di pensarsi, muoversi, collocarsi e relazionarsi rispetto a sé stesso, agli altri, al gruppo a cui afferisce ed

cui le norme di quei gruppi consentono a ciascun individuo di pensarsi, muoversi, collocarsi e relazionarsi rispet-

ai gruppi esterni intesi, percepiti e classificati come alterità.

to a sé stesso, agli altri, al gruppo a cui afferisce ed ai gruppi esterni intesi, percepiti e classificati come alterità.

cazione, in cui sono presenti risvolti

La formazione dell’identità ideologici. Infatti, ad una prima clas-

Il processo di formazione dell’iden- sificazione positiva del tipo “come

tità si può distinguere in due siamo (come io sono)” si contrappone

componenti: una di identificazione e una più potente classificazione negati-

una di individuazione. Con la prima il va del tipo “come io non sono (come

soggetto si rifà alle figure rispetto alle noi non siamo)”. Ambedue le classifi-

quali si sente uguale e con le quali con- cazioni presentano delle limitazioni.

divide alcuni caratteri; produce il senso Lì dove la classificazione positiva

di appartenenza a un’entità collettiva produce uno sforzo di definizione in-

definita come “noi” (famiglia, patria, tellettuale (con il rischio di calcificare

gruppo di pari, comunità locale, nazio- l’identità museificandola), la classifica-

ne fino ad arrivare al limite all’intera zione negativa occulta in sé il pericolo

umanità). Con la componente di indi- di attribuire all’esterno le qualità o ca-

viduazione il soggetto fa riferimento ratteristiche negative non gradite (come

alle caratteristiche che lo distinguono nella primitiva difesa dell’io denomi-

dagli altri, sia dagli altri gruppi a cui nata ‘proiezione’), creando alterità ad

non appartiene (e, in questo senso, hoc in cui vedere riflessi quei tratti che

ogni identificazione/inclusione impli- la propria identità ideale ha reso tabù

ca un’individuazione/esclusione), sia o riconosce come amoralità, illogicità.

dagli altri membri del gruppo rispetto

ai quali il soggetto si distingue per le

proprie caratteristiche fisiche e mora-

li e per una propria storia individuale

(biografia) che è sua e di nessun altro.

Identità come corpo

Il corpo è il mediatore tra noi e il mon-

do, una conoscenza incorporata, un

“Habitus”. Le differenze anatomiche tra

maschio e femmina sono la prima base

classificatoria e per la differenziazio-

ne culturale e sociale. La separazione,

esclusione, distinzione tra sessi è appli-

cata attraverso simboli, pratiche e attri-

buzioni di ruoli reali ed immaginarie.

Identità in positivo ed in negativo

Molte persone sono orgogliose del

gruppo in cui si identificano, che for-

nisce loro un senso di appartenenza ad

una comunità, e per converso tendono a

nutrire un rifiuto per i gruppi che con-

siderano esterni o altri, in misura va-

riabile in base al grado di vicinanza o

lontananza dell’altro dal proprio. Sono

quindi presenti due aspetti dell’identità.

Un primo aspetto dell’identità si può

avere in positivo come senso di ap-

partenenza, per esempio gli scienziati

sociali e storici parlano di identità na-

zionale per gli abitanti di un partico-

lare paese. Una differente modalità è

quella con cui le femministe parlano

di identità di genere, sottintendendo

così una doppia tipologia di classifi- 13

1

Psicologia L’IDENTITà

la perdita dell’identità

Internet L’IDENTITA’

e identità virtuale

Sherry

In sociologia,

Turkle,

nelle

docente

scienze

del Mit

etnoantropologiche

è ribattezzata “il e

Sigmund

nelle altre

Freud

scienze

del cybermondo”

sociali il concetto

in quanto

di identità

è stata

riguarda,

una delle

per

prime

un verso,

a studiare

il

modo

le reazioni

in cui

dei

l’individuo

cybernauti,

considera

definisce

e

identità

costruisce

virtuale

se stesso

“il sé

come

frammentato

membro

che

di determinati

emerge dal rapporto

gruppi sociali:

vissuto

nazione,

all’interno

classe

della

socia-

rete”.

le,

Il virtuale,

livello culturale,

cioè, sarebbe

etnia,

il

genere,

luogo dove

professione,

noi sperimentiamo

e così via; e,

la

per

pluralità

l’altro,

degli

il modo

aspetti

in cui

del

le

nostro

norme

io

di

frammentato.

quei gruppi consentono

La psicologa

a

ciascun

vede la realtà

individuo

virtuale

di pensarsi,

come potenzialità

muoversi,

di

collocarsi

nuove esperienze

e relazionarsi

e relazioni

rispetto

che

a ci

sé consentono

stesso, agli di

altri,

entrare

al gruppo

in rapporto

a cui afferisce

ed in rapporti

ed

ai

nuovi

gruppi

con

esterni

personalità

intesi,

diverse

percepiti

e con

e classificati

diversi aspetti

come

della

alterità.

nostra personalità. Una personalità che quindi diventa multipla, ibrida,

creativa. Un’ interessante prospettiva è anche quella di chi osserva che la realtà virtuale ci permette di costruire mondi perso-

La formazione dell’identità

nalizzati in cui vivere e agire. Turkle, sebbene confermi che il virtuale sia certamente utile per ampliare le nostre esperienze e

sensazioni, sottolinea come spesso esso possa essere pericoloso e portare a patologie attraverso la perdita del senso di realtà e

dell’azione. L’ importante, afferma, è preservare la nostra facoltà di discernimento fra reale e immaginario, concreto e astrat-

to. Dobbiamo tenere presente, tuttavia, che la conoscenza non è indipendente, ma relativa all’attività psichica del soggetto.

vento delle nuove tecnologie, tanto che

Identità in rete Curiosità

forse non ha più molto senso doman-

Autori quali Elizabeth Reid, Amy Una rete sociale (in inglese social

darsi se esista una realtà (in sé) al di

Bruckman e Sherry Turkle hanno ap- network) consiste di un qualsiasi

fuori della conoscenza che abbiamo di

profondito gli effetti delle nuove tec- gruppo di persone connesse tra loro

essa. Noi, infatti, conosciamo la realtà

nologie sull’identità personale nella da diversi legami sociali, che vanno

solo attraverso i modelli di essa che la

società dell’informazione, dando una dalla conoscenza casuale, ai rappor-

nostra mente si riesce a costruire. Al di

lettura profondamente correlata alle te- ti di lavoro, ai vincoli familiari. Le

fuori di questo quindi forse non esiste

orie postmoderniste più radicali: il sog- reti sociali sono spesso usate come

la realtà; o se esiste non possiamo rag-

getto, comunicando in rete in assenza base di studi interculturali in so-

giungerla e quindi non ci interessa. La

del proprio corpo, potrebbe sperimen- ciologia e in antropologia. Joi Ito

realtà virtuale allora è una realtà come

tare liberamente con la propria identità, suggerisce che il concetto di rete

un’altra, solo diversa e nuova; essa, ci

che diventa così fluida e multipla. Tale sociale sia cruciale per quella che

offre nuove possibilità ed esperienze,

forma di sperimentazione avrebbe degli egli chiama “democrazia emergen-

nuovi modi per esprimere la pluralità

effetti fondamentali anche “off-line”, te” — il collegamento vitale tra la

degli aspetti del nostro io frammen-

dal momento che il soggetto, intera- rete creativa di al più una dozzina

tato, aspetti che quindi, aggiungerei

gendo con gli altri attraverso identità di persone, le reti di potere create

io, forse non sono meno “reali” di

alternative, avrebbe a disposizione per da religione, lingua, tribù e legami

quelli manifestati nella vita quotidia-

costruire se stesso risorse simboliche di parentela, e le tradizioni etiche ad

na. Reale e virtuale non sono dunque

che altrimenti gli sarebbero precluse. esse associate. Queste sono da lui vi-

in contrapposizione, non sono il bene

Questo approccio è stato però criticato ste come l’unico percorso verso una

e il male, il positivo e il pericoloso,

per la sua incapacità di rendere conto cosiddetta seconda superpotenza.

dell’importanza delle relazioni sociali.

Da una parte, infatti, riconosce come

gli effetti decostruttivi dell’interazio-

ne in rete sarebbero tanto più intensi

quanto più le identità costruite online

assumono importanza agli occhi dei

soggetti, e le identità assumono tanta Noto social network, dove si ha la possibilità di

più importanza quanto più sono inserite creare molteplici identità virtuali

in relazioni stabili e durature nel tempo.

Dall’altra però, l’approccio non riesce

a spiegare come sia possibile costruire

relazioni stabili e durature nel tempo,

mentre gli utenti continuano a molti-

plicare o a trasformare la propria iden-

tità (ad esempio, cambiando genere).

La realtà virtuale

Già Freud aveva proposto il concet-

to di “realtà psichica”: la psicoanalisi

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