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Introduzione Peperoncino, tesina
La seguente tesina maturità ragioneria descrive il peperoncino. Argomenti tesina maturità: in Storia dal 5.500a.C. in Messico all'arrivo in Europa con Cristoforo Colombo, in Chimica organica, microbiologia e chimica delle fermentazioni i capsaicinoidi, struttura e differenze; Biosintesi della Capsaicina; Effetti della molecola sul corpo umano; Qutenza, farmaco a base di Capsaicina; in Chimica analisi - scala di Scoville; separazione e determinazione dei capsaicinoidi nel peperoncino, in Tecnologie chimiche l'estrazione della Capsaicina dal peperoncino
e in Tossicologia le indicazioni sulla tossicità della capsaicina; pericolosità dello spray al peperoncino
Collegamenti
Peperoncino, tesina
Storia - Dal 5500a.C. in Messico all'arrivo in Europa con Cristoforo Colombo.
Chimica organica, microbiologia e chimica delle fermentazioni - Capsaicinoidi, struttura e differenze; Biosintesi della Capsaicina; Effetti della molecola sul corpo umano; Qutenza, farmaco a base di Capsaicina.
Chimica analisi - La scala di Scoville; separazione e determinazione dei capsaicinoidi nel peperoncino.
Tecnologie chimiche - L'estrazione della Capsaicina dal peperoncino.
Tossicologia - Indicazioni sulla tossicità della capsaicina; pericolosità dello spray al peperoncino.
L’importanza di una pianta alta solo 80 1
centimetri
Eleonora Pollio
Anno Scolastico 2013-2014
Tesina di maturità
PEPERONCINO e
CAPSAICINA,
l’importanza di una
pianta alta solo 80
centimetri: come
l’uomo può sfruttare
semplici molecole
prodotte naturalmente.
L’importanza di una pianta alta solo 80 2
centimetri
Le spezie si ottengono dalle radici, dai fiori, dalla frutta, dalla corteccia, dai semi e
dalle foglie dei vegetali. Questo mondo così affascinante e misterioso, trae origine da
tempi lontani, da popoli antichi come sumeri ed egizi, che ne fecero largo uso a scopo
medico, culinario ed estetico.
L’Europa fece vasto uso delle spezie, apprezzandole più di quanto non abbia fatto in
età moderna. Durante il medioevo, infatti, le spezie vissero un vero periodo di
celebrità: i nobili le acquistavano per poter ostentare la propria ricchezza a tavola,
alcuni uomini di culto ritenevano che le spezie fossero originarie del paradiso
terrestre e che quindi avessero poteri miracolosi, altri come simbolo del piacere e
dell’effimero. Fin dall’antichità il loro commercio fu molto sviluppato e si vennero a
creare itinerari fissi, ben precisi, sia marittimi che terrestri. Tali itinerari furono
denominati “via delle spezie” e univano l’Europa all’Oriente, poiché dall’India e
dalla Cina arrivavano la maggior parte di questi prodotti. L’Italia ebbe un ruolo
importante nel commercio delle spezie prima con Roma e poi con le repubbliche
marinare, fra cui Venezia, da cui passavano tutte le spezie provenienti da oriente e da
cui partivano oro e argento destinati alle popolazioni arabe e indiane. Viaggi come
quelli intrapresi da Colombo ebbero, fra gli altri scopi, quello di instaurare un
contatto diretto con i produttori di spezie.
Il peperoncino piccante, spezia della famiglia delle Solanacee su cui vorrei porre
particolare attenzione, era usato come alimento fin da tempi antichissimi. Dalla
testimonianza data da incisioni rupestri sappiamo che già nel 5500 a.C. era
conosciuto in Messico, presente in quelle zone come pianta coltivata, ed era la sola
spezia usata dagli indiani del Perù e del Messico. In Europa il peperoncino arrivò
proprio con Cristoforo Colombo che lo portò dalle Americhe col suo secondo
viaggio, nel 1493. Colombo denominò questa pianta “Pimientos” poiché riteneva di
aver trovato un sostituto del pepe (Pimiento in spagnolo), spezia allora molto costosa
e di difficile coltivazione. Successivamente lo stesso Colombo scrisse: “ scoprii che
la terra produceva molto Ajì, pepe dei suoi abitanti, è molto più prezioso del tipo
comune (pepe nero); lo considerano molto sano e non mangiano niente senza di
esso.”
All’epoca della sua scoperta, il peperoncino si era già differenziato in circa una
dozzina di varietà che venivano coltivate dagli Aztechi per usi alimentari,
medicamentosi e rituali. In Europa, però, si riteneva che i frutti della famiglia delle
Solanacee fossero nocivi alla salute e pertanto queste nuove piante vennero impiegate
per anni esclusivamente a scopo ornamentale. Il peperoncino, al contrario, iniziò a
diffondersi in Spagna e Portogallo già a poche decine di anni dalla sua scoperta e si
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centimetri
propagò ben presto ai paesi costieri del mediterraneo fino ad arrivare in Africa
meridionale e in india. Molte varietà che si erano differenziate in Europa furono
reimportate in America durante la colonizzazione del continente da parte di Francesi,
Inglesi, Portoghesi e Spagnoli. Ai giorni d’oggi sono conosciute circa 26 specie di
peperoncino ma le uniche coltivate a scopo alimentare o industriale sono 5: Capsicum
Annum (Es. Jalapeno, Caienna), Capsicum Frutescens (Es. Tabasco), Capsicum
Chinensis (Es. Habanero), Capsicum Pubescens (Es. Rocoto).
Le piante di peperoncino si presentano sotto forma di cespuglio con foglie di colore
verde chiaro su fusti delicati. La loro
altezza e la loro larghezza generalmente
variano tra i 40 e gli 80 centimetri.
La pianta appartiene alla famiglia delle
Solanacee, genere Capsicum L. (la lettera
L identifica il cognome dello scienziato
Linneo, considerato padre della moderna
classificazione scientifica degli organismi
viventi). Secondo alcuni, il nome
“Capsicum” deriva dal greco “Kapto” che
significa mordere, con riferimento al
piccante che “morde” la lingua quando si
mangia.
Ai giorni d’oggi il peperoncino è rimasto
un condimento molto popolare,
nonostante il dolore e l'irritazione che
provoca.
Si ritiene che esso abbia molteplici effetti
benefici sulla salute umana, purché sia
assunto con moderazione ed in assenza di
problemi gastrointestinali. Il peperoncino
è infatti ricco di molteplici vitamine tra
cui la vitamina C (Acido Ascorbico), composto idrosolubile, essenziale nell'uomo,
antiossidante, spesso utilizzata in forma salina (ascorbato) che ricopre un ruolo
importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sintesi di
collagene nell'organismo. La vitamina P (Flavonoidi), protegge l’elasticità dei
capillari e funziona da tonico dell’attività circolatoria. Quattro composti del
peperoncino, tra cui i flavonoidi, hanno anche un effetto antibatterico, cosicché cibi
cotti col peperoncino possono essere conservati relativamente a lungo. Le vitamine
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centimetri
K, nome con cui s’intende una serie di composti che derivano dal 2-metil-1,4-
naftochinone, risultano essenziali nel mantenere i livelli di alcuni fattori della
coagulazione. La vitamina A (Retinolo), svolge un ruolo primario nel metabolismo
cellulare ed è efficace nei problemi di vista. La vitamina E (Tocoferolo) è un
antiossidante naturale che riduce il consumo di ossigeno nei muscoli e protegge i
tessuti dall’invecchiamento stimolando la produzione di prostaglandine, elementi
ormonali capaci di svolgere azione benefica riparatoria dei tessuti delle arterie. La
Lecitina che, insieme agli acidi grassi polinsaturi, è l’antagonista più importante del
colesterolo ed ha anche un’influenza positiva sul rendimento fisico.
L’elemento base del peperoncino è tuttavia la Capsaicina, molecola che, insieme ai
capsaicinoidi (una classe di sostanze chimiche affini ad essa, tutti metaboliti delle
piante del genere Capsicium), è responsabile della piccantezza. Queste sostanze sono
formate da alcune ghiandole che si trovano nel tessuto che sorregge i semi (tessuto
placentare) mentre i semi ne sono totalmente privi al loro interno ma la contengono
solo esternamente, per contatto con la placenta. Sono sostanze molto stabili e
resistono sia alla cottura, alla disidratazione che al congelamento.
La Capsaicina e diversi Capsaicinoidi.
Alcuni studi hanno evidenziato un aumento del metabolismo e una riduzione
dell'insulina ematica dopo aver mangiato cibi conditi con peperoncini piccanti, quindi
ricchi di Capsaicina. L’importanza di una pianta alta solo 80 5
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Lo schema semplificato seguente mostra la sintesi della molecola Capsaicina
[(E)-N-4-idrossi-3-metossibenzil-8-metil-6-nonenamide] .
.
La pianta produce la Capsaicina come deterrente alimentare, essa è in realtà un
metabolita secondario che si ottiene tramite condensazione di due suoi precursori
prodotti dal peperoncino: la Vanillilammina e l’8-metil nonenoil-CoA.
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centimetri
La sintesi della
Vanillilammina parte
dell’amminoacido
Fenilalanina che viene
deamminato con l’ausilio
dell’enzima Fenilalanina
Ammonio Lipasi (PAL),
successivamente subisce
un’ossidazione da parte
dell’O coadiuvata da due
2
enzimi di riduttasi e idrolasi.
La molecola viene attivata,
utilizzando una ATP,
diventando Cumarato-CoA.
Avviene un’ulteriore OX/RID
coadiuvata da una transferasi
e una successiva metilazione.
L’acetil-CoA viene staccato
formando Vanillina (reazione
inversa a una condensazione
aldolica).
La sua parte aldeidica subisce
un’amminazione riduttiva,
arrivando ad ottenere la
Vanillilammina.
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centimetri
La biosintesi del secondo precursore parte dall’amminoacido Valina.
La molecola subisce una transaminazione
ad opera di un particolare enzima
chiamato transaminasi. Le transaminasi
(o aminotransferasi) sono una sotto-
sottoclasse di enzimi (appartenenti alla
classe delle transferasi) predisposti a
catalizzare la reazione di trasferimento
del gruppo amminico α da un
amminoacido (Valina) a un α-chetoacido
(α-KG che diventa Glu). La molecola
risultante è l’ α-chetoacido Keto-
isovalerato.
La sintesi procede spezzando la molecola
e dando origine a CO + isobutil-CoA.
2
Allungando la catena dell’Isobutyryl-
CoA si ottiene l’8-metilnonenoil-CoA,
secondo precursore della Capsaicina.
Ottenuti i due precursori Vanillilammina e acido 8-metilnonaoico, questi due vengono
legati per
condensazione. L'ultimo
enzima (capsaicina
sintasi, putativo) non è
ancora stato
caratterizzato.
Sono stati effettuati
studi che hanno
determinato gli inibitori
dei due precursori :
Cerulenina (inibitore 8-
MNA) e amino
oxyacetato (inibitore
Vanillilammina).
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centimetri
Wilbur Lincoln Scoville (1865 – 1942) fu un chimico e farmacista statunitense,
noto per aver creato nel 1912 il S.O.T. (Scoville Organoleptic Test), il test per
misurare la piccantezza di un peperoncino che successivamente ha portato alla
creazione della Scala di Scoville.
Il test originariamente prevedeva che una soluzione dell'estratto del peperoncino
venisse diluita in acqua e zucchero finché il "bruciore" non fosse più percettibile
ad un insieme di assaggiatori
(generalmente 5); il grado di
diluizione, posto pari a
16.000.000 per la capsaicina
pura, dava il valore di
piccantezza in unità di
Scoville. Quindi un peperone
dolce, che non contiene
capsaicina, ha un valore zero
sulla scala Scoville (l'estratto
di peperone non è piccante
anche se non diluito). Al
contrario l'Habanero, fa
misurare un valore superiore a
300.000 sulla scala Scoville:
posto 16.000.000 la capsaicina
pura, significa che l'estratto di
Habanero ha un contenuto di
capsaicina equivalente di
300.000 / 16.000.000 * 100 =
1,875% in peso. Va ricordato
che essendo prodotti naturali e
non industriali, non tutti i
peperoncini hanno lo stesso valore: è semplicemente il massimo valore registrato e
ufficialmente riconosciuto. Sedici unità di Scoville sono equivalenti a una parte di
capsaicina per milione. Il SOT ha un grande limite: dipende dalla soggettività
umana. Successivamente sono stati sviluppati altri tipi di test, molto più sofisticati,
come il test HPLC (High performance liquid chromatography, noto anche come
"Metodo Gillette") che misura direttamente la quantità di capsaicinoidi invece che
affidarsi alla sensibilità dell'uomo.
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centimetri
La cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) è una tecnica cromatografica
che permette di separare due o più composti presenti in un solvente sfruttando
l'equilibrio di affinità tra una "fase stazionaria" posta all'interno della colonna
cromatografica e una "fase mobile" che fluisce attraverso essa. Una sostanza più
affine alla fase stazionaria rispetto alla fase mobile impiega un tempo maggiore a
percorrere la colonna cromatografica (tempo di ritenzione), rispetto ad una sostanza
con bassa affinità per la fase stazionaria ed alta per la fase mobile.
Il campione da analizzare è iniettato all'inizio della colonna cromatografica dove è
"spinto" attraverso la fase stazionaria dalla fase mobile applicando pressioni
dell'ordine delle centinaia di atmosfere. Per ottenere un'elevata efficienza nella
separazione è necessario che le dimensioni delle particelle del riempimento siano
molto ridotte (di solito hanno diametri compresi da 3 a 10 µm), per questo motivo è
indispensabile applicare un'elevata pressione se si vuole mantenere una ragionevole
velocità di flusso dell'eluente e quindi un tempo di analisi adeguato.
Alla fine della colonna è applicato un rilevatore (IR, UV-VIS, spettro fluorimetrico,
spettrometro di massa) e un calcolatore che permettono una analisi in continuo