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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: Nichilismo
Autore: Innominato Sara
Descrizione: il nichilismo in filosofia e in italiano con riferimento all'attualità . saggio di galimberti l'ospite inquietante. il nichilismo e i giovani
Materie trattate: Filosofia,italiano,storia
Area: umanistica
Sommario: Filosofia,Nietsche,,"morte di Dio". Filosofia,Heiddeger,,metafisica e tecnica. Filosofia,Schopenhauer,,Volontà di vivere. Italiano, Leopardi,,similitudini con Schopenhauer. Italiano, Svevo,La coscienza di Zeno, Profezia finale. Storia, Bomba atomica,,,
Sara Innominato
Liceo scientifico Michelangelo Buonarroti
anno scolastico 2008-2009
NICHILISMO
Generalmente con il termine nichilismo si può indicare sia una concezione della
realtà destinata inesorabilmente a declinare nel nulla, sia un atteggiamento o una
dottrina caratterizzata da una negazione definitiva e radicale di alcuni, o di tutti, gli
aspetti della realtà. A tale proposito è possibile distinguere tra nichilismo etico e
nichilismo gnoseologico ( gnoseologia = teoria della conoscenza). Nel primo caso la
negazione coinvolge quelli che sono i valori dell’uomo. Nel secondo caso, invece, la
negazione riguarda l’esistenza di verità oggettive, tanto che, nei casi più estremi,
arriva a giudicare la realtà totalmente inconoscibile. In realtà affermare che la realtà è
destinata a giungere al nulla significa, dal punto di vista etico, che è assente la finalità
ultima che guida tutte le cose e l’agire umano, invece, dal punto di vista
gnoseologico, che viene esclusa la possibilità che l’uomo possa giungere ad una
verità universale. Infatti l’essere umano, sperimentando ogni giorno la propria
limitatezza, è spinto, più o meno consapevolmente, a considerare il niente la vera
essenza dell’essere, da questa affermazione la realtà risulta essere inconsistente e
quindi inconoscibile.
Il termine nichilismo, derivante dal nihil latino, venne inizialmente utilizzato da
sant'Agostino per designare gli atei, il suo significato moderno risale al XVIII secolo
dal momento in cui alcuni filosofi iniziarono ad utilizzarlo per descrivere dottrine che
negano determinati sistemi di valori. Esso ha iniziato a diventare di uso comune,
anche tra coloro che non si intendono di filosofia, grazie alle opere di un gruppo di
intellettuali, denominati nichilisti russi, operanti tra il 1850 e il 1860. Questi giovani
sentivano la necessità di ripudiare il cristianesimo, criticare l’arretratezza della
società russa e auspicare un cambiamento rivoluzionario.
Il filosofo che meglio di tutti si è fatto interprete del nichilismo è senza ombra di
dubbio Nietsche. Egli afferma che il nichilismo sarebbe l’essenza della crisi che ha
investito la civiltà europea moderna, una situazione a cui l’uomo approda in seguito
alla notizia della “morte di Dio”. Questo provoca un senso di spaesamento e di
angoscia in quanto vengono meno tutte le certezze religiose, filosofiche e scientifiche
e tutti i valori vengono svalorizzati. Tuttavia il nichilismo risulta essere una fase di
transizione, infatti la perdita di tutti i valori e di tutte le certezze dell’Occidente
risultano esse l’annuncio di una nuova epoca.
Nietsche affronta questa tematica dividendo tra:
NICHILISMO INCOMPLETO: i vecchi valori vengono distrutti, ma i nuovi
• hanno la stessa fisionomia dei precedenti
NICHILISMO COMPLETO: il nichilismo vero e proprio
•
Quest’ultimo a sua volta si distingue tra:
NICHILISMO PASSIVO: ci si limita a prendere atto del declino dei valori e
• delle certezze.
NICHILISMO ATTIVO: grazie alla Volontà di potenza (modo di vivere del
• Ubermesh, caratterizzato dall’esaltazione di fronte
alla vita e dalla capacità di fronteggiare il nulla e il
vuoto che la morte di Dio porta), si passa dal
momento distruttivo a quello costruttivo. Ci si
rende conto che bisogna ridare un senso al mondo,
essendo comunque consapevoli che non esistono
verità assolute.
Nietsche inoltre afferma che nel mondo non esistono fatti ma solo le interpretazioni
di questi. Il suo atteggiamento prospettico coinvolge anche la persona pensante, che
la filosofia aveva sempre considerata come qualcosa di solido e definito. Con questo
Nietsche vuole dire che esistono molteplici punti di vista sul mondo e quindi nessuna
verità assoluta.
Heiddeger, affrontando questa tematica, fa più volte riferimento a Nietzsche,
affermando tra l’altro che l’espressione nietzschiana “Dio è morto” è la migliore
auto-definizione del nichilismo che, per il filosofo è l’essenza della metafisica. Infatti
in essa viene soppressa la differenza ontologica, cioè la differenza tra l’ente e
l’essere. La metafisica, pur pretendendo di rivolgersi all’essere, si è in realtà rivolta
all’ente, configurandosi come oblio dell’essere in quanto si è dimenticata che essi non
sono la stessa cosa. Nel pensiero di Haiddeger il nichilismo è strettamente connesso
anche alla questione della tecnica. Il filosofo vede la tecnica dell’epoca moderna
come provocazione: l’uomo estrae dalla natura energia che viene poi accumulata in
un fondo, per essere poi utilizzata in base alle proprie esigenze. Questo atteggiamento
può essere pericoloso per l’uomo, in quanto può portarlo a fargli smarrire:
1. LA PROPRIA ESSENZA: l’uomo si limita a raccogliere le risorse
in un fondo e usarle.
2. LA VERITÀ: l’uomo rischia di vedere nella tecnica l’unica forma
di disvelamento dell’essere, quando in realtà è solo
una delle modalità, quella nichilistica.
La tecnica moderna coincide con il nichilismo in quanto riduce al nulla l’essere.
L’uomo infatti riconduce ogni elemento della realtà ad un riserva di energia che deve
essere immagazzinata e sfruttata, perdendone l’essenza.
Un altro importante filosofo il cui pensiero può dirsi nichilista è Schopenhauer. Egli
ritiene che la vita sia caratterizzata dal dolore (dovuto al desiderare continuamente
qualcosa) e dalla noia (subentra nel momento in cui abbiamo raggiunto il desiderio),
causate dalla Volontà di vivere. Essa, l’impulso irresistibile che spinge a vivere tutte
le creature ed essenza del nostro io, si preoccupa soltanto di salvaguardare la specie.
L’unico modo per uscire dal dolore è liberarsi della stessa Volontà, ciò avviene
tramite un percorso che termina con l’ascesi, e che porta alla negazione del mondo.
L’asceta non nega la vita (Schopenhauer è contrario al suicidio), ma il vivere
sottomesso alla volontà di vivere.
Quello che Schopenhauer affermava in filosofia, Leopardi lo ribadiva nelle proprie
opere letterarie. Entrambi infatti sostengono che la vita umana sia caratterizzata dal
dolore e dalla noia. Tuttavia l’artista italiano sostiene che l’uomo soffre perché
impossibilitato a soddisfare non un piacere, ma il piacere, infinito per estensione e
durata. La causa principale di tutta questa sofferenza, mentre per il filosofo è la
Volontà di vivere, per Leopardi è la Natura. È importante comunque sottolineare
come inizialmente essa, nella fase denominata pessimismo storico, abbia un ruolo
positivo in quanto permette alle persone di consolarsi con l’immaginazione e le
illusioni. Soltanto in seguito, nel momento in cui approda al pessimismo cosmico, la
Natura descritta dall’artista può essere identificabile con la Volontà di vivere, in
quanto, anche essa, si preoccupa esclusivamente della propria sopravvivenza, senza
curarsi delle sofferenza delle creature che ha prodotto. Nonostante le premesse
nichilistiche del suo pensiero, nell’ultima sua opera si può comunque cogliere un
messaggio positivo. Egli infatti, nella Ginestra, invita tutti gli uomini, destinati alla
stessa sofferenza, di restare uniti contro la Natura. Essi non potranno migliorare la
loro condizione, ma potranno in qualche modo consolarsi a vicenda e eliminare le
ingiustizie della società.
Un altro artista italiano in cui è maggiormente evidente il carattere nichilistico è
Svevo. Egli infatti nella parte conclusiva della come il
Coscienza di Zeno,evidenzia
destino del mondo sia quello di scomparire. Svevo infatti sottolinea come l’uomo
abbia, da sempre, progettato e costruito ordigni, sempre più tecnologici, che hanno
sovvertito la legge naturale del più forte, garantendo la sopravvivenza anche dei più
deboli. Apparentemente questo fatto risulta positivo, ma, in realtà, ha indebolito
l’umanità, permettendo il diffondersi delle malattie, l’unico modo per ripristinare la
salute e l’equilibrio è forse l’avvento di una catastrofe prodotta dagli stessi ordigni. A
questo punto il passo termina con una profezia: un giorno un uomo come tutti
inventerà un esplosivo potentissimo e un altro, anche egli come tanti, ma forse un po’
più ammalato, lo ruberà e lo porrà nel punto in cui il suo effetto sarà massimo, a
questo punto ci sarà un’esplosione e la Terra ritornerà ad essere una nebulosa, priva
di parassiti e di malattie.