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Storia - Nazismo, nazionalismo, questione ebraica
Italiano - Elsa Morante "La Storia"
Ebrei, perseguitati, catalogati con un numero e uccisi
8 L’antisemitismo nazista fece scuola nelle nazioni sottomesse o conquistate dalla Germania.
Molti Stati praticarono l’esclusione degli ebrei, gli arresti, il parcheggio in campi di
concentramento, infine la collaborazione con le SS per la deportazione nei campi di sterminio. In
Italia, nel 1938, il regime fascista emanò le Leggi in difesa della razza, in Francia nel 1940, il
governo di Vichy promulgò le leggi razziali e, a partire dal 1942, vennero forniti ai nazisti i
contingenti ebrei richiesti per la deportazione. Si stima che fra il 60 e l’80% della popolazione
ebraica europea fu così deportata e sterminata. Poche furono le eccezioni e tra queste la Bulgaria,
dove, sotto la pressione degli intellettuali e dei parlamentari, il re rinunciò a consegnare gli ebrei a
Hitler. Ebrei polacchi durante la deportazione nei campi di sterminio
La Seconda guerra mondiale e le sue conseguenze hanno sconvolto l’identità ebraica.
L’enormità della persecuzione diede a tutti gli ebrei il sentimento di partecipare a un destino orribile
e unico. La coscienza ebraica rimane segnata dal buco nero di Auschwitz.
Con l’ecatombe di Auschwitz inizia un processo di ritorno all’Ebraismo degli ebreo-gentili e il
timore di un annientamento di Israele ha suscitato un legame viscerale in gran parte della diaspora.
E’ il nazismo che, cercando di massacrarlo, ha resuscitato il popolo ebraico. Certo, il sionismo era
in marcia ma non avrebbe probabilmente portato alla creazione dello Stato di Israele se la
persecuzione nazista non vi avesse contribuito.
9 L’ingresso del campo di concentramento Auschwitz/Birkenau
Dalla liberazione dei campi un gran numero di sopravvissuti venuti dalla Polonia o dall’Unione
Sovietica sentì il bisogno di raggiungere la patria ebraica in Palestina. Nel 1947 il battello Exodus,
carico di 4500 emigranti clandestini, ha testimoniato che gli ebrei liberati, respinti di porto in porto,
non accolti da nessuna parte, erano ancora vittime del rifiuto.
Ebrei europei sulla nave verso Israele
La nascita dello stato di Israele
Il 2 agosto del 1947 il Parlamento inglese decise di abbandonare la Palestina. Il cosiddetto problema
palestinese passò quindi alle Nazioni Unite.
L' ONU aveva solo due anni di vita e ben poca esperienza quando, il 29 novembre con la
Risoluzione 181, decise la spartizione della Palestina. Nell'approvare quella Risoluzione non si
tenne in alcun conto della composizione etnica della popolazione del paese, si accettarono le
rivendicazioni nazionaliste avanzate dal movimento sionista sulla Palestina e si cercò, inoltre, di
risarcire gli ebrei dell'Olocausto nazista in Europa.
10 Lo Stato di Israele venne creato il 14 maggio del 1948.
David Ben Gurion, guida del movimento sionista dalla metà degli anni Venti fino ai tardi anni
Sessanta, fu il vero padre del neo Stato ebraico.
Per il mito sionista esisteva solo una terra senza popolo, niente più che un deserto che i pionieri
israeliani hanno reso fertile; in realtà alla fine del XX secolo 3.400.000 palestinesi furono privati
della loro terra. Per i dirigenti di Israele costoro furono dall’inizio dei “rifugiati” senza nome, poi
degli arabi che avrebbero potuto trovare la loro terra altrove, in Giordania, in Egitto, in Libano.
L’idea sionista è nata come reazione all’antisemitismo europeo e la conseguenza storica
dell’antisemitismo nazista fu di permettere allo Stato di Israele di esistere.
Israele porta in sé la Shoah che legittima tutte le sue azioni. Il richiamo del martirio passato occulta
il calvario presente del popolo palestinese.
Molti intellettuali ebrei si sono chiesti se fosse giusta la vittoria di questo nazionalismo, concentrato
su uno stato e, fra questi, Albert Einstein, sionista, espresse le sue preoccupazioni:
“...il modo in cui concepisco la natura essenziale del giudaismo resiste all'idea di uno stato
ebraico, con delle frontiere, un esercito e una certa misura di potere temporale. Ho paura dei danni
interni che questo porterà al giudaismo e soprattutto ho paura dello sviluppo del nazionalismo
nelle nostre stesse file […] Un ritorno ad una nazione, nel senso politico del termine, equivarrebbe
a distogliere l'attenzione dallo spiritualismo della nostra comunità. Il sionismo è criticabile non
solo come qualunque ideologia nazionalista, ma anche perché il suo esito (la creazione di uno stato
ebraico) non è possibile se non con l'espropriazione dei palestinesi”.
All’universalismo è succeduto l’ebreocentrismo. L’universalismo astratto era cieco rispetto alle
realtà nazionali, culturali, religiose. Il messianismo sionista si è riassorbito in un nazionalismo
integralista. Il timore comprensibile dell’antisemitismo diventa ossessivo e tende a occultare il
razzismo antiarabo.
Israele ha ritrovato un Paese e, facendolo suo, è il palestinese a esservi diventato straniero. Ha
provocato l’esilio di migliaia di palestinesi rinchiusi nei campi di rifugiati o costretti alla diaspora
nel mondo. Nakba, la catastrofe palestinese
La Risoluzione n° 181 dell'ONU, aveva incorporato nello Stato ebraico le terre più fertili, oltre a
400 (su circa 1000 ) villaggi palestinesi. Gli arabi palestinesi non potevano accettare questa
decisione. Questo rifiuto permise a Ben Gurion di affermare che il piano ONU era lettera morta,
tranne per quelle clausole che riconoscevano la legalità dello Stato ebraico in Palestina. “I suoi
confini saranno decisi con la forza e non con la Risoluzione di spartizione e lo stesso sarebbe stato
per il destino degli arabi che vivevano lì”, dichiarò Ben Gurion.
Iniziò così, nel 1948, la prima guerra arabo-israeliana. Alla fine della guerra, più di metà della
popolazione palestinese originaria, quasi 800.000 persone, era stata sradicata, 531 villaggi distrutti e
11 quartieri urbani svuotati dei loro abitanti. Il piano che i dirigenti sionisti avevano deciso nel
marzo 1948, e soprattutto la sua sistematica attuazione nei mesi successivi, fu un caso lampante di
un'operazione di pulizia etnica, quello che i palestinesi chiamano Nakba (catastrofe), considerata
oggi dal diritto internazionale un crimine contro l'umanità.
Chi avrebbe potuto pensare che dopo secoli di umiliazione e ingiustizie, dopo il caso Dreyfus, il
ghetto di Varsavia, Auschwitz, i discendenti di questa terribile esperienza avrebbero fatto subire ai
palestinesi occupati altre umiliazioni e ingiustizie?
Le guerre e l'intifada
Con la guerra del 1948, Israele conquistò altra terra palestinese , oltre a quella assegnata dall'ONU,
arrivando sostanzialmente ai confini attuali. Mentre con la guerra del 1967 è iniziata l'occupazione
del territorio palestinese, con l'annessione di Gerusalemme. Quell'occupazione che da allora soffoca
i palestinesi. Nel 1956 i palestinesi costituirono un movimento di liberazione (Al-Fatah) capace di
collaborare con le forze armate degli stati arabi e di muovere azioni di guerriglia nel territorio
11 israeliano.
Nel 1967 scoppiò la crisi internazionale intorno al controllo del golfo di Aqaba, innescato da
Nasser, presidente dell’Egitto. Appoggiato dall’Unione Sovietica, Nasser, annunciò il blocco delle
navi che attraversavano il golfo di Aqaba per rifornire Israele. Lo Stato ebraico rispose con la forza
e l'attacco passò alla storia come la guerra dei 6 giorni: il 10 giugno le offensive erano già
terminate. Ma le ferite aperte furono gravissime: lo scontro all'interno del territorio palestinese si
trasformò in guerriglia permanente, con una militarizzazione molto estesa del movimento di
liberazione arabo e un ricorso alla rappresaglia indiscriminata e violentissima.
Nel 1969 nacque l'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) sotto la guida di Yasser
Arafat.
Intanto anche il Libano, con il bombardamento di Beirut nel 1968 per opera dell'aviazione
israeliana, entrava nella spirale di guerra del Medio Oriente.
All'inizio del 1980 Israele invase il Libano meridionale coinvolgendo nella controffensiva anche i
territori palestinesi e proclamò Gerusalemme capitale dello stato. I fatti si complicarono per gli
intrecci tra scontri locali e religiosi con le questioni di politica internazionale e di supremazia
nell'area. Il massacro di Sabra e Shatila (settembre 1982) - un campo di profughi palestinesi alla
periferia di Beirut - ad esempio è stato compiuto da truppe dell'esercito cristiano-libanese ma con la
complicità dell'esercito israeliano, guidato tra gli altri da Sharon, che aveva il controllo dei campi.
I morti furono migliaia, uomini, donne, bambini, la notizia del massacro fece il giro del mondo e
nello stesso Israele, il movimento pacifista portò in piazza 400.000 persone. Nel 1987 ebbe inizio
la prima intifada (rivolta). Il resto è storia recente, con la progressiva istituzionalizzazione dell'OLP
e i decisivi accordi, con la mediazione USA, della prima metà degli anni '90 (1994, autonomia a
Gaza e Gerico). L'assassinio del primo ministro israeliano Rabin e i continui problemi di
coesistenza sono sfociati nei primi mesi del 2000 nella ripresa gravissima dello scontro militare,
cercato e alimentato dal governo Sharon. Si tratta della Seconda Intifada, cui sono seguiti attentati e
conferenze di pace, parziale applicazione dell'autonomia amministrativa nei territori palestinesi.
Come nella prima intifada, le principali armi usate dai palestinesi furono i sassi ma non mancarono
gli attentati terroristici da parte dei gruppi estremisti palestinesi. Questi attentati hanno provocato
morti tra la popolazione civile israeliana.
Nel dicembre 2008, a seguito di una serie di lanci missilistici effettuati dalla striscia di Gaza e che
hanno provocato in otto anni circa 15 morti e alcune centinaia di feriti, Israele ha lanciato una
durissima offensiva militare denominata "piombo fuso". L'attacco ha provocato 1203 vittime tra i
palestinesi - tra cui 450 bambini - e oltre 5000 feriti; mentre i morti dell'esercito di Tel Aviv sono
stati dieci e tre i civili. L'Onu ha condannato l'aggressione con la risoluzione 1860 dell’8 gennaio
2009. Il Muro
Per rispondere alla seconda intifada con i suoi sanguinosi attentati, Israele ha iniziato la costruzione
del muro o barriera di separazione. Una costruzione fatta di cemento e filo spinato alta fino a 9
metri. Ufficialmente serve ad impedire ogni intrusione di terroristi palestinesi in Israele, ma il
percorso non segue il confine ufficiale in quanto la "linea verde" ,che dal 1967 separa Israele dalla
Cisgiordania, è lunga 340 km e la linea del Muro è invece di 750 km, perché entra costantemente in
Palestina per comprendere colonie, terra fertile e zone ricche d'acqua.
Nel luglio 2004 la Corte Internazionale dell'Aja ha stabilito che la costruzione del muro da parte di
Israele nei Territori palestinesi, all'interno e intorno a Gerusalemme Est è contraria alla legge
internazionale e pertanto Israele deve porre fine alla sua violazione del diritto internazionale.
Tredici giorni dopo l'Assemblea Generale dell'ONU ha imposto ad Israele di uniformarsi al diritto
internazionale. Israele, ad oggi, rifiuta di adempiere all'obbligo. La costruzione del muro non si è
fermata così come continua inarrestabile, da parte di Israele, l'espropriazione di terra palestinese per
permettere la creazione di nuovi insediamenti, le colonie, nella poca terra rimasta. L 'assurda
particolarità di questa barriera risiede nel fatto che non è un muro di separazione tra due Stati, come
accade per gli altri Muri Famosi: questo Muro rinchiude in una prigione a cielo aperto milioni di
persone.
Gli israeliani possono entrare in Palestina e la occupano, di fatto, dal 1967 limitando il movimento
12 dei palestinesi nella loro terra con oltre 600 checkpoint sulle strade interne e all'ingresso dei
villaggi.
Nel 1948 è stato creato lo stato di Israele sul 56% della Palestina storica, mentre alla Cisgiordania e
a Gaza veniva assegnato il 44%. Ora, dopo il Muro, Israele ha l'89% di quel territorio, mentre ai