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poteri a Hitler cosi furono create le basi per una dittatura
nazionalsocialista e per la costruzione dello stato totalitario.
L’ascesa al potere del nazismo fu resa possibile dall’appoggio dei
militari e della grande borghesia. La propaganda nazionalsocialista
era destinata ad avere un effetto travolgente. Il volto più aggressivo
e distruttivo del movimento nazista si manifestò con la notte che
passò alla storia come la “notte dei lunghi coltelli”, Hitler fece
massacrare tutti i capi dell’ala sinistra del partito. Successivamente
aggiunse alla carica di cancelliere quella di capo dello stato e di
capo supremo delle forze armate, assumendo il titolo di “fuhrer”,
cioè di capo carismatico. La Schutz-Staffeln, i reparti militari, e la
Gestapo, la polizia tedesca, seminavano terrore con azioni di
inaudita ferocia che costrinsero alla fuga importanti esponenti
culturali come lo scienziato Albert Einstein. Furono distrutti tutti i
libri e gli scritti non tedeschi.
La dottrina di Hitler esaltava il nazionalismo e la superiorità della
razza. L’obiettivo era di cancellare la sconfitta rimediata nella prima
guerra mondiale e ridimensionare il trattato di Versailles riportando
la Germania ad essere una grande potenza planetaria. Secondo
Hitler una delle minacce più gravi erano gli ebrei. Ma oltre i motivi
razzisti c’erano quelli di natura economica, infatti la grande
industria tedesca aveva bisogno di denaro e le banche erano in
gran parte controllate da ebrei, furono cosi visto come gli oscuri
manovratori dell’economia e della finanza. Con le leggi di
Norimberga gli ebrei furono privati di tutto e insieme ai dissidenti
politici furono portati nei campi di concentramento. Di questi oltre il
90% furono uccisi soprattutto dopo che Hitler dette inizio alla
soluzione finale ordinando lo sterminio di tutti gli ebrei, per questo
furono allestiti veri e propri campi di sterminio come quello di
Treblinka in cui si faceva uso di gas letali. Uno dei campi di
concentramento più famosi era quello di Auschwitz dove sul
cancello campeggiava la scritta il lavoro rende liberi e si
producevano carburante e gomma sintetica con il lavoro di 10000
prigionieri. Queste spietate repressioni rappresentavano un regime
che puntava alla completa sottomissione degli individui e uno degli
strumenti fondamentali fu l’educazione. La scuola era finalizzata
alla formazione di una gioventù devota al regime: i maschi erano
addestrati militarmente, mentre le femmine erano preparate alla
maternità. I mezzi di comunicazione di massa e le parate militari
esaltavano la gente e cosi garantivano il pieno consenso.
In Italia con Benito Mussolini si affermò il Partito nazionale fascista.
Il fascismo seppe sfruttare sia il vuoto politico lasciato dalla crisi
storica della classe dirigente liberale, sia le contraddizioni del
movimento socialista. Con abilità seppe dar voce al malessere e al
risentimento dei ceti medi nei confronti dello stato. L’impresa di
Fiume rappresentò una prova di forza del movimento nazionalista e
anche la fragilità delle istituzioni liberali italiane, mostratesi
incapaci di fronte all’azione compiuta da D’Annunzio, il quale rimase
padrone di Fiume per più di un anno. Mussolini, avendo l’appoggio
di una parte consistente della borghesia organizzò la marcia su
Roma. Le squadre fasciste ebbero il consenso di Vittorio Emanuele
III che affidò a Mussolini il compito di formare un nuovo governo,
costringendo Facta alle dimissioni. Il volto autoritario del fascismo
maturò operando un ridimensionamento del parlamento e
concentrando le leve di comando tutte nel capo di governo.
Strumenti fondamentali del fascismo furono il Gran consiglio, che
sostituì il parlamento in alcune funzioni, e la Milizia volontaria per la
sicurezza nazionale, braccio armato del partito. Mussolini consolidò
la dittatura dichiarando illegali tutti i partiti tranne quello fascista e
fu instaurato il tribunale speciale per perseguire l’opposizione. Le
ripercussioni della crisi mondiale in Italia determinarono
modificazioni del sistema economico. Il governo fascista impose un
sistema economico centralizzato nel quale lo stato gestiva intere
banche produttive e controllava il sistema bancario. Negli stessi
anni il regime accentuò l’intervento nelle opere pubbliche e rafforzò
l’apparato militare per accrescere il prestigio italiano sul piano
internazionale.
Inoltre per un più dettagliato controllo della società lo stato fascista
decise di inquadrare la gioventù in organismi di massa che avevano
la funzione di formazione paramilitare, nelle scuole fu adottato il
testo unico di stato e tutte le forme di propaganda erano al servizio
del regime. Mussolini conquistò l’Etiopia per rinvigorire il consenso
popolare, incrinato dagli interventi economici che avevano colpito le
classi inferiori, e per aprire nuovi mercati. In Europa Mussolini mirò
a trovare una collocazione che rendesse prestigio all’Italia negli
equilibri internazionali ed accrescere l’influenza italiana nell’area
balcanica. La guerra d’Africa ebbe l’effetto di peggiorare i rapporti
con Inghilterra e Francia nel contempo determinò un inevitabile
avvicinamento con la Germania nazista. L’asse Roma-Berlino,
stabilito con accordi che prevedavano una comune politica estera,
sanciva la fine del sistema di equilibrio e l’inizio si una nuova fase
fondata sulla costituzione di un blocco di stati fascisti desiderosi di
imporre la loro supremazia nel mondo.
STORIA DELL’ARTE
L’ARCHITETTURA FASCISTA
L’architettura fascista fu senza ombra di dubbio favorita dall’elevato
numero di opere pubbliche le quali, realizzate dal regime, ne
testimoniavano l’incisiva e concreta presenza all’interno del paese.
Questa nuova scuola intendeva abolire totalmente ogni sorta di
legame col passato recuperando però alcuni elementi classici
rendendoli in chiave nazionalistica. Nello stesso tempo voleva
contrapporre allo stile di vita borghese, quello eroico e collettivo. Il
regime fascista diede il via alla progettazione di aree urbane, alla
costruzione di edifici e nuove città come Littoria ( l’attuale Latina),
Pomezia, Sabaudia ed Aprilia. Alcune di queste opere hanno pura
funzione propagandistica, altre rappresentano dei capolavori ed
altre ancora degli scempi. Gli edifici eretti in quegli anni avevano
un’immagine gelida e cupa seppur grandiosa, a causa di forme
geometriche come il cubo e il cilindro, il contrasto dei bianchi e dei
neri e l’assenza di decorazioni. Lo scopo principale dell’architettura
era quello di incanalare il gusto popolare in un’estetica che fosse lo
specchio fedele del regime fascista. Il miglior architetto di quel
periodo era Marcello Piacentini. La sua opera più prestigiosa è il
palazzo di giustizia a Milano completamente rivestito di marmo, con
ampie e lunghe finestre. Ogni elemento della costruzione doveva
essere legato ad un’ideologia propagandistica.
ITALIANO
GABRIELE D’ANNUNZIO
Gabriele D'Annunzio partecipa alla guerra come volontario e compie
rischiose e spettacolari imprese come il volo su Vienna con lo scopo
di gettare manifestini tricolori sulla capitale austriaca. Aderisce al
fascismo, ma Mussolini lo tiene lontano dalla politica attiva. Oltre
che all'attività letteraria, negli ultimi anni si dedica a trasformare la
villa del Vittoriale nel museo della sua vita e delle sue imprese e la
lascia in dono allo stato.
Individuando nell’arte l’unico valore autentico e fondamentale
dell’esistenza, D’Annunzio abolisce ogni separazione fra arte e vita.
La connessione fra arte e vita rappresenta una costante
fondamentale nell’opera di D’Annunzio e i suoi effetti risultano
ingigantiti da una tendenza esibizionistica, questi aspetti hanno
condizionato il giudizio critico della sua produzione letteraria. Per
D’Annunzio è l’arte a fornire le aspirazioni e gli ideali ai quali lo stile
di vita dell’artista deve conformarsi. D’Annunzio riesce a elaborare
una complessa immagine pubblica di se stesso la cui diffusione ha
effetti positivi sia sulla vendita dei suoi libri sia su quello della
popolarità degli interventi giornalistici. Questo pubblico viene
individuato da D’Annunzio nella piccola borghesia mediamente
colta che, pur essendo uno dei bersagli polemici dell’artista, risulta
attratta dal modello di vita dannunziano. D’Annunzio propone la
figura del poeta come modello imitabile per tutti e autorizza che la
sua opera possa essere ripetuta nella vita quotidiana. Riesce a
sfruttare tutti i campi di comunicazione allora utilizzabili, pubblica i
suoi romanzi in anteprima sui giornali perché consente agli autori
immediati guadagni oltre a fornire una rapida popolarità e stabilisce
importanti rapporti con i maggiori editori del tempo che pubblicano
i suoi romanzi assicurando ingenti diritti d’autore. Inoltre le opere di
D’Annunzio vengono pubblicate per tutte le fasce di mercato:
raffinate edizioni di lusso per una fascia alta di lettori ma anche
edizioni economiche per un pubblico più vasto e popolare.
Fondamentale nella carriera letteraria di D’Annunzio è poi l’incontro
con la filosofia di Nietzsche da cui trae il concetto di superuomo che
presuppone il concetto di “morte di Dio” a cui corrisponde la nascita
e la formazione di un nuovo modello umano che sarà in grado di
esercitare la volontà di potenza imparando a fare a meno di Dio.
D’Annunzio trova la dottrina nicciana adatta e simile alla propria
visione del mondo e dell’arte da farla propria, ma adatta il concetto
nicciano secondo le proprie aspirazioni di uomo-politico e di
nazionalista. L’opera di D’Annunzio si inquadra nel decadentismo.
Svariati sono i motivi da cui trae ispirazione. Innanzitutto gli aspetti
arcaici e primitivi della società, permeati di elementi di tipo mistico
e superstizioso collegabili alla sua terra d’origine, l’Abruzzo, e a cui
non è estranea una certa influenza della letteratura verista. Un altro
elemento è rappresentato dall’estetismo a cui si aggiunge
l’esaltazione eroica delle proprie azioni pubbliche e private.
A soli diciannove anni pubblica due volumi, una di poesie e una di
novelle.
La raccolta poetica è intitola Canto novo formata da 63 liriche. I
versi offrono spazio a una natura esuberante di colori in cui il poeta
immerge la propria giovinezza e una vitalità irrefrenabile e istintiva.
La raccolta di novelle è intitolata Terra vergine. Ambienta le novelle
nell’ambiente contadino dell’Abruzzo. È un mondo primitivo e
violento, che l’autore mette in scena attraverso vicende di
drammaticità. Dopo scrive Il piacere, un romanzo scritto in terza
persona ed è contrassegnato da una forte componente
autobiografica. Il culto della bellezza e la ricerca del piacere
rappresentano le caratteristiche principali del protagonista. Accanto
a quella del protagonista si pongono le figure di Elena e Maria,
donne molto diverse tra loro, che impersonano le due facce opposte
della femminilità: la prima è la donna fatale dalla sensualità
prorompente; la seconda è la donna colta, appassionata e dolce.
Nel romanzo è presente un flashback iniziale che ripercorre la
passata storia d’amore tra il protagonista ed Elena. D’Annunzio
avverte un momento di stanchezza verso l’estetismo e va verso una
fase in cui si fa più marcata l’influenza del simbolismo che si
esprime nella ricerca di un senso della realtà, a questa fase si
legano il romanzo L’innocente e la raccolta di liriche Poema
paradisiaco. L’Innocente è la confessione di un infanticidio compiuto
dal protagonista, un uomo nevrotico e dalla personalità instabile. Il
romanzo non rappresenta un ambiente, ma scava all’interno della
psicologia del protagonista e dei suoi familiari. Il Poema Paradisiaco
è diviso in tre sezioni in base ai loro temi: nella prima sezione viene
cantato il distacco dal passato e dagli amori ormai finiti; la seconda
sezione è dedicata alla malinconia che nasce da questo distacco;
nell’ultima sezione raccoglie le liriche della rinascita, del recupero
dei semplici valori della vita e dei buoni sentimenti. Ciascuna