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Sintesi

Introduzione Musicoterapia, tesina



Questa tesina descrive la musicoterapia. Durante l’anno scolastico 2013/2014 è stato proposto alla nostra classe, V A, del Liceo delle Scienze Sociali “E. Trebbiani”, uno stage relativo agli studi compiuti per aiutarci a comprendere le possibili offerte formative ai fini di un inserimento lavorativo in ambito socio-sanitario e/o socio-assistenziale. E’ stato deciso, in accordo con le docenti di Scienze Sociali Marzia Galletti e di Filosofia, Anna Rita Siliquini, di trattare e vivere in maniera esperenziale l’efficacia delle terapie riabilitative – alternative e le strutture di riferimento, pianificando lo stage in due momenti : il primo, teorico, relativo alla presentazione di centri diurni riabilitativi e delle terapie adottate da professionisti del campo; il secondo, pratico, relativo alla concretizzazione di quanto appreso.

Tesina monografica sulla musicoterapia
Estratto del documento

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La filosofia che il servizio persegue é quella di prevedere varie attività in maniera che

ogni ragazzo possa essere impegnato in quelle più adatte in relazione alla sua

condizione ed anche più gradite. Ogni utente

sulla base del proprio progetto individualizzato

partecipa ad attività di laboratorio e ad attività

educative e ricreative. In questo modo é la

struttura che si adegua alle esigenze del ragazzo e non viceversa. Infine, la responsabile

del centro diurno “L’orto di Paolo”, Sabina Giannini, ha illustrato le attività ed i

laboratori della struttura, in cui sono accolti soggetti affetti da autismo e disturbi

pervasivi dello sviluppo o con gravi problemi di comunicazione e cognitivi. Sul modello

della Farm Community , sono condotte attività finalizzate all’acquisizione di

competenze per il raggiungimento dei migliori livelli possibili di autonomia personale, di

interazione sociale e di inserimento nel mondo dell’occupazione e del lavoro. Nel

secondo incontro abbiamo invece approfondito

il concetto di disabilità e di autismo insieme alle

psicologhe Pierangela Vallese e Sabina Giannini, Debora Coradazzi presidente

dell’associazione Magica – Mente e Velia de Regis, presidente dell’associazione per la

tutela dei diritti della disabilità, ANIEP. L’ ANIEP nasce nel 1957 e presente a livello

nazionale, è un’associazione che si occupa della promozione e della rappresentanza dei 31

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diritti sociali e civili dei disabili per assicurare anche a loro quello che la Costituzione Pagina

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prevede per tutti i cittadini. Nel corso di più di mezzo secolo ANIEP ha fatto uscire gli

invalidi dagli istituti e dagli ospizi, ha promosso tutta la legislazione per gli handicappati:

inserimento scolastico, lavoro, barriere architettoniche, prestazioni economiche e

riabilitazione, secondo il principio del massimo di socializzazione e del minimo di

assistenza. Oltre a questo impegno istituzionale, ANIEP si occupa degli aspetti giuridici e

assistenziali del problema: attività di consulenza, sostegno alle famiglie dove vivono

handicappati gravi, cooperative di lavoro, soggiorni estivi. Ma le leggi non bastano.

L’attuale presidente, Velia de Regis, anch’ella disabile fisicamente, ha inoltre fornito una

definizione di “disabile” lontana dai

soliti stereotipi, affermando che “ la

disabilità riguarda tutti, poiché ogni

persona ha delle capacità che devono esser sviluppate e delle lacune che possano esser

colmate, almeno in parte ”. Debora Coradazzi, presidente dell’associazione Magica-

Mente, ci ha poi esposto le problematiche inerenti le condizioni di vita dei malati

mentali, dei soggetti affetti da sindrome di Down e da autismo.

Quest’ultima si è particolarmente soffermata sulle

problematiche relative al disturbo neuro-psichiatrico

dell’autismo. L’autismo è fondamentalmente una

forma particolare di situarsi nel mondo e, per lo 31

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tanto, di costruirsi una realtà. Associato o non a delle cause organiche, l’autismo è

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riconoscibile dai sintomi che impediscono o pongono delle serie difficoltà al bambino

nel suo processo di entrata nel linguaggio, nella comunicazione e nel vincolo sociale. Le

stereotipie, le ecolalie, l’assenza di linguaggio, i soliloqui, l’aggressività rivolta su di sé,

l’insensibilità al dolore o l’assenza di sensazione del pericolo sono alcuni dei sintomi che

mostrano l’isolamento del bambino o dell’adulto dal mondo che lo circonda e la sua

tendenza a bastarci a sé stesso. Tale associazione mira all’integrazione, promuove

l’educazione specializzata, l’assistenza sanitaria e sociale e la tutela dei diritti civili a

favore delle persone autistiche affinchè sia loro garantito il diritto inalienabile ad una

vita libera, nel rispetto della loro dignità. Nel terzo incontro sono stati presentati i

laboratori specifici e i peculiari interventi sulle terapie a mediazione artistica come la

musicoterapia e la teatroterapia. Marta Luzi, responsabile del laboratorio teatrale del

Colibrì e Katiuscia Triberti, sua collaboratrice, ci hanno illustrato dettagliatamente come

la teatroterapia agisca in diverse situazioni con finalità di prevenzione, riabilitazione e

cura di alcuni disturbi psichici. La teatroterapia con persone con disabilità si concentra

sull’aspetto riabilitativo ed educativo, prestando attenzione al percorso e al processo

teatrale più che al risultato. Essenziale è la funzione del gruppo, in cui si scopre e svela la

propria identità, creatività e libera espressione di sé. La teatroterapia utilizza il teatro

per aumentare l’autostima e la conoscenza di sé, per riconoscere i propri limiti e le

proprie capacità positive, per collaborare in gruppo attraverso esercizi su corpo, voce, 31

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movimenti, uso dei colori, ascolto, percezione della natura e percezione dei movimenti Pagina

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del proprio corpo, si mira a sviluppare e potenziare le abilità espressive e creative di

ognuno. La teatroterapia favorisce la cultura del non-giudizio, del rispetto dell’altro e dei

diversi tempi e modi di agire, pensare ed essere. Tale disciplina può essere considerata

come una modalità privilegiata di contenimento, di analisi e rielaborazione delle

emozioni: il processo artistico, opportunamente utilizzato, consente l’espressione e la

trasformazione dei vissuti personali. Consente a ciascun partecipante di conoscere il

proprio corpo e la propria creatività senza giudicare se stesso e gli altri, di cogliere le

mille sfumature che la libera espressività ha in ogni individuo, di scoprire il valore della

diversità e le potenzialità insite in ciascuno: potenzialità che possono essere portate alla

luce da discipline a mediazione teatrale e corporea. Il laboratorio di Teatroterapia

permette, inoltre, di riconoscere i propri limiti e quelli altrui, imparando non solo ad

accettarli, ma anche a servirsene come strumento di crescita personale. Una delle

funzioni e degli obiettivi della teatroterapia è di permettere “l’unità nella diversità”,

ossia realizzare l’unità fra i componenti del gruppo

preservando l’identità differenziata di ciascuno,

attraverso la cultura del rispetto e del non-giudizio. 31

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Alcune precisazioni “pratiche”

I gruppi possono essere costituiti da un minimo di 6 ad una massimo di 14 partecipanti.

La durata di ogni seduta di teatroterapia è di circa 1 ora e 30 minuti, una volta alla

settimana.

Durante il quarto incontro, avvenuto con il musicoterapeuta del centro diurno Il Colibrì,

Attilio Migliorati, noi alunni abbiamo potuto ben comprendere l’importanza della

musica applicata ad un terapia riabilitativa. Infatti le applicazioni terapeutiche della

musica stanno sempre più sviluppandosi. Il concetto di musicoterapia è molto ampio, si

riferisce ad ambiti operativi profondamente differenti tra loro e ha molte diverse

definizioni, la più frequente è quella del NAMT (Associazione Nazionale per la

Musicoterapia):

“ la musicoterapia è una tecnica, mediante la quale varie figure professionali, attive nel

campo della educazione, della riabilitazione e della psicoterapia, facilitano l’attuazione

di progetti di integrazione spaziale, temporale e sociale dell’individuo, attraverso

strategie di armonizzazione della struttura funzionale dell’handicap, per mezzo

dell’impiego del parametro musicale; tale armonizzazione viene perseguita con un

lavoro di sintonizzazioni affettive, le quali sono possibili e facilitate grazie a strategie

specifiche della comunicazione non verbale ”. 31

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Lo sforzo è quindi quello di cercare, o di favorire un’armonia interna della persona,

sintonizzandosi con essa, per consentire l’istaurarsi di una qualche forma di relazione. Si

tratta, pertanto, di una modalità tesa a

favorire la costruzione di relazioni e proprio in

questo essa si connota come terapeutica.

Laddove la comunicazione dell’altro sia

interrotta, come nel caso dell’handicap più grave, è necessario compiere un grande

sforzo, in termini di competenza e umanità, per cogliere il senso

profondo di una possibilità relazionale nascosta e spesso

apparentemente impossibile. L’amorevolezza indispensabile per

questo processo è stata, molto efficacemente, paragonata a quella necessaria alla

ricostruzione del senso originario di un’opera d’arte. La potenza della musica inoltre sta

nel creare un nuovo linguaggio, ma anche nella capacità di attirare l'attenzione laddove

è molto difficile. Riesce poi a stimolare le aree ritmiche del cervello e di conseguenza

anche risposte motorie e riflessi. Sembra infatti che, nel caso di soggetti disabili,

l'aspetto più difficoltoso sia catturare l'attenzione e far si che venga

mantenuta per un determinato lasso di tempo. La musica, a tal

proposito, è riuscita nell'intento, mentre la medesima cosa non è

accaduta sperimentando altre metodologie didattiche. 31

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Infine, nell’ultimo incontro i rappresentanti del laboratorio Minimo Teatro, che nasce

nel 1989 come Associazione Culturale tesa all’allestimento e alla promozione di eventi e

spettacoli teatrali, hanno illustrato il progetto MeTe il quale mira, attraverso l’arte,

all’integrazione sociale tra normodotati e diversamente abili. In tale progetto un ruolo

importante è occupato dalla danza, intesa come terapia alternativa. La danzaterapia

promuove la trasformazione dei “NO” del corpo in successivi “SI” del corpo. Attraverso

la danza e il setting altamente contenitivo indispensabile per una corretta applicazione

della metodologia, il corpo diventa protagonista e le zone dimenticate tornano alla luce

per cercare un dialogo con il limite, lo spazio, la musica, e l’altro, che sta tentando di

esprimersi. Tale viaggio,per entrambi i soggetti , diviene scambio di diverse abilità,

messe in equilibrio. 31

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3. IL CONCETTO DI “NORMALITÀ”

Nell’affrontare il problema della normalità è necessario definire prima di tutto cosa

significa il termine normale.

Infatti della normalità si può avere una concezione molto diversa a seconda del

contesto, della cultura, della nostra visione del mondo. In prima istanza possiamo

definire quattro modelli di normalità:

 normalità come assenza di sintomi in questo caso la nostra attenzione va

soprattutto alla patologia e definiamo il normale come una classe residua, sono

normali tutti quelli che non manifestano alcun disturbo, o i cui disturbi non

sono comunque gravi

 normalità come utopia cioè come funzionamento ottimale o ideale delle

proprie potenzialità umane. E’ un concetto al limite in quanto nessuno può

incarnare una perfetta riuscita esistenziale

 normalità come media statistica in termini psicologici questa visione della

normalità può essere considerata come un appiattimento della personalità

umana, un conformismo, un’eccessiva adeguazione alle norme

 normalità come processo che si svolge nel tempo attraverso i compiti e le

relazioni umane. In questa ottica sono soggetti più sani quelli che sono in grado

di trovare un maggior numero di soluzioni congrue alle difficoltà incontrate

nell’arco della vita. 31

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