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Sintesi
Geografia: i buchi neri;

Filosofia: Sigmund Freud (l'inconscio);

Storia dell'arte: l'ignoto oltre noi.
Estratto del documento

fatto prima incomprensibile alla lista di quelli spiegati, se ne aggiungono altri al

regno dell’ignoto. Le domande senza risposta sono infinite: chi siamo? Che fine

faremo? Da dove veniamo? Perché siamo qui? Perché ce lo domandiamo? Ognuno,

prima o poi, deve sbattere la faccia sul muro dell’ignoto. Qualunque domanda e

qualunque risposta non è che gettare una pietra che fino a poco prima era custodita

in tasca, per vedere se esiste qualcosa dietro il muro, un voler esplorare il nostro

esserci, cercando di capire se il muro è da scavalcare, da continuare a costruire, da

abbattere o da seguire con la mano poggiata sui mattoni, come fosse il recinto che ci

tiene fuori da tutto ciò che non conosciamo. Tale muro può essere la nostra

protezione dal fuori, o il nostro luogo di prigionia, il tarlo o la visione dell'infinito-

indefinito, il limite e il principio di ogni possibilità. E l'esistenza stessa si snoda

attraverso il significato che quotidianamente assegniamo a quel muro, e alla volontà

di ognuno di dare una sbirciatina oltre o voltare le spalle e andare fischiettando alla

scoperta di altre strade.

Ho deciso, quindi, di affrontare questo tema attraverso la scienza, che ha sempre

cercato di dare un’interpretazione razionale e critica, la filosofia, che da sempre

s’interroga su ciò che va oltre la nostra conoscenza diretta delle cose, e l’arte, il

tentativo di dare forma e colore a ciò che non conosciamo o che ci affascina.

L’IGNOTO NELL’UNIVERSO FUORI DI NOI: I BUCHI NERI

Un buco nero è un fenomeno cosmico molto studiato ma che lascia aperte ancora

tantissime incognite. Ciò che più stimola la nostra fantasia è il fatto che la sua esistenza e le

sue caratteristiche sfidano il nostro senso comune e la percezione che noi abbiamo del

tempo e dello spazio.

Una stella con il doppio della massa del sole collasserebbe in modo estremo riducendosi a

una stella super densa con il diametro della città di New York: una stella di neutroni. La

massa di tale corpo celeste sarebbe talmente elevata che un “cucchiaio” di materia

prelevata da una stella di neutroni peserebbe cento tonnellate.

Ma cosa succede a stelle più grandi, di massa cinquanta volte maggiore a quella del sole?

Queste possono esplodere sotto forma di supernova lasciando una stella di neutroni, poi,

però continuerebbero a restringersi fino a ridursi ad un punto infinitamente piccolo ma

con una gravità estremamente elevata: è dove finisce lo spazio, è un buco nero.

Un buco nero è un corpo celeste estremamente denso, tanto da avere una massa

superiore di quella del Sole di cento milioni di volte pur avendo un estensione puntiforme,

dotato di un'attrazione gravitazionale talmente elevata da non permettere

l'allontanamento di alcunché dalla sua superficie. Tale superficie ideale è denominata

orizzonte degli eventi ed è delimita una zona al cui interno la velocità di fuga (la minima

velocità che un oggetto posto alla distanza R deve avere, per poter sfuggire all'attrazione

gravitazionale di un corpo astronomico) è superiore a quella della luce che, secondo la

teoria della relatività, non può essere superata. Dunque, poiché neanche la luce riesce a

fuggire da quest'orizzonte, l'oggetto celeste risulta

invisibile: la sua presenza può essere attestata solo

indirettamente.

È possibile scoprire la zona in cui si trova un buco nero

grazie a comportamenti anomali di stelle ordinarie che

potrebbero essere vicine all’orizzonte degli eventi di un

buco nero. Ad esempio, la polvere e i gas emessi dagli

strati superficiali di queste stelle potrebbero cadere oltre

l’orizzonte ed essere accelerati a velocità prossime a quelle della luce. A simili velocità gli

attriti interni all’enorme gorgo di materia che precipita nel buco nero generano un’enorme

quantità di calore, che fa sì che il pulviscolo stellare brilli, emettendo luce visibile e raggi X.

Sono proprio queste radiazioni che avvengono al di fuori dell’orizzonte degli eventi a

permettere di individuare i buchi neri.

Tuttavia, quello della loro identificazione non è l’unico interrogativo che riguarda i buchi

neri, infatti a tutt'oggi non è possibile conoscere lo stato della materia interna di un buco

nero: tutto ciò che finisce in un buco nero ridotto a dimensioni infinitesimali, la materia

come noi la conosciamo non esiste più.

Tra gli altri effetti fisici associati ai buchi neri, poi, vi è il rallentare dello scorrere del tempo

all'aumentare del campo gravitazionale fino ad arrestarsi completamente sull'orizzonte: le

leggi fisiche note non valgono più.

Il buco nero è talmente denso da annullare le linee geodetiche (le curve di minima

lunghezza che uniscono due punti) che caratterizzano lo spazio-tempo secondo Einstein.

Per meglio comprendere l’ultimo concetto, è necessario introdurre le nozioni base della

Teoria della Relatività Generale formulata da Einstein.

Essa sostiene che la gravità è la curvatura dello spazio e del tempo. Infatti il tempo scorre

in modo diverso al mutare dell’accelerazione di gravità: più

aumenta quest’ultima, più il tempo scorre lentamente. Ciò

avviene sostanzialmente poiché la presenza di masse incurva lo

spazio tempo e i corpi soggetti a forza di gravità mi muovono

seguendo le linee geodetiche. L’enorme massa dei buchi neri,

quindi, deforma in modo considerevole lo spazio-tempo tanto che

il tempo, in prossimità dell’orizzonte degli eventi, sembra

arrestarsi.

Questa teoria rivoluzionò la fisica classica. In assenza di materia

ed energia, lo spazio per Einstein è piatto, ed è in questo modo Rappresentazione della

che l’uomo per millenni si è raffigurato l’universo. curvatura spazio-temporale in

prossimità di un buco nero

Alla domanda “Che cosa accade in presenza di un oggetto

massiccio come il Sole?”, prima di Einstein la risposta era semplice: non succede niente,

perché lo spazio e il tempo non sono altro che il “palcoscenico” inerte su cui gli eventi

accadono. Il ragionamento di Einstein, al contrario, porta a conclusioni diverse: la presenza

di un oggetto massiccio deforma la struttura dello spazio circostante; secondo

un’approssimata ma esemplificativa analogia, lo spazio è come una membrana di gomma

su cui venga posata una palla pesante, la palla deforma la membrana di gomma e se su

questa viene collocata una pallina di massa minore, quest’ultima, seguendo la

deformazione del telo, si muoverà verso la pallina di massa maggiore. Lo spazio-tempo,

dunque, si modifica a seconda della presenza di corpi massicci e i corpi di massa minore si

muovono lungo le linee geodetiche (che da rette diventano curve) dando l’impressione di

essere attratti dai corpi di massa maggiore. La Terra, dunque, ruota attorno al Sole perché

incrocia la linea geodetica in cui è deformato lo spazio dalla stella.

Ma ritorniamo all’argomento dei buchi neri; la più grande incognita che riguarda tali corpi

celesti consiste nel fatto che questi “mostri” sono in grado di “ingoiare” intere stelle, ma

dove finisce la materia che viene assorbita da un buco nero? A questa domanda non ci

corrispondono risposte certe ma solo ipotesi: forse la materia risucchiata da un buco nero

finisce al di fuori del nostro universo o forse in qualche altro punto

dello spazio. Potrebbero esistere dei buchi bianchi, corpi

celesti antitetici ai buchi neri, che avendo una gravità di

repulsione immensa “rigurgitano” la materia ingoiata dai

buchi neri in qualche altra parte dell’universo, come dei

fori nel tessuto spazio-temporale, dei cunicoli spazio-

temporali che consentirebbero di spostarsi da una galassia

all’altra senza attraversare lo spazio intermedio, chiamato

Rappresentazione di un wormhole ponti di Einstein o wormhole.

Secondo Steven Hawking, uno tra i più importanti e conosciuti cosmologi al mondo, i buchi

neri nel nostro universo darebbero origine ad altri universi. Seguendo questa ipotesi ci

sarebbero, quindi, infiniti universi che danno origine ad altri universi come in una vasca

piena di bolle di sapone.

Non sappiamo se sia così e forse non lo sapremo mai, ecco cosa succede a giocare con

l’infinito: ci si ritrova con un universo pieno di buchi e tanto spazio per l’immaginazione…

L’IGNOTO DENTRO DI NOI: FREUD E L’INCONSCIO

Freud è stato colui che ha cercato di dare risposte scientifiche alla grande incognita che è

la mente umana fino ad addentrarsi nei meandri più reconditi di essa. Nonostante il suo

pensiero freudiano sia divulgato per la maggior parte in modo “filosofico”, il suo contributo

è riconosciuto come l’avvio di una nuova disciplina scientifica: la psicanalisi.

La teoria Freudiana della mente è stata sviluppata nella forma di una “metapsicologia” (co-

sì definita – in analogia con la metafisica – in quanto estende l’analisi dei fenomeni psichi-

ci aldilà della sfera cosciente), in cui confluiscono una serie di ipotesi relative alla natura

delle pulsioni e alla struttura dell’apparato psichico. Da un punto di vista “economico”

(che fa riferimento alle esperienze soggettive riguardo l'energia psichica), la metapsicologia

concepisce l’apparato psichico come un sistema in cui circola un energia pulsionale: la li-

bido. Questa rappresenta l’istinto sessuale, ed è analoga alla forza della fame o alla volontà

di potenza e ad altre simili tendenze dell’Io. La meta del sistema è di mantenere a livello

minimo la quantità di eccitazione; pertanto, le tensioni che si sviluppano al suo interno de-

vono essere scaricate. Una massa di tale energia che si accumula per non aver trovato una

normale via di deflusso, nell’ottica interpretativa freudiana, porta all’origine di sintomi ne-

vrotici.

Invece, da un punto di vista topico (che riguarda le istanze strutturate in momenti diversi

dello sviluppo e con funzioni specifiche, nelle quali si divide l’apparato psichico) Freud di-

stingue prima tra conscio, preconscio e inconscio (prima topica) e poi tra l’Es, l’Io e il Su-

per-io (seconda topica). Il conscio è l’Io consapevole, la parte che percepisce la realtà, in-

venta, crea, agisce, pensa e decide.

Il preconscio è la parte della coscienza che non ricordiamo e che può affiorare alla co-

scienza solo se stimolata. Ad esempio: una persona può incontrare un amico dopo tanti

anni, salutarlo con cordialità pur non avendo presente il suo nome. E nonostante si sforzi in

tutti i modi non riesce a ricordarlo, almeno in quel momento. Dopo qualche ora, in un altro

contesto, riaffiora alla memoria il ricordo del nome: “Gabriele! Certo, Gabriele, perché non

mi è venuto in mente prima?” Ciò accade semplicemente perché questo ricordo era collo-

cato nel preconscio e per emergere necessitava essere stimolato.

Invece, l’inconscio è la personalità profonda e non manifesta, la realtà abissale e primaria

della nostra mente che emerge nel corso della psicoanalisi. Questo, quando “sfugge” alla

coscienza stessa, può anche raggiungere la memoria in modo "travestito" nei sogni (che ol-

tre a un contenuto manifesto ne presentano uno latente che deve essere interpretato at-

traverso la psicoanalisi) o nei lapsus (che non sono mai casuali ma la manifestazione di un

desiderio inconscio che affiora e trova soddisfacimento, oltre che un canale attraverso il

quale trovano sfogo pensieri che, altrimenti, resterebbero rimossi dalla censura.). L'incon-

scio si struttura nel corso dello sviluppo psicosessuale del bambino, nei primi anni di vita; è

stato definito inizialmente da Freud: il luogo dell'oscurità, dell'inaccessibilità, la regione

delle rimozioni. Il fatto che il conscio sia solo la manifestazio-

ne visibile dell’inconscio viene efficacemente

chiarito con l’esempio dell’iceberg. La psiche

umana è come un iceberg perché quando gal-

leggia e si muove nel mare, ne si è affascinati

della sua grandezza, dalla sua maestosità dal

suo candore bianco. Tuttavia si ignora la par-

te sommersa, non si sa quanto sia grande,

quanto sia profonda e se anche questa sia al-

trettanto candida, e poi chi ci assicura che la parte sommersa non sia più importante di

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