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Storia: Il Fascismo
Telecomunicazioni: Protocollo TCP-IP
Poetica
Concezione vitalistica
Pirandello sostiene che l'universo e ogni essere vivente che lo compone sia in continuo mutamento
e che la vita sia un continuo fluire inesauribile. L'uomo è in balia di questo flusso dominato dal
caso, ma a differenza degli altri esseri viventi tenta inutilmente di opporsi costruendo forme fisse,
nel quale potersi riconoscere ma che finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai
riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare comunque un valore alla propria
esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il perenne divenire, quindi fissare il flusso,
equivale a non vivere. Anche gli altri ci attribuiscono determinate “forme”. Noi crediamo di essere e
rappresentare una persona, per noi stessi e per gli altri, mentre in realtà siamo tanti individui diversi,
a seconda di chi ci guarda. Ciascuna di queste forme è una costruzione fittizia del nostro essere, una
“maschera” che noi stessi ci imponiamo e che ci impone la società che ci circonda.
L'umorismo
Nel 1908 Pirandello scrive il saggio "L'umorismo" dove distingue il comico dall'umorismo e spiega
la sua poetica. Il primo, definito come "avvertimento del contrario", nasce dal contrasto tra
l'apparenza e la realtà. Un breve frammento del saggio “L’umorismo” pone l’esempio dei due casi:
“Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi
tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. "Avverto" che quella
vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a
prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un
"avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella
vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre
e lo fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie,
riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più
riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel
primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto
passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico.”.
(L.Pirandello, L’umorismo, Parte seconda).
Dal testo si nota quindi che, mentre il comico suscita inizialmente una risata perché mostra la
situazione evidentemente contraria a quella che dovrebbe normalmente essere, l'umorismo si viene
a creare da una riflessione che genera una sorta di compassione da cui scaturisce un sorriso di
comprensione, si passa dunque al “sentimento del contrario”.
La crisi dell'io e l’incomunicabilità
L'analisi dell'identità condotta da Pirandello lo portò a formulare la teoria della crisi dell'io.
Paradossalmente, il solo modo per recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte
opere. Abbandonando le convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e
vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se stesso e gli altri senza
dover creare un personaggio, è semplicemente persona. All’interno di ogni individuo esistono
molteplici personalità con idee e punti di vista differenti tra loro e tutti in continuo mutamento.
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Michele Fiermonte P.
Ogni individuo ha una propria concezione del mondo e un proprio modo di vedere le cose e ogni
opinione ha lo stesso valore senza alcuna differenza (relativismo conoscitivo) .
Ne deriva un’inevitabile incomunicabilità fra gli uomini: essi non possono intendersi, perché
ognuno fa riferimento alla propria concezione di realtà. Tale incomunicabilità accresce il senso di
solitudine dell’individuo, che si scopre “nessuno”.
Romanzi
Tra i tanti romanzi da lui scritti ,il suo primo e grande successo lo ottenne grazie al romanzo “Il fu
Mattia Pascal”, pubblicato nel 1904 e scritto nelle notti passate a vegliare sulla moglie affetta da
una paralisi agli arti inferiori. “Il fu Mattia Pascal” : L’opera parla di un
uomo ,Mattia Pascal , un piccolo borghese imprigionato
nella “trappola” pirandelliana rappresentata
dall’insopportabile famiglia e dalla misera condizione
sociale. Per un caso fortuito si ritrova improvvisamente
libero e padrone di sé : dopo essere scappato dalle
tormentate vicende che si verificavano in casa, dopo
svariati litigi e diverbi con la suocera e con la moglie
stessa, diviene economicamente autosufficiente grazie
alla cospicua vincita al casinò di Montecarlo. Afflitto
dai sensi di colpa per aver abbandonato la famiglia e
volenteroso di riscatto, decide di riprendere la via di casa
ma , nel corso del viaggio di ritorno in treno , tra gli
articoli di un giornale, legge che la moglie e la suocera
lo hanno dichiarato deceduto in quanto lo hanno
riconosciuto nel cadavere di un annegato. A questo
punto il protagonista tenta di costruirsi una nuova
identità sotto il nome di Adriano Meis. In lui resta
insuperabile l’attaccamento alla vita sociale , alla
“trappola” , soffrendo così dato che la sua falsa identità
lo costringe all’esclusione dalla vita degli altri. Decide
pertanto di rientrare nella sua vecchia identità, tornando
in famiglia, ma scopre che la moglie si è risposata ed
ha avuto una figlia da uno dei suoi più grandi amici
,Pomino. Non gli resta, dunque, che adattarsi alla sua
( Copertina del libro "Il fu Mattia condizione sospesa di “forestiere della vita” che
Pascal) contempla gli altri dall’esterno, consapevole di non essere
più nessuno. 4
Michele Fiermonte P.
Altro romanzo importante pirandelliano è Uno, nessuno e centomila, la cui stesura è stata avviata
nel 1909 ma terminato molto più tardi e pubblicato nel 1926. Il romanzo si ricollega a Il fu Mattia
Pascal riprendendo il tema centrale della visione pirandelliana, la crisi dell’identità individuale.
“Uno, nessuno e centomila” : Il
protagonista Vitangelo Moscarda, scopre
casualmente che gli altri si fanno di lui
un’immagine diversa da quella che egli si
era creato di sé stesso, scopre cioè di non
essere “uno” , come sosteneva di essere
fino a quel momento, ma di essere
“centomila”, nel riflesso delle prospettive
degli altri e quindi “nessuno”. Questa
riflessione mette in dubbio le sue certezze e
determina una crisi sconvolgente.
Vitangelo rifiuta di essere rinchiuso in una
“forma” in cui non vi si riconosce, ma ha
anche orrore della solitudine provocata
dall’essere “nessuno”. Decide perciò di
distruggere tutte le forme che gli altri gli
attribuiscono, specialmente quella di
usuraio per cercare di creare così una
forma di sè stesso equivalente per tutti.
Ricorre ad una serie di gesti folli, come
vendere la banca che gli assicurava
agiatezza economica, sfratta un suo
affittuario senza apparente motivo e infine
cede tutti i suoi averi per fondare un
ospizio per poveri dove egli stesso vi si fa
ricoverare, estraniandosi totalmente dalla
vita sociale.
( Copertina del libro "Uno, nessuno e centomila) 5
Michele Fiermonte P.
Teatro
Pirandello divenne famoso proprio grazie al teatro, definito come uno dei
grandi drammaturghi del XX secolo. Inizialmente i testi erano scritti interamente in lingua
siciliana perché considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace di esprimere maggiore
aderenza alla realtà. A mano a mano che l'autore si distacca da verismo e naturalismo, avvicinandosi
al decadentismo, ha inizio la seconda fase con il teatro umoristico. Pirandello presenta personaggi
che incrinano le certezze del mondo borghese: introduce la versione relativistica della realtà,
rovescia i modelli consueti di comportamento, intende esprimere la dimensione autentica della vita
al di là della maschera.
“Enrico IV ” in una villa solitaria viveva rinchiuso da vent’anni un uomo che, impazzito a
:
causa di una caduta da cavallo durante una festa in maschera, rappresentava ed era fermamente
convinto di essere l’imperatore medievale Enrico IV. Da allora continua a rimanere immerso nel
periodo storico che lui stesso raffigurava, assecondato dalla società che lo circondava. Tentarono di
risanare il malato portando in visita alla villa, Frida, figlia della donna che un tempo egli amava e
dalla forte somiglianza con la madre. La ragazza viene vestita e mascherata esattamente come era
un tempo la madre durante la festa in maschera ,tentando cosi di provocare nel pazzo uno choc che
lo riconduca alla ragione. “Enrico IV” svela però di essere rinsavito già da molto tempo e di essersi
rinchiuso nella sua parte per il disgusto che provava nei confronti di una società corrotta e vile. Così
facendo però l’uomo si era escluso dalla vita ed ora era desideroso di riappropriarsene possedendo
la donna che non aveva mai potuto avere, nella forma di allora, cioè non più la ormai vecchia
Matilde ma la giovane Frida. Il padre della giovane ragazza interviene per difendere la figlia ma
“Enrico IV” lo uccide con la sua spada e costretto da quel momento a chiudersi per sempre nella
sua pazzia.
“Sei personaggi in cerca d’autore ” : i sei personaggi a cui allude il titolo sono : un
padre , una madre , un figlio , una figliastra, una bambina ed un giovinetto. I sei personaggi sono
frutto della creazione di un autore che si è rifiutato però di scrivere il loro dramma, che è proprio il
dramma borghese , basato sul classico triangolo adulterino, su conflitti familiari , lutti e colpi di
scena sorprendenti. Questi personaggi si presentano su un palcoscenico, dove una compagnia
faceva le prove per una commedia, e chiedono agli attori di interpretare le loro parti affinché diano
al loro dramma quella forma che l’autore non volle fissare. I sei personaggi costituiscono cosi un
testo metateatrale , dove attraverso l’azione scenica, si discute del teatro stesso.
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Michele Fiermonte P.
Politica e adesione al fascismo
Pirandello assumeva una posizione patriottica e favoriva l’intervento in guerra del paese. L'idea
politica sostanziale di Pirandello era legata al patriottismo risorgimentale. Una sua lettera fu resa
pubblica nel 1915 sul Giornale di Sicilia, dove sono testimoniati gli ideali patriottici della famiglia,
proprio nei primi mesi dallo scoppio della Grande Guerra. La guerra incise dolorosamente sulla sua
vita: Il figlio Stefano, partito volontario, fu fatto prigioniero dagli austriaci e il padre s’impegnò, ma
invano, per la sua liberazione. In conseguenza del fatto, la malattia mentale della moglie si aggravò,
tanto che lo scrittore fu costretto a farla ricoverare in un ospedale psichiatrico. Nel 1924, subito
dopo il delitto Matteotti, il quotidiano L'Impero pubblicò un telegramma inviato da Pirandello
a Mussolini:
“Eccellenza, sento che questo è per me il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e
servita sempre in silenzio. Se l'E.V. mi stima degno di entrare nel Partito Nazionale Fascista,
pregierò come massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con devozione
intera.“.
Tale decisione gli servì soprattutto per ottenere l’appoggio da parte del regime. Pirandello, pur non
ritrovandosi pienamente d’accordo con le ideologie di Mussolini e molti gerarchi, non rinnegò mai
la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una profonda sfiducia nei regimi
socialdemocratici, e dalla garanzia di stabilità e ordine che il regime fascista offriva. Per molti,
l’origine dell’adesione al partito fascista stava nel suo ricercare finanziamenti per la creazione della
sua nuova compagnia teatrale, in questo modo avrebbe così avuto il sostegno del regime e le
relative sovvenzioni.
(Luigi Pirandello) (Luigi Pirandello)
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Michele Fiermonte P.
Il Fascismo in Italia e la sua
propaganda
Nascita del movimento fascista
Il fascismo nacque ufficialmente il 23 marzo 1919 a Milano, dove un gruppo di ex combattenti,