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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: Lavoro e lavoratore nella società  industriale

Autore: Sofia Comandini

Descrizione: trattazione multidisciplinare sul mondo del lavoro e sulla figura del lavoratore, fra creatività  e sfruttamento.

Materie trattate: italiano, storia, filosofia, inglese, arte.

Area: umanistica

Sommario: Lavoro è prima di tutto energia; lo dicono le leggi fisiche, lo dice l'esperienza di ogni persona. E' un'opportunità  per migliorare il mondo a partire dalla vita propria e altrui. Il lavoro presuppone uno stato di attività , ma non è necessariamente "labor", cioè fatica, travaglio. Può e deve essere "opera", produzione creativa costruzione, realizzazione di sé. Ho scelto questo tema perché il lavoro è attività , movimento non solo in senso spaziale, ma soprattutto impegno umano. Purtroppo sono poche le volte che il lavoratore può averne consapevolezza. La società  che si afferma fra il XIX e il XX secolo è una società  industrializzata: il luogo di lavoro è la fabbrica, con rigidi tempi e modi di produzione. I lavoratori, soprattutto operai sottopagati, sentono la pressione di un sistema che non argina, ma incrementa il divario tra ricchi e poveri. In Italia le proteste si fanno particolarmente violente nella fase del "biennio rosso". La prima guerra mondiale ha lasciato in Italia miseria, disoccupazione e la politica liberale dei governi si rivela incapace di risolvere la situazione. Ideologicamente gli scioperi e le manifestazioni di quegli anni si ispirano al marxismo, agli ideali di uguaglianza sociale ed economica, impossibili da concretizzare â€"secondo il pensiero di Marx- nella società  capitalista. Un dissenso è espresso anche nella letteratura inglese dell'età  vittoriana: Dickens nel romanzo "Hard Times" ironizza sulle cupe ciminiere di Coketown. Esiste però anche il lavoro costruttivo, esiste il piacere di un lavoro ben fatto, come testimonia Levi ne "La chiave a stella" con la figura del montatore Faussone. In ambito artistico, nei Paesi più progrediti di Europa e America si tenta una fusione tra creazione dell'oggetto "bello' e la produzione industriale. Il design segue le influenze culturali e le mode del tempo, ma riflette anche sul significato di "produzione' e sul ruolo che l'artista-designer assume in questo sistema.

Estratto del documento

LAVORO E LAVORATORE NELLA SOCIETA’ INDUSTRIALE

filosofia

MARX LEVI

Divisione del lavoro e Visione positiva e ottimista

alienazione, rapporto tra del lavoro in “La chiave a

capitalista e classe operaia italiano stella”

IL DESIGN

inglese INDUSTRIALE

DICKENS

Coketown, città industriale Produzione industriale e

dell’Inghilterra vittoriana valenza estetica: possibile

arte una sintesi?

storia 1919 - 1920

Lotte dei lavoratori: ideali e

proteste durante il biennio

rosso in Italia

BIBLIOGRAFIA:

Primo Levi “LA CHIAVE A STELLA” Einaudi, 2006

Karl Marx – Friedrich Engels “MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA” Meltemi,

Marx “MANOSCRTTI ECONOMICO-FILOSOFICI DEL 1844”

Guido Carandini “LAVORO E CAPITALE NELLA TEORIA DI MARX” Mondadori, 1977

Charles Dickens “TEMPI DIFFICILI” (HARD TIMES) Garzanti, 1977

Lakshmi Bhaskan “IL TEMPO DEL DESIGN”, 2005

http://www.romacivica.net

La società che si afferma fra il XIX e il XX secolo è una società industrializzata: il luogo di lavoro è la

fabbrica, con rigidi tempi e modi di produzione. I lavoratori, soprattutto operai sottopagati,

sentono la pressione di un sistema che non argina, ma incrementa il divario tra ricchi e poveri. In

Italia le proteste si fanno particolarmente violente nella fase del “biennio rosso”. La prima guerra

mondiale ha lasciato in Italia miseria, disoccupazione e la politica liberale dei governi si rivela

incapace di risolvere la situazione. Ideologicamente gli scioperi e le manifestazioni di quegli anni si

ispirano al marxismo, agli ideali di uguaglianza sociale ed economica, impossibili da concretizzare –

secondo il pensiero di Marx- nella società capitalista. Un dissenso è espresso anche nella

letteratura inglese dell’età vittoriana: Dickens nel romanzo “Hard Times” ironizza sulle cupe

ciminiere di Coketown.

Esiste però anche il lavoro costruttivo, esiste il piacere di un lavoro ben fatto, come testimonia Levi

ne “La chiave a stella” con la figura del montatore Faussone. In ambito artistico, nei Paesi più

progrediti di Europa e America si tenta una fusione tra creazione dell’oggetto ‘bello’ e la

produzione industriale. Il design segue le influenze culturali e le mode del tempo, ma riflette anche

sul significato di ‘produzione’ e sul ruolo che l’artista-designer assume in questo sistema.

(FILOSOFIA)

MARX_ Marx tratta il tema del lavoro sia analizzando il meccanismo economico alla base, sia

interessandosi alle condizioni dei lavoratori; approfondisce i vari aspetti e le complicazioni che

derivano da un sistema industriale – capitalista sempre più diffuso in Europa.

Salario è mezzo di sussistenza, è ciò che permette all’operaio di vivere o sopravvivere. Per Marx è

determinato dal conflitto tra operaio e capitalista: il capitalista è indipendente dal lavoro che

l’operaio svolge mentre non vale il contrario. Pur di avere quel lavoro così necessario l’operaio

deve lottare e farsi merce in cerca di un acquirente, merce che viene pagata con quel tanto che

basta per la sopravvivenza. Qualunque siano le circostanze storico-economiche prima o poi a

essere maggiormente svantaggiata è la classe operaia perché i prezzi dei mezzi di sussistenza

aumentano molto più velocemente di quanto non sia per i salari. Ciò accade anche in fase di

crescita economica di un paese (intesa come il momento in cui aumentano capitali e redditi), al

lavoratore salariato viene espropriata parte del suo prodotto e la divisione del lavoro riduce

l’operaio a macchina o bestia. Ad arricchirsi sono sempre i maggiori possessori di capitali, mentre i

piccoli proprietari entrano a far parte della classe operaia e una parte di questa è ridotta alla fame.

La situazione è resa più grave dall’introduzione della macchina che sottrae all’operario parte del

salario o lavoro. Ma per ottenere un maggiore profitto, il capitalista tende anche ad aumentare il

numero delle ore lavorate dagli operai. Le conseguenze sono gravi, prima fra tutte l’aumento delle

morti sul lavoro, che Marx attribuisce anche alla natura alienante del lavoro specializzato della

società industriale. E' una realtà in cui non è più chiaro il limite fra uomo che lavora con la

macchina e uomo che lavora come macchina. Marx tratta anche altri problemi, ancora diffusi nel

mondo: la prostituzione (le prostitute sono definite “disgraziate”, non peccatrici o cose simili), il

lavoro femminile e infantile, ovviamente anche all’epoca sottopagato.

Il salario, come Marx approfondirà ne “Il Capitale”, non corrisponde al valore del lavoro prodotto.

Una parte è trattenuta dal capitalista per il profitto e il reinvestimento dei capitali: è questa l’origine

del plusvalore, principio alla base della filosofia economica marxista. La teoria del lavoro-merce è

in realtà una forma di schiavitù mascherata. Il lavoratore non è di fronte al datore di lavoro nella

posizione di un libero venditore. Il capitalista è sempre libero di assumere il lavoro, e l'operaio è

sempre obbligato a venderlo.

La società che descrive è divisa in due: da una parte ci sono i proprietari, dall’altra il proletariato;

ciò non può essere spiegato in modo esauriente dall’economia politica perché essa è estranea al

movimento storico e considera quindi i problemi sociali legati al lavoro come conseguenze

accidentali. Secondo Marx invece tanto più l’operaio produce merce, tanto più inevitabilmente si

impoverisce egli stesso. IL LAVORATORE è così ALIENATO RISPETTO AL PRODOTTO DEL

SUO LAVORO: l’oggetto prodotto gli è estraneo, gli si contrappone e finisce poi per dominarlo.

L’operaio produce oggetti di cui non può usufruire. Un altro aspetto dell’alienazione è

L’ALIENAZIONE DEL LAVORATORE RISPETTO ALLA PROPRIA ESSENZA: svolgendo un

lavoro costrittivo sente negata la propria natura umana, mentre il lavoro dovrebbe essere ciò che

dà all’uomo la possibilità di realizzarsi come tale: in realtà è solo un mezzo per ottenere quel che

serve alla sopravvivenza. Il lavoratore alienato si sente una bestia sfruttata e cerca appena

possibile di sottrarsi al suo lavoro che appartiene a un altro. L’operaio si estranea così dalla sua

specie, dal suo essere uomo e non animale: a questo proposito Marx parla di ALIENAZIONE

RISPETTO ALLA PROPRIA ATTIVITA’. Di conseguenza l’uomo si estranea dall’uomo è

ALIENATO RISPETTO AL PROSSIMO; questa forma di alienazione rispecchia i rapporti che una

persona si trova ad avere sul lavoro. L’”altro” è soprattutto il proprietario che si impossessa del

prodotto del suo lavoro, della sua fatica. Il lavoro alienato è provocato dalla proprietà privata il e la

proprietà privata è il mezzo con cui si mantiene il sistema del lavoro alienato.

Nel sistema capitalista – privatistico ciascun uomo produce per creare negli altri uomini nuovi

bisogni, nuove dipendenze economiche che faranno inevitabilmente l’arricchimento del capitalista

e l’impoverimento dei proletari, anche se il produttore maschera questo fatto presentandosi come

colui che soddisfa i bisogni della massa. In realtà, questa economia politica genera bisogno di

denaro in misura sempre maggiore.

Marx dedica un passaggio alle condizioni di vita degli operai delle città europee, allo squallore

delle fabbriche in cui lavorano. Percepiscono il minimo indispensabile alla sopravvivenza perché

sono considerati macchine per la produzione. I loro bisogni sono necessità vitali, quelli della classe

agiata desideri di oggetti di lusso o abitudini costose: se l’industria specula sul lusso, in misura

maggiore specula su beni di prima necessità per i più poveri. I mezzi di sostentamento degli operai

appartengono ad altri, i quali possono facilmente espropriare il lavoratore salariato e ridurlo alla

fame, senza un’abitazione o altro. Le associazioni operaie in un primo momento dicono di avere

come scopo un ideale egualitario, ma in seguito l’unico scopo possibile si rivela quello che

sembrava essere solo un mezzo: la società, la fratellanza.

La divisione del lavoro, che all’epoca si stava diffondendo per incrementare la produzione, ha per

presupposto la proprietà privata. Se in un primo tempo la divisione del lavoro ha permesso

un’evoluzione della società, ora, secondo il pensiero di Marx, è necessaria la soppressione della

proprietà privata: era l’egoismo che spingeva allo scambio reciproco. Se nei secoli precedenti la

divisione del lavoro riguardava la manifattura, nel XIX secolo riguarda le industrie. L’inevitabile

concorrenza fra i singoli operai diventa associazione, un’unione in vista di un’azione rivoluzionaria.

Per Marx la lotta di classe è ciò che fa la storia, prima la lotta fra liberi e schiavi, poi patrizi e plebei,

padroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni fino al contrasto tra capitalisti e

classe operaia. È sempre un contrasto tra oppressori e oppressi. Gli operai si trovano in condizioni

analoghe a quelle dei più umili lavoratori della terra o degli schiavi nel mondo antico.

Marx scrive che il proletariato si sviluppa in corrispondenza dello sviluppo di borghesia e capitale. Il

lavoro degli operai non è indipendente; l’introduzione della macchina e dell’industria moderna ha

fatto della piccola officina dell’artigiano patriarcale la grande fabbrica del capitalista, ha reso

possibile il lavoro dei più deboli (donne e bambini) perché non è più un lavoro manuale che

necessita di forza fisica da parte dell’operaio. Capita che i lavoratori, oppressi da questo sistema,

protestino contro il borghese, si rivolgano contro i mezzi di produzione: in ogni caso qualsiasi

mossa di questo tipo finisce per avvantaggiare la borghesia. Se invece gli affari vanno male per il

borghese capitalista a perdere valore è prima di tutto il salario degli operai. Le vittorie che di tanto

in tanto gli operai conseguono non durano a lungo, il vero risultato delle loro lotte non è il successo

immediato, ma la loro unione sempre più estesa. Si arriva così alla lotta nazionale che è lotta di

classe, lotta politica.

Il prodotto del lavoro salariato è il capitale, cioè la proprietà che sfrutta il lavoro salariato e che può

aumentare solo grazie alla produzione di nuovo lavoro salariato. L’operaio nella società industriale

secondo Marx vive quel tanto che serve all’interesse della classe dominante, esiste solo per

accrescere il capitale.

(STORIA)

IL BIENNIO ROSSO_ Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, l'Italia dovette affrontare gravi

difficoltà economiche. La disoccupazione, la riconversione industriale da militare a civile, il ritorno

dei reduci furono problemi di enorme portata. I ceti medi e le classi a reddito fisso furono

particolarmente colpiti dalla crisi economica, anche perché danneggiate più delle altre

dall'inflazione e deluse dal mancato aumento degli stipendi.

Nel gennaio 1919, i Cattolici diedero vita al Partito Popolare Italiano, il primo vero partito di

ispirazione cattolica. Fondatore e ispiratore della nuova formazione fu Don Luigi Sturzo. Intanto il

23 marzo del 1919 Mussolini fondava i fasci di combattimento, a Milano.

Le elezioni politiche del '19 dimostrarono la voglia di novità del popolo italiano, facendo registrare:

la crisi del sistema politico liberale, la crescita del partito popolare di don Sturzo, la forza del partito

socialista.

Tra il 1919 e il 1920, la classe operaia esplose con scioperi, dimostrazioni e agitazioni a livelli

impressionanti nelle fabbriche italiane, contro il taglio degli stipendi e le serrate. Tra le cause di

questa ondata di scioperi ci fu la crisi economica conseguente alla guerra appena terminata, ma

ebbe un ruolo importante anche il mito della rivoluzione bolscevica. Agli scioperi causati dalle

difficoltà economiche e volti a ottenere migliori condizioni di lavoro e salari più alti, si aggiunsero

manifestazioni di contenuto dichiaratamente politico.

Richieste economiche e ideale politico, finirono col mescolarsi e confondersi. Si diffusero parole

d’ordine come le fabbriche agli operai e la terra ai contadini. Nel mezzogiorno gruppi di braccianti

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