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Sintesi
ITALIANO: LA TEORIA DEL FANCIULLINO DI PASCOLI
STORIA: LA CRISI DEL '29
DIRITTO: ART. 9 COSTITUZIONE
INGLESE: THE HOLLOW MEN DI T.S. ELIOT
Estratto del documento

Chiarini Nicole 5°A Prog

6 “The hollow men”______________________________________________ pagina

16

6.1 Analisi della poesia ___________________________________________ pagina

17

7 Bibliografia ___________________________________________________ pagina

18

Ho scelto, per la mia tesina, di trattare l’argomento “I lati oscuri del

progresso”. Volevo sottolineare come lo sviluppo industriale si ripercuote

anche negativamente sul nostro ambiente. L’avvento delle nuove tecnologie

ha causato una crisi di valori nell’uomo moderno. Spesso, i rapporti

interpersonali, vengono instaurati con l’ausilio di computer tralasciando la

conoscenza diretta della persona, la realtà degli affetti e dei sentimenti.

La tecnologia ci permette di creare un’identità diversa dalla nostra, per

proporci agli altri come vorremmo essere, ma non come siamo veramente. La

modernità è priva di certezze ma ricca di avventure. Prima le passioni erano in

funzione dei legami, ora viviamo passioni senza i legami. Si corre così il rischio

di confondere il virtuale con la realtà. La tecnologia consente a chi se ne sta in

disparte di tenersi in contatto e a chi si tiene in contatto di restarsene in

disparte. La società corre veloce ed i nostri strumenti diventano subito obsoleti.

Inseguiamo continuamente ideali di consumismo, aumentano le nostre

conoscenze, ma di pari passo la nostra solitudine e le nostre incertezze.

Per evidenziare queste tematiche cercando di trovare un collegamento con le

materie di studio intraprese durante quest’ultimo anno scolastico, ho deciso,

per italiano, di parlare della teoria del fanciullino elaborata da Pascoli, la quale

denuncia appunto il progresso ed esalta una poesia delle “umili cose”, dando

particolare rilievo al “nido” familiare e quindi ai valori affettivi.

Per quanto riguarda storia ho scelto come argomento la crisi del ’29 che mostra

come l’idustrializzazione e la smania di voler produrre in quantità sempre

maggiori (senza tener conto dell’effettivo fabbisogno della popolazione), abbia

portato ad una grande depressione di livello quasi mondiale. L’art.9 della

Costituzione, in diritto, dimostra come in passato, quando il progresso non

aveva ancora raggiunto i livelli odierni, non ci fosse bisogno di predisporre a

livello costituzionale la tutela dell’ecosistema.

Infine, in inglese, ho analizzato uno stralcio della poesia di T.S. Eliot: “The

Hollow Men” che significa “gli uomini vuoti”, ovvero uomini svuotati dei valori

e della propria identità a causa di un progresso scientifico che destabilizza la

normalità. 4

Chiarini Nicole 5°A Prog

1 - Giovanni Pascoli (Romagna 1855 – Bologna 1912)

1.1 - Anni giovanili

Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 in una famiglia agiata, quarto di

dieci figli - due dei quali morti molto piccoli.

Quando Giovanni aveva quasi dodici anni, il padre Ruggero venne assassinato

da ignoti con una fucilata mentre tornava a casa sul proprio calesse. Le ragioni

del delitto, forse di natura politica o forse dovute a contrasti di lavoro, non

furono mai chiarite. Il trauma lasciò segni profondi nella vita del poeta. La

famiglia subì in seguito una serie di lutti, disgregandosi: morirono la madre, per

un attacco cardiaco e la sorella Margherita di tifo, il fratello Luigi, colpito da

meningite, e il fratello maggiore Giacomo, anche lui di tifo. Le due sorelle Ida e

Maria studiarono nel collegio del convento delle monache agostiniane mentre i

quattro fratelli vissero insieme.

1.2 - I primi studi, l'università e l'impegno politico

Frequentò il liceo classico a Rimini e grazie ad una borsa di studio si iscrisse

all'Università di Bologna, dove ebbe come docente il poeta Giosuè Carducci.

Durante una manifestazione socialista a Bologna, il giovane poeta lesse

pubblicamente un proprio sonetto che venne subito dopo strappato.

Nel 1879 Pascoli fu arrestato per aver partecipato ad una protesta contro la

condanna di alcuni anarchici. Durante il loro processo, il poeta urlò: «Se questi

sono i malfattori, evviva i malfattori!». Dopo poco più di cento giorni lo stesso

Giosuè Carducci paga una cauzione per far uscire Pascoli di galera. Subito dopo

entra in una fase di depressione, nella quale più volte pensa al suicidio, decise

quindi di abbandonare la militanza politica.

Dopo la laurea, intraprese la carriera di insegnante di latino e greco. Qui volle

vicino a sé le due sorelle minori Ida e Maria, con le quali tentò di ricostituire il

primitivo nucleo familiare.

1.3 - Il "nido" di Castelvecchio

Divenuto professore universitario fu costretto, dalla sua professione, a lavorare

in città. Non si radicò mai in essa, cercò sempre una "via di fuga" verso il

proprio mondo di origine. Si trasferì infatti con la sorella Maria, nel piccolo

borgo di Castelvecchio. Una casa che divenne dopo l’acquisto la sua residenza

stabile. Affettivamente legato in maniera quasi eccessiva alle due sorelle, per

preservare quello che pareva essere un "nido familiare", Pascoli annullò

l'imminente matrimonio con la cugina Imelde Morri, e mai accettò il matrimonio

della sorella Ida che considerò come un tradimento.

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Chiarini Nicole 5°A Prog

Il poeta non uscì mai dal suo mondo, che costituì, in tutta la sua produzione

letteraria, l'unico grande tema, una specie di microcosmo chiuso su sé stesso,

come se il poeta avesse bisogno di difenderlo da un minaccioso disordine

esterno, privo di riferimenti e di identità, come privo di identità era stato

l'assassino di suo padre.

1.4 - Gli ultimi anni

Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e

preludevano alla catastrofe bellica europea, gettarono progressivamente

Pascoli, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di

ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza e pessimismo ancora

più marcati, che lo condussero a una fase di depressione. Le uniche

consolazioni furono la poesia, e il suo "nido" di Castelvecchio. Le sue condizioni

di salute peggiorano e il medico gli consigliò di lasciare il paese e trasferirsi a

Bologna, dove gli venne diagnosticata la cirrosi epatica. Per celare il suo abuso

di alcool si disse fosse malato di epatite e tumore al fegato. Morì il 6 aprile

1912 nella sua casa di Bologna.

2 - Il profilo letterario

2.1 - La sua rivoluzione poetica

Pascoli è stato un poeta italiano di fine Ottocento e, insieme a Gabriele

D'Annunzio, è il maggior poeta decadente che segna in maniera indelebile la

poesia del nostro paese: affonda le radici in una visione pessimistica della vita

in cui si riflette la scomparsa della fiducia propria del Positivismo. Dal

Fanciullino, pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge la valorizzazione del

particolare e del quotidiano e il recupero di una dimensione infantile, quasi

primitiva. Solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in

ognuno. Quest'idea, consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo di "poeta

vate" e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria)

e civile della poesia.

2.2 - La poesia come "nido" che protegge dal mondo

Per Pascoli la poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere alla verità

di tutte le cose. Il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a questa

verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la ragione e, di

conseguenza, rifiuta il Positivismo (che era l'esaltazione

della ragione stessa e del progresso). La poesia diventa

così analogica, cioè senza apparente connessione tra

due o più realtà che vengono rappresentate; ma in realtà

una connessione esiste. La poesia irrazionale o analogica

è una poesia di scoperta e non di invenzione. I motivi

principali di questa poesia devono essere "umili cose":

cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari e il

ricordo dei propri cari.

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La città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata,

vittima della degradazione morale causata da un ideale di progresso

puramente materiale.

2.3 - Il poeta e il fanciullino

Uno dei tratti salienti per i quali Pascoli è passato alla storia della letteratura è

la cosiddetta poetica del fanciullino. Si tratta di un testo di 20 capitoli nel quale

si svolge il dialogo fra il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo della

purezza che sopravvive nell'uomo adulto, e nel quale dà anche una definizione

di poesia. 7

Chiarini Nicole 5°A Prog

2.4 - “È dentro di noi un fanciullino”

“È dentro di noi un fanciullino che non solo a brividi come credeva Cebes

Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancor tripùdi suoi. Quando la

nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra, e dei due

fanciullini che rùzzano e contendono tra loro, e, insieme sempre, temono

sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire

solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi

un nuovo desiderio, ed egli vi tien fissa la sua antica serena meraviglia; noi

ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo

tinnulo squillo come di campanello.[…]

Egli è quello, dunque, che ha paura, al buio, perché al buio vede o crede di

vedere; quello che alla luce sogna o sembra di sognare, ricordando cose non

vedute mai; quello che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle

stelle, che popola l’ombra di fantasmi e il cielo di dèi. Egli è quello che piange e

ride senza perché, di cose che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra ragione.

Egli è quello che nella morte degli esseri umani esce a dire quel particolare

puerile che ci fa sciogliere in lacrime, e ci salva. Egli è quello che nella gioia

pazza pronunzia, senza pensarci, la parola grave che ci frena. Egli rende

tollerabile la felicità e la sventura, temperandole d’amaro e di dolce, e

facendone due cose ugualmente soavi al ricordo.[…]

Egli scopre nelle cose le somiglianze e le relazioni più ingegnose. Egli adatta il

nome della cosa più grande alla più piccola, e al contrario.[…]

Il poeta, se e quando è veramente poeta, cioè tale che significhi solo ciò che il

fanciullino detta dentro, riesce perciò ispiratore di buoni e civili costumi, d’amor

patrio e familiare e umano.[…]”

2.5 - Caratteristiche del fanciullino

"Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo

e arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo

tinnulo squillo come di campanella".

"Piange e ride senza un perché di cose, che

sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra

ragione".

Guarda tutte le cose con stupore e con

meraviglia, non coglie i rapporti logici di causa

- effetto, ma intuisce.

"Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose".

Riempie ogni oggetto della propria

immaginazione e dei propri ricordi trasformandolo in simbolo.

Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica

poetica, ma:

- possiede una sensibilità speciale che gli consente di caricare di significati

ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni;

- comunica verità agli uomini: è "Adamo", che mette nome a tutto ciò che

vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che tuttavia

ha portata universale). 8

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- deve saper combinare il talento della fanciullezza (saper vedere), con

quello della vecchiaia (saper dire);

- percepisce l'essenza delle cose e non la loro apparenza.

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La poesia, quindi, è tale solo quando riesce a parlare con la voce del fanciullo

ed è vista come la perenne capacità di stupirsi, tipica del mondo infantile, in

una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è

ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa.

Ha scarso rilievo per Pascoli la dimensione storica: la poesia vive fuori dal

tempo ed esiste in quanto tale. Per essere poeta è necessario confondersi con

la realtà circostante senza che il proprio punto di vista personale e preciso

interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se, tranne in poche

poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero che la

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